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Una dottoressa in città: Harmony Bianca
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Una dottoressa in città: Harmony Bianca
Ebook151 pages1 hour

Una dottoressa in città: Harmony Bianca

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About this ebook

DOTTORI A NEW YORK - Questi giovani dottori sono le promesse della medicina e stanno per diventare delle vere e proprie celebrità. Ma se durante il giorno sono impegnati a salvare le vite dei propri pazienti, la notte le loro priorità cambiano radicalmente.



Quella mattina Mindy Walker, trovando l'altra metà del letto vuota, aveva pensato che non avrebbe mai più rivisto quell'uomo sexy e misterioso. Invece le è bastato varcare la soglia del suo nuovo posto di lavoro per riconoscere Samuel e scoprire di essere il suo nuovo capo.



La donna con cui ha appena passato una delle notti più eccitanti della sua vita è anche quella che potrà decidere del suo futuro professionale: il dottor Samuel Napier non sapeva che perdersi fra le braccia di una sconosciuta gli sarebbe potuto costare caro.



Miniserie "Dottori a N.Y." - Vol. 4/4
LanguageItaliano
Release dateJan 20, 2017
ISBN9788858960288
Una dottoressa in città: Harmony Bianca

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    Una dottoressa in città - Amy Ruttan

    successivo.

    1

    Manhattan, inverno

    Come sempre, a metà settimana, quella sera il locale non era particolarmente affollato. Tuttavia, mentre si guardava intorno nell'elegante nightclub dell'Upper West Side, lontano dal suo abituale bar di Brooklyn, Sam Napier poté notare alcuni divi dello spettacolo che sorseggiavano i loro drink, cercando di sfuggire al gelo esterno. Era una buona serata per stare a guardare la gente senza avere nient'altro da fare.

    Si appoggiò al banco, sorseggiando il suo scotch. In quel luogo poteva confondersi tra le persone e conservare l'anonimato. Gli piaceva.

    Il bar di Brooklyn era fantastico, ma là rischiava d'incontrare i colleghi o i suoi compagni di appartamento. E non voleva. Non aveva la minima intenzione di parlare del nuovo medico che poteva compromettere il suo futuro al West Manhattan Saints Hospital.

    Fra l'altro Enzo, il suo migliore amico, si era messo in coppia con Kimberlyn, una compagna di appartamento di Sam, e insieme erano andati ad abitare nel Tennessee. L'altra sua coinquilina, Tessa, si era trasferita altrove, e lui non poteva certamente confidarsi con Holly, l'unica compagna di vecchia data, sebbene da qualche settimana fossero arrivate altre inquiline. Soltanto l'idea di sentirla chiacchierare gli dava i brividi.

    Non c'era nessun amico che potesse compatirlo, e in ogni caso i suoi amici non si aspettavano che lui si aprisse. Tendeva a tenersi tutto dentro, ma quella sera avrebbe voluto avere una spalla su cui piangere. Nessuno avrebbe capito che l'unica persona che poteva aiutarlo a ottenere il corso di formazione in pediatria era andata in pensione. E si diceva che la nuova chirurga che l'avrebbe sostituita, diventando così la responsabile del reparto di Medicina Fetale, fosse sì una delle migliori ma anche un'autentica schiavista.

    Tuttavia lui non era interessato alla specializzazione in Medicina Materno-Fetale. La dottoressa Amelia Chang, capo dei Servizi Pediatrici, poteva trattare la maggior parte dei problemi legati alla gravidanza con procedure ostetriche e ginecologiche, ed eventualmente mandare la paziente in un ospedale più attrezzato.

    In tutti gli anni che aveva passato al West Manhattan non aveva quasi mai visto la dottoressa Powers in chirurgia. Perché allora era necessario un sostituto per un reparto così piccolo? Il West Manhattan era famoso per la traumatologia, diretta dal dottor Ootaka, e la pediatria.

    Fantastico. Proprio quello che gli occorreva: un altro chirurgo egoista e maniacale come il primario del West Manhattan... o peggio ancora come sua madre.

    Se non altro, dai fallimenti delle sue numerose relazioni sentimentali aveva imparato una cosa: i chirurghi di successo non potevano avere una famiglia.

