Una donna in carriera: Harmony Collezione
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Kate O’Connor è dirompente e decisa come il colore rosso dei suoi capelli e quindi, se ha deciso di chiedere subito la sponsorizzazione del suo ristorante al famoso finanziere Will Hardison, senza appuntamento... lo farà!
La risposta positiva, però, implica...
Judy Christenberry
Ex professoressa di francese, ha lasciato la carriera per dedicarsi al suo vero amore: raccontare storie.
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Una donna in carriera - Judy Christenberry
successivo.
1
«Vorrei vedere il signor Hardison, per favore» annunciò calma Kate O'Connor all'efficiente segretaria seduta dietro alla grande scrivania di legno scuro.
«Ha un appuntamento?»
«No, ma non gli porterò via molto tempo. Sono qui per discutere del programma di sponsorizzazione.»
«È una giornalista?» chiese con freddezza la segretaria sfogliando le pagine dell'agenda che aveva davanti a sé.
Kate avrebbe voluto risponderle di sì, ma il suo innato senso dell'onestà non le permise di mentire.
«No, non sono una giornalista.»
«Allora perché cerca il signor Hardison?»
«Preferirei spiegarlo a lui personalmente» rispose Kate cercando di mantenere la calma. Sii paziente, si ammonì. Non doveva lasciare che il suo temperamento, facilmente infiammabile, prendesse il sopravvento. Non poteva permettersi di perdere le staffe, non in un momento così importante.
«Se vuole, posso fissarle un appuntamento per il mese prossimo» affermò la segretaria.
Sarebbe stato troppo tardi. Non poteva aspettare così a lungo. «No, ho bisogno di vederlo subito.»
«Mi dispiace, non è proprio possibile.» Le parole della segretaria furono accompagnate da un sorriso di superiorità tale, che fu sul punto di perdere il controllo. Senza aggiungere altro, Kate uscì dall'ufficio arrabbiata e delusa. Una volta fuori, si appoggiò contro il muro, cercando di riprendere il controllo di se stessa.
Erano passati solo due mesi dalla morte di suo padre. Due mesi estremamente difficili: aveva scoperto che il bilancio del piccolo ristorante che lui aveva curato per anni era in un passivo spaventoso. Tuttavia Kate era riuscita a trovare un metodo per risollevare le sorti del locale. Il problema è che, per attuarlo, aveva bisogno di un po' di denaro.
Sua sorella Maggie le aveva anche offerto i propri risparmi, anche se non le interessava tenere aperto il ristorante, ma Kate non se la sentiva di accettare quel prestito.
Un sorriso le illuminò il volto. Suo padre diceva sempre che Maggie era troppo cauta, troppo tranquilla. Tuttavia, era proprio per queste sue caratteristiche che adesso era lei l'unica ad avere da parte un po' di soldi.
Oltretutto, Kate sentiva come propria la responsabilità di badare al ristorante. Non sapeva ancora come, ma sarebbe riuscita nel suo intento. Purtroppo, quando si era rivolta alla sua banca, non era riuscita a ottenere un fido per mancanza delle adeguate garanzie.
Era disperata. Poi un articolo sul giornale aveva catturato la sua attenzione. Il centro Ceo della Hardison Enterprises stava promuovendo un programma di sponsorizzazione per le piccole industrie e le attività commerciali.
Senza pensarci su un attimo, Kate aveva indossato l'unico tailleur che possedesse, un abito blu di taglio parigino che metteva in evidenza tutte le sue curve, pensando che così avrebbe almeno attirato l'attenzione del signor Hardison.
E adesso era lì, sconfitta in partenza. Non poteva permettersi di aspettare un mese, doveva trovare il modo per farsi ricevere quella mattina.
La porta alle sue spalle si aprì, e Kate sentì la voce della segretaria avvertire il suo principale che si sarebbe assentata per un quarto d'ora. Come la porta si chiuse di nuovo, osservò la donna allontanarsi lungo il corridoio che portava agli ascensori.
