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Segreti e nobiltà: Harmony Collezione
Segreti e nobiltà: Harmony Collezione
Segreti e nobiltà: Harmony Collezione
Ebook157 pages2 hours

Segreti e nobiltà: Harmony Collezione

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About this ebook

Per il milionario Antonio Michaeli è finalmente giunto il momento di rivendicare il proprio diritto di nascita ed entrare in possesso dell'antico maniero di famiglia, indebitamente sottrattogli molti anni prima. Proprio quando sente la vittoria in pugno, scopre che l'ultima erede della famiglia Alfere è tornata in Italia per contrastare i suoi piani. Quando la incontra la sua sorpresa non potrebbe essere più grande. Larissa incarna il sogno di ogni uomo, e lui sarà ben felice di sedurla per ottenere ciò che desidera: il suo palazzo, e quel corpo voluttuoso che gli fa girare la testa.

LanguageItaliano
Release dateJul 10, 2013
ISBN9788858912614
Segreti e nobiltà: Harmony Collezione
Author

Christina Hollis

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Segreti e nobiltà - Christina Hollis

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Italian Billionaire’s Virgin

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2006 Christina Hollis

    Traduzione di Eleonora Motta

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5891-261-4

    www.eHarmony.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    I tiepidi pomeriggi in Toscana erano perfetti per passeggiare, osservare la gente e godersi gli ultimi raggi di sole. Larissa si sarebbe dedicata con gioia a tale attività ma dovette lasciar perdere per prestare attenzione a ciò che il signor Mazzini le stava dicendo, mentre la guidava attraverso la folla nella piazza del paese.

    «Sono certo che il defunto conte le avrà mostrato le bellezze della passeggiata, contessa. È una splendida occasione per distrarsi e prendere una boccata d’aria.»

    «Mio marito non mi ha mai portato in Italia» puntualizzò Larissa, con malcelato disappunto. «Dopo il matrimonio, abbiamo lasciato gli Stati Uniti raramente.»

    Quando Luigi era ancora vivo, avevano fatto un’unica visita a casa sua in Inghilterra, ed era stata un disastro. Ora era giunto il momento di recuperare. Era sola, libera ed indipendente benché lo stravagante stile di vita del marito avesse prosciugato il patrimonio dei Tiziano, lasciandole soltanto il palazzo da lungo tempo disabitato.

    Larissa lo aveva visto in foto e oggi era la prima volta che ci metteva piede per dare un’occhiata a ciò che rimaneva delle proprietà Alfere-Tiziano.

    Giunse davanti agli alti cancelli scuri e arrugginiti e, mentre l’accaldato e sudaticcio signor Mazzini armeggiava con le chiavi, lei ebbe l’inquietante sensazione di essere osservata. Presumendo si trattasse di qualche abitante del luogo, incuriosito dalla sua inattesa presenza, Larissa si voltò sfoggiando un sorriso affabile che subito le morì sulle labbra. Un uomo la stava fissando da un tavolino di uno dei tanti caffè situati nella piazza.

    «Buongiorno» si sentì in obbligo di dire.

    L’accigliato osservatore rimase in silenzio. Vestito in maniera sobria ed elegante, si sarebbe potuto definire un uomo attraente se non fosse stato per quell’espressione cupa sul viso. Il suo intenso sguardo, tagliente e provocatorio, le fece trattenere il respiro, mettendola in guardia.

    Con un brivido d’inquietudine, varcò con rapidità gli enormi cancelli della tenuta nella speranza di togliersi di dosso quell’antipatico senso di disagio. Purtroppo lo scenario che si presentò ai suoi occhi non fece altro che peggiorare il suo stato d’animo.

    Una selvaggia e rigogliosa vegetazione aveva preso pieno possesso del luogo, dilagando e aggredendo le mura di cinta. Diversi alberi erano crollati abbattendone delle parti. Si sentì venir meno. Erano necessari importanti lavori di restauro, il che significava ingenti spese.