    Dovresti trovare una compagna, Sam. Sei troppo solo. L'esortazione di Kimberlyn gli risuonò nella mente. Potrei presentarti qualche brava ragazza, aveva aggiunto.

    Sam l'aveva sempre ignorata. Non voleva nessuna relazione; non aveva tempo. Ma in quel momento si scoprì a desiderare la presenza di un'amica.

    All'improvviso fu colpito da una sciarpa umida. Bruscamente distratto dai suoi pensieri, si rovesciò addosso parte del drink.

    «Santo cielo! Si muore dal freddo, là fuori» esclamò una creatura infagottata, sedendosi sullo sgabello del bar e iniziando a liberarsi degli strati di vestiti che aveva addosso.

    «Accidenti...»

    «Oh, santo cielo, mi scusi!» Appena ebbe tolto l'ultimo indumento pesante, la bella rossa prese un tovagliolo e cominciò a tamponargli il maglione nel vano tentativo di assorbire il costoso scotch penetrato nelle fibre. Ho fatto una stupidaggine. Non l'avevo vista.»

    «Sembra proprio di no.» Sam si tolse il fiocco di neve che gli si stava sciogliendo nell'occhio. «Non può vedere granché con tutta quella roba addosso. In ogni caso non fa poi così freddo, cara.»

    La rossa spalancò gli occhi castani. «È scozzese!»

    «Per metà» borbottò lui, prendendole il tovagliolo di mano e cercando di rimediare personalmente al danno.

    Quando s'innervosiva, il suo accento diventava più marcato. Sua madre era americana, ma suo padre aveva trascorso pochi anni a New York. Così Sam era cresciuto nelle Highlands e si sentiva senza dubbio più scozzese che americano, sebbene stesse completando l'internato in un ospedale di Manhattan.

    «Spero che non sia un capo firmato» si preoccupò la rossa.

    «Che cosa?»

    «Il maglione.»

    Lui ridacchiò. «Non c'è pericolo. Mi piace e basta, tutto qui.»

    In effetti era molto affezionato a quel maglione. Glielo aveva confezionato sua nonna. Certo, aveva conosciuto giorni migliori, ma indossarlo lo faceva sentire a casa.

    Lei s'illuminò di un sorriso così caldo e gentile che gli diede il batticuore. Forse dipendeva dalla solidarietà fra rossi, anche se in realtà lui aveva i capelli color rame e lei di una sfumatura tendente al mogano.

    Al diavolo, perché sto analizzando i colori? Devo avere bevuto troppo scotch.

    Poi ricordò che era al primo bicchiere e l'aveva solo assaggiato.

    «Mi scusi ancora. Posso almeno offrirle un altro drink?»

    «Okay, grazie. A proposito, io mi chiamo Sam.»

    «Io sono Mindy.»

    La donna tese la mano e lui gliela strinse, poi si chinò a sfiorare le nocche con un bacio che le strappò un grido di stupore.

    Sam lo sentì e fu felice di avere provocato quella reazione. Era il suo caro papà che gli aveva insegnato l'antiquata ma sempre emozionante arte del baciamano.

    «Piacere di conoscerti, Mindy.»

    Sam le teneva ancora la mano e lei lo fissò un momento con gli occhi spalancati e le labbra socchiuse, poi ritrasse la mano.

    «Molto piacere.» Si schiarì la voce e si rivolse al barista. «Un Merlot e...»

    «Scotch.»

    Il barista annuì e si allontanò. Sam s'inerpicò sullo sgabello accanto a quello della ragazza. «Così non sei di queste parti?»

    «Che cosa te lo fa pensare?» domandò Mindy.

    «Eri infagottata come se stessi passeggiando al Polo Sud.»

    Mindy rise. «Non sono abituata al freddo.»

    «Lo avevo capito.»

    Il barista tornò con i drink e lei gli diede qualche banconota. Sam avrebbe potuto prendere il bicchiere, ringraziarla e poi andarsene, ma Mindy era giusto il tipo di distrazione che stava cercando. Da molto tempo non frequentava una donna, si era completamente concentrato sul lavoro. Aveva sempre sfuggito le avventure perché non voleva seguire le orme di sua madre. Ma quella sera, se Mindy collaborava, si sarebbe potuto rilassare un poco.

