L ultimo ballo (eLit): eLit
By Cait London
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L ultimo ballo (eLit) - Cait London
successivo.
1
SONO MOLTO CARINI, un ragazzino di otto anni e una bambina di quattro. Mentre Gwyneth lo adora, Tanner finge di comportarsi in modo brusco di fronte agli amici che passano in bicicletta e fa sempre strane smorfie quando lei lo bacia sulla guancia. Ma diventerà un uomo onesto e buono, proprio come suo padre. Sicuramente un giorno conoscerà l'amore e seguirà le regole del corteggiamento in uso nella Freedom Valley.
Dal diario di Anna Bennett, discendente di Magda Claas e madre di Tanner Bennett.
Tanner Bennett tolse le tegole danneggiate dal tetto della casa di sua madre e le rimpiazzò con quelle nuove, usando il martello di suo padre ormai consumato.
Inalò l'aria fresca del Montana, consapevole che presto l'ex moglie sarebbe venuta a intimargli di andarsene.
Conosceva Gwyneth da sempre e aveva intuito dall'occhiata truce che gli aveva rivolto al bar un paio d'ore prima che voleva stabilire le proprie regole.
Poco male. Anche lui aveva le sue ed era tutt'altro che bendisposto.
Dal tetto della casa a due piani osservò la cittadina rurale che aveva lasciato tanti anni prima.
Situata nella Freedom Valley, una verde e rigogliosa vallata rivestita di pascoli e attorniata da montagne con le cime imbiancate di neve, Freedom era un luogo tranquillo dove la vita si svolgeva senza grandi turbamenti. Fondata da un gruppo di donne sole nel 1880, non era cambiata e aveva mantenuto intatte le tradizioni.
In lontananza, si intravedeva il piccolo e curato cimitero dove riposava sua madre. Un incidente d'auto l'aveva portata via troppo presto. In una giornata nebbiosa Anna non aveva visto un camioncino a un incrocio. Accanto alla sua tomba c'era quella di Paul Bennett, suo marito, vittima di un infarto quando Tanner era ancora adolescente.
A trentasei anni, Tanner sentiva il peso dei ricordi che lo assalivano mentre la brezza di aprile sollevava le foglie di una grande quercia e il sole illuminava la casa. Poco distante dalla città, la fattoria comprendeva una stalla, un pollaio e un orto dove crescevano rigogliosi pomodori, lattuga, fagiolini e cetrioli, disposti in file ordinate.
Tanner si passò una mano sul torace nudo. Dopo la morte della madre aveva sistemato i propri affari sulla costa del Pacifico, costruzione e commercio di barche, e li aveva affidati a un amico fino al suo ritorno.
Prese a studiare la piccola fattoria e si chiese come avesse fatto sua madre a mandarla avanti dopo essere rimasta vedova e a occuparsi contemporaneamente dei figli. Eppure, Anna Bennett non si era mai lamentata. Cosa l'aveva tenuta lì? Cosa le aveva dato la forza di proseguire? E la pace?
La pace.
Lui avrebbe mai trovato la sua pace?
Il campanile bianco della chiesa svettava alto sopra le case nel cielo azzurro del Montana. Dodici anni prima si era sposato lì e aveva sperato in un roseo futuro, lontano da Freedom, accanto alla sua giovane moglie.
Ma la prima notte di nozze, Gwyneth Smith Bennett era fuggita terrorizzata e malgrado i ripetuti tentativi da parte sua di sistemare le cose il matrimonio era finito, senza essere stato consumato.
Un camioncino si materializzò nel viale e la scritta rosa sulla fiancata, Ceramiche Gwen, annunciò l'arrivo della sua ex moglie.
Gli era bastata una settimana in città per sapere tutto di lei, a testimonianza che nelle piccole comunità non esisteva la privacy.
Dopo che lei gli aveva spezzato il cuore, Tanner si era ricostruito una vita, eppure il solo vederla gli procurava una stretta al petto.
Quando l'orgoglio di un uomo veniva messo a dura prova in quel modo, non era possibile dimenticare.
Tanner trasse un profondo respiro mentre lei scendeva dal camioncino, i capelli biondi tagliati corti che la facevano somigliare a un ragazzo più che a una donna di trentadue anni.
Con indosso una maglietta e una salopette corta che lasciava scoperte le gambe abbronzate sopra gli stivali da lavoro, Gwyneth Smith si guardò in giro seccata e si avviò lungo il sentiero di ciottoli, oltrepassò le aiuole di tulipani gialli e rossi e sparì sotto il portico, fuori della vista di Tanner. Si udì la pesante maniglia di ottone che sbatteva con impazienza e pochi istanti dopo lei ricomparve, apprestandosi a fare il giro della casa.
«Ehi, Gwynnie!» la chiamò lui dal tetto, incapace di resistere alla tentazione di usare il vecchio nomignolo.
Lei si fermò di scatto e sollevò il viso. Malgrado il sole, la sua espressione si oscurò. Il viso della ragazza che aveva amato e sposato si era trasformato in quello di una donna... Ma l'aveva amata davvero? O aveva solo voluto proteggerla dal padre possessivo e dispotico?
No, non era solo quello, ne era certo.
La bocca virginale di Gwyneth si piegò in una smorfia di disappunto e in quegli occhi color nocciola comparve un lampo di collera. La carnagione color pesca si oscurò e la mascella assunse l'espressione che era tipica del vecchio Leather, suo padre. Senza proferire parola, si avvicinò alla scala a pioli appoggiata contro il muro e la lasciò cadere nel prato.