    Quando aveva sposato Luigi, era accecata d’amore, di un amore ardente e appassionato che negli anni si era spento per una segreta tristezza. Poi l’imprevedibile personalità che contraddistingueva suo marito, lo aveva spinto a pigiare, in modo incosciente, il pedale dell’acceleratore della sua adorata auto sportiva, facendolo finire fuori strada.

    Oltre lo shock per quella morte inaspettata, Larissa aveva dovuto reggere anche il colpo di scoprire che i conti di Luigi erano tutti in rosso e che lei era l’ultima Alfere-Tiziano al mondo.

    Risvegliatasi bruscamente da una esistenza trascorsa come in trance, si era sentita investita di una grossa responsabilità. Doveva mantenere le apparenze per il buon nome della famiglia e visitare quel misterioso palazzo. Con il poco denaro che le rimaneva, aveva acquistato un biglietto per l’Italia. Sebbene fosse rimasta letteralmente incantata dal posto, aveva realizzato che era troppo fatiscente perché potesse rappresentare una proficua e vantaggiosa eredità.

    Poche settimane dopo la morte di Luigi, aveva ricevuto un’offerta più che generosa per Palazzo Tiziano da parte della AMI Holdings, un’importante compagnia di costruzioni, ma lei aveva rifiutato categoricamente. Benché l’ingente somma di denaro le avrebbe permesso di ritornare a Londra, si sentiva in dovere di rispettare il nome della famiglia.

    I suoi risparmi però andavano riducendosi sempre più. Tanto che era sul punto di rivelare le sue difficoltà al signor Mazzini e di pregarlo di contattare nuovamente la AMI Holdings. Tuttavia alcune riflessioni la trattennero.

    Non poteva pensare che l’antica dimora dell’orgogliosa famiglia del marito potesse essere demolita per far posto a lussuosi e moderni appartamenti per le vacanze. Inoltre, un palazzo di sua proprietà le avrebbe fornito una certa sicurezza, e magari le avrebbe permesso di guadagnare abbastanza per far venire a vivere con lei i suoi, ormai anziani, genitori adottivi.

    Aveva deciso di concedersi un anno. Se non fosse riuscita a combinare nulla entro quel termine, avrebbe venduto il palazzo per comprare una casa in Inghilterra da condividere con zia Jane e zio George, come lei chiamava l’adorabile coppia che l’aveva adottata.

    Questa romantica villa diroccata, con un panorama da favola sulle verdi colline toscane, era la sua grande occasione per ricostruirsi una vita. Doveva afferrare la mano benevola che il fato le stava tendendo e seppellire per sempre le angosce segrete del passato. Se non ci avesse provato, non se lo sarebbe mai perdonato.

    Era una questione degna di Sherlock Holmes e Antonio Michaeli-Isola non amava gli enigmi. Con il proprio caffè freddo rimasto intatto sul tavolino, meditava osservando i magici rituali di accoppiamento dei giovani italiani. Sembrava così facile. Uno scambio di occhiate con gli ormoni in subbuglio, senza nemmeno considerare che la scarsità del denaro nelle tasche non avrebbe permesso loro il classico finale e vissero per sempre felici e contenti.

    Antonio aveva, invece, il problema opposto. Aveva tutte le donne che voleva e tutto il denaro che poteva desiderare. Ma aveva bisogno di qualcosa di più. E quel qualcosa di più era Palazzo Tiziano.

    Spostò lo sguardo dall’altra parte della piazza affollata, dove alte e imponenti mura di pietra celavano quell’inestimabile tesoro. L’unico ostacolo che si frapponeva tra lui e l’oggetto del suo desiderio era la contessa Alfere-Tiziano.

    Senza nemmeno averla mai incontrata, Antonio già immaginava che tipo fosse. Le donne che si sono fatte strada nella società erano tutte uguali. Indolenti, amorali, banali manichini che trascorrevano le giornate a maltrattare la servitù.

    Sesso e denaro erano le loro forze motrici.

    Con la morte di Luigi Alfere-Tiziano e il palazzo in rovina, Antonio aveva presunto che la contessa si sarebbe liberata al più presto di quelle inutili rovine per scomparire in qualche località alla moda e vivere di rendita. Invece, con sua grande sorpresa, la signora sembrava determinata a conservarlo.

