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La legge dell'onore: Harmony Destiny
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Ebook147 pages4 hours

La legge dell'onore: Harmony Destiny

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About this ebook

Jack Longhair credeva di aver detto addio alla sua vecchia vita senza alcun rimpianto. Per diventare un avvocato di successo si è trasferito a Chigaco, abbandonando la riserva e la sola donna che abbia mai amato, Tanya Rattling. Ma ora che per seguire un caso ritorna nella terra dei suoi antenati capisce che il prezzo che ha dovuto pagare per conquistare ricchezza e potere è troppo alto. Durante la sua assenza Tanya è andata avanti con la propria vita, crescendo il loro figlio da sola. Un bambino di cui Jack ha sempre ignorato l'esistenza e a cui ora vuole donare i privilegi e le possibilità che a lui sono stati negati. Per riuscire nel suo intento, però, dovrà riconquistare non solo il cuore di Tanya, ma riscattare il proprio onore perduto.
LanguageItaliano
Release dateJun 10, 2019
ISBN9788858998656
La legge dell'onore: Harmony Destiny

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    La legge dell'onore - Sarah M. Anderson

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Man of Distinction

    Harlequin Desire

    © 2012 Sarah M. Anderson

    Traduzione di Lucilla Negro

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-865-6

    1

    Jack Longhair uscì dalla Jaguar, i mocassini di manifattura italiana scricchiolanti sul bianco selciato che ricopriva l’area parcheggio del quartier generale della tribù dei Red Creek Lakota. L’edificio poteva pur essere stato imbiancato dall’ultima volta che lo aveva visto, ma per il resto era tale e quale a come lo ricordava lui. Finestre strette, soffitti bassi e un aspetto nel complesso deprimente.

    Erano due anni che lavorava in un bell’ufficio al South Dearborn, uno dei palazzi più prestigiosi di Chicago. Pavimenti in marmo, mobili su misura e vetrate con vista spettacolare sul lago Michigan... Il top del lusso, senza ombra di dubbio, oltre che la misura di quanto in alto lui fosse arrivato.

    Si guardò intorno, perlustrando con lo sguardo i luoghi dove si trovava. Un cane con una zampa rotta gli andò incontro, claudicante. Gli altri veicoli in sosta non erano Bentley o Audi e neppure Mercedes, ma camioncini malandati, incrostati di ruggine, e auto con cofani di altre vetture e coperture di plastica al posto dei vetri. Quel luogo era la testimonianza di quanto in basso fosse caduto in passato.

    Tutto ciò che avesse mai desiderato era andarsene dalla riserva. Ricordava ancora quando guardava I Robinson in una delle poche TV funzionanti della riserva, a casa di un amico, e scopriva che c’erano persone che vivevano in grandi appartamenti dove i bambini avevano la loro stanza, l’acqua scorreva dai rubinetti e le luci si accendevano con un interruttore. Rendersi conto che esisteva gente che possedeva tutte quelle cose, e che quella gente non era sempre e solo bianca, gli aveva fatto guardare la sua infanzia con occhi nuovi. Il furgone sgangherato con i cartoni ai finestrini e i buchi sul tetto non era la normalità. Dividere il letto con mamma e papà neppure. Dover prendere l’acqua con un secchio dal ruscello e poi sperare di non stare male bevendola, men che meno. Tutto ciò era anormale. E inaccettabile.

    Suonava strano pensare che fosse stato un programma televisivo a cambiargli la vita. Ma all’età di otto anni si era reso conto che esisteva un mondo diverso oltre la riserva, e che lui voleva tutte quelle cose che vedeva in TV... una casa grande, una bella auto, dei vestiti nuovi. E aveva lottato con tutte le sue forze per ottenerle.

    Essere ora costretto a tornare alla riserva era peggio di qualunque retrocessione. Se non gli fosse stato imposto di occuparsi di quel caso – e se dal successo non fosse dipesa la sua carriera – non si sarebbe trovato lì adesso. Forse, avrebbe dovuto dimettersi invece di accettare l’incarico. Non voleva sentirsi di nuovo la pelle impregnata del tanfo della miseria. Ci aveva messo anni per toglierselo di dosso. Ma era considerato il migliore sulla piazza nel suo campo di azione, valeva a dire condurre azioni legali contro le multinazionali dell’energia. Quello era il genere di causa a cui non ci si poteva sottrarre. Il genere di causa che avrebbe decretato il successo professionale di un avvocato.

