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Vengo a vivere da te (eLit): eLit
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Vengo a vivere da te (eLit): eLit

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About this ebook

Sara Simmons ha finalmente trovato la tanto sospirata felicità: ha acquistato dall'affascinante costruttore Gavin Blake una casa che è un sogno e ha un fidanzato con il quale dividere gioie, dolori e oneri finanziari. Avrebbe invece fatto volentieri a meno di trovare il suo presunto innamorato a letto con un'altra! Asciugate le lacrime di rabbia e cacciato il fedifrago, la povera Sara si accorge che i suoi guai non sono finiti. Come farà infatti a sostenere da sola le ingenti spese per la nuova casa? Gavin ha un'idea...
LanguageItaliano
Release dateMar 1, 2019
ISBN9788858999141
Vengo a vivere da te (eLit): eLit

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    Vengo a vivere da te (eLit) - Lori Foster

    Immagine di copertina:

    LaInspiratriz / iStock / Getty Images Plus

    Titolo originale dell'edizione in lingua inglese:

    Say Yes

    Harlequin Duets

    © 2000 Lori Foster

    Traduzione di Carol Fonso

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2000 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-914-1

    1

    Ad attirare l’attenzione di Gavin era stato un urlo acuto, seguito da strilli di terrore.

    Guardò in mezzo alla strada, sbattendo ripetutamente gli occhi per accertarsi di non avere allucinazioni. Era tutto vero. La sua vicina di casa, Sara Simmons, di solito tanto cordiale quanto tranquilla, correva come una furia, inseguendo... Karen, la sua ex fidanzata!

    Non vedeva Karen da mesi, da quando avevano posto fine al loro rapporto. Ma non era la vista di lei che ora lo affascinava, bensì quella della dolce e gentile Sara. La ragazza teneva in mano un rastrello e lo maneggiava come se fosse una clava. Ogni volta che lo agitava nell’aria minacciosamente, Karen urlava di paura.

    Da quanto Gavin era riuscito a vedere, Sara non aveva ancora toccato Karen, però c’era andata vicino. La camicetta di Karen era mezza sbottonata, ma la donna era troppo intenta a sfuggire alla sua inseguitrice per preoccuparsene.

    Come si avvicinarono all’entrata del garage dove si trovava Gavin, lui cercò di togliersi di mezzo. Ma Karen lo avvistò e, sebbene non fossero più fidanzati, decise che avrebbe comunque potuto essere un valido aiuto.

    Sara si comportava come una donna umiliata e derisa, come se avesse appena sorpreso il proprio fidanzato in intimità con un’altra donna. Conoscendo Karen come la conosceva lui, Gavin pensò che quest’ultima ipotesi fosse effettivamente più che probabile.

    Tempo prima aveva imparato a sue spese che Karen non sarebbe mai stata una compagna sincera e fedele. Anche per questa ragione aveva messo fine alla loro relazione.

    A mano a mano che Sara si avvicinava, Gavin riusciva a distinguere lampi di rabbia e dolore nei suoi occhi. Decisamente Karen non aveva perso le sue abitudini.

    Scelse di tenersi al di fuori della faccenda, sicuro che Sara non avrebbe colpito Karen sul serio. Le due donne, però, avevano ben altre idee per la testa. Lo stavano infatti coinvolgendo a forza nel loro scontro.

    Lui cercava a fatica di mantenere l’equilibrio, mentre Karen cercava di farsi scudo col suo corpo e Sara, invece, sembrava volerlo travolgere nella sua ira. Si abbassò per raccogliere il disegno di un progetto che era sul pavimento e che rischiava di essere fatto a pezzi dal furioso trambusto delle contendenti. In un attimo fu spinto da parte e si ritrovò seduto a terra. Karen si precipitò verso la casa e Sara le fu dietro scavalcando Gavin.

    Si udì un ennesimo urlo e Gavin non poté evitare di sorridere.

    Sin da quando aveva conosciuto Sara, aveva capito che si trattava di un tipino impulsivo ed energico. Ma quella era la prima volta in cui assisteva alla manifestazione pratica delle sue intuizioni. Il bellimbusto che Sara aveva deciso di sposare non l’avrebbe mai resa felice. Gavin giunse alla conclusione che, in un certo senso, avrebbe dovuto ringraziare Karen per averle dimostrato che tipo fosse in realtà Ted.

