Il bacio del greco: Harmony Collezione
By Julia James
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Mel non risponderà ai canoni della sua donna ideale, ma quella fresca e semplice bellezza è per lui un richiamo quasi irresistibile. Una breve relazione senza impegno, questa è la sua proposta per lei. Anche se poi le cose non sempre vanno come si vorrebbe...
Julia James
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Il bacio del greco - Julia James
successivo.
1
Nikos Parakis lanciò un'occhiata all'orologio da polso e aggrottò la fronte: se voleva arrivare puntuale al suo appuntamento nella City, avrebbe dovuto per forza di cose saltare il pranzo. Non avrebbe infatti avuto il tempo necessario per un pasto dato che, a causa di una lunga teleconferenza con alcuni clienti russi, si era attardato a lasciare il suo appartamento a Holland Park, la sua base nel Regno Unito. Era una piacevole giornata estiva e avrebbe voluto, inoltre, godere dell'aria fresca e fare un po' di movimento. Congedò quindi l'autista per poter prendere un taxi dall'altro lato del parco, in Kensington High Street. Appena arrivò però al largo viale alberato, sentì un crampo allo stomaco per la fame. Aveva decisamente bisogno di mangiare qualcosa.
Attraversò la strada e d'impulso si diresse verso quello che sembrava un negozio di cibo take away. Non era di certo un tipo schizzinoso e, nonostante avesse a disposizione tutta la ricchezza dell'impero bancario dei Parakis, non disdegnava un buon panino. Nel momento in cui entrò nel negozio, però, cambiò idea. Negli ultimi trent'anni si erano diffusi a Londra molti esercizi che vendevano sandwich preconfezionati, ma quello in cui era appena entrato era di vecchio stampo, nel quale i tramezzini venivano preparati a mano al momento, aggiungendo, su ordine del cliente, i vari ingredienti disposti in contenitori di plastica dietro la cassa.
Non aveva così tanto tempo a disposizione, pensò irritato. Tuttavia, ormai era entrato nel negozio, così dovette rassegnarsi.
«Avete qualcosa di già pronto?» chiese alla persona dietro la cassa. Non voleva essere brusco, ma aveva molta fame e altrettanta fretta. La commessa, che gli volgeva la schiena, continuò come se niente fosse a imburrare una fetta di pane. Nikos si irritò ancora di più.
«Sta servendo prima me, amico» disse una voce vicina. Nikos si voltò e vide un uomo con indosso dei vestiti logori e un viso grinzoso che sedeva su una sedia posta vicino al bancone delle bibite. «Dovrai aspettare.»
«Sarò da lei in un secondo» rispose poi la commessa a Nikos, mentre adagiava alcune fette di prosciutto sul pane imburrato prima di avvolgerlo in un tovagliolo di carta e porgerlo all'uomo seduto. Gli offrì anche una tazza di tè con latte.
«Grazie, tesoro» mormorò l'uomo, avvicinandosi così tanto a Nikos che quest'ultimo cominciò a sentirsi a disagio. Di sicuro non si lavava e radeva da un bel po' di tempo. Emanava, inoltre, un forte odore di alcol. L'uomo prese quindi con le dita sudicie il panino, sollevò tremolante la tazza e guardò Nikos.
«Qualche spicciolo, signore?» gli chiese speranzoso.
«No» rispose secco Nikos e si rigirò verso la commessa, che stava ripulendo il bancone.
La ragazza, non appena vide l'uomo anziano uscire dal negozio, lo ammonì: «Non bere di nuovo, Joe. Ti stai uccidendo!».
Per tutta risposta l'uomo le sorrise, prima di andarsene con il pranzo, che presumibilmente non aveva neanche pagato, pensò Nikos, dato che non aveva visto alcuno scambio di denaro. Tuttavia, l'intera faccenda non era di suo interesse e, alla commessa disposta finalmente a rivolgergli la sua attenzione, ripeté con molta impazienza la domanda sulla disponibilità di sandwich già pronti.
«No» rispose la ragazza, voltandosi e affaccendandosi con il distributore del tè. Il suo tono di voce era cambiato. Se a Nikos fosse veramente importato qualcosa, avrebbe detto che era alquanto seccata.
«Allora qualunque cosa sia veloce.» Lanciò una seconda occhiata all'orologio: che situazione ridicola, stava perdendo tempo invece di guadagnarlo!
«Cosa desidera?»
Quella domanda senza senso lo fece irritare ancor di più: «Ho detto qualunque cosa, basta che sia veloce!».
