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Ritorno fatale: Harmony Destiny
Ritorno fatale: Harmony Destiny
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Ebook163 pages2 hours

Ritorno fatale: Harmony Destiny

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About this ebook

LA CONFRATERNITA DI BLACK CASTLE - Una volta divenuti ricchi e potenti dovranno scegliere tra amore e vendetta.

Membro della Black Castle Enterprises, Richard Graves è in cerca della sua personale vendetta contro il patrigno, responsabile della rovina della sua famiglia e del suo rapimento quando era solo un bambino. Per distruggerlo ne seduce la moglie, Isabella Sandoval, di una travolgente bellezza esotica, per poi abbandonarla al proprio destino.

Otto anni dopo Richard rivede Isabella e per la prima volta incontra Rico, un bambino che gli assomiglia troppo per non essere suo figlio. Come potrà riaccendere la passione che ha quasi distrutto Isabella e diventare un padre degno di Rico?



Miniserie "La confraternita di Black Castle" - Vol. 4
LanguageItaliano
Release dateMay 20, 2016
ISBN9788858949344
Ritorno fatale: Harmony Destiny
Author

Olivia Gates

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Ritorno fatale - Olivia Gates

    successivo.

    1

    Richard Graves si sistemò nella comoda poltrona, bevve un lungo sorso di bourbon liscio e premette il tasto pausa.

    L'immagine sull'enorme schermo del televisore si arrestò, eliminando l'instabilità della registrazione. Murdock, il suo braccio destro, aveva girato le riprese mentre seguiva la preda a piedi. Come c'era da aspettarsi, la qualità era pessima, ma il fotogramma su cui si era fermato era abbastanza nitido da strappargli un sorriso.

    Le rare volte in cui provava emozioni erano quando la guardava. La figura aggraziata, il passo sicuro, il volto vivace e i morbidi capelli corvini. Almeno, credeva fossero emozioni, giacché non aveva riferimenti. Non nell'ultimo quarto di secolo.

    Ciò che rammentava di aver provato in gioventù era distante, come fosse la narrazione di qualcun altro. Il che, in un certo senso, era vero. Il ragazzo che era stato prima di unirsi all'Organizzazione – il cartello criminale che rapiva e imprigionava bambini per trasformarli in mercenari – sebbene temprato come il ferro, aveva perso le sembianze dell'invulnerabile bastardo che, a ragion veduta, tutti credevano fosse.

    Le sensazioni che ricordava, prima e dopo la sua metamorfosi, erano il senso di protezione, la fedeltà e la responsabilità. Per Numair, suo miglior amico divenuto poi la sua nemesi; per Rafael, prima allievo e poi alleato; per gli altri uomini del Black Castle, suoi riluttanti soci nell'impero economico della Black Castle Enterprises. Tuttavia lì aveva tracciato la linea dei nobili sentimenti. Ciò che gli era congeniale era oscuro, estremo e malvagio: la sete di potere, la vendetta e la spietatezza.

    Così, ogni volta, il semplice contemplarla lo stordiva, provocandogli un'emozione di cui si credeva incapace. La tenerezza. Aveva iniziato a provarla da quando era passato dal rituale quotidiano di leggere i rapporti della sorveglianza a osservare i filmati delle parti rilevanti della sua giornata.

    Chiunque, a iniziare da lei stessa, sarebbe rimasto inorridito a sapere che Murdock la teneva sotto controllo da anni, interferendo nella sua vita, cambiando le dinamiche del suo mondo. Lui aveva infranto numerose leggi, dalla violazione della privacy alla coercizione, fino all'attuale missione di demone guardiano.

    Non che la cosa lo preoccupasse. La legge esisteva per essere trasgredita o brandita come un'arma. Gli importava solo che lei non sospettasse che la sorvegliava. D'altra parte, non immaginava nemmeno che fosse vivo. Da quanto ne sapeva, era disperso da quando lei aveva sei anni. Probabilmente non si ricordava più di lui e del resto della famiglia. Meglio così.

    Sospirò bloccando un altro frammento. Rammentava bene il giorno in cui i suoi genitori l'avevamo portata a casa. Così piccola e indifesa. Era stato lui stesso a imporre il nome: Rose.

    Ormai era una donna. Aveva una carriera di successo come chirurgo, un marito che l'adorava, due figli ed era attiva nel sociale. Ogni merito lo doveva unicamente a se stessa. A lui rimaneva solo il compito che tutto procedesse senza ostacoli e ottenesse tutto ciò che meritava.

    Fece ripartire il video e ingollò l'ultimo sorso di bourbon. Se i ragazzi del Black Castle avessero saputo che lui, il Cobra, l'agente più letale che l'Organizzazione avesse mai avuto, ora responsabile della loro sicurezza collettiva, trascorreva le serate a guardare la sorella, l'avrebbero considerato pazzo.

