Matrimonio nell'alta società
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About this ebook
Di convenienza.
Un'unione incoraggiata dai rispettivi nonni, allo scopo di preservare un'azienda che da generazioni appartiene in società alle due famiglie.
Un anno dopo, però, le cose sono leggermente cambiate. Il loro matrimonio potrà anche essere finto, ma la passione di Franco per sua moglie non lo è di certo!
Helen Bianchin
Helen è nata e cresciuta in Nuova Zelanda. Amante della lettura e dotata di grande fantasia, ha iniziato a scrivere storie sin dall'adolescenza. I passatempi di Helen spaziano fra il tennis, il ping-pong, lo judo e la lettura. Inoltre adora il cinema e conduce un'intensa vita sociale.
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Book preview
Matrimonio nell'alta società - Helen Bianchin
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The High-Society Wife
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2005 Helen Bianchin
Traduzione di Laura Premarini
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-562-8
1
«Qualcosa non va?»
La voce maschile era leggermente roca, Gianna alzò gli occhi e incontrò lo sguardo di suo marito attraverso la camera da letto padronale.
Era una stanza spaziosa, con cabine armadio, e due bagni attigui. Mobili antichi riccamente intagliati, completavano il lussuoso arredamento giocato nei tenui colori del crema e verde pallido.
«Che cosa te lo fa pensare?»
Era inutile spiegargli che aveva avuto una giornata infernale e che in quel momento avrebbe venduto la sua anima per una seduta ristoratrice nella Jacuzzi, seguita subito dopo da una notte di riposo.
Invece, dopo aver affrontato l’ora di punta ed essere arrivata a casa in ritardo, era stata costretta a correre di sopra, togliersi l’impeccabile tailleur e farsi una doccia in tutta fretta.
Il pensiero di andare a un ricevimento di beneficenza in uno degli hotel più esclusivi della città, non la riempiva certo di gioia. Avrebbe dovuto partecipare alla conversazione fingendosi molto interessata, sopravvivere a una cena di tre portate e limitarsi a un solo bicchiere di champagne per non fare brutta figura.
«Prendi qualcosa per quell’emicrania, prima di uscire.»
Gianna fissò il marito e per un momento pensò che le avesse letto nella mente. «Come lo sapevi?» La sua voce suonava vagamente aggressiva perfino alle proprie orecchie.
Franco era lì in piedi di fronte a lei. Alto, con quel fisico da guerriero e i muscoli d’acciaio scolpiti sotto la pelle olivastra. I suoi capelli neri erano ancora umidi per la doccia e i lineamenti del viso simmetrico apparivano risoluti e decisi come sempre.
Un paio di occhi scuri la fissarono seccati. «Hai voglia di discutere?»
Gianna esitò un attimo. «Non particolarmente.»
Lui sollevò un sopracciglio in un’espressione cinica, prima di tornare a ciò che stava facendo.
Franco Bianchi era davvero unico, rifletté Gianna mentre entrava in bagno e iniziava a truccarsi.
Un uomo virile e attraente, ben oltre la trentina, che incuteva grande rispetto tra i suoi coetanei e aveva spezzato più di un cuore femminile.
Questo lei lo sapeva anche troppo bene, perché Franco aveva catturato il suo quando era ancora giovanissima. Allora si era trattato della tipica infatuazione adolescenziale per un ragazzo maggiore di ben dieci anni, che col tempo si era trasformata in ammirazione e col passare degli anni era divenuta amore. Lei aveva quindi accettato senza grandi esitazioni, la proposta che Franco le aveva fatto per salvare la Bianchi & Castelli, fondata dai loro rispettivi nonni durante l’ultimo secolo. Si trattava di una fusione di grande successo, ma messa in serio pericolo, poco più di tre anni prima, da un terribile incidente aereo dove erano rimaste vittime sia i genitori di Franco, che il padre vedovo di Gianna.
