La strega di Wyndham
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Gail Whitiker
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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La strega di Wyndham - Gail Whitiker
successivo.
1
«Ditemi, dunque, è vero quel che si dice in giro?» chiese sir Giles Chapman al giovane che gli sedeva di fronte. «Vi siete finalmente deciso o sono solo delle chiacchiere?»
Lord David Penscott, quinto marchese di Blackwood, sorrise divertito e appoggiò le spalle allo schienale della sedia. Osservò il brandy nel bicchiere che suo zio gli aveva servito, e attese qualche secondo prima di rispondere.
«Non capisco, zio Giles, quali sarebbero queste chiacchiere?» domandò il giovane con aria distratta.
«Non capisco...» ripeté sir Giles con gli occhi al cielo. «Mi riferisco alle notizie sul conto vostro e della figlia di lord Wyndham. È vero che avete intenzione di chiedere la sua mano?»
David portò il bicchiere alle labbra e sorrise allo zio attraverso il cristallo. «Dipende» affermò con aria enigmatica sorseggiando il brandy. «Mi chiedo se la vostra curiosità sia disinteressata oppure se per caso non abbiate scommesso dei soldi sulla mia risposta.»
«Scommesso dei soldi sulla... Voi mi ferite!» esclamò sir Giles offeso, portandosi una mano sul cuore. «Sapete benissimo che non scommetto sulla famiglia.»
«So che vi è stato consigliato di non farlo» replicò David, «ma non credevo che avreste preso sul serio le minacce di zia Hortensia.»
«E invece le ho prese molto sul serio, visto che vengono da mia sorella. Quella donna è una vera impicciona e minaccia di vendere la mia preziosa collezione di tabacchiere se oso scommettere una sola sterlina» borbottò sir Giles, accarezzandosi indignato la punta dei baffi. «Ragione per cui» riprese, «mi considero guarito da quel vizio riprovevole. E a ogni modo, ammetto di essere curioso. È noto a tutti che il matrimonio non è la prima delle vostre aspirazioni, e dato che la signorina in questione è praticamente un mistero per i salotti dell'alta società, la notizia sta suscitando un notevole interesse. D'altro canto non pensavo che poteste farvi intrappolare da un cavallo selvaggio come lady Nicola Wyndham.»
«Decidere di sposarsi a trentaquattro anni non lo definirei cadere in trappola» replicò David.
«Dunque è proprio lady Nicola la prescelta!»
«Non capisco il vostro stupore, zio Giles.»
«Ne avevo sentito parlare, ma per principio non sono solito dare peso ai pettegolezzi, specialmente a quelli del giovane O'Donnell.»
Il sorriso di David scomparve di colpo, appena si formò nella sua mente l'immagine evocata dalle parole dello zio. Humphrey O'Donnell era un giovane aristocratico noto nei salotti londinesi per i suoi discorsi frivoli.
«Mi sorprende che quel damerino si occupi di me. Qualcuno lo ha sentito affermare che nessuna donna con un minimo di intelligenza sarebbe stata così pazza da fidanzarsi con me.»
«In effetti questo è stato il suo commento quando ha saputo che la vostra prescelta era lady Nicola Wyndham. Sapevate che lui stesso le ha fatto una corte serrata nelle ultime settimane?»
«No» ammise David, «non ne ero a conoscenza.»
«Lo sospettavo. Non vorrei apparirvi un vecchio ficcanaso, David, ma credo che dovreste interessarvi di più dei discorsi che si fanno nei salotti di Londra, se davvero tenete a questo matrimonio. Negli ultimi tempi vi siete dedicato troppo alla caccia alla volpe.»
«Le mie intenzioni sono più che serie riguardo a questo matrimonio, zio Giles, ed è impossibile essere aggiornati su quanto si dice nei salotti di questa città» obiettò il giovane. «E in quanto alla caccia alla volpe» aggiunse poi, «vi devo rivelare che è stato proprio questo sport a favorire il sodalizio.»
«Davvero?» chiese sir Giles. «Non sapevo che lady Nicola ne fosse appassionata.»
«Non lei, ma suo padre» spiegò David. «Ho pensato che se avessimo cavalcato insieme, lord Wyndham avrebbe accolto di buon animo la mia proposta di matrimonio nei confronti della figlia.»
«Di buon animo?» gli fece eco lo zio. «Una proposta di matrimonio avanzata dal marchese di Blackwood è una vera benedizione, anche per la figlia di un conte. Specialmente se a venticinque anni non è...» Fece una pausa e guardò fisso il nipote. «Siete a conoscenza della sua età, vero?»
Un lampo di puro divertimento attraversò lo sguardo di David. «Conosco bene la sua età, zio, e la considero un punto a suo favore, credetemi.»
«Davvero?»