    Aggrottò la fronte.

    Quel filmato non aveva senso. Rose stava entrando nella nuova clinica privata che condivideva con il marito nella Lower Manhattan. Murdock includeva sempre nuovi sviluppi, emergenze o qualunque cosa fosse fuori dall'ordinario. Al momento, gli stava fornendo solo spezzoni di banale vita quotidiana. Possibile che quell'uomo non fosse in grado di soddisfare le sue richieste? Oppure... c'era qualcosa che gli stava sfuggendo.

    All'improvviso, si paralizzò. La persona con cui sua sorella s'intratteneva piacevolmente... l'immagine era sfuocata e si poteva distinguere solo il profilo, ma avrebbe riconosciuto quelle forme anche al buio.

    Lei.

    Si raddrizzò adagio, con la stessa cautela con cui ci si avvicina a una bomba, il cuore che gli martellava nel petto.

    I capelli biondi e lunghi di un tempo adesso erano castani e le sfioravano le spalle. Le morbide curve del suo corpo erano state sostituite da un portamento atletico e scattante. Non c'era alcun dubbio, però.

    Era Isabella.

    La donna che aveva desiderato con un tale ardore da minacciare il compimento della sua missione. L'ossessione di sempre che aveva risolto grazie a un piano meticoloso. Ma lei era rimasta una questione aperta. La sua unica debolezza, l'unico fallimento. Non era stato in grado di usarla. Anzi, era stata lei a sfruttarlo. Dopo la loro breve e appassionata relazione, nel momento in cui era stato necessario compiere una scelta, Isabella gli aveva detto di no.

    Non era stato il ricordo del suo unico errore ad attivare il detonatore della sua aggressività, ma ciò che lei fosse. Chi fosse.

    La moglie dell'uomo responsabile della morte della sua famiglia e di aver reso orfana Rose. Le aveva dato la caccia per nove anni come tallone d'Achille del marito, tuttavia nulla era andato secondo i suoi piani.

    L'impatto che Isabella ebbe su di lui fu devastante. Non tanto per la sua rara bellezza. Richard non ne era mai stato sensibile. Il fascino era una sua arma, non una debolezza. Era lui che l'Organizzazione incaricava per casi in cui erano coinvolte delle donne, per sedurle e usarle con la massima freddezza.

    Isabella, però, era stata un enigma. Era la moglie di un bruto di quarant'anni più vecchio, che l'adorava e la inondava di lusso mentre lei studiava medicina e partecipava ad attività umanitarie.

    Richard si era convinto che quella facciata caritatevole fosse stata creata per dare lustro all'immagine del marito, cosa che le era riuscita magistralmente. Tuttavia, dopo averla conosciuta, non era stato più sicuro di niente. Sedurla si era dimostrato molto più complesso del previsto.

    Sebbene Isabella ricambiasse il suo irrefrenabile desiderio, lo teneva sempre a distanza. Ritenendo che lo stesse solo stuzzicando finché non fosse pronto a fare qualsiasi cosa per lei, come il marito, aveva intensificato la caccia. Quando, però, l'aveva seguita in una missione di soccorso in Colombia – salvando lei e le compagne da un attacco di guerriglieri – la sua resistenza aveva ceduto. I quattro mesi successivi erano stati i più deliranti della sua vita.

    Richard aveva dovuto sforzarsi per portare avanti il proprio obiettivo. Ed era stata l'azione più ardua che avesse mai compiuto. Quando la stringeva, quando era dentro di lei, dimenticava chi fosse.

    Alla fine, era riuscito comunque a strapparle segreti riguardanti il marito. E così era giunto alla conclusione della missione. Non gli restava che chiudere con lei. Non ne era stato capace. Voleva di più. Molto di più. Così – fuori dai propri schemi – le aveva chiesto di andare via con lui. Tuttavia, sebbene Isabella avesse affermato di non poter vivere senza di lui, il suo rifiuto era stato immediato e definitivo. Non aveva mai considerato di lasciare il marito.

    Convinto che quella decisione dipendesse dal timore della reazione del coniuge, le aveva promesso di proteggerla. Lei aveva rifiutato categoricamente e, solo allora, Richard aveva affrontato la dura verità. Aveva preferito la sicurezza e il lusso dell'uomo che aveva sposato a vent'anni. Lui era un eccellente sostituto unicamente nel suo letto.

    Era certo che Isabella si fosse pentita della propria scelta quando, in seguito, lui aveva annientato il vecchio danaroso, polverizzando così la vita di eccessi che le aveva offerto fino a quel momento.

    Quanto avvenuto in passato non aveva più importanza poiché, dalle immagini del video, si percepiva il suo sangue freddo. Nessuna sofferenza l'aveva minimamente toccata.

