Il principe degli scandali: Harmony Collezione
By Annie West
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About this ebook
Raul, Principe di Maritz, non può credere che un'antica legge del suo paese gli imponga il matrimonio. Ma la sua vita è stata caratterizzata da un susseguirsi di scandali, e un'unione con Luisa Hardwicke porterebbe un po' di stabilità alla corona.
... una principessa ricalcitrante.
Peccato solo che Luisa non ne voglia sapere di tornare nel paese di sua madre, così come di diventare la moglie di un principe. Ma questa sua ritrosia non fa che accendere ancora di più le fantasie di Raul sulla loro prima notte di nozze.
Annie West
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Book preview
Il principe degli scandali - Annie West
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Prince of Scandal
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2011 Annie West
Traduzione di Silvia Zucca
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5898-802-2
1
Raul guardò con scarso interesse fuori dal finestrino dell’elicottero mentre sorvolava la costa verdeggiante a sud di Sydney. Non avrebbe dovuto trovarsi lì, quando la situazione a casa era tanto instabile. Eppure non aveva altra scelta.
Il destino del suo paese era a rischio. La sua incoronazione, il diritto di ereditare il regno che gli spettava per nascita e al quale aveva dedicato la propria vita erano in equilibrio precario. Ancora adesso faceva fatica a crederci.
Aveva contattato tutti gli avvocati più importanti per trovare una soluzione, ma la legge sull’eredità non poteva essere aggirata e per diventare re...
L’alternativa era andarsene e lasciare il paese in balia delle rivalità che erano cresciute durante il regno dell’ultimo sovrano, suo padre. Due generazioni prima della sua avevano sfiorato la guerra civile. Raul aveva il dovere di garantire sicurezza al suo popolo, senza pensare a quanto gli sarebbe costato in termini personali.
Il bisogno che sentiva di farsi in quattro per la sua gente era stato ciò che lo aveva guidato oltre la terra desolata della disillusione, quando il suo mondo era andato a rotoli anni prima. Quando i paparazzi avevano divulgato scandali e insinuazioni e i suoi sogni si erano infranti davanti ai suoi occhi. La gente di Maritz, però, si era schierata al suo fianco.
E lui si sarebbe schierato dalla loro parte adesso che ne avevano più bisogno. D’altra parte, era lui a portare la corona. Non solo per diritto di nascita, ma per tutti quei giorni che aveva passato a far fronte alle miriadi di responsabilità che gli spettavano in quanto sovrano.
Non avrebbe rinunciato alla sua eredità. Al suo destino.
La tensione gli irrigidiva il corpo e la rabbia gli mandava il sangue in ebollizione. Nonostante avesse dedicato una vita al suo paese, nonostante la sua esperienza e le sue capacità, la decisione finale era nelle mani di una sconosciuta.
Il fatto che il suo futuro, quello della sua gente, dipendesse da questa visita lo feriva nell’orgoglio.
Raul aprì il fascicolo che gli aveva passato l’investigatore, rileggendo ancora una volta i dettagli.
Luisa Katarin Alexandra Hardwicke. Ventiquattro anni. Single. Lavoratrice in proprio.
Si convinse che sarebbe stato semplice. Lei sarebbe stata eccitata e ansiosa. Tuttavia, avrebbe preferito che il fascicolo contenesse anche una foto della donna che avrebbe giocato un ruolo tanto importante nella sua vita.
Richiuse il fascicolo. Il suo aspetto non aveva importanza. Lui non era debole come suo padre. Raul aveva imparato che la bellezza sapeva mentire. E le emozioni facevano sì che un uomo si lasciasse prendere per il naso. Raul dettava le regole della propria vita, del suo regno, con la propria testa.
Luisa Hardwicke era la chiave per tenere al sicuro il suo regno. Poteva anche essere brutta come il peccato, tanto non avrebbe fatto differenza.
La mucca si spostò e per poco non fece cadere Luisa che, spossata, lottò per riguadagnare l’equilibrio nella palude sul limitare del torrente.
Era stata una mattinata lunga, complicata dai problemi al generatore e da una chiamata inattesa da parte della banca. Le avevano parlato di un controllo sulle proprietà che sapeva tanto di un primo passo verso il pignoramento.
Avevano lottato così tanto per quella piccola cooperativa di fattorie. La banca non poteva farli chiudere proprio adesso! Non quando avevano una possibilità di far funzionare le cose.
Si sentì il rumore di un elicottero e la sua mucca si agitò.
«Turisti?» le gridò Sam. «O per caso hai nascosto qualche amico danaroso?»
