Favori milionari: Harmony Destiny
By Cat Schield
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About this ebook
Ming Campbell è una donna organizzata, e ha sempre pronto un piano di riserva per rimettere in carreggiata la propria vita. Dopo l'ennesima delusione sentimentale decide di chiudere il proprio cuore all'amore, senza però rinunciare ai piaceri del sesso e della passione. Per godere appieno del suo nuovo status decide di testare le capacità amatorie del suo migliore amico, il milionario Jason Sterling. Lui è un uomo che sa esattamente ciò che vuole, e che non si tira indietro quando c'è una sfida da affrontare. Inoltre, come può dire di no a una cara amica d'infanzia? Se Ming desidera essere soddisfatta, ebbene lo sarà. D'altronde, si tratta di un semplice favore.
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Book preview
Favori milionari - Cat Schield
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
A Tricky Proposition
Harlequin Desire
© 2013 Catherine Schield
Traduzione di Lucilla Negro
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-727-7
1
Neanche il dolce gorgogliare dell’acqua della fontana, né l’ambiente rilassante del giardinetto del ristorante, con il verde dei rampicanti tutt’intorno, riuscivano ad attenuare l’agitazione in Ming Campbell. A ogni sorso di tè al melograno si convinceva sempre più che stava per commettere il maggior errore della sua vita.
Sotto il tavolo, il piccolo Yorkshire terrier staccò il muso dal suo piede e cominciò a scodinzolarle intorno. Muffin poteva non essere un granché come cane da guardia, ma era infallibile nel captare segnali d’allarme.
Con lo stomaco stretto in una morsa, Ming sollevò lo sguardo. Un uomo in pantaloni dalla linea comoda, polo e scarpe da ginnastica si avvicinò al tavolo. Una barba incolta molto sexy gli ammorbidiva le guance cesellate e la mascella squadrata.
«Scusa il ritardo.»
Le dita di Jason Sterling le sfiorarono la spalla, inviandole una scia di piccoli brividi lungo il braccio. Ming imprecò contro la reazione troppo impulsiva del proprio corpo mentre lui si accomodava di fronte a lei.
Da quando aveva rotto il fidanzamento con suo fratello Evan, sei mesi prima, era diventata ipersensibile a ogni minimo contatto con lui. Una pacca sulla spalla, uno sfiorarsi di gambe mentre le si sedeva accanto sul divano, un innocente abbraccio bastavano a metterle in allerta ogni terminazione nervosa. Più volte lui le aveva chiesto cosa la turbasse tanto ultimamente, ma mai e poi mai lei glielo avrebbe detto. Continuava, quindi, a soffrire in silenzio, sperando che le passasse.
Muffin poggiò le zampe anteriori sul ginocchio di Jason, fissando gli occhi marroni nei suoi, ed emise una specie di mugolio. Lui infilò la mano sotto la pancia della cagnetta e la sollevò, ricevendo subito una leccata sul mento. Dopodiché se la poggiò in grembo e fece cenno a una cameriera di avvicinarsi.
«Come mai non hai cominciato a mangiare senza di me?» le chiese, dopo che ebbero ordinato il pranzo.
«Avevi detto che avresti tardato solo un quarto d’ora» replicò lei, ma la verità era che aveva lo stomaco chiuso.
Jason era il classico scapolo tutto preso da se stesso, interessato solo alle corse automobilistiche e alle belle donne. Si conoscevano dalle elementari e Ming aveva un debole per lui da sempre, il che non voleva dire che non la facesse mai arrabbiare.
«Perdonami. Ma non sai che traffico abbiamo trovato.»
«Pensavo fossi arrivato ieri sera.»
«Quella era l’intenzione. Ma poi io e i ragazzi siamo andati a bere qualcosa dopo la gara, per festeggiare la vittoria, e si è fatto tardi. Nessuno di noi era nelle condizioni di mettersi al volante.» Con un sorrisetto sghembo allungò le gambe e poggiò un piede sul palo della sedia su cui era seduta lei.
