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Il pirata del cuore: Harmony Collezione
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Il pirata del cuore: Harmony Collezione
Ebook186 pages2 hours

Il pirata del cuore: Harmony Collezione

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About this ebook

Aveva deciso di rovinarla?

Annabelle Forrester ha impiegato un anno, per ricostruirsi un’attività sua e soprattutto un futuro, dopo il fallimento della elazione con Rand Dumbarton. Quando lo vede entrare nell’Agenzia investigativa che lei conduce, perciò, si sente crollare il mondo addosso.

Lui è venuto fin lì per...
LanguageItaliano
Release dateMar 10, 2017
ISBN9788858961865
Il pirata del cuore: Harmony Collezione
Author

Rebecca Winters

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Il pirata del cuore - Rebecca Winters

    successivo.

    1

    «Annabelle? Aspetta ad andartene, Roman deve parlarti.»

    Annabelle Forrester stava per uscire dalla LFK Associates International, l'agenzia investigativa di Roman Lufka, quan do la voce squillante di Diana la richiamò.

    «Sai di che cosa si tratta? Non ho molto tempo, inoltre devo anche passare dalla stazione di polizia.» Non era decisamente una grande giornata, e più si sentiva occupata meglio era.

    Diana Rawlins, centralinista e amica di Annabelle, stava terminando una telefonata.

    Coprendo il ricevitore con una mano scosse la testa e disse sottovoce: «So solo che sembrava importante».

    Se non si fosse trattato di Roman Lufka, il suo amatissimo capo, Annabelle avrebbe inventato una scusa qualsiasi pur di non fermarsi neppure un minuto ed evitare di contagiare gli altri con il suo malumore, ma con lui non poteva fingere.

    Lo ammirava troppo e soprattutto gli doveva troppo per ignorare la sua richiesta.

    Per ingannare l'attesa andò in cucina a preparare due tazze di caffè, una per lei e una per Diana che, oltre ad essere una persona deliziosa era anche una bella donna con degli splendidi capelli biondi. Proprio come quelli delle principesse cui lei avrebbe voluto somigliare da bambina. Per quanto potesse sembrare buffo, ogni volta che suo padre le raccontava una favola che aveva come protagonista una principessa doveva anche ripeterle di ringraziare il cielo per i suoi bellissimi capelli castani.

    A quel punto, non soddisfatta da quella descrizione della sua chioma, lei finiva sempre per chiedergli di che castano si trattasse e lui rispondeva sorridendo che gli ricordavano tanto il colore delle castagne che cadevano in autunno dietro casa.

    Più di una volta Annabelle era corsa in giardino a guardarle da vicino, e più di una volta aveva storto le labbra davanti ai riflessi rossicci accentuati dai raggi del sole. I capelli con i riflessi rossi non le erano mai piaciuti, era per questo che per molto tempo aveva preferito portarli corti.

    Adesso che era adulta, aveva imparato ad accettare quello che in passato le era sembrato un difetto insormontabile e si era lasciata convincere dal parrucchiere a farli crescere fin sulle spalle. Ma non aveva smesso di invidiare, anche se bonariamente, i capelli biondi dell'amica.

    «Finalmente» sospirò Diana riagganciando. «Sai qualcosa dell'Honda cha hanno rubato al signor Vanderhoof?»

    «Sì, l'ho ritrovata ieri mattina. Anche se non sono ancora state sbrigate tutte le pratiche relative al furto, abbiamo però identificato il capo della banda che se n'era servito per compiere una rapina.»

    «Vuoi scherzare? Avete fatto in un lampo. Roman sarà stupefatto.»

    «Lo spero. Si è incastrato tutto a meraviglia.»

    «Dove l'avete ritrovata?»

    «Al D and G Body Paint

    «Come hai fatto ad arrivarci in così poco tempo?»

    «A dir la verità, non lo sospettavo nemmeno. Sono partita dal A and A Paint e ho scorso tutta la lista. Il ragazzo che l'aveva rubata sapeva che scottava e non mi è stato difficile immaginare che avesse intenzione di riverniciarla. Infatti è stato così e ha scelto un bel rosso fiammante.»

    «Ma... come hai fatto a capire che si trattava proprio di quell'auto?»

    «Prima di tutto perché il rosso è il colore preferito di quella banda, secondo perché il signor Vanderhoof aveva appena perso il tappo dell'olio e mi è bastato alzare il cofano per assicurarmi che al posto di questo ci fosse un foglio di alluminio fissato con un elastico.»

    Diana scosse la testa con un sorriso.

    «Sei incredibile. Hai già avvertito il signor Vanderhoof che la sua auto è stata ritrovata?»