    Poi udì il rumore di un vetro infranto e decise che dopotutto era il caso di intervenire. Conoscendo Sara, ed era riuscito a conoscerla a sufficienza da quando si era trasferita in una delle case che lui aveva costruito, sapeva che, una volta riacquistata la calma, si sarebbe dispiaciuta per avere perso il controllo.

    Dopo averla raggiunta, fece appena in tempo ad abbassare il rastrello che la donna teneva in mano e che stava sferzando contro Karen che, accovacciata a terra, urlava terrorizzata.

    «Ora calmati, piccola.»

    Gavin cercò di non lasciare trapelare la propria soddisfazione e il proprio buonumore. A poco a poco la situazione si stava volgendo a suo favore. Ora poteva intravedere la fine del fidanzamento di Sara, senza provare sensi di colpa. Avrebbe solo dovuto attendere. Sara era troppo per Ted, peccato che non fosse riuscita a comprenderlo prima.

    Adesso però gli avrebbe dato il benservito.

    Finalmente sarebbero stati entrambi liberi da legami, e lui avrebbe potuto corteggiarla.

    Sara cercò di divincolarsi. «Lasciami andare, Gavin.»

    Niente da fare. Era bello averla tra le braccia, troppo bello. Guardò verso il basso e incontrò la sua espressione seria e i suoi occhi luminosi, e dovette trattenere il desiderio di baciarla. Era la prima volta che la stringeva a sé e gli piaceva, molto.

    Lei borbottò di nuovo e lui le poté vedere il dente leggermente appuntito, quello che lo aveva già affascinato fino a indurlo a desiderare di poterlo sfiorare con la lingua. La strinse un po’ più a sé, godendo della sensazione piacevole che il suo corpo minuto gli procurava.

    Sara aveva addosso una gradevole fragranza. Profumava di sole, di dolcezza e di femminilità.

    Abbassò la testa fino a raggiungerle con le labbra un orecchio. «Credo che tu abbia ottenuto il tuo scopo, piccola. Karen ha capito di avere sbagliato.»

    Lei si agitò tra le sue braccia. «Tu non sai cosa... cosa stavano facendo in casa mia, nel mio letto!»

    Lui la capiva bene. Quella casa era tutto per Sara, ma ben poco per Ted. L’aveva comprata da sola, un passo non indifferente per una donna con entrate modeste. E non era mai trascorso giorno senza che gli ricordasse che splendido lavoro aveva portato a termine costruendo la casa. Lo faceva sentire come se le avesse dato la luna.

    «Non succederà più, Sara, te lo prometto.»

    Sara si guardò lentamente intorno. Una lampada giaceva a terra rotta. Gavin la vide trasalire, poi chiudere gli occhi e arrossire.

    Dietro di sé avvertì un rumore soffocato, era Karen che sgattaiolava via. Gavin la ignorò. Erano passati tre mesi da quando si erano lasciati e lui non ne aveva sofferto. «Sara? Stai bene ora?»

    «Lasciami... lasciami andare.»

    Con cautela, accertatosi che non avrebbe inseguito Karen, Gavin abbassò le braccia.

    Lei rimase immobile, con gli occhi ancora chiusi e le guance infuocate. In un sussurro strozzato disse: «Mi dispiace».

    Gavin la accarezzò teneramente sul viso.

    «Ehi, non ti preoccupare per la lampada. Dopo una noiosa giornata in ufficio, mi ci voleva un po’ di brivido.»

    Lei inspirò profondamente e lentamente, poi sollevò le palpebre, senza guardarlo, e fece un inventario dei danni. «Non intendevo rompere nulla.»

    «Karen non sarebbe d’accordo.»

    «Non voglio più rivedere quella donna in vita mia» commentò Sara stringendo i pugni.

    Sapeva essere davvero determinata se messa duramente alla prova. «Non ti preoccupare. Credo che Karen abbia imparato la lezione. Inoltre non sono stato io a invitarla qui!»