«Certo. Vedete» spiegò il giovane, «a venticinque anni lady Nicola di sicuro possiede le doti che io cerco in una donna e che difficilmente si trovano in una fanciulla più giovane. Sono giunto alla conclusione che il matrimonio non è un affare che si possa concludere solamente in base a ciò che detta il proprio cuore.»
Sir Giles Chapman non poté fare a meno di sorridere. «Certi uomini credono che quella sia la sola cosa che conti.»
«Forse» concesse David, «io però non sono dello stesso avviso. Non riesco a immaginarmi inginocchiato ai piedi di una ragazza che abbia per la testa null'altro che sciocche romanticherie.»
«Capisco» replicò sir Giles, «ma allora qual è il tipo di donna che cercate?»
«Cerco una donna che sappia essere una brava padrona di casa e una compagna leale» replicò David senza esitare. «Che sia un'ottima madre per i miei figli e che sappia svolgere con stile il ruolo di marchesa di Blackwood. Sono pressoché certo che lady Nicola sia quel tipo di donna.»
«È anche di rara bellezza» precisò sir Giles. «O vi è mancato il tempo di accorgervene mentre facevate l'esame clinico delle sue doti?»
«L'ho notato, se questo vi può far piacere, ma io ritengo che la sua bellezza non sia così importante come il fatto di essere stata educata nella famiglia di un vero nobiluomo. È una donna colta e raffinata.»
«Colta e raffinata, povero me!» esclamò sir Giles. Osservò l'unico figlio di sua sorella Jane, deceduta otto anni prima, e fece un profondo sospiro. «Questo è tutto quello che sapete dire della donna che avete intenzione di sposare?»
«Non è abbastanza?»
«L'avete già incontrata?» chiese lo zio.
«Abbiamo suonato insieme al pianoforte durante la serata a casa di lady Rutherford, e sono stato il suo cavaliere per due balli alla festa di lady Dumbarton, un paio di settimane fa.»
«E credete che sia sufficiente a farvi prendere una decisione che condizionerà il resto della vostra vita?»
«Suppongo che per voi non lo sia» azzardò David, scrutando ansioso il volto dello zio.
Sir Giles scrollò le spalle. «Ciò che penso non ha importanza, non dovrò sposare io quella ragazza. È solo che avrei aspettato un po' prima di chiedere la sua mano.» Finì di pronunciare quelle parole e si accorse dell'espressione perplessa che si era dipinta sul viso del nipote. «Perdonatemi, ma io pensavo che amore e matrimonio fossero le due facce della stessa medaglia.»
«Solo nei romanzi d'amore» puntualizzò David. «Non ho intenzione di dimenticare i miei obblighi nel nome dell'amore eterno come fece mio padre.»
«Vostro padre non ha fatto niente del genere» replicò calmo sir Giles. «Richard aveva rispetto per il titolo, e conosceva bene i suoi doveri verso la famiglia. Ma quando incontrò Stephanie de Charbier capì che l'unica cosa che veramente importava era che loro due stessero insieme.»
Il volto di David assunse un'espressione dura, come accadeva ogni volta che veniva fatto il nome della seconda moglie di suo padre. «Non mi va di parlare di quella donna.»
«Lo so, ma non vi lascio accusare mio cognato di aver dimenticato le sue responsabilità. Vostro padre era un uomo solo, David, e Jane era morta da quattro anni. In tutto quel tempo Richard non aveva guardato una donna. Finché non incontrò Stephanie...»
«Ho detto che non voglio sentir parlare di...»
«E invece mi ascolterete.» Sir Giles pronunciò quelle parole con una fermezza davvero insolita per le conversazioni con il nipote preferito. «Stephanie riportò gioia e felicità nella vita di vostro padre. La sua famiglia non approvava e persino voi le eravate ostile, ma nonostante tutto lei rimase al suo fianco. Nemmeno voi potete negare il cambiamento che il suo amore operò su vostro padre.»
«Non lo nego» ammise David, «ma fu quell'amore che stravolse la sua vita e lo portò alla morte.»
Sir Giles scosse la testa. «Non è stato l'amore a uccidere vostro padre, ma il dolore. Vostro padre fu sconvolto dalla morte di Stephanie.»
«Tutto ciò che so è che lui si richiuse nella sua stanza e si rifiutò di mangiare e bere, fino ad annientarsi» ricordò David con una voce che non tradiva emozioni. «Tutto questo in nome dell'amore. Be', se questo è l'amore, potete tenervelo, non fa per me.»
«A che scopo sposarsi, allora?» chiese sir Giles. «Dite di essere contento della vostra vita da scapolo. Vostra cugina Arabella è ben lieta di intrattenere gli ospiti quando vi degnate di dare un ricevimento, perché rovinare tutto portando in casa una moglie?»
«C'è la questione dell'eredità» spiegò David, mentre quel breve lampo di rabbia lasciava il posto alla malinconia. «È mio dovere dare un erede al titolo, e non potrei farlo con Arabella, nemmeno se lo volessi.»