«Com’è che Max si è fatto sorpassare da te di così tanti punti?» I due amici partecipavano alle corse su strada di muscle car sponsorizzate dalla National Auto Sports Association da quando avevano sedici anni. Ogni anno facevano a gara a chi riusciva ad accumulare più punti in classifica.
«Da quando si è fidanzato, non gliene importa più nulla.»
Non vedeva Jason così contrariato da quando suo padre si era innamorato di una donna di vent’anni più giovane di lui. «Oh, povero piccolo. Il tuo compagno ha deciso di crescere e ti ha lasciato indietro.» Ming poggiò i gomiti sul tavolo e lasciò cadere il mento sulla palma. Sentiva Jason lamentarsi di quanto il suo amico fosse cambiato da quando Max Case aveva chiesto all’amore della sua vita di sposarlo.
Jason si sporse in avanti e la fissò intensamente. «Forse ho bisogno di scoprire anch’io i misteri di quel mondo.»
«Pensavo che il matrimonio non fosse nei tuoi piani.» Un’ansia improvvisa le risucchiò l’aria dai polmoni. Se Jason si fosse innamorato pazzamente di un’altra, le dinamiche della loro amicizia sarebbero cambiate. Lei non sarebbe stata più la sua amica del cuore.
«Infatti.» Il sorrisetto sghembo le allentò l’agitazione.
Ming concentrò la sua attenzione sull’insalata che la cameriera le aveva poggiato davanti. Quando frequentavano le superiori, si era presa una clamorosa cotta per Jason. Solo che lui, a parte una breve parentesi dopo il diploma – che aveva più volte ribadito essere stata un errore – non le aveva mai dato adito di pensare che la considerasse nient’altro che un’amica.
Quando poi lui era andato all’università, il tempo e la distanza non avevano affievolito i suoi sentimenti, ma le avevano fornito l’occasione per riflettere bene sulla situazione. Anche se Jason si fosse per miracolo innamorato di lei, non avrebbe funzionato tra di loro perché lui non avrebbe mai messo a repentaglio la loro amicizia. Più e più volte le aveva ripetuto che la considerava la sua migliore amica e che non avrebbe mai fatto nulla per rovinare il loro rapporto.
«Allora, mi dici che succede?» le chiese Jason alla fine, sbirciandola da dietro il suo hamburger. «Hai detto che mi dovevi parlare di una cosa importante.»
Nella mezz’ora che era stata ad aspettarlo, la tensione le era cresciuta dentro a dismisura. Di solito, gli raccontava tutto quello che le succedeva. Quasi tutto.
«Avrò un bambino» disse tutto d’un fiato.
Una patatina fritta si interruppe a metà percorso. «Sei incinta?»
Lei scosse la testa, leggermente più rilassata di qualche istante prima. «Non ancora.»
«Che significa?»
«Che lo sarò al più presto, spero.»
«Come sarebbe a dire? Non mi risulta tu stia con nessuno.»
«Mi sono rivolta a una banca del seme.»
«Chi sarà il padre?»
Ming lasciò vagare lo sguardo intorno, poi infilzò un’oliva con la forchetta. «Ho ristretto la scelta a tre candidati, un avvocato, un atleta e un fotografo. Cervello. Fisico. Anima. Devo ancora decidere.»
«Suppongo che ci stia pensando da un pezzo. Non è una decisione che si prende dall’oggi al domani. Perché lo vengo a sapere solo ora?» Jason accantonò il piatto, spingendolo di lato e abbandonando il resto del suo hamburger.
In passato parlava con Jason di tutto. Poi, quando si era messa con Evan, le cose erano cambiate tra di loro. Non che avessero dovuto. Lei e Jason non sarebbero mai stati nient’altro che amici.
«Lo sai perché io ed Evan ci siamo lasciati, no?» Evan non condivideva la sua voglia di creare una famiglia. «I bambini sono importanti per me, altrimenti non farei il lavoro che faccio.»
Aveva scelto di diventare ortodontista perché adorava stare a contatto con i bambini. La loro visione radiosa del mondo la metteva di buonumore, per cui ci teneva a regalare loro dei bei sorrisi.
«Lo hai detto ai tuoi genitori?»
«Non ancora.»
