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Ad alto rischio passione
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Ad alto rischio passione

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About this ebook

Quello sconosciuto dagli occhi neri e con la giacca di pelle è chiaramente "a rischio 1000" come, del resto, tutti gli uomini su cui la bella Randi Cullen posa di solito gli occhi. Ma non può lasciarlo al suo destino con la macchina fuori uso e un bimbo di pochi mesi tra le braccia. Per questo gli offre rifugio nella sua tenuta e una volta lì viene a sapere che Manuel Sanchez è un agente federale, scampato per un soffio a un efferato killer, che ha bisogno di una copertura sicura, o meglio ha bisogno di una moglie.
Randi è titubante ma non può che accettare, anche se vivere a stretto contatto con un uomo simile significa stare sul filo del rasoio. In ogni caso il desiderio e l'attrazione, unito al fascino misterioso di Manuel creano un mix così esplosivo che non le lascia la minima via di scampo.
LanguageItaliano
Release dateJun 10, 2020
ISBN9788830515734
Ad alto rischio passione
Author

Linda Conrad

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Ad alto rischio passione - Linda Conrad

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Desperado Dad

    Silhouette Desire

    © 2002 Linda Lucas Sankpill

    Traduzione di Maria Latorre

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-573-4

    1

    La pioggia battente aveva un vantaggio, pensò Manny Sanchez: lo aiutava a nascondersi mentre, a bordo della sua Harley, continuava la sua caccia notturna.

    Un attimo dopo, il furgoncino che seguiva rallentò e il rosso acceso delle luci dei freni gli riportò alla mente il ricordo di incidenti devastanti.

    Ne aveva visti a sufficienza, nei suoi trentaquattro anni di vita. Il pensiero dell’agonia che aveva provato gli serrò il petto.

    Dannazione, non ora! Non questa volta. C’era un bambino, in quel furgone.

    Il destino era sempre stato crudele, con Manny, ma la breve vita di quel bambino non poteva finire in quel modo. Manny non lo avrebbe permesso.

    Sotto la pioggia che continuava a cadere a catinelle, Manny seguì con sguardo inorridito il furgone mentre arrivava nei pressi di un ponte. Passò su una lastra di ghiaccio e finì fuori strada.

    Manny rabbrividì.

    ¡Ay, Dios mio! Nessuno ne sarebbe uscito vivo!

    Di colpo anche lui si trovò con le ruote su una lastra ghiacciata e perse completamente il controllo della moto.

    Con la forza della disperazione, cercò di portare il veicolo verso il pietrisco sul ciglio della strada. Per fortuna, la moto scivolò senza scossoni e poi cadde sull’erba.

    Gli doleva la spalla sinistra, ma il freddo e l’adrenalina attutirono gli effetti del colpo, almeno momentaneamente.

    I jeans e il giubbotto di pelle lo avevano protetto dall’impatto della caduta.

    Fu questione di un attimo.

    Subito balzò in piedi, alleggerito dalla consapevolezza di essere ancora in grado di camminare. Però non aveva il tempo di controllare che tutte le ossa fossero a posto. Si sfilò il casco, lo gettò a terra e corse verso il ponte.

    Come in una terrificante scena al rallentatore, vide che il furgone perdeva contatto con l’asfalto.

    In una frazione di secondo, il veicolo si rovesciò e fu trascinato nel torrente.

    Manny restò come paralizzato a guardare la scena. Era sopraffatto dai sensi di colpa.

    Perché non aveva cercato un modo per portare a termine quell’incarico qualche ora prima, o addirittura il giorno precedente? Diavolo! Perché non era riuscito a evitare che le cose gli sfuggissero di mano?

    Senza perdersi in recriminazioni, soffocando ancora una volta i sentimenti, reagì alla tragedia nel modo in cui gli era stato insegnato: non esitare, agisci.

    Proprio in quel momento, il furgoncino si arenò contro un mucchio di detriti accanto alla riva.