«Trattandosi di vostra cugina, no di certo.»
«Non è questo il solo motivo. Arabella è sempre stata come una sorella per me.»
Sir Giles Chapman avrebbe voluto avvisare il nipote dell'affetto che sua cugina nutriva nei suoi confronti, ma preferì tacere.
«Dunque sembra che non ci sia altro da fare» concluse sir Giles, «non resta che sposarsi. Ci sarà un periodo di fidanzamento?»
«No» lo informò il nipote, «non ce ne sarà bisogno. Mi sono già guadagnato il parere favorevole del conte e non resta che chiedere formalmente la mano di lady Nicola. Sono atteso alla tenuta dei Wyndham domani pomeriggio.»
«La cosa non mi meraviglia, ragazzo mio» commentò sir Giles. «Voi siete un ottimo partito, e scommetto che molte fanciulle verseranno un mare di lacrime appena l'annuncio del vostro fidanzamento apparirà sul Times.»
«Forse» replicò David scettico, «ma ci sarà uno stuolo di giovani gentiluomini pronti a consolarle. Piuttosto» aggiunse poi in tono confidenziale, «è a lady Nicola che dovrebbero andare le vostre simpatie. Io non sono affascinante come quei giovani damerini che si vedono in città, e nemmeno sono noto per la mia allegria.»
«È vero, tuttavia quello che vi manca in spontaneità è più che compensato dal vostro spirito e dalla vostra mente acuta.»
David incurvò la bocca in un sorriso. «Penso che difficilmente il mio spirito e la mia intelligenza mi faranno apparire simpatico a una donna, a meno che non si tratti di una studiosa di libri antichi.»
«Potete star sicuro, lady Nicola non è una donna che trascorre il suo tempo rintanata in biblioteca. Non si è ancora sposata solo perché è stata in lutto per così tanto tempo.»
«È vero» ricordò David, «un tragico susseguirsi di eventi. Prima gli zii morti in quel curioso incidente con la carrozza e poi, meno di un anno dopo, la morte della madre in seguito a una caduta da cavallo.»
«Circostanze davvero tragiche» convenne sir Giles. «Specialmente se si considera quanto fosse legata alla madre. Ma ormai i giorni brutti sono passati e lord Wyndham non vede l'ora di vederla sposata. Considerata la devozione della figlia nei suoi confronti, oserei dire che lady Nicola vi sposerebbe solo per fargli piacere.»
«Non è la più esaltante delle motivazioni per accettare una proposta di matrimonio...»
«Voi stesso affermavate poco fa che non c'è bisogno di amore per sposarsi» puntualizzò lo zio. «Perché vi dovreste preoccupare se lei non è innamorata di voi?»
«Già, perché dovrei?» riconobbe David. «Cercherò di ricordarmene domani, quando le chiederò di sposarmi. Così otterrò due risultati: primo, lady Nicola accetterà di diventare mia moglie e, secondo, metteremo fine a tutte queste chiacchiere sul mio matrimonio.»
«Alistair, ora ti stai comportando da vero monello!» esclamò Nicola. «Come ti aspetti di fare buona impressione su papà se continui così?» Negli occhi che guardavano in su verso di lei non c'era la benché minima traccia di pentimento, così Nicola scosse la testa, indignata. «Vedo che non c'è modo di farti ragionare, quindi non sprecherò il mio fiato. Il mio cuore si spezzerebbe se dovessero separarci, ma lo sai bene che papà ti caccerà via se non imparerai a comportarti come si deve. Promettimi che non tenterai più di scappare.»
Ben detto!, pensò fiera Nicola. Quelle erano le parole giuste che ci volevano con una volpe.
Sollevando il secchio di legno, versò l'acqua nella scodella di Alistair e, richiuso lo sportello della gabbia, si mise a osservare da lontano. Pareva impossibile che quella creatura dal pelo fulvo fosse la stessa che l'anno prima era stata trovata in fin di vita, con le zampe anteriori intrappolate in una tagliola. Adesso le ferite si erano rimarginate e proprio intorno alle cicatrici, a ricordo della brutta avventura, cresceva un ciuffetto di peli bianchi.
Sfortunatamente la bestiola non aveva nessuna voglia di ritornare alla vita selvaggia, e ogni volta che la gabbia veniva lasciata aperta ne approfittava per scorrazzare nel giardino sul retro della casa.
Lord Wyndham aveva più volte ribadito che gli animali selvatici dovevano vivere nei boschi, ma col passare del tempo si era rassegnato all'andirivieni di uccellini e piccoli animali feriti. Il conte sapeva che Nicola aveva ereditato dalla madre una propensione naturale a occuparsi delle creature in difficoltà.
«Ora comportati bene, Alistair, e forse verrò a trovarti prima della cavalcata di questo pomeriggio» lo salutò Nicola,