«Allora solo pane imburrato.»
Nikos alzò lo sguardo verso la ragazza, che chiaramente l'aveva preso in antipatia. «Con prosciutto» rispose nervoso.
«Pane bianco o integrale? Baguette o a fette?»
«Qualunque cosa, basta che sia veloce.» Quante volte doveva ripeterlo ancora?
«Allora posso fare il pane bianco affettato.»
«Vada per il pane bianco affettato.»
«Solo prosciutto?»
«Sì...» borbottò Nikos, anche perché temeva che per qualcosa di più complicato avrebbe dovuto aspettare tutto il giorno.
La commessa si voltò e si affrettò con gli ingredienti. Nikos tamburellò le dita sul bancone poi, resosi conto di aver sete, andò a prendere una bottiglia di acqua minerale dal frigorifero delle bibite addossato al muro. Non appena appoggiò la bottiglia sulla cassa, la commessa si girò con il panino avvolto nel tovagliolo tra le mani. Guardò l'acqua e Nikos capì che stava calcolando a mente il prezzo totale.
«Tre sterline e quarantacinque» soggiunse la ragazza.
Nikos aveva già estratto il portafoglio, dal quale sfilò una banconota.
«È una da cinquanta» rispose la commessa, come se non ne avesse mai vista una prima. Magari non aveva proprio mai avuto una banconota da cinquanta sterline di fronte, pensò acido Nikos, che però preferì non dire nulla.
«Non ha qualche taglio più piccolo?» domandò lei.
«No.»
La ragazza afferrò quindi la banconota con irritazione e aprì la cassa. Rovistò rumorosamente nel cassetto, poi pose il resto sul bancone. Consisteva di una sola banconota da venti sterline, il rimanente unicamente in monetine. Alzò quindi la testa e lanciò un'occhiataccia a Nikos.
Per la prima volta lui la guardò. La guardò e la vide. Ammutolì. Qualcosa nella sua testa gli suggeriva di smettere di fissarla, di raccogliere quell'assurdo cumulo di monetine e uscire dal negozio. Prendere quindi un taxi, andare alla riunione, continuare con la sua vita e dimenticare di quella volta in cui era stato così affamato da entrare in un negozio di sandwich da quattro soldi frequentato da senzatetto alcolizzati. Quella voce, tuttavia, rimase totalmente ignorata. In quel momento solo la parte irrazionale del suo cervello sembrava funzionare, scatenando una reazione viscerale che non aveva mai provato. Era bellissima! Non c'erano parole per descrivere la perfezione dei suoi lineamenti: zigomi alti, profilo scolpito, grandi occhi blu e una bocca seducente e invitante. Come diavolo aveva fatto a non notarla subito? Tutto gli sembrava irrilevante in quel momento, l'unica cosa che desiderava fare era continuare ad ammirarla e cercare di metabolizzare l'incredibile impatto che quello splendido corpo stava avendo su di lui. Socchiuse gli occhi per esaminare attentamente i tratti della ragazza e avvertì una fitta di desiderio attraversargli il corpo. Non era di certo un uomo sulla trentina a cui mancasse la compagnia di bellissime donne. Come erede della ricca dinastia dei Parakis, era ormai abituato ad avere file di stupende ragazze ai suoi piedi. Sapeva però che non era solo la ricchezza ad attirarle.
La natura, per qualche strana ragione, gli aveva donato anche un fisico alto e prestante, che manteneva in forma praticando molta attività fisica, e un aspetto che, senza troppa modestia, sapeva che affascinava non poco il gentil sesso. Questa combinazione esplosiva riscuoteva molto successo e la sua vita privata era colma di donne zelanti e bramose, più che entusiaste di poter essere ammirate al suo fianco o di intrattenerlo a letto. Dal canto suo, lui si era premurato di scegliere solo quelle donne la cui bellezza fosse di calibro superiore alla media. Esattamente come quella ragazza che si trovava davanti a lui in quel momento.
Il suo sguardo continuava a esaminarla e all'improvviso si rese conto che non vi era alcuna traccia di trucco sul viso e che i capelli erano nascosti sotto un cappellino da baseball. Il corpo, nonostante sembrasse alto e slanciato, era celato sotto una maglietta larga che riportava la scritta Sarrie's Sarnies. Se riusciva a essere così bella in quel postaccio, nascosta sotto quegli abiti enormi, chissà come sarebbe apparsa se avesse indossato dei costosi vestiti firmati... Per un momento avvertì il desiderio irrefrenabile di tentare di metterla alla prova. Appena un secondo dopo, invece, la voce aspra della commessa lo fece ritornare bruscamente al presente, distogliendo l'attenzione dal suo aspetto fisico.
