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Intrigante sfida: Harmony Collezione
Intrigante sfida: Harmony Collezione
Intrigante sfida: Harmony Collezione
Ebook153 pages2 hours

Intrigante sfida: Harmony Collezione

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About this ebook

Mischiare dovere e piacere può, a volte, essere pericoloso. Ma comunque sempre intrigante...

Marco Rossi, ricco uomo d'affari, ha assunto Cheryl Lane per accudire il nipotino. Non può però immaginare di essersi portato a casa non la classica babysitter in stile Mary Poppins, ma una giovane sensuale e prorompente. Evitare strani pensieri su di lei è un compito arduo, ma Marco non è tipo da perdere le sfide che gli vengono lanciate. Resta da capire se la vera sfida è rimanere immune al fascino di Cheryl, oppure farla capitolare usando seduzione allo stato puro.
LanguageItaliano
Release dateAug 10, 2018
ISBN9788858985564
Intrigante sfida: Harmony Collezione
Author

Christina Hollis

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Intrigante sfida - Christina Hollis

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Ruthless Italian’s Inexperienced Wife

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2008 Christina Hollis

    Traduzione di Maria Teresa Delladio

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-556-4

    1

    Stava bruciando qualcosa? Cheryl si alzò di scatto dalla poltroncina e iniziò a perlustrare la camera da letto. Nel giro di qualche istante scoprì da dove proveniva l’odore. La lampada sul comodino di Ettore era coperta da un sottile velo di polvere. Si affrettò a pulire, illudendosi che tutto sarebbe tornato a posto.

    Si trovava lì, sola, in un paese straniero. No, peggio, relegata in una lugubre villa isolata in compagnia di un bambino ammalato. Chinandosi su di lui, gli tamponò la fronte con una pezza bagnata. Doveva rassicurare quel piccolo, e non allarmarlo con le sue preoccupazioni.

    Affondò le mani nelle tasche della felpa ricordando come si era sentita smarrita nell’apprendere dalle previsioni meteo che stava per sopraggiungere una terribile tempesta nei pressi di Firenze. Il personale che lavorava alla villa se n’era già andato a casa. L’unica persona che viveva in modo permanente a Villa Monteolio era il custode. Cheryl si era sentita al sicuro sapendo che l’uomo, insieme alla moglie, abitava lì a due passi. Ma con l’arrivo del nubifragio il vento aveva divelto una tegola dal tetto, colpendo in testa la donna, così i due si erano precipitati in ospedale.

    Adesso Cheryl era completamente sola. Aspettandosi che la corrente venisse a mancare da un momento all’altro, fece un ulteriore giro per la camera cercando di memorizzare gli oggetti, nel caso si fosse dovuta muovere nell’oscurità. Quella tempesta estiva stava imperversando già dalle prime ore della serata. L’elettricità andava e veniva. E poi, quella casa era così spettrale...

    Fissò una statua su una mensola. Un angelo in pietra teneva in mano uno scudo e guardava in direzione della parete opposta dove ce n’era un altro, che una volta doveva essere stato il suo gemello. Era privo della testa e, a giudicare dal colore e dalla granulosità della pietra, doveva essersi rotto di recente. Sulla mensola c’era ancora la polverina dell’arenaria.

    Cheryl stava ripensando agli avvertimenti che il personale della villa le aveva dato quella mattina. Non disturbi il signor Rossi per nessun motivo, l’avevano ammonita. È un demonio sotto sembianze umane. Lei aveva sorriso, pensando che scherzassero.

    In quel momento, però, non era affatto divertita.

    Un altro colpo di vento fece sbattere qualcosa sul lato nord della casa. Tutte le persiane e le porte scricchiolarono in un coro diabolico. Il vento sibilava infiltrandosi in ogni fessura della villa. Ci fu un nuovo calo di corrente, e i due angeli vennero inghiottiti dalla penombra.

    Esitante, Cheryl tornò a sedersi, e serrò le mani intorno ai braccioli della poltroncina sulla quale avrebbe dovuto dormire, ma l’idea di chiudere occhio durante la sua prima notte in un posto come Villa Monteolio, mentre imperversava una tempesta, era fuori questione. A un tratto sentì una leggera scossa, e rimase senza fiato. Oh, no, pregò, non il terremoto! Per fortuna si trovava al pianterreno, e guardandosi intorno si rassicurò, vedendo che tutto era al suo posto. Forse sarebbe dovuta salire di sopra per accertarsi che non ci fosse nulla che potesse precipitare sul letto di Ettore attraverso il soffitto.