Adesso l'ufficio del signor Hardison era lì, incustodito, a pochi passi da lei...
Lo so che mi hai sempre raccomandato di non esse re impulsiva, papà, ma devo farlo!
Non ci pensò due volte. Aprì la porta cercando di non fare il minimo rumore e si intrufolò nell'ufficio.
La prima cosa che la colpì fu la giovane età dell'uomo che sedeva dietro la scrivania. Non dimostrava più di trent'anni. Per caso era entrata nella stanza sbagliata? Quell'uomo sembrava troppo giovane per essere il capo della Hardison Enterprises; e indiscutibilmente era troppo sexy.
L'aria sicura e lo sguardo glaciale con cui la fissò, non fecero altro che accrescere il senso di intimidazione in Kate.
«Signor... signor Hardison?» chiese titubante.
«Chi è lei?» tuonò l'uomo con voce profonda.
Bingo! Era entrata nell'ufficio giusto.
«Il mio nome è Kathryn O'Connor. Avrei bisogno di parlarle a proposito del vostro programma di sponsorizzazione.»
«È una giornalista?» chiese lui con voce fredda.
Ancora quella domanda? La vita dei manager era così eccitante da essere costantemente inseguiti dalla stampa?
«No, ma...»
«Allora, fuori di qui!» la interruppe lui rivolgendo la sua attenzione ad alcuni fogli sparsi sulla sua scrivania.
Kate non si mosse, cercando di pensare il più in fretta possibile a quale sarebbe potuta essere la sua prossima mossa. Di sicuro, non avrebbe lasciato perdere la faccenda così facilmente.
«Le ho detto di andarsene!» ripeté lui senza degnar la di uno sguardo.
«Non prima di averle parlato. Voglio che lei mi consideri nel suo programma di sponsorizzazione.»
Lui si coprì il viso dai lineamenti forti con una mano prima di guardarla.
«Questo è ciò che lei vuole? Se lo scordi!»
«Aspetti un attimo. Non le ho nemmeno esposto la mia idea» protestò Kate avvicinandosi alla scrivania.
«Non m'interessa. Le consiglio di rivolgersi a una banca» aggiunse lui caustico tornando a occuparsi dei fogli che teneva davanti.
«L'ho già fatto, ma non mi darebbero abbastanza denaro.»
«Signorina, lasci che le spieghi una cosa: noi non siamo un ente di beneficenza, quindi...»
«Ma io non voglio da lei del denaro gratis» protestò Kate con veemenza.
«Vuole prendermi in giro? I soldi facili sono quello che chiedono tutti.»
Lei si avvicinò ancora di più alla scrivania, cercando di non pensare alle pesanti accuse che l'uomo le stava lanciando. «Almeno ascolti quello che ho da dirle» lo pregò.
«Fuori!» rispose lui con calma, continuando a scrivere su un foglio.
Qualcosa scattò in Kate. Essere trattata a quel modo non le era affatto congeniale. «Lei mi deve ascoltare!» esclamò con foga sbattendo il pugno sulla scrivania.
Lentamente William Hardison alzò gli occhi dalla lettera che stava scrivendo. Non fu la sensuale bellezza di Kate che catturò la sua attenzione. In genere era circondato da splendide donne, ormai ci era abituato. No, fu l'espressione determinata del suo viso e la vivacità dei suoi occhi che lo colpirono.
Sospirò. Quella mattina aveva già fronteggiato una donna altrettanto determinata: sua madre. Come al solito, era venuta a farsi promettere da lui che avrebbe partecipato agli eventi mondani della serata. E così, a cena gli avrebbe sicuramente presentato la nuova candidata al ruolo di signora William Hardison. Sua madre non smetteva un attimo di forzarlo a fare ciò che lei riteneva più giusto per il suo rango sociale. Proprio come aveva fatto con suo padre.
James Hardison si era sposato più tardi della maggior parte degli uomini. Era quasi quarantenne, quando si era innamorato di Miriam Esters. Naturalmente lei non aveva perso tempo a organizzare la vita del marito dal punto di vista sociale.