    Poi il filmato si interruppe sulle due donne che entravano nell'edificio. Fissò lo schermo buio, la mente traboccante di interrogativi.

    Che cosa ci faceva nella clinica di Rose? Non appariva un primo incontro, perciò doveva aver perso qualche passaggio precedente. Com'era venuta in contatto con sua sorella? Non poteva essere una coincidenza. Eppure, era impossibile che Isabella fosse a conoscenza del legame con Rose. La sua identità come Richard Graves – adottata dopo aver abbandonato quella di Cobra – era stata costruita con estrema meticolosità. Nemmeno l'Organizzazione, con le proprie illimitate risorse di intelligence, aveva trovato prove che lo collegassero al loro agente scomparso.

    Anche se Isabella avesse scoperto una relazione tra lui e Rose, la loro storia si era chiusa in maniera irrevocabile. Non da parte sua, tuttavia. Aveva comunque lasciato uno spiraglio nella speranza che lei volesse ristabilire i contatti. Cosa che non era accaduta. Per questo, non aveva senso che tentasse di avvicinarlo tramite Rose. O ne aveva?

    Balzò in piedi, afferrò il cellulare e chiamò Murdock.

    «Parla» abbaiò non appena rispose.

    «Prego?» replicò l'altro confuso.

    L'impazienza gli ribolliva nelle vene. «La donna con mia sorella. Che cosa ci faceva con lei?»

    «È tutto nel rapporto, signore.»

    «Accidenti a te, Murdock, non mi metto a leggere un resoconto di trenta pagine.»

    Un silenzio perplesso seguì quell'affermazione. Murdock non aveva fatto altro che eseguire ciò che Richard gli aveva ordinato: documentare ogni singolo respiro che Rose esalasse. E, adesso, non pareva disposto a scorrere nemmeno un paragrafo.

    «Tutto ciò che ho scoperto sul legame fra la dottoressa Anderson e la donna in questione si trova nelle ultime due pagine, signore.»

    «Murdock! Parlo forse una lingua a te sconosciuta? Non ho letto una sola dannata parola. Voglio un resoconto a voce. Adesso

    Alla sua furia, il disappunto dell'uomo crebbe, rammentandogli che Owen Murdock era un relitto di un'epoca passata. Come un ubbidiente cavaliere, aveva sempre onorato Richard come fosse Re Artù. Era stato il primo ragazzo che lui aveva formato per sei lunghi anni quando si era unito all'Organizzazione come istruttore. Più giovane di dieci anni, era poi stato sostituito da Rafael, suo coetaneo.

    Murdock non si era lasciato assoggettare da nessuno, fino a quando non era stato assegnato a Richard. Lui lo aveva raddrizzato, convincendolo che, se fosse stato al gioco, lo avrebbe tirato fuori da quell'inferno. Gli aveva creduto e aveva obbedito senza discutere.

    Richard aveva mantenuto la promessa e lo aveva portato via con sé assegnandogli una nuova identità. Lui, però, invece di farsi strada da solo, aveva preferito rimanere al suo servizio, sostenendo che la sua preparazione non fosse completa. In realtà, era alla pari con il resto degli altri ragazzi del Black Castle e sarebbe potuto diventare anch'egli un grande magnate. Murdock, tuttavia, aveva desiderato ripagare il debito prima di mettersi in proprio. Ora, dieci anni più tardi, non dava segni di volersi staccare da lui.

    Il suo prolungato silenzio gli fece rimpiangere il proprio scoppio di collera. Il suo numero due si vantava di anticipare sempre le esigenze di Richard e di superarne le aspettative. L'ultima cosa che desiderava era abusare della sua lealtà.

    «Molto bene. All'inizio, la donna pareva essere solo un'altra collega della dottoressa Anderson. Ho eseguito un controllo, come faccio sempre, e non ho trovato niente degno di nota. Tuttavia, uno sviluppo inatteso mi ha portato a scavare più a fondo. Ho scoperto che ha cambiato nome cinque anni fa, proprio prima di entrare negli Stati Uniti dopo un intervallo di sei anni. Il suo nome era...»

    «Isabella Burton.»

    «Adesso è la dottoressa Isabella Sandoval» precisò Murdock.

    Sandoval. Non era nessuno dei nomi da nubile. Provenendo dalla Colombia, ne possedeva due. Doveva aver tentato di divenire qualcun altro dopo quanto accaduto al marito. Il che spiegava anche il cambiamento d'aspetto e il titolo. Adesso era un medico.

    «Non è stato questo a sollecitare i miei sospetti» proseguì l'altro, «bensì un buco di ben tredici anni nella sua storia personale. Dai dodici ai venticinque anni, non sono riuscito a trovare uno straccio d'informazione su di lei.»

    Più che ovvio. Isabella aveva cancellato il periodo in cui era stata la moglie di Burton e, per

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