«Magari!» Luisa si sentì torcere lo stomaco dall’ansia. Il tempo scorreva veloce.
Inevitabilmente, il suo pensiero corse a quel mondo che aveva conosciuto per un così breve periodo e dove la ricchezza era data per scontata.
Se avesse fatto una scelta diversa, adesso sarebbe stata là. Certo, se avesse messo la ricchezza prima dell’amore e dell’integrità e avesse venduto la sua anima al diavolo. Il solo pensiero la faceva stare male.
Preferiva starsene lì nel fango ad affrontare la bancarotta con la gente che amava. «Sei pronto, Sam?» Luisa si sforzò di concentrarsi. «Adesso!»
Riuscirono a tirare fuori l’animale.
«Grande!» esclamò senza fiato. «Ancora uno...» Le sue parole vennero coperte dal rumore dell’elicottero.
La mucca si spaventò e colpì con un calcio Luisa, la quale finì per cadere nel fango, che le schizzò addirittura in faccia.
«Luisa! Tutto okay?» Suo zio sembrava più divertito che preoccupato.
Lei riuscì a tirarsi in piedi. «Perfetto.» Si pulì le guance dal fango. «Non dicono che migliori il tono della pelle?» Incrociò lo sguardo di Sam e sorrise. «Forse dovremmo imbottigliare questa roba e provare a venderla come tonico.»
«Non c’è niente da ridere. Magari dovremo farlo.»
Dieci minuti più tardi, il fango ormai secco sulla pelle, Luisa aveva salutato lo zio Sam e si stava dirigendo verso casa. Lungo il tragitto la sua mente corse di nuovo alla telefonata di quella mattina. La loro situazione finanziaria era desolante.
Raddrizzò le spalle. Almeno a breve avrebbe potuto fare una doccia. E poi una bella tazza di tè e...
Rallentò il passo mentre raggiungeva la sommità della collina e vedeva l’elicottero sul prato dietro casa. Era di ultima generazione e aveva l’aria molto costosa.
La paura le serrò le viscere. Poteva già essere l’ispezione di cui la banca le aveva parlato?
No, la banca non avrebbe gettato via soldi per comprare un elicottero.
Una figura apparve da dietro il velivolo e Luisa si pietrificò. Contro il sole si stagliava la silhouette di un uomo alto ed elegante. L’emblema della virilità urbana. Capelli scuri, un completo che praticamente costava come l’auto di Luisa e il suo trattore messi insieme, più un paio di spalle formidabili.
Poi lui si voltò e fece qualche passo, parlando con qualcuno dietro all’elicottero. Il suo corpo slanciato si muoveva con grazia ed emanava potere.
Lei sentì il battito del proprio cuore accelerare. No, decisamente non era un banchiere. Non con quel corpo atletico.
Era di profilo adesso. La fronte alta, il naso aristocratico, la bocca cesellata, il mento volitivo. Luisa lesse determinazione in quella mascella squadrata e nei suoi gesti decisi. Determinazione e qualcosa di completamente virile.
Il calore serpeggiò dentro di lei. Consapevolezza.
Trattenne il fiato, spaventata. Mai prima di allora aveva sperimentato un’attrazione istantanea per qualcuno. Una volta era persino arrivata a domandarsi se mai le sarebbe capitata una cosa simile. Adesso, però, quella reazione la infastidiva. Perché, nonostante gli abiti eleganti, quell’uomo sembrava... pericoloso.
Rise. Pericoloso? Probabilmente sarebbe svenuto, se si fosse trovato quelle sue scarpe linde ricoperte di fango.
Dietro casa c’erano dei panni stesi. Le labbra di Luisa si incurvarono. Il signor Sono appena uscito da una rivista patinata non poteva essere più fuori posto di così. Si sforzò di avvicinarsi. Chi diavolo era?
Lui dovette sentire il movimento, perché si voltò.
«Posso aiutarla?» la voce di Luisa era arrochita. Si disse che non aveva niente a che fare con l’impatto di quello sguardo scuro ed enigmatico su di lei.
«Salve.» Le sorrise.
Lei tentennò. Chiunque sarebbe rimasto affascinato da quella bellezza virile e inaccessibile. Dagli occhi brillanti e tenebrosi che non lasciavano intendere nulla. O da quella piccola fossetta sul mento.
Deglutì con cautela e si stampò sulle labbra un sorriso. «Si è perso?» Si fermò ad alcuni passi da lui. Dovette sollevare il mento per guardarlo negli occhi.
«No, non mi sono perso.» La sua voce profonda lasciava trapelare appena un’inflessione straniera. «Sono venuto per vedere la signorina Hardwicke. Sono nel posto giusto?»