«Non credo che tua madre sarebbe felice nel saperti incinta senza essere sposata.»
«No, infatti, ma sa quanto desideri una famiglia mia e alla fine accetterà la scelta.»
«Non so...» Jason era titubante. «Concediti un po’ di tempo per riprenderti dalla rottura con Evan. Ci sarà sicuramente un altro uomo lì fuori ad aspettarti.»
Impossibile, dal momento che l’unico uomo che le interessava non aveva alcuna intenzione di sposarsi. «E quant’è che dovrei aspettare? Altri sei mesi? Un anno? Fra due mesi compirò trentadue anni. Non posso perdere tempo prezioso valutando i pro e i contro o preoccupandomi per come reagirà mia madre.» Sollevò il mento con piglio sicuro. «Sono convinta di quello che faccio, Jason.»
«Se lo dici tu.»
Ming si trovò puntati addosso un paio di magnetici occhi azzurri, della stessa sfumatura della Shelby Cobra del ‘66 che si era fatta regalare dai suoi genitori per il suo diciassettesimo compleanno. Jason le aveva dato una mano a convincerli a comprargliela, poi avevano trascorso insieme tutta l’estate per rimetterla a posto, tirandone fuori un vero gioiello. Ogni volta che lei la guidava, non poteva fare a meno di sentire un forte legame con lui. Ecco perché l’aveva lasciata in garage e non l’aveva più presa dal giorno in cui si era messa con Evan.
«Vorrei tanto che mi sostenessi in questa mia decisione.»
«Sei la mia migliore amica» le rammentò lui, lo sguardo serio. «Come potrei non essere dalla tua parte?»
Ming si sentì sollevata. «Hai finito di mangiare?» gli chiese, incrociando lo sguardo con la cameriera e notando l’hamburger lasciato a metà nel piatto. «Dovrei ritornare in clinica. Ho un paziente fra un quarto d’ora.»
Jason sfilò di mano il conto alla cameriera ed estrasse il portafoglio.
«Ti ho chiesto io di pranzare insieme» tentò Ming di bloccarlo, sollevando la mano in un gesto imperioso. «Tocca a me offrire.»
«Nient’affatto. Offro io. È il minimo che possa fare dopo essermi presentato con mezz’ora di ritardo. Inoltre, considerato che mangi come un uccellino, me la cavo sempre con poco.»
«Grazie.»
Mentre Jason infilava la banconota sotto la saliera, lei si alzò in piedi e richiamò a sé Muffin. La cagnetta si rifiutava di staccarsi da Jason. Seccata, Ming le lanciò un’occhiataccia. Non aveva intenzione di strapparla dal grembo di Jason, perché il solo pensiero di avventurarsi verso quelle gambe muscolose le metteva agitazione addosso.
Sbuffando, si diresse verso il cancelletto di legno che conduceva direttamente al parcheggio. Jason le camminava accanto, Muffin sotto il braccio.
«Dove hai l’auto?» le chiese.
«Sono venuta a piedi. Sono solo due isolati da qui.»
«Dai, ti accompagno.» Jason la prese per mano, innescandole una tempesta di brividi lungo il braccio.
L’aroma speziato della sua colonia le penetrò le narici, inebriandole i sensi. Il suo corpo caldo e solido le premeva contro il fianco. Che voglia che aveva di telefonare in clinica per disdire l’appuntamento e portarselo a casa per dissetare una volta per tutte la sete che aveva di lui.
Naturalmente, non l’avrebbe mai fatto. Avrebbe trovato un altro modo per domare la vorace creatura che si era insediata dentro di lei. E dire che era sempre stata una persona quadrata, una secchiona a scuola, razionale, organizzata. Tra i due, era Jason l’animo ribelle, quello che agiva d’impulso, lo studente che non rinunciava al divertimento, ma che si era diplomato comunque con il massimo dei voti. Quello che non era disposto a modificare nulla di sé per compiacere gli altri.
Raggiunsero l’auto di lui, una Camaro del ‘69 e Jason si protese in avanti per aprirle la portiera. Anche se erano solo amici, la trattava con la stessa galanteria che riservava alle sue fidanzate.