«Se stai cercando un pezzo di carne, prova ad andare da un macellaio!»
«Cosa?»
L'espressione della ragazza era furibonda. Nikos notò come la rabbia la rendesse ancora più attraente. I suoi occhi cerulei luccicavano come zaffiri.
«Non fare finta di niente...» borbottò. «Prendi il tuo resto, il tuo maledetto sandwich e vattene!»
«La tua maleducazione verso un cliente è totalmente inaccettabile. Se tu fossi una mia dipendente, ti avrei licenziata all'istante per aver trattato in questo modo un acquirente, che con i suoi soldi contribuisce a pagarti lo stipendio» le fece notare freddamente.
Lei appoggiò i palmi delle mani, che Nikos notò essere perfette, sul bancone. «E se io lavorassi per te, e grazie al cielo non è così, ti denuncerei per molestie sessuali» ribatté. I suoi occhi si chiusero a fessura: «È questo che intendevo con carne, splendore!».
L'espressione di Nikos cambiò. I suoi occhi riflettevano ancora la rabbia, ma c'era qualcosa in più. Uno sguardo di cui la bellissima ma inspiegabilmente aggressiva donna che aveva davanti a sé, se fosse stata una delle sue conquiste, avrebbe subito percepito il chiaro significato.
«Da quando ammirare la bellezza di una donna è illegale?» le domandò con fare soave. Per dimostrarlo cominciò a osservarla di nuovo. Dentro di lui, la reazione viscerale che quella visione gli suscitava lottava contro l'irritazione che sentiva da quando i morsi della fame lo avevano sopraffatto e che l'ostilità e la scortesia di quella ragazza avevano trasformato in rabbia assoluta. Non era sicuro quale emozione stesse predominando. Ciò di cui era certo, invece, era che desiderava innervosirla ancora un po'...
«Se vuoi continuare a fissare lascivo le donne come se fossero dei pezzi di carne, allora faresti meglio a indossare degli occhiali scuri per risparmiarci questa scena pietosa.»
Nikos stava cominciando a divertirsi. Sollevò un sopracciglio in segno di scherno: «Scena pietosa?» ripeté semplicemente. Poi lasciò che il suo sguardo esaminatore si rilassasse. Non la stava più analizzando, bensì accarezzando con gli occhi, per farle capire che tutte le altre donne che avevano ricevuto la sua approvazione non l'avevano mai interpretata come un dramma. Per sua soddisfazione, vide un rossore diffondersi sulla pelle chiara del viso della ragazza. Le sue guance arrossirono ancora di più e lei dovette abbassare lo sguardo.
«Vattene via...» borbottò.
Nikos rise. Gioco, partita, incontro. Ho vinto! Non aveva bisogno di alcuna, ulteriore conferma per sapere di essere riuscito, senza troppo sforzo, ad aprire una breccia nel muro difensivo di aggressività della ragazza. Raccolse quindi tutte le monete del resto e se le mise in tasca, per poi prendere il panino e la bottiglia d'acqua.
«Ti auguro buona giornata» le disse scherzosamente e uscì dal negozio. La sua irritazione era passata. Fuori dal locale vide di nuovo il povero Joe, che se ne stava appoggiato a un lampione mentre divorava il sandwich. Nikos infilò d'impulso la mano in tasca e ne tirò fuori una manciata di monetine. Le porse quindi all'uomo: «Mi avevi chiesto degli spiccioli».
«Grazie signore!» rispose il mendicante, raccogliendo avidamente il gruzzolo. Aveva le mani tremanti e gli occhi iniettati di sangue e Nikos provò un senso di pietà.
«Ha ragione, sai. L'alcool ti sta uccidendo.»
Gli occhi stanchi dell'uomo lo guardarono con desolazione: «Lo so, amico...». Distolse quindi lo sguardo e con le spalle curve se ne andò trascinandosi per la strada e facendo tintinnare gli spiccioli in tasca.
Per un momento lo sguardo di Nikos lo seguì. Poi vide un taxi libero avvicinarsi lungo la High Street e gli fece cenno di fermarsi. Salì quindi sul sedile posteriore e cominciò a mangiare il suo panino al prosciutto. Le parole che aveva appena rivolto al senzatetto gli risuonarono nella mente: Ha ragione, sai... Serrò la mascella. Era proprio vero. Aveva ragione, e non solo riguardo