    Jack scosse il capo, costringendosi a focalizzare l’attenzione sul motivo per cui si trovava lì.

    In qualità di socio più giovane nella storia dello studio legale Sutcliffe, Watkins & Monroe, aveva ottenuto delle sentenze di condanna contro la BP per il disastro petrolifero causato nel Golfo, contro delle miniere di carbone per l’inquinamento delle falde acquifere causato da liquami tossici, e contro alcune centrali nucleari per lo scarso livello di misure di sicurezza adottato. Negli ultimi cinque anni si era distinto per le sue battaglie ambientaliste, guadagnandosi un posto al tavolo delle persone che contano.

    Finché un giorno la sua tribù, i Red Creek Lakota, si era rivolta allo studio legale presso il quale lavorava per intentare causa alla Midwest Energy Company, accusata di aver inquinato le acque del Dakota River, quando aveva utilizzato la fratturazione idraulica per aumentare il ritmo di estrazione di gas naturale. La tribù sosteneva che le sostanze chimiche iniettate erano penetrate nelle falde sotterranee, contaminando il Dakota. La loro richiesta era quella di costringere la Midwest Energy a ripulire le acque e a risarcire la tribù delle spese mediche affrontate per risolvere i problemi di salute causati dalla contaminazione. Ma quello era un genere di caso che andava al di là delle competenze del consiglio generale dei Lakota. Il legale della tribù, Rosebud Armstrong, aveva richiesto l’intervento di una persona esperta nel settore. E quella persona era lui.

    Jack era rimasto sorpreso che la tribù potesse permettersi una parcella così elevata come quella dello studio legale Sutcliffe, Watkins & Monroe e lo infastidiva che Rosebud si fosse rivolta proprio a lui. La sua tribù non lo aveva mai preso in considerazione quando viveva nel fango e non era nessuno.

    Ora che era diventato un principe del foro, però, la musica era cambiata. Nessuno aveva sentito la sua mancanza quando se n’era andato, neppure Tanya Rattling Blanket, il suo amore dei tempi della scuola. Ma adesso che avevano bisogno di lui e della sua sorprendente capacità di destreggiarsi in un’aula di tribunale, lo volevano di nuovo tra di loro, a occuparsi della causa. Non bastava che dovesse lavorare per della gente che lo aveva in passato rifiutato, emarginato. Doveva pure tornare a vivere nella tribù.

    Marcus Sutcliffe, il fondatore dello studio legale presso il quale lavorava, non aveva mai detto di no a un cliente pagante. Gli aveva praticamente ordinato di fare i bagagli e partire, senza concedergli possibilità di scelta. Quella è la tua gente, aveva sentenziato in tono perentorio, quando lui aveva storto la bocca. È roba tua.

    Gli si gonfiavano ancora le vene del collo a ripensare alla superficialità sprezzante con cui Marcus aveva liquidato la faccenda. Una laurea col massimo dei voti, cause vinte, anni di esperienza e di dedizione allo studio legale improvvisamente non avevano contato più nulla. Nonostante tutti i suoi sforzi per essere riconosciuto per le sue capacità professionali e non per le sue origini, era tornato a essere solo un indiano. O, peggio, uno sporco indiano.

    Il problema era se anche Rissa Sutcliffe, la figlia di Marcus, la pensasse allo stesso modo. Sperava di no. Lui e Rissa si frequentavano da quasi due anni, e facevano coppia fissa da uno. Sapeva che era sempre stata attratta dal suo aspetto diverso, scuro e misterioso, come diceva lei, ma ora quella definizione assumeva tutto un altro significato, dopo la frase infelice di suo padre.

    Il fatto era che, nel caso avesse vinto la causa, avrebbe preso lui il posto di Marcus, una volta che questi fosse andato in pensione, il che sarebbe successo nel giro di qualche anno. Per cui Jack aveva ingoiato il rospo e annuito, mostrandosi contento di occuparsi di quella gente e del loro caso. Molto meglio che lasciarlo a Jenkins, il suo storico rivale.