    Era il vantaggio che serviva a Manny per raggiungere il veicolo prima che superasse l’ostacolo e fosse trascinato via definitivamente dalle acque tempestose del torrente.

    Il muso del furgone era rivolto verso il basso, già completamente sommerso, e l’acqua continuava a riversarsi nell’abitacolo a ritmo costante, inesorabile. Manny non riusciva a vederne altro che la parte posteriore.

    Non poteva perdersi d’animo proprio in quel momento; ignorando il dolore lancinante alla spalla sinistra, raggiunse la portiera del passeggero e fece forza per spalancarla.

    La pressione esercitata dall’acqua costituiva un ostacolo quasi insormontabile e gli ci volle uno sforzo incredibile, ma alla fine la portiera si aprì, rivelando l’interno scuro del furgone.

    Vedere qualcosa là dentro era praticamente impossibile.

    «Ehi, mi sentite?» gridò Manny. «C’è qualcuno?»

    Gli rispose il silenzio. Un silenzio agghiacciante. Il sedile del passeggero era vuoto. Che fosse già accaduto l’irreparabile?

    Manny si sporse per raggiungere il sedile dell’autista, quando un vagito lo trattenne.

    Il bambino era ancora vivo! Lui, però, non riusciva a vederlo.

    Muovendo le mani alla cieca, si accorse che anche il sedile dell’autista era vuoto.

    Forse il contrabbandiere che era alla guida del veicolo era stato sbalzato fuori mentre il furgone precipitava nell’acqua, oppure, fiutato il pericolo, si era gettato di sua spontanea volontà.

    Più in fretta che poté, Manny uscì dal veicolo e cercò di forzare la portiera posteriore. Quanto più tirava, tanto più gli doleva la spalla.

    Alla fine però ebbe la meglio e, aperto il furgone, vide il bambino: era riverso su un fianco, ancora saldamente legato al seggiolino dalla cintura di sicurezza, circondato dall’acqua che non smetteva di salire. Ancora pochi istanti e l’avrebbe soffocato.

    Oh, Dio, ti prego! Fa’ che non muoia!

    «Tranquillo, piccolo» mormorò, sforzandosi di mascherare la tensione che gli vibrava nella voce. «Ti tiro fuori di qui in un secondo.»

    Il seggiolino, però, era saldamente ancorato al sedile. Manny si infilò una mano nella tasca dei jeans alla ricerca del coltello tascabile che portava sempre con sé.

    Il piccolo, un fagottino vestito soltanto con un maglioncino rosso e un pannolino, incominciò a singhiozzare.

    «Pa... pà?» La manina paffuta del piccolo si protese verso il viso di Manny.

    «No, hijo, non sono il tuo papà, ma non devi aver paura. Non permetterò che ti accada niente.»

    Un lampo gli attraversò la mente, ricordandogli che quel piccino aveva già perso entrambi i genitori. E ciò era abbastanza.

    Da quel momento in poi, Manny giurò a se stesso di proteggerlo. Non gli importava quanto gli sarebbe costato. Non gli importava che qualcuno si opponesse all’idea.

    Con grande difficoltà riuscì a tagliare la cintura di sicurezza. Il bambino gli si aggrappò al collo e lo tenne stretto.

    Manny richiuse il coltello e lo mise in tasca, mentre un sentimento molto prossimo al panico gli serrava il petto.

    Come sarebbe mai riuscito a sollevare se stesso e il bambino fuori dalla macchina? Non poteva fare leva sulla spalla ferita, e con il braccio sano doveva sostenere il piccolo.

    «Mi dia il bambino.»

    «Cosa...?» La voce di donna proveniente dall’alto lo spaventò.

    Quando sollevò lo sguardo, non riuscì a vedere altro che due braccia snelle che si protendevano all’interno dell’abitacolo.

