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Una nobile in fuga: Harmony History
Una nobile in fuga: Harmony History
Una nobile in fuga: Harmony History
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Una nobile in fuga: Harmony History

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About this ebook

Inghilterra, 1815
Dopo essere fuggita dalla casa che condivideva col marito nel Sussex, Lucy Sedgewick ha trovato riparo a Londra, nel sobborgo di St Giles, presso una fondazione che si occupa delle madri bisognose e dei loro figli. Ed è qui che Oliver, Visconte di Sedgewick, la ritrova un anno dopo, in seguito a estenuanti ricerche. Scappata col loro bambino appena nato, anche dopo la morte prematura del piccolo Lucy si è rifiutata di tornare a casa, pensando che fosse meglio essere dimenticata. Ma la perseveranza di Oliver e il ricordo dell'intima intesa vissuta durante la breve vita matrimoniale convincono la nobildonna a fare ritorno nel Sussex col marito. Tuttavia l'impegno di Lucy con la Fondazione e la reciproca diffidenza creano non pochi attriti nella coppia, portandola in breve tempo a fare una scelta che cambierà per sempre le loro vite.
LanguageItaliano
Release dateMay 20, 2019
ISBN9788858998199
Una nobile in fuga: Harmony History
Author

Laura Martin

Tra le autrici piuù amate e lette dal pubblico italiano.

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    Una nobile in fuga - Laura Martin

    successivo.

    Prologo

    Sussex, 1814

    Marito mio,

    mi rincresce molto. Ti prego, non cercarmi.

    Tua moglie,

    Lady Sedgewick

    1

    Londra, 1815

    Oliver si fermò un istante prima di entrare nella bottega del macellaio a pochi isolati a nord di Russell Square. Nell'ultimo anno aveva frequentato fin troppi luoghi che un gentiluomo titolato non si sarebbe mai sognato di visitare, alla ricerca di sua moglie, ma prima di allora non aveva mai avuto motivo di avventurarsi addirittura dentro una macelleria.

    Adocchiando incuriosito i tagli di carne appesi all'interno, spinse la porta ed entrò, sollevando gli occhi verso la campanella, che annunciò il suo ingresso. Un omone armato di mannaia gli scoccò un sorriso, facendogli capire che sarebbe stato a sua disposizione non appena avesse finito di squartare il mezzo maiale appeso a un gancio dietro il bancone.

    «In cosa posso servirvi, sir?» gli domandò alla fine asciugandosi le mani insanguinate su un canovaccio bianco. «Ho dell'ottimo maiale fresco, se vi interessa.»

    Nonostante le parole affabili dell'uomo, a Oliver non sfuggì il lampo di sospetto che gli balenò negli occhi. Il macellaio sapeva già che lui non era lì per comprare qualcosa.

    «Cerco mia moglie» rispose senza preamboli. Aveva affrontato situazioni simili centinaia di volte, nel corso dell'ultimo anno, e ormai aveva condensato il suo discorso al minimo necessario.

    Il macellaio si accigliò.

    «La settimana scorsa un garzone mi ha riferito di averla vista in questo quartiere. Nella vostra bottega, per la precisione.» Mentre parlava, Oliver estrasse una miniatura dalla tasca e la tese al macellaio. «Si chiama Lady Sedgewick, anche se è probabile che in questo momento utilizzi un nome differente.» Osservò con attenzione il macellaio alla ricerca di un lampo di riconoscimento nello sguardo.

    «Il nome non mi è familiare» dichiarò l'altro prendendo tempo.

    «E la donna ritratta nella miniatura?»

    «Per quale motivo la cercate?»

    Gli accelerò il battito. Era da un anno che andava alla ricerca di Lucy, un anno scandito da delusioni e vicoli ciechi. Ogni volta che si illudeva di averla trovata, si ritrovava con un pugno di mosche in mano. Forse, però, stavolta era sulla pista giusta. «È mia moglie.»

    «Ci sono molte ragioni per cui una moglie potrebbe non volersi fare trovare dal marito» obiettò l'altro.

    «Non intendo farle del male» assicurò lui. Era la verità. Non aveva mai desiderato farle del male, nonostante tutto quello che gli aveva fatto passare.