    Quindi Jack non era lì per la sua gente, ma per la carriera. E prima risolveva la faccenda – vincendo, ovviamente – prima poteva tornarsene a Chicago.

    Prese un bel respiro e l’odore della pioggia della notte precedente e dell’erba gli impregnò le narici. No, quello non era il Magnificent Mile. Quell’odore – odore di spazi aperti, selvaggi – era qualcosa che non poteva trovare a Chicago. La sera prima, si era seduto sugli scalini del portico e aveva fatto una cosa che non faceva da anni. Contemplare le stelle.

    Forse, staccare la spina per un po’ gli avrebbe giovato. Gli intrighi interni al Sutcliffe, Watkins & Monroe avevano raggiunto assurdi livelli di machiavellismo, per cui ultimamente Jack era più impegnato a schivare i colpi bassi di Jenkins che a occuparsi di istruire cause. C’erano dei giorni in cui, più che un avvocato, si sentiva un pedone su una scacchiera, che lottava per diventare alfiere.

    Ma questo non era il suo unico problema. Negli ultimi mesi, Rissa non faceva altro che comprare riviste di abiti da sposa e parlare di cerimonie nuziali. Persino Marcus aveva cominciato a chiamarlo figliolo. Sulla carta era quello il programma, sposare la figlia del capo e impadronirsi dell’attività di famiglia. Non vi erano dubbi, Jack voleva arrivare al top. Nessuno gli avrebbe mai impedito di raggiungere il suo obiettivo.

    Era consapevole che avrebbe dovuto chiedere a Rissa di sposarlo prima di partire per seguire quella causa. Ma non lo aveva fatto. Stava bene con lei, tuttavia non poteva pensare alla causa e al matrimonio contemporaneamente. Rissa era una donna esigente, abituata a certi lussi – vacanze, bei vestiti, trattamenti estetici. A Jack piaceva soddisfare tutti i suoi capricci, avendo le possibilità economiche per farlo; ma da quando la tribù era ripiombata nel suo quotidiano, quel costoso stile di vita gli era sembrato improvvisamente falso e forzato. Con il risultato che non sapeva più che cosa volesse dalla vita. Non sapeva più se fosse davvero innamorato di Rissa o se gli piacesse semplicemente l’idea di sposare una Sutcliffe. Il che significava che correva il rischio di essere il più grande ipocrita sulla faccia della terra.

    Così, prima di partire, aveva parlato con Rissa e le aveva detto che stare separati per un po’ li avrebbe aiutati a capire se fossero fatti davvero l’uno per l’altra. E quando lei gli aveva chiesto, con voce mielata, se poteva andare con Jenkins alla regata annuale della città, lui aveva capito l’assoluta necessità di quella pausa di riflessione. Le aveva detto che era libera di uscire con chi le pareva e che, al suo ritorno, avrebbero fatto il punto della situazione e preso delle decisioni riguardo loro due.

    Mai come in quel momento aveva bisogno di allontanarsi da tutte quelle persone: Jenkins, Rissa, Marcus. Per quanto si ripetesse che tornare alla riserva non era stata una sua libera scelta, una parte di lui era contenta di essere lì. Anche se non era più la stessa persona di un tempo, si sentiva molto più se stesso nel posto in cui era nato e cresciuto.

    Il processo sarebbe andato avanti probabilmente per un anno, forse due, per cui avrebbe avuto tutto il tempo per riallacciare i rapporti con la sua famiglia. Poteva cercare Tanya Rattling Blanket, tanto per incominciare. Non si vedevano da quasi due anni, ma lui sapeva che abitava sempre lì. Tanya era una di quelle persone idealiste, convinte di poter cambiare il mondo. Era sempre stata affezionata alla riserva, che aveva scelto di non abbandonare, a differenza di lui. Ma ciò non significava che non potessero frequentarsi di nuovo, ora che lui era tornato. Da come la ricordava, Tanya era simpatica, brillante, e dotata di una bellezza fuori dall’ordinario. Pensare a

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