La cosa non avrebbe infastidito Will, se quel tipo di vita avesse reso veramente felice suo padre. In più, sua madre non aveva mai dimostrato al marito di amarlo veramente; quello che voleva erano solo costosi regali e soldi da spendere come più le piaceva.
Will, invece, amava davvero il padre, tuttavia non era mai riuscito a perdonargli la sua debolezza nei confronti della moglie.
Dopo alcune sfortunate storie con donne che miravano solo ai suoi soldi, Will era giunto alla conclusione che sua madre era un ottimo esempio del genere femminile: arrivista e senza scrupoli.
In quel preciso istante, poco dopo che l'attraente sconosciuta aveva battuto con forza la mano sulla sua scrivania, lui si rese conto che, come sua madre, non se ne sarebbe andata senza lottare fino in fondo.
Lo colpirono molto le sue unghie: pulite, corte ed accuratamente limate; non erano certo come gli artigli laccati di rosso di sua madre e del suo circolo di amiche. Di sicuro quella donna non avrebbe cercato di cavargli gli occhi. Almeno così sperava.
«Signorina: qualsiasi sia il suo nome, mi sembrava di esser stato chiaro quando le ho detto di andarsene» affermò con tono misurato, sperando di chiudere così il fastidioso incontro.
«Suppongo che le persone siano abituare a fare sempre quello che lei ordina!» esclamò Kate.
«Be', del resto questo è il mio ufficio» considerò lui con un sorriso innocente sulle labbra.
«Io le sto chiedendo di ascoltarmi! Se solo le potessi esporre il mio progetto, si renderebbe conto che sono una candidata ideale per la sua sponsorizzazione.» mentre parlava con foga, alcune ciocche dei rossi capelli di Kate scivolano fuori dal morbido ed elegante chignon, incorniciandole il viso.
«Si rende conto della sua presunzione? Adesso, per favore, prima che chiami la Sicurezza, se ne vada!» esclamò Will con improvvisa foga.
«Perché non vuole ascoltarmi? Forse perché sono una donna? Crede che una donna non sia capace di portare avanti degli affari?»
«Diciamo che, quelle che conosco io, si preoccupano solo di contare i milioni e non di guadagnarli» affermò lui con un sorriso cinico.
Il mento di Kate cominciò a tremare per la rabbia. «Le chiedo per l'ultima volta di ascoltarmi; non ho certo intenzione di rubarle i suoi soldi.»
«Senta, il nostro programma di sponsorizzazione è stato sospeso, quindi lei sta solo sprecando il suo tempo.»
«No!» esclamò lei come se fosse una sua decisione. «No, no e no!»
Will fissò incuriosito la donna che lo fronteggiava. Sua madre l'avrebbe odiata, così insistente e determinata. Era esattamente l'opposto delle dolci creature, dal cuore calcolatore, che aveva conosciuto in quegli ultimi anni alle feste a cui aveva partecipato. Se avesse scelto di sposare una come questa, sua madre, di sperata, l'avrebbe sicuramente lasciato in pace.
Questo pensiero folle e intrigante lo folgorò. Diede un'occhiata all'anulare sinistro di lei. Uhm... vuoto.
«È sposata?»
Per la prima volta da quando era entrata in quell'ufficio, Kate indietreggiò. «Perché me lo chiede?»
«Così, solo per sapere...»
Lei esitò. «No» rispose infine scuotendo il capo.
«Allora ascolterò il suo grande progetto questa sera. Mi scriva qui il suo indirizzo, per favore» ordinò lui porgendole un pezzo di carta e una penna. «La passerò a prendere alle otto. È formale.»
«Che cosa è formale?» chiese lei incuriosita.
«Sono invitato a un ricevimento molto importante, stasera. È il solo tempo che posso concederle. Prendere o lasciare.»
Lei lo fissò esitante, e Will aspettò con calma che prendesse la sua decisione. Era sempre stato un giocatore d'azzardo, ma finora non aveva mai corso un rischio personale come quello.
Finalmente