    Il macellaio lo osservò ancora qualche istante, quindi annuì, come soddisfatto. «Assomiglia a una giovane donna che viene una volta alla settimana dalla St. Giles's Women's and Children's Foundation a comprare frattaglie a prezzi ridotti.»

    «Dov'è ubicata questa fondazione?» domandò Oliver, che conosceva già la risposta, ma che si augurava con tutto il cuore di sbagliarsi.

    «A St. Giles, si capisce» rispose il macellaio sogghignando. «Però vi ci vorrà una guida, se intendete entrare in quel quartiere e uscirne tutto intero.»

    «Vi sono grato per l'aiuto.» Oliver tese qualche moneta al macellaio per ripagarlo del disturbo. L'uomo intascò il denaro con un cenno del capo, quindi tornò a occuparsi della carcassa del maiale.

    Una volta all'esterno, Oliver si concesse un momento per elaborare le informazioni ricevute. Nel corso dei lunghi mesi dedicati alle ricerche della moglie, aveva spesso immaginato il peggio, pensando che Lucy e il loro bambino fossero morti e giacessero abbandonati in un canale da qualche parte nel Paese, oppure che lei fosse stata costretta a vendere il proprio corpo sulle strade di Londra, facendo crescere il suo primogenito nei peggiori sobborghi della città. Mai, fino ad allora, tuttavia, aveva mai preso in considerazione l'idea che si fosse rifugiata a St. Giles.

    Era il quartiere più malfamato di Londra, e nessun estraneo si azzardava mai a metterci piede, se teneva alla vita. Non riusciva a immaginare come Lucy fosse finita laggiù, né per quale motivo potesse preferire la vita in un quartiere simile a quella di agi che conduceva in qualità di sua sposa.

    Negli anni trascorsi nell'esercito, Oliver non si era mai risparmiato, né si era mai sottratto a pericolose scaramucce. Non era certo il tipo di ufficiale che restava nelle retrovie mentre i suoi soldati si lanciavano in battaglia. E tuttavia, il pensiero di avventurarsi da solo tra le strade di St. Giles lo faceva rabbrividire. Quello era il giorno in cui avrebbe ritrovato sua moglie, il giorno in cui avrebbe scoperto cosa ne era stato di lei e del loro bambino. Non poteva fermarsi, neppure se ciò significava affrontare gli infidi percorsi di guerra dei bassifondi.

    Si apprestava a percorrere il retro di Montague House, l'imponente edificio che ospitava il British Museum, quando scorse una donna che si allontanava correndo. Gli volgeva le spalle, ma gli parve ugualmente di riconoscerla. Una morsa gli serrò lo stomaco. Era snella e indossava un abito di lana marrone la cui gonna ondeggiava sopra un paio di pratici stivaletti pesanti. Portava i capelli raccolti in una crocchia da cui erano sfuggite alcune ciocche bionde. Poteva essere una donna qualunque, forse una governante, oppure la moglie di un commerciante, ma c'era qualcosa, in lei, nel suo portamento, nel modo in cui camminava, qualcosa che...

    «Non essere stupido» si ammonì a mezza voce nel cambiare direzione. Nei mesi successivi alla scomparsa della moglie aveva immaginato di vederla ovunque: a passeggio in Hyde Park, in fondo a un affollato salone da ballo, perfino nel volto della giovane cameriera della taverna della sua tenuta di campagna. Com'era possibile essere certi che fosse lei, vedendola solo di spalle, se solo un anno prima a stento la conosceva? La verità era che il macellaio aveva alimentato le sue speranze, e adesso aveva l'impressione di rivederla ovunque.

    Incapace di agire in modo lucido, allungò il passo nella speranza di raggiungere la donna, superarla e girarsi a guardarla in viso così da convincersi che non si trattava di Lucy, senza spaventare un'innocente sconosciuta.

    Sforzandosi di non attirare l'attenzione, si avviò lungo il marciapiede, scansando le coppie che passeggiavano a braccetto e i capannelli di uomini immersi in conversazione.

    La donna davanti a lui attraversò la strada, allontanandosi dal quartiere di Russell Square per dirigersi verso l'area meno raccomandabile di St. Giles.

    Il suo tragitto alimentò le speranze Oliver, che attraversò a sua volta la strada per seguirla sul marciapiede opposto. Ormai era solo a pochi passi da lei, quanto bastava per tendere il braccio e sfiorarla.