Quando ne aveva assunto il controllo, Franco era riuscito a recuperare le ingenti perdite sul mercato azionario, ma erano occorsi ben tre trimestri finanziari positivi per riconquistare la fiducia degli azionisti. Tuttavia la stabilità futura della grande impresa era incerta, dato lo stato civile di Franco Bianchi, scapolo incallito, e l’apparente mancanza d’interesse di Gianna Castelli nello scegliersi un marito.
I rispettivi nonni vedovi, Annamaria Castelli e Santo Bianchi, avevano prospettato loro quella che ritenevano la soluzione perfetta: la Bianchi & Castelli avrebbe potuto continuare nella quarta generazione, grazie ai figli nati da un matrimonio tra i loro adorati nipoti, Franco Bianchi e Gianna Castelli.
Il fatto che Franco e Gianna avessero ubbidito, per ragioni loro, aveva recato gioia ai due capostipiti.
Era stato il matrimonio dell’anno, con un elenco d’invitati tra le persone più in vista nell’alta società australiana. Lontani parenti e amici distanti, erano arrivati fin dall’Italia, dalla Francia e dall’America. L’evento aveva richiamato l’attenzione dei media ed era stato presentato su diverse importanti riviste.
A un anno di distanza, i due rimanevano la coppia d’oro e la loro presenza alle diverse cerimonie era notata e riportata dai giornali.
In pubblico Gianna sapeva sempre recitare il ruolo della moglie adorante, anche se era conscia della presenza di un’invisibile barriera tra lei e il marito. Portava il suo anello, divideva il suo letto e recitava la parte della perfetta padrona di casa con la facilità che le veniva dalla ferrea educazione ricevuta, ma la verità era che, purtroppo, lei non possedeva né il cuore, né l’anima di Franco. Continuava a ripetersi che era sufficiente, ma sapeva di mentire. Accidenti, qual era il suo problema? Con l’introspezione non sarebbe arrivata da nessuna parte e in quel momento doveva urgentemente sistemarsi i capelli e cambiarsi d’abito.
Venti minuti dopo tornò in camera da letto e trovò Franco che l’aspettava, affascinante e sofisticato, nel suo abito nero, con la cravatta perfettamente annodata.
Sentì il cuore mancarle un battito, mentre il sangue si faceva rovente nelle sue vene. Si costrinse a respirare, maledicendo dentro di sé il modo in cui ogni volta il suo corpo reagiva alla presenza di quell’uomo incredibile.
Lui se ne rendeva conto? Gianna non voleva mostrargli la propria vulnerabilità, sarebbe stato troppo pericoloso.
«Sei bellissima» si congratulò Franco, osservando le sue curve perfette fasciate nella seta rossa. Era evidente che quell’abito fosse la creazione di un grande stilista, con il corpetto aderente. Gianna aveva insistito per pagarselo lei stessa e quello sciocco puntiglio lo aveva infastidito. L’indipendenza era giusta, ma fino a un certo punto. Solo il fatto che sua moglie avesse indossato la parure di diamanti che le aveva regalato al loro anniversario di matrimonio, aveva un po’ placato il suo malumore.
Uno scialle in tinta completava la tenuta, insieme allo splendido pendente che si poteva ammirare sulla sua scollatura. Si era raccolta i capelli in un morbido nodo tenuto da un fermaglio di gioielli. Franco attraversò la stanza, avvertì il suo delicato profumo e le sorrise premuroso.
«Grazie» le mormorò.
«Per recitare la parte alla perfezione?»
«Anche» rispose lui, porgendole un bicchiere d’acqua e due pillole.
«Giochi a fare la bambinaia?»
«Dimmi che t’infastidisce e lascerò stare.»
Gianna scosse la testa e inghiottì le pillole. «Sono pronta.»
Mentre il sole sprofondava lentamente all’orizzonte, s’immisero nel flusso del traffico cittadino.