    Da dove era arrivata? Si trovava anche lei all’interno del furgoncino al momento dell’incidente? Era riuscita a liberarsi da sola senza che lui se ne accorgesse?

    No, impossibile. Le portiere erano ancora tutte chiuse, quando lui era arrivato sul posto. Ma allora dove... e come...?

    «Si sbrighi. Non abbiamo molto tempo.»

    Le parole della donna lo costrinsero a muoversi. Sollevò il bambino con il braccio sano. Le mani femminili sopra di lui lo afferrarono saldamente.

    «Vieni, tesoro. Sei al sicuro, adesso.» La voce della donna si fece di colpo dolce e suadente.

    E a quel punto Manny fu in grado di fare leva sulle gambe e adoperare il braccio sano per uscire a sua volta dalla vettura.

    Quando finalmente riuscì a trovare un appoggio sulla fiancata del furgoncino, si soffermò a guardare la donna che teneva il piccolo stretto tra le braccia. Aveva lo sguardo fisso sulla riva.

    La pioggia continuava a battere incessante, rendendo difficile ogni movimento.

    Manny prese in fretta una decisione. Scivolò giù dal veicolo, cercando un appoggio solido in cima a un mucchio di detriti, poi tese il braccio sano verso la donna e il bambino.

    «Mi passi il piccolo, poi mi raggiunga. La mantengo io.»

    Lei esitò. «È ferito. Pensa di poterlo sorreggere?»

    «Non è niente, solo una spalla slogata.»

    Un lampo di incertezza le saettò sul viso, comunque gli tese il piccolo, poi scivolò a sua volta verso di lui. «C’è ancora qualcuno, là dentro?» gridò con quanto fiato aveva in gola per sovrastare il frastuono del vento e dell’acqua.

    Un cenno di diniego. E per la prima volta Manny notò l’aspetto della sua misteriosa salvatrice.

    Più bassa di lui di una quindicina di centimetri, aveva il viso incorniciato da lunghe ciocche di capelli intrisi d’acqua. Indossava un maglione giallo acceso troppo grande per lei, che la faceva sembrare ancora più giovane dei ventiquattro, venticinque anni che doveva avere.

    Però furono gli occhi ad attrarlo sopra ogni cosa. Grandi, immensi, pieni di domande. Al buio era difficile capire di che colore fossero, eppure la facevano apparire dolce e forte al tempo stesso.

    Per un attimo Manny prese in considerazione l’idea che il ladro di bambini che guidava il furgoncino fosse ancora in vita, ma la scartò immediatamente. All’uomo che si era lasciato prendere dal panico a Del Rio e si era poi precipitato a fare rapporto al suo capo era toccata una brutta fine. Il destino lo aveva ripagato con la stessa moneta.

    In tutti gli anni in cui aveva lavorato in incognito dando la caccia ai trafficanti di bambini per l’operazione Rock-a-Bye, a Manny non era mai capitato di seguire nessuno così lontano dal confine. In genere i rapimenti si verificavano in Messico, ed era poi nelle grandi città del Texas che venivano piazzati i bambini rapiti.

    Il pensiero che malviventi così spietati vivessero in una tranquilla cittadina di provincia lo turbava.

    Sarebbe stato difficile localizzare il corpo del rapitore alla guida quella notte, così per il momento decise di concentrarsi sui vivi.

    Stringendosi al petto la giovane donna, e senza mai mollare la presa sul bambino, si mosse per cercare un riparo dall’imperversare della pioggia.

    Lungo la strada sopra l’argine scorse un altro furgoncino con i fari accesi. Doveva essere della ragazza.

    «Dobbiamo metterci immediatamente al riparo» le disse. «Non possiamo restare ancora a lungo sotto questo diluvio.»

    Lei gli indicò la strada. «Là c’è il mio furgone.»

    Senza aggiungere una parola, Manny la afferrò per un braccio e la trascinò in quella direzione. Appena in tempo, perché proprio in quel momento l’acqua tumultuosa del torrente

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