    Pensò addirittura di chiamarla e osservare la sua reazione, ma raggelò quando lei si guardò alle spalle prima di attraversare di nuovo la strada. Sulle prime non lo vide, intenta com'era a controllare l'avanzata della carrozza che si stava avvicinando, poi, però, un movimento da parte di lui catturò la sua attenzione, facendola girare ancora di più. Fu a quel punto che si irrigidì, afferrando la lana della gonna tra le mani, la bocca spalancata in una silenziosa esclamazione di sorpresa. Oliver non poteva vederla bene in volto, ma bastò la reazione di lei per rivelargli che l'aveva trovata.

    Finalmente aveva trovato sua moglie.

    «Lucy!» esclamò lanciandosi in avanti, ma lei raccolse la gonna, sollevandola dal selciato, e si diede alla fuga, correndo ben più veloce di quanto fosse appropriato per la moglie di un visconte. «Fermati!» le ingiunse lui con lo stesso tono perentorio che avrebbe adoperato con gli uomini sotto il suo comando nella Penisola. Lucy non gli diede retta, ma volteggiò oltre un mucchio di sterco di cavallo e svoltò l'angolo a velocità sorprendente.

    In una corsa su un terreno diverso, Oliver non avrebbe avuto difficoltà a raggiungerla, ma lei era più piccola e minuta, e la corporatura esile le permetteva di intrufolarsi tra gli altri pedoni, con il risultato che quando arrivarono all'ingresso di St. Giles Oliver non aveva guadagnato che pochi passi su di lei.

    «Lady Sedgewick!» gridò allora. «Vi ingiungo di fermarvi e di affrontarmi.»

    Quelle parole non sortirono effetto alcuno. Oliver rallentò appena quando si avventurò tra i vicoli dei bassifondi. Molti edifici fiancheggiavano le stradine, addossandosi gli uni agli altri e oscurando la luce del sole. La strada era deserta, eppure Oliver si sentiva addosso gli occhi di decine di osservatori nascosti.

    La cosa più saggia da fare sarebbe stata quella di girare sui tacchi e ritirarsi verso le strade più ampie e più sicure di Londra, in attesa che Lucy riemergesse, ma lui respinse all'istante quell'idea. Aveva atteso un intero anno nella speranza di affrontare sua moglie e chiederle spiegazioni sulle ragioni per cui si era data alla fuga insieme al figlioletto appena nato, e ora non avrebbe certo permesso che fosse la cattiva reputazione di quel quartiere a fermarlo.

    «Sto venendo a prenderti, Lucy!» gridò mentre avanzava seguendo la moglie come un segugio sulle tracce di una volpe.

    Vide l'orlo bianco delle sue sottane scomparire oltre un angolo. Saltò sopra un ubriaco abbandonato sui gradini di una porta, si fece largo tra un gruppo di omaccioni che giocavano a dadi, ignorò i richiami di donne di malaffare ferme sulla soglia di un bordello e finalmente, quando dal vicolo uscirono in uno spiazzo un po' più arioso, riuscì ad afferrare Lucy per un braccio.

    «Vuoi fermarti, sì o no?» l'apostrofò tenendola per un braccio con dolcezza, ma con estrema fermezza. Lei si divincolò, gli occhi ostinatamente bassi, finché lui non la sospinse contro un muro.

    «Quest'uomo vi importuna, signorina?» risuonò una voce pacata alle spalle di Oliver. Lui si guardò indietro. Un uomo di mezz'età, un tipo sdentato e male in arnese coperto di stracci ingrigiti, si stava avvicinando inesorabile a loro. In una mano stringeva un coltello.

    Oliver tornò a guardare la moglie e inarcò un sopracciglio. «Ti sto importunando?» le chiese.

    «Sì» confermò lei divincolandosi di nuovo, e un lampo infuocato di passione le balenò negli occhi.

    «Penso che dovreste allontanarvi da Miss Caroline» lo mise in guardia lo sconosciuto.

    «Miss Caroline?» Oliver rise beffardo. «È così che ti fai chiamare adesso?»

    Con la coda dell'occhio vide l'uomo armato avvicinarsi ulteriormente, poi osservò il volto di Lucy, la vide riflettere sull'opportunità di permettere che qualcuno attaccasse suo marito. Alla fine, dopo una pausa fin troppo lunga per i suoi gusti, la sentì esalare un sospiro. «Non metterti nei guai per me, Bert, ti prego.»