«Vuoi parlare della causa di questo malumore?» A lui non era sfuggita la tensione che si leggeva sui suoi lineamenti.
Gianna gli lanciò un’occhiata ironica. «Da dove dovrei iniziare?»
«È così grave, dunque?»
La sua assistente personale aveva avvertito che era ammalata, il lavoro si era inevitabilmente accumulato, aveva pranzato con metà sandwich raffermo che non era nemmeno riuscita a finire e risposto a un centinaio di telefonate.
«Niente che non riesca a gestire.» Non era forse per questo che era stata educata, cresciuta e addestrata?
Il suo traguardo era sempre stato arrivare a conquistarsi la sua posizione nella fusione Bianchi & Castelli. Come Franco, anche Gianna aveva cominciato dal cerchio più basso della scala aziendale. Era partita dalle mansioni più semplici per imparare come funzionavano gli affari dalla base e si era guadagnata ogni successiva promozione con le proprie forze e per merito.
Il nepotismo non era mai stato preso in considerazione in entrambe le famiglie e nessuno avrebbe mai potuto accusarla di avere sfruttato il successo di suo padre o sua nonna per arrivare dov’era ora.
La Bianchi & Castelli sosteneva numerose opere di beneficenza e l’evento di quella sera era considerato uno dei più importanti di Melbourne. Inoltre, i bambini stavano molto a cuore a Gianna e le malattie genetiche meritavano il massimo sostegno nella raccolta di fondi. Avrebbe fatto lei stessa un’ingente donazione, magari privatamente.
«È il momento dello show» mormorò quando Franco fermò la superba Mercedes davanti all’ingresso principale dell’hotel.
Nello spazioso atrio adiacente alla sala da ballo, un gran numero di invitati sorseggiava champagne. La parte femminile esibiva abiti firmati e gioielli di valore inestimabile, mentre gli uomini sembravano quasi cloni gli uni degli altri nel loro abiti da sera neri, con camice pieghettate e cravatte scure.
Tuttavia nessuno tra i ricchi rappresentanti del mondo aziendale e professionale, rifletté Gianna, emanava lo stesso potere dell’uomo al suo fianco.
Sotto quel suo aspetto sofisticato, Franco celava una sensualità primitiva che si manifestava in una passione travolgente cui lei non riusciva mai a resistere. L’intimità che condividevano la portava a perdersi in lui al punto che niente altro importava più, nemmeno il tanto desiderato dono del suo amore, né il figlio agognato che ritardavano a concepire.
«Cari! Come state?»
La gentile voce femminile era familiare e Gianna si voltò con un sorriso, scambiando il rituale bacio sulle guance e ridendo mentre l’elegante bionda sfiorava con le dita la guancia di Franco.
«Shannay, è sempre un piacere vederti.»
«Oh» sospirò la donna, mentre Franco si portava le sue dita alle labbra e lei mormorava a Gianna con aria cospiratrice: «Lo fa così bene...».
«Non è vero?»
L’amicizia tra le due donne risaliva ai giorni della scuola ed era continuata anche all’università. Entrambe condividevano un senso dello humour molto simile, erano state le damigelle d’onore ai reciproci matrimoni ed erano molto legate.
«E Tom?»
«Eccolo che arriva» osservò Franco mentre il marito di Shannay si portava al suo fianco.
«Scusatemi, una telefonata.» Alto, snello e con gli occhiali, Tom Fitzgibbon, oltre a essere uno stimato cardiochirurgo, era uno di quei rari uomini che comprendeva le donne. Vedovo con due bambini piccoli, aveva permesso a Shannay di condurre la loro relazione, solo per prenderla in contropiede all’ultimo momento e sposarla.
Gianna vide addolcirsi gli occhi dell’amica. «Qualche problema?»
Tom sorrise alla moglie. «Speriamo di no.»
Insieme cominciarono a girare, salutando gli amici e separandosi poi nelle diverse conversazioni.