    «Certo. In fondo è stato contento che gliel'abbiano rubata. Aveva sempre desiderato un'auto rossa e non aveva mai avuto il coraggio di comperarla. Quando lo hanno avvisato che poteva venire a prenderla si è fatto sostituire a scuola da un supplente. E non credo di sbagliarmi, se dico che starà girando in lungo e in largo per provarla. Anzi, sarà fortunato se prima di sera non avrà preso una multa salata per eccesso di velocità.»

    Diana rise divertita.

    «Ah... Gerald ti ha lasciato un messaggio.»

    «Davvero?»

    C'era solo un uomo che aveva avuto il potere di spezzarle il cuore e viveva a Phoenix, in Arizona, che per quanto la riguardava avrebbe potuto trovarsi anche su un altro pianeta. Dalla terribile notte di un anno prima in cui il mondo le era crollato addosso, con la fine della loro relazione, infatti non si era più lasciata coinvolgere emotivamente in modo serio da nessuna storia.

    Anche se doveva ammettere che il primo investigatore dell'agenzia per la quale lavorava, Eric-Gerard - che lei preferiva chiamare Gerard - era stato l'unico che aveva rischiato di infrangere qualche barriera.

    «Dice che vorrebbe riavvicinarsi a te e chiede se accetteresti un invito a cena per stasera.»

    «Mi dispiace, ma stasera sono impegnata.»

    «Era quello che temeva di sentirsi dire. Dovrei riferirgli la tua risposta quando richiamerà più tardi perché adesso Roman lo ha mandato a indagare sulla bomba con il comandante Gregory allo Utah Steel.»

    «Sappiamo benissimo che Gerard non ha intenzioni serie, Diana. In fondo non è ancora riuscito ad accettare la morte di sua moglie.»

    «Già, proprio come tu non hai ancora smesso di pensare al tuo ex fidanzato.»

    Annabelle si strinse nelle spalle, incapace di negarlo mentre un nodo le serrava la gola. In certi momenti Diana era troppo perspicace per i suoi gusti.

    «Ehi, Annie? Mi dispiace di aver toccato quel tasto» si scusò subito dopo l'amica.

    «Non preoccuparti, non c'è problema. È solo che oggi sono un po' sensibile all'argomento, forse perché è un anno esatto che abbiamo rotto.»

    Diana sorrise dolcemente e allungò una mano a sfiorarle un braccio. «Scusa, non lo sapevo.»

    «Non importa. Ormai non dovrebbe più farmi tanto effetto. Anzi, avrei dovuto superarlo da tempo.»

    «Come Gerard avrebbe dovuto superare la perdita di Simone?»

    Annabelle annuì.

    «Pare che entrambi vi siate innamorati di persone davvero indimenticabili.»

    «Per quanto mi riguarda, io so solo che vorrei non averlo mai incontrato.»

    Diana la guardò perplessa.

    «Ne sei certa? Se dopo dodici mesi dalla separazione sei ancora così sottosopra, forse dovresti cercarlo per vedere se anche lui è nelle tue stesse condizioni.»

    «So per certo che sta con un'altra e comunque, anche se non fosse così, non ho la minima intenzione di chiamarlo o di rivederlo. Ci siamo salutati per sempre

    Annabelle sbuffò e Diana alzò un sopracciglio con espressione interrogativa. «A me non è mai sembrata una separazione definitiva» obiettò.

    «In ogni caso, scusami... ma adesso non ho voglia di parlarne.»

    L'ultima cosa cui Annabelle avrebbe voluto pensare era come sarebbe stato trovarsi di nuovo fra le sue braccia, ma certi ricordi continuavano ad affiorarle alla mente contro la sua volontà, procurandole un senso di soffocamento.

    «Annie?»

    Arrossendo Annabelle guardò l'amica. «Sì?»

    «Ha appena citofonato Roman per dirmi che puoi andare da lui. Forse gli hanno già comunicato che hai ritrovato l'Honda e vuole affidarti un altro incarico.»

    «Può darsi.» Molto probabilmente era così, in quanto non sapeva che era già occupata con il caso di Trina Martin. «Grazie, a dopo.»

    Annabelle salutò Diana con una mano e si diresse verso l'ufficio di Roman. Mentre si avvicinava alla porta, lo sentì parlare con un altro uomo.

    «Roman?» disse bussando alla porta socchiusa e, sbirciando all'interno, intravide un uomo di spalle. Era alto con i capelli neri e un vestito a giacca blu scuro.

    Sconvolta, lei batté le palpebre più volte per assicurarsi che non si trattasse di una visione. Quel fisico le era troppo familiare per essere vero...

    No, non poteva essere! Non poteva sapere dove lavorava e non c'era nessuna ragione per cui dovesse trovarsi proprio a Salt Lake!

    «Entra.»

    La voce di Roman la scosse facendole aprire gli occhi, ma non fu subito in grado di muoversi perché nel frattempo l'altro uomo si era voltato e la stava fissando con quei due intensi occhi blu che occupavano un posto indelebile nella sua memoria.

    «Salve, Annabelle