    «Da dove vieni?» chiese.

    «Sono nata e cresciuta in California» rispose lei. «E tu?»

    «Sono di qui» rispose Sam, strizzando l'occhio.

    «Oh, andiamo. Ti ho detto da dove vengo, adesso dimmi da dove vieni tu.»

    «Be', sono nato a Manhattan, ma sono cresciuto nelle Highlands con mio padre.»

    «Interessante» commentò lei, quindi bevve un sorso di Merlot. «È un lord?»

    Lo stava stuzzicando, capì Sam. «Sì.»

    Mindy rischiò di strozzarsi con il vino e dovette tossicchiare due o tre volte. «Stai scherzando!»

    «Niente affatto. Ma non è una cosa romantica come credi. È un proprietario terriero, possiede una tenuta, tutto qui. Non è aristocratico, non dirime le controversie dei fittavoli.»

    «E tu che cosa sei?»

    «Che cosa sono?»

    «Voglio dire, ci sono altri eredi?» domandò lei, strizzando l'occhio mentre beveva un sorso di Merlot.

    Sam rise. «Sono il maggiore, ma non cambia niente.»

    Mindy inclinò la testa di lato. «E io che credevo di parlare con sua altezza reale!»

    Sam ridacchiò. «Non c'è pericolo. Be', che cosa ti ha portato dal sole della California al gelo di Manhattan?»

    «Ti prendi gioco di me, vero?»

    «Forse un poco» ammise lui.

    Mindy trasse un sospiro e si ravviò un ricciolo dietro l'orecchio. «Un nuovo lavoro... e un nuovo inizio.»

    «Dal tuo tono si direbbe che tu voglia andare il più lontano possibile dalla California.»

    «Come puoi capirlo?»

    «L'hai detto come se soffrissi.»

    Che cosa sto facendo?

    Mentre guardava quell'uomo diabolicamente bello, Mindy provò un'emozione che non sentiva da qualche tempo.

    Forse dipende dal vino.

    No, non dal vino. Quando era con Dean, durante gli ultimi anni di matrimonio, non aveva provato niente di simile e si era limitata solo a salvare le apparenze. Certo, all'inizio aveva creduto che fossero state le rispettive carriere a separarli, non aveva certamente sospettato che ci fosse di mezzo un'altra persona... e che la persona in questione fosse il suo migliore amico e collega. Il tradimento di Dean e Owen l'aveva offesa profondamente. Si era fidata di Dean e lui l'aveva tradita.

    Così era passato molto tempo dall'ultima volta che aveva contemplato un uomo dal punto di vista sessuale; che aveva provato un fremito di eccitazione. Quando le labbra di Sam le avevano sfiorato le nocche, le era parso all'improvviso che il gelo dell'inverno di New York fosse scomparso.

    Cercò di convincersi che stava semplicemente flirtando in un elegante bar di Manhattan con l'erede di un lord scozzese. Non doveva andare più in là.

    Perché no?

    Sarebbe stato bello festeggiare la nuova vita in un nuovo ospedale. Quella sera non doveva essere una chirurga fetale di fama mondiale. Quella sera poteva essere soltanto Mindy. Non avrebbe più rivisto quel tizio. Non poteva farle del male.

    Poteva essere soltanto Mindy. Sola e spaventata, ma...

    Che cosa stava dicendo? Ah, sì, credeva che io soffrissi. Fantastico.

    Ridacchiò nervosamente.

    Sam capì che era meglio cambiare discorso, e chiese: «Be', che cosa mi rende così buffo? È l'accento che ti fa ridere? O forse il mio fascino fanciullesco?»

    Mosse su e giù le sopracciglia, facendola sciogliere ancora un poco.

    «Oh, certo, il fascino fanciullesco» gli rispose sorridendo, cosa non difficile. Non ricordava di avere sorriso e flirtato con Dean; era sempre stata abituata a stare in disparte. Timida e umile. Stava vivendo una nuova esperienza e le piaceva immensamente. Prese il suo drink e ne bevve un sorso, facendo una smorfia al bruciore dell'alcol. Francamente, non sapeva perché avesse ordinato un bicchiere di vino. Non le erano mai

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