    «Ne siete sicura, Miss Caroline? Mi ci vorrà solo un istante per infilzarlo e gettarlo nel fiume.»

    «Oltre a uno sforzo notevole per trasportarmi fin laggiù» brontolò Oliver. «Il fiume dev'essere almeno a quindici minuti di cammino da qui.»

    «È per questo che nostro Signore ha inventato le carriole.»

    «Già. Sono certo che fosse proprio quello, lo scopo che aveva in mente.»

    Bert si sfilò il cappello in cenno di deferenza nei confronti di Lucy. «Sono qui dietro, Miss Caroline. Lanciate un grido, se doveste cambiare idea.»

    «Cosa vuoi?» sibilò Lucy non appena Bert si fu allontanato.

    Oliver batté le palpebre, sorpreso. Tutte le volte che aveva immaginato il loro incontro, aveva dato per scontato che Lucy sarebbe stata contrita, che si sarebbe vergognata di se stessa, piena di rimorsi. Di certo non aveva mai immaginato che la sua dolce e obbediente mogliettina lo avrebbe affrontato con tanta furia. «Hai davvero bisogno di chiedermelo?»

    Lei lo guardò a lungo con quegli occhioni marroni, che non era mai riuscito a dimenticare, neanche quando il ricordo di tutti gli altri tratti del suo volto era sbiadito.

    «Voglio sapere dov'è mio figlio e cos'hai fatto per tutto questo tempo» proseguì con voce dura, lasciando che la rabbia e l'amarezza di un anno intero si riversassero in quelle poche parole. Di certo non intendeva farla piangere, invece Lucy scoppiò in lacrime, e quei singhiozzi disperati riuscirono a far breccia nell'armatura di cui si era circondato, andandogli dritti al cuore.

    Lucy tirò su con il naso, cercando di riprendere il controllo di se stessa. Non intendeva piangere, non intendeva mostrarsi debole di fronte al marito, ma all'accenno del figlioletto non era stata in grado di trattenere le lacrime. Anche se era passato più di un anno dalla morte del bambino, non riusciva ancora a pensare a lui senza scoppiare a piangere. Povero piccolo, così fragile, così indifeso, così bisognoso di protezione! Un pezzo del suo cuore era morto insieme a lui.

    «David è morto» rispose. Sapeva che non era certo quello il modo in cui avrebbe dovuto comunicare la terribile notizia al marito, ma sapeva anche che gliel'aveva tenuta nascosta già fin troppo a lungo. La verità era che aveva pensato di scrivergli la settimana successiva alla scomparsa di David, ma non era stata in grado di trovare le parole. Così una settimana si era tramutata in un mese, il mese era diventato un anno, e Oliver era ancora all'oscuro dei fatti.

    «Morto?» ripeté lui lasciandole andare il braccio, mentre arretrava di un passo. Annuì una volta, poi un'altra, come se non fosse quella la realtà che si aspettava. Lucy lo vide sbiancare in volto. Sembrava che qualcuno gli avesse appena tirato il mondo da sotto i piedi e che lui non avesse la più pallida idea di come reagire.

    «Mi dispiace!» esclamò in tono accorato. Non le dispiaceva di essere fuggita, no, ma le dispiaceva per tutto quello che era accaduto dopo la sua fuga. Le dispiaceva aver negato a Oliver qualsiasi notizia sul proprio conto, sulla morte del figlioletto. Le dispiaceva non averlo reso partecipe della decisione di allontanarsi, di costruirsi una nuova vita.

    «Vieni» la invitò lui con voce roca, commossa. «Ti porto a casa.»

    «È questa casa mia.»

    Lui si guardò intorno, aggrottò la fronte alla vista dei marmocchi sporchi e malvestiti che correvano nel cortile. Anche Lucy notava la sporcizia, la disperazione, la malattia. Non le sarebbero bastati mille anni nei bassifondi per diventare immune a quelle miserie, ma aveva imparato anche a scorgere le anime nascoste sotto quei panni logori.

    «Un anno, Lucy! Un intero anno senza neppure una parola. Me lo devi.»

    Lei aprì la bocca per protestare, ma scorse la ferrea determinazione sul suo viso.