Luisa corrugò la fronte, perplessa. Era una domanda retorica. Il suo tono era troppo sicuro.
Con un cenno vago della mano lui fermò un uomo piuttosto grosso che stava arrivando dal retro della casa, quindi tornò a osservare la fattoria, come se aspettasse qualcun altro.
«È nel posto giusto.»
Lei spostò lo sguardo dall’omaccione che aveva scritto in fronte guardia del corpo al pilota dell’elicottero. Un altro tizio vestito di scuro stava parlando al telefono. Tutti e tre avevano lo sguardo fisso su di lei, in allerta.
Per la prima volta si sentì pericolosamente isolata. «Avete degli affari da sbrigare qui?» Il suo tono divenne più tagliente. Una sensazione spiacevole, come ghiaccio sulla schiena, la fece irrigidire.
«Sì, ho bisogno di vedere la signorina Hardwicke.» Gli occhi dell’uomo corsero su di lei per poi spostarsi ancora. «Sa dove posso trovarla?»
Qualcosa in quello sguardo che non era neppure scivolato sui suoi vestiti sporchi la infiammò di consapevolezza. Del fatto che era coperta di fango e che, se anche fosse stata pulita e con indosso il suo abito migliore, sarebbe stata nettamente inferiore a quell’uomo.
Raddrizzò la schiena. «L’ha trovata.»
Questa volta lui la degnò della sua attenzione più totale. L’intensità di quello sguardo crebbe, finché lei non si sentì avvampare. Gli occhi di lui si allargarono sotto le lunghe ciglia scure e Luisa vide che erano verdi. Smeraldi di un verde profondo e forte. Lei comprese che era scioccato. E, ci avrebbe potuto giurare, pure deluso.
Qualche secondo più tardi, lui aveva nascosto ogni emozione e dal suo sguardo non trapelava più niente. «La signorina Luisa Hardwicke?»
Pronunciò il suo nome come faceva sua madre, con una morbidezza e una sonorità che lo trasformavano in qualcosa di delizioso. Le vennero i brividi. L’accento doveva essere una coincidenza. Quell’altro mondo era tanto lontano da lei da essere irraggiungibile.
Si pulì alla meglio e gli tese la mano destra. Era giunto il momento di prendere in pugno la situazione. «E lei è?»
Lui esitò un momento, poi gliela strinse. Nel farlo, si inchinò, quasi dovesse baciarle la mano. Quel gesto era elegante e fuori luogo. E le tolse il respiro per un attimo, finché le dita calde e potenti di lui non la lasciarono andare.
Il calore le salì al viso e alla fine Luisa fu contenta che il fango la coprisse in parte.
Lui raddrizzò la schiena e lei dovette alzare la testa per incontrare i suoi occhi brillanti. Da quell’angolazione sembrava imponente, forte e inflessibile.
Luisa sbatté le palpebre e inspirò tremante, cercando di ignorare le farfalle nel suo stomaco e di pensare con calma.
«Sono Raul di Maritz.» Lo disse con semplicità, ma con una tale sicurezza che lei riuscì quasi a immaginarsi la fanfara che suonava trionfante in sottofondo. «Il Principe Raul.»
Raul la sentì irrigidirsi e trasalire. Lei liberò in fretta la mano facendo un passo indietro, per poi incrociare protettiva le braccia sul petto.
Non era il benvenuto che di solito riceveva.
«Per quale motivo è qui?» Il tono non era burbero, ma gliela fece sembrare femminile e vulnerabile.
Femminile... Quasi non si era accorto che era una donna!
A giudicare dal tono roco della sua voce e dagli stivali incrostati, aveva la stessa femminilità di un cavolfiore. E non si era ancora nemmeno tolta quel cappellaccio consumato che le metteva in ombra le guance sporche di fango. Per non parlare del modo in cui camminava.
Raul si irrigidì, cercando di immaginarla a Maritz, dove il protocollo e le buone maniere erano tenute in gran conto. Era molto peggio di ciò che aveva temuto. E non c’era via di scampo.
Non se voleva reclamare il suo trono e salvaguardare il suo paese.
Strinse i denti, maledicendo fra sé le arcaiche leggi di Maritz. Quando fosse diventato re, ci sarebbero stati dei cambiamenti.
«Le ho chiesto che cosa ci fa sulla mia terra.» Il tono rivelava animosità adesso.
Affascinante.
«Le mie scuse.» Sorrise automaticamente. «Abbiamo importanti questioni di cui discutere.»
Aspettò un sorriso in risposta che non arrivò.
«Non abbiamo proprio un