    La vita le aveva insegnato a essere sempre preparata al peggio, per poterlo affrontare. Durante la sua assenza per la perlustrazione, però, il bambino si sarebbe potuto svegliare. E se poi ci fosse stato un nuovo black out? No, non sopportava l’idea che Ettore potesse svegliarsi e trovarsi al buio. Per ogni evenienza, aveva cercato una lampada d’emergenza e l’aveva sistemata sul comodino senza però ricordarsi di pulirla. Era sicura che, se si fosse allontanata per un momento, la corrente sarebbe mancata. Già, ma la batteria della lampada era carica? Sarebbe durata fino a quando non avesse fatto ritorno? Sempre che si fosse allontanata...

    Mentre ragionava sul da farsi, Cheryl attese qualche istante con il fiato sospeso per vedere se al maltempo si fosse aggiunto anche un terremoto. Per fortuna, dopo quel tremore iniziale, la poltroncina restò inchiodata al pavimento. Doveva soltanto preoccuparsi di Ettore e di quel temporale.

    Molto tempo dopo si azzardò ad assumere una posizione più comoda. Fuori sentiva le tegole del tetto volare e cadere come foglie in autunno. Quando si era presentata al colloquio per quel lavoro, il direttore del personale del signor Rossi le aveva detto di prepararsi al caos. Il posto era una sorta di rudere. Fu così che venne a sapere che Villa Monteolio era in fase di ristrutturazione, ma apprendere che il tetto fosse sfondato era stato comunque uno shock.

    L’acqua doveva entrare a catinelle. Cheryl si guardò intorno nervosa. Quanto tempo ci sarebbe voluto prima che iniziasse a piovere dentro casa? Forse era necessario andare a controllare la situazione, invece di starsene lì seduta a preoccuparsi senza far niente. D’altro canto, che cosa avrebbe potuto fare da sola? Anche se avesse trovato il piano superiore inondato, nessun operaio si sarebbe avventurato lì con quel tempo. Alla fine, Cheryl decise di restare accanto al bambino. Tanto, qualsiasi danno avrebbe dovuto attendere. E poi non era affar suo. Lei ne aveva già abbastanza, di problemi.

    Il lavoro era diventato la sua valvola di sfogo. Aveva accettato quel posto in Italia per cercare di dimenticare l’inferno che era diventata la sua vita. I genitori non perdevano occasione di rinfacciarle la sua ingenuità, così Cheryl aveva pensato di lasciare l’Inghilterra per iniziare una nuova vita altrove. Il passato era davvero doloroso, ma la nuova realtà la stava mettendo a dura prova, perché quell’inizio era terribile.

    Un fragore assordante proveniente dall’esterno la fece balzare di nuovo in piedi. Ci fu un ulteriore calo di tensione, poi la corrente mancò. Nell’oscurità della stanza rischiarata dai momentanei bagliori dei fulmini, Cheryl si accostò alla finestra e sbirciò tra le stecche della persiana. L’infuriare della tempesta aveva divelto uno degli alberi lungo il viale di accesso alla villa. I rami erano caduti sul traliccio della corrente, e nell’oscurità brillavano minacciose scintille.

    In qualche modo raggiunse il comodino e prese il telefono. Prima che il custode fosse stato costretto ad accompagnare la moglie in ospedale, gli aveva chiesto l’elenco telefonico, e si era annotata tutti i numeri di emergenza. Ho fatto bene, si disse mentre componeva quello della società elettrica. Rimase in attesa per quella che le parve un’eternità, poi qualcuno rispose. Erano in molti ad avere problemi con la corrente, la informò l’operatore, promettendole che le avrebbe mandato qualcuno al più presto, anche se non aveva idea di quanto tempo ci sarebbe voluto.

    A un tratto, Cheryl udì un flebile lamento.

    «Ettore, sono io» mormorò, chinandosi sul letto. «La tua nuova tata, ricordi?»

    Gli occhi del bimbo di appena cinque anni erano febbricitanti.

    Cheryl gli passò sulla fronte il panno bagnato, prima di riprendere a parlare. «Sono qui, Ettore. Siamo a casa di tuo zio Marco. Sono riuscita a rintracciarlo. Presto sarà qui per vedere come stai» gli comunicò con voce allegra, cercando di non pensare alla marea di messaggi che aveva lasciato alla segretaria del signor Rossi. Poi tornò a rinfrescarlo e gli diede da bere.