    La cosa sembrava inesplicabile. Secondo l’esperienza di Antonio, le donne non si comportavano così. Mai. A questo punto, se voleva aggiudicarsi il palazzo, una simile anomalia gli sarebbe costata molto più denaro di quanto pensasse.

    Osservò un uomo dall’abbigliamento raffinato scortare una ragazza fino agli alti cancelli. D’improvviso una strana tensione s’impadronì di lui e gli fece aumentare i battiti cardiaci. Non poteva che essere la contessa.

    Si aspettava una sgradevole megera, invece fu piacevolmente colpito dalla graziosa, giovane donna che entrò nel giardino pieno di erbacce al di là dei vecchi muri di pietra.

    Le cose si stavano mettendo per il meglio, considerò Antonio. Mettere le mani sul tesoro dei Tiziano si stava dimostrando molto più interessante e piacevole di quanto si aspettasse.

    Una copia del Financial Times stava attendendo Antonio, quando rientrò all’hotel Excelsior di Firenze. Prima di controllare la posta sul suo portatile, diede una scorsa veloce al quotidiano.

    Il suo nome, stampato a lettere cubitali e in neretto, lo bloccò all’istante.

    Un multimilionario finanzierà il nuovo ospedale, lesse con una smorfia per l’inesattezza della notizia.

    Lui non era un uomo vanesio e quindi non avrebbe ritrattato. Tuttavia quel fatto si dimostrava essere l’ennesima conferma di come la stampa fosse in grado di distorcere i fatti.

    Ancora una volta i giornalisti avevano tirato fuori la solita, vecchia storia di sua madre figlia di un rifugiato. In segno di riconoscenza, Antonio Michaeli-Isola portava ancora il cognome materno, insieme a quello del padre che era stato un pescatore di Napoli.

    Diversamente dalle riviste scandalistiche, il Financial Times non si dilungava sul fatto che lui fosse un uomo affascinante, educato secondo la sua eredità culturale italiana. Tuttavia, come tutto il resto della stampa, il giornale sottolineava il cospicuo ammontare del suo conto in banca. Cosa che lo faceva andare in bestia.

    Lui era orgogliosamente cresciuto all’ombra della povertà e questa gli aveva insegnato l’importanza del duro lavoro e della fiducia in se stessi. Sebbene ora lui si dedicasse alla comunità con alto spirito filantropico, la gente sembrava più curiosa di scoprire in che modo spendesse il suo denaro.

    Il suo viso assunse un’espressione rigida che esigeva rispetto. Gli occhi scuri come la notte scintillavano sempre di rabbia ed erano raramente illuminati da una luce di serenità o di allegria.

    Crescere nelle strade di Napoli gli aveva lasciato un segno profondo. Aveva imparato fin troppo presto a contare solo su se stesso e questo gli aveva permesso di diventare un uomo d’affari di successo.

    Ora gli uomini lo adulavano e le donne gli si appiccicavano addosso come mosche. Antonio era vissuto a lungo nei quartieri poveri, dove la prostituzione era spesso l’unico modo per alcune madri di portare a casa un pezzo di pane per i propri figli. Lui comprendeva tale squallore, ciò che non tollerava era l’atteggiamento lascivo di alcune ricche signore che gli si offrivano come delle sgualdrine, mettendo spesso a dura prova le sue buone maniere.

    Prese l’altro giornale che l’hotel gli aveva consegnato e lo scorse alla ricerca della sezione dedicata agli affari e all’economia. D’improvviso, un viso in una foto attrasse la sua attenzione. Era lei. La donna che aveva rifiutato per ben due volte le sue ragguardevoli offerte per Palazzo Tiziano. Nonostante non amasse la lettura delle colonne dedicate al gossip, fu subito assorbito dall’articolo.

    Dalle stelle alle stalle?, recitava il titolo in grassetto.

    La contessa Alfere-Tiziano sta forse sperperando i

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