    Lei aggrottò le sopracciglia. «No, a quanto pare è stato Ted.»

    «Cosa farai adesso?» Gavin era curioso, non simpatizzava per Ted. Era un vero idiota.

    Sara sollevò il mento, poi lentamente camminò intorno ai vetri rotti sul pavimento. «Mi occuperò di Ted.»

    Gavin notò la postura rigida della donna mentre si allontanava e si domandò se fosse il caso di accompagnarla a casa o meno. Le avrebbe evitato di affrontare Ted da sola. Poi, invece, concluse che sarebbe stato meglio non assistere all’incontro. Ted non aveva alcuna possibilità di essere perdonato.

    Inoltre Sara era riservata, teneva alla propria dignità, era piuttosto orgogliosa. Sicuramente non avrebbe gradito averlo come spettatore mentre parlava a Ted.

    Conosceva Sara, non bene quanto avrebbe voluto, ma forse meglio di quanto non la conoscesse Ted. Abbastanza, comunque, da capire quanto fossero importanti per lei alcuni valori tradizionali.

    Avrebbe parlato a Ted, avrebbe ascoltato la sua versione dei fatti e infine lo avrebbe buttato fuori di casa. Avrebbe sofferto un po’, ma poi le sarebbe passata. Lui le avrebbe concesso del tempo, dopodiché sarebbe finalmente entrato in azione.

    Casa in vendita.

    Sorpreso, Gavin rallentò il furgone fino ad arrestarlo completamente. Sara ultimamente lo aveva evitato. Niente più conversazioni amichevoli in cortile e nemmeno visite in cantiere. E pensare che diceva sempre di non riuscire a evitare di avvicinarsi quando vedeva dei muratori costruire una nuova casa nella via. Le piaceva davvero vedere come venivano costruite le abitazioni, assistere alla loro progressiva crescita.

    Ma ultimamente non la si vedeva più. Era probabile che provasse imbarazzo per ciò che le era accaduto. E ora voleva addirittura vendere casa sua? Maledizione!

    Gavin parcheggiò il furgone e saltò giù. Diede un’occhiata al cielo minaccioso, stava per scoppiare un temporale. Poi guardò con rabbia il cartello che Sara aveva affisso, lo strappò e lo gettò nel cassone del furgone. Infine si sfregò le mani soddisfatto.

    Cercare di vendere la casa? Senza dirgli una parola? Come aveva osato? Privandolo oltretutto dell’opportunità che aspettava da tempo.

    Era stato troppo paziente, questo era il guaio. Aveva un piano ed era tempo di metterlo in atto. Desiderava Sara e ora non intendeva più aspettare.

    Sara era immersa nell’acqua fino al collo, completamente abbandonata.

    Era sola in casa.

    L’acqua risalì i bordi della grande vasca Jacuzzi, quando lei si sollevò di scatto. Le fantasie erotiche a cui si era lasciata andare svanirono di colpo. Si rese conto che a richiamarla alla realtà era stato il forte fragore di un tuono.

    Imbarazzata scosse la testa. Si era imposta di evitare Gavin da quel giorno tremendo, indimenticabile. Non avrebbe però dovuto nemmeno sognarlo. Era esausta, ecco tutto. Troppe ore di lavoro straordinario. Si era concessa un bagno rilassante per scrollarsi di dosso la stanchezza, le preoccupazioni e i dispiaceri. Purtroppo, da quando Gavin le aveva costruito la casa e installato la Jacuzzi, non era riuscita a impedire che i propri pensieri si popolassero di immagini di lui.

    Ora però era tempo di porre fine al bagno. Uscì dalla vasca e si avvolse in un asciugamano. Persino nella sua fantasia non riusciva a concedersi un soddisfacente intervallo romantico. Avrebbe dovuto smettere di sognare uomini irraggiungibili. Probabilmente le storie d’amore non erano cosa per lei, nemmeno a livello immaginario. Forse sarebbe stato meglio se si fosse comprata un cane.

    Ancora gocciolante, si diresse alla finestra per chiuderla. Era ormai scuro e ricordò di non avere chiuso la porta

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