    «Avrà da fare, come sempre» commentò il bimbo sconsolato.

    Quelle parole così meste la rattristarono profondamente. «Tuo zio è abituato a lavorare sodo» gli spiegò. Con un sommesso sospiro, ripensò alla mezza dozzina di assistenti con le quali aveva parlato per ottenere quel lavoro, senza mai avere un colloquio diretto con l’interessato. Che razza di uomo era, il signor Rossi, se aveva assunto la tata per il nipote orfano senza conoscerla di persona? Un uomo che aveva ignorato tutte le sue telefonate urgenti, e che tutto il personale temeva come il diavolo?

    Cheryl cercò di rassicurare il bambino. «Un comunicato radio ha detto che le strade qui intorno sono interrotte per miglia. Tuo zio deve essere rimasto bloccato.»

    Per fortuna il piccolo si riaddormentò. Non era più obbligata a rispondere a domande imbarazzanti. Tutto ciò che devo fare è sopravvivere fino a quando non arriva qualcuno, si disse sobbalzando nell’udire una porta sbattere.

    Non mancava molto all’alba. Alla luce del giorno le cose sarebbero andate meglio. Non aveva finito di formulare quel pensiero, che, quando udì l’ennesimo boato, seguito da un grido, fu costretta a soffocare un urlo di terrore per non spaventare il bambino. Cheryl balzò in piedi e tendendo l’orecchio udì qualcuno che stava battendo alla porta di casa. Allora emise un sospiro di sollievo, dovevano essere gli elettricisti. Non vedeva l’ora che ripristinassero la corrente, soprattutto per Ettore. Dopo aver lanciato un’occhiata al bimbo, afferrò una torcia e attraversando le tetre sale della vecchia casa riuscì a raggiungere la porta principale senza perdersi.

    I tralicci inclinati gettavano ombre lugubri sullo spiazzo davanti casa. In un altro momento si sarebbe allarmata, ma quella sera aveva superato il limite. Non si concesse il tempo di riflettere. Aperta la porta, emise un sospiro di sollievo.

    «Oh, grazie a Dio, è qui!» esclamò rivolta all’imponente figura che le si presentò davanti.

    Un istante dopo, il fragore di un tuono lacerò l’aria proprio sopra di loro. Cheryl fece un balzo impaurita, lasciando cadere a terra la torcia, e istintivamente si gettò tra le braccia dello sconosciuto.

    L’uomo la tenne stretta a sé. Il vento ululava abbattendosi sugli alberi, ma a lei non importava più. L’istinto le diceva che non aveva niente da temere. Quello sconosciuto la stava proteggendo da ogni pericolo.

    «Ssh... lei è al sicuro con me» sussurrò l’uomo tra i suoi capelli.

    La voce di quel tizio era talmente rassicurante che Cheryl sentì svanire tutte le vecchie paure, insieme al terrore di quella notte.

    Poi, però, la ragione ebbe la meglio. Cosa diavolo stava pensando? Irrigidendosi, Cheryl si ritrasse.

    «Mi scusi. Il mio italiano è pessimo...»

    «Allora possiamo parlare in inglese. Va meglio?»

    Lei si rilassò all’istante. Parlare la sua lingua, pur essendo così lontana da casa, era proprio ciò che desiderava.

    «Altroché!» esclamò, sollevata. Si trovava in Italia da meno di un giorno e aveva già l’emicrania. Cercare le parole su un dizionarietto era già abbastanza difficile, ma lei si era dovuta anche ambientare nel nuovo posto di lavoro e far fronte a un caso di scarlattina.

    «Mi dispiace di essermi comportata così. Penserà che sono una sciocca. Il fatto è che il proprietario di questa casa ha voluto per suo nipote una babysitter straniera. A quanto pare, quelle italiane sono terrorizzate da lui...»

    L’individuo rise sommessamente. «Non si preoccupi, non ha niente di cui scusarsi. Questa è la peggiore tempesta degli ultimi anni. Piuttosto, non c’è il custode?»

    «È dovuto andare all’ospedale...» iniziò Cheryl, ma un nuovo colpo di vento la fece rabbrividire.

    Invece di lasciarla andare, lo sconosciuto rafforzò la stretta, sospingendola dentro casa. Lei

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