«Quando hai intenzione di andartene? Non sarà mai abbastanza presto» sbottò, con le mani sui fianchi.
Tanner si appoggiò sui gomiti e la osservò con attenzione. Negli ultimi anni, quando era venuto a fare visita a sua madre, l'aveva incontrata spesso, ma non si erano parlati, un muro di gelo, di rabbia e di dolore a dividerli. Quella donna decisa e arrogante non assomigliava alla fanciulla di vent'anni che l'aveva abbandonato la prima notte di nozze. Non avrebbe mai dimenticato la scena di lei che si avvicinava al letto in quell'albergo e neppure lo sguardo terrorizzato che aveva posto fine a un matrimonio che non era mai cominciato. Adesso che erano entrambi diventati più adulti e maturi, non aveva intenzione di lasciarsi sopraffare. «Me ne andrò quando sarò pronto.»
«Ho saputo giù in città che intendi sistemare la fattoria di Anna per venderla. Immagino che tu non veda l'ora di tornare ai tuoi affari sulla costa nordoccidentale, giusto?» Mentre parlava i suoi occhi lampeggiavano di collera e d'impazienza.
Era chiaro che le voci circolavano in fretta. «Sono lusingato che ti interessi alla mia vita, Gwynnie» replicò Tanner.
«Non chiamarmi così! Non ho più sei anni e non sono più interessata a te. Anzi, se proprio vuoi saperlo, non mi piaci per niente. Voglio solo che tu te ne vada. Sei arrivato una settimana fa e la gente mormora. Non posso fare un passo in città senza che qualcuno mi fermi per dirmi che sei tornato, come se si aspettasse... Be', non importa. Questa è la mia città. Io non ho frequentato l'università né ho insegnato a Kansas City e neppure viaggiato in giro per il mondo. Non mi sono mai mossa di qui, mi sono presa cura di mio papà e, adesso che è morto, mando avanti il suo ranch. Non può funzionare, non se tutti sanno...»
«Del nostro matrimonio? Quello che non è mai stato consumato?» Tanner lottò contro la vecchia frustrazione. Non l'aveva ferita in nessun modo, non le aveva dato motivo di avere paura, eppure... Per tre anni, mentre insegnava a Kansas City, aveva cercato di cancellare le paure della moglie, di farle capire che l'amava. Ma la distanza, il tempo e la sua freddezza l'avevano convinto a concederle il divorzio.
All'epoca Gwyneth aveva preferito quella soluzione, invece dell'annullamento, perché non sopportava che in città si sapesse cos'era successo...
Lo stomaco di Tanner si strinse al ricordo dell'espressione orripilata della ragazza, di come era fuggita a casa di suo padre.
Il vecchio Leather Smith aveva sempre sostenuto che Tanner non fosse adatto alla sua unica figlia, che era anche la sua cuoca, cameriera e aiutante. Ed ecco perché dopo quella notte gli aveva impedito di vederla e di chiederle spiegazioni.
Gwyneth si irrigidì e ignorò quel commento. «Ho intenzione di lasciarti su quel tetto finché non verrai a più miti consigli.»
«Oh, davvero?» la prese in giro Tanner alzandosi ed entrando da una finestra aperta sul retro. Poi fece il giro della casa e la raggiunse. Quando se la trovò davanti, non riuscì a frenare una domanda che lo tormentava da anni. «Perché hai tenuto il mio cognome, Gwyneth?»
Lei arrossì e gli occhi nocciola divennero più scuri mentre li alzava e incrociava i suoi. Tanner si irrigidì notando che lo squadrava da capo a piedi, sbattendo le palpebre alla vista del suo torace nudo. Per un attimo, gli occhi le si riempirono di paura. Poi lei indietreggiò, sollevò il mento e raddrizzò le spalle. «Lo sai il perché. Amavo Anna e la consideravo la madre che non avevo mai avuto. Mi piaceva portare il suo nome. Inoltre, un annullamento avrebbe... avrebbe alimentato ulteriori pettegolezzi.»
«È il mio cognome e tu l'hai conservato.» Un'ondata di collera sommerse Tanner. «È stato il vecchio Leather a mettere in giro tutte quelle voci. A mia madre faceva male sentire che quella notte io ti avrei maltrattato e che eri tornata di corsa da lui per salvarti.»
«Tua madre l'ha chiamato una notte. Qualunque cosa gli abbia detto, lui ha smesso di sparlare. Mio padre la rispettava... come tutti. Lei è venuta a trovarlo sul letto di morte e mi ha aiutato a organizzare il funerale sei anni fa.» Il suo sguardo corse all'aiuola di gigli che presto sarebbero fioriti. «Mi spiace per quello che raccontava mio padre. Ho cercato di fermarlo. Anna sapeva la verità. Era una brava donna e aveva una dolcezza che conquistava.»
«Ha cresciuto Kylie, Miranda e me senza l'aiuto di nessuno, eppure non era mai nervosa. Adorava questa vallata.» Perché sua madre l'aveva amata tanto? Perché era stata così attaccata alle tradizioni iniziate da quelle donne di frontiera? Qual era il segreto di Anna Bennett che la portava a trovare il lato positivo delle cose e delle persone?
Doveva cancellare il passato e tutto quello che riguardava la sua ex moglie. Doveva cominciare una nuova vita; voleva una casa, dei figli e la tranquillità. Tanner aggrottò la fronte mentre guardava quella donna e le vecchie ferite tornavano a sommergerlo. Dopo di lei non era più riuscito a instaurare una relazione normale.
Gwyneth