    «Vieni.» Oliver la prese per un braccio. La sua presa era dolce, ma decisa, e cominciò a trascinarla verso la direzione da cui erano arrivati.

    «C'è una strada più veloce per arrivare in St. James's Square» lo informò lei mentre camminavano. Aveva evitato spesso quella zona di Londra, sapendo bene che avrebbe potuto incontrarvi Oliver, ma dopo aver vissuto tanto a lungo a St. Giles conosceva anche tutte le strade, i percorsi e le scorciatoie per raggiungere la piazza residenziale su cui sorgeva la casa di città del marito.

    Lui scosse la testa. «Chissà quali altri criminali tieni nascosti dietro l'angolo, tutti pronti a salvarti. Sarà meglio uscire subito da questo posto.»

    «Non è poi così male» mormorò Lucy.

    «È il quartiere più povero di tutta Londra.»

    Purtroppo era una realtà inconfutabile. Lucy l'aveva più volte illustrata ai gestori della fondazione che dava ricovero a donne e bambini, ai quali lei stessa aveva prestato un validissimo aiuto nell'organizzazione degli incontri biennali per la raccolta di fondi. A St. Giles le prostitute si confondevano con i più poveri, ma la vista più strappalacrime era quella dei bambini che correvano scalzi per strada, pronti a qualsiasi cosa in cambio di un pasto caldo e di poche monete.

    «Sono ancora capace di camminare da sola» si stizzì, divincolandosi dalla sua stretta.

    «Non mi fido di te» replicò Oliver di rimando.

    Come dargli torto? Avevano imparato a conoscersi ben poco, durante il loro brevissimo matrimonio, e il suo comportamento nel corso dell'ultimo anno non aveva certo contribuito ad accrescere l'affetto del marito nei suoi confronti.

    Camminarono in silenzio, l'uno accanto all'altra. Lucy era quasi costretta a correre per stare al passo con il marito, ma nel giro di un paio di minuti emersero dai vicoli di St. Giles e si ritrovarono a percorrere la strada principale.

    Oliver richiamò l'attenzione di una carrozza, attese che il vetturino si fermasse, quindi gli comunicò l'indirizzo a cui voleva essere condotto. «St. James's Square, al numero dodici» lo istruì prima di spingere a bordo Lucy e salire rapido dietro di lei.

    «Io...» cominciò Lucy, ma lui la zittì sollevando una mano con aria autoritaria.

    «Ho aspettato un anno per conoscere le ragioni per cui hai rapito mio figlio e sei scomparsa senza una parola. Non intendo tenere questa conversazione in una carrozza.»

    «È solo che...»

    «Ho detto di no. Qualsiasi cosa tu abbia da dirmi, potrà aspettare altri venti minuti.»

    Lucy dovette sistemarsi a malincuore sul sedile imbottito della carrozza, girandosi in modo da guardar fuori, anziché verso di lui. Aveva vissuto dieci mesi come moglie di Oliver, anche se per nove di quei mesi lui era stato in guerra. Lo conosceva a stento, ma ciò non significava che fosse pronta a tollerare la sua maleducazione.

    Lo seguì per le strade di Londra, riconoscendo molti dei luoghi più distintivi. Era da un anno che viveva nella capitale, e anche se non aveva mai avuto motivo di frequentare le zone più eleganti, di tanto in tanto vi era passata. Si agitò un po' quando la carrozza arrivò in St. James's Square, sapendo che le ore successive non sarebbero state facili.

    «Vieni» le ordinò Oliver non appena il veicolo si fermò davanti a un'enorme casa bianca dall'aspetto immacolato. Era quasi incredibile che fosse occupata da un uomo solo e dai suoi domestici, pensò Lucy, quando invece avrebbe potuto dare alloggio almeno a una ventina di madri e ai loro bambini. Che spreco immenso!

    La porta fu aperta da un giovane ben vestito con una cicatrice che gli sfregiava il viso dalla fronte fino al mento. «Confido abbiate trascorso un pomeriggio piacevole, milord» lo accolse il maggiordomo scoccando un'occhiata inquisitrice in direzione di Lucy, ma trattenendosi dal mostrare la propria curiosità.

    «Sì, Parker, grazie. Andiamo nel mio studio. Non voglio essere disturbato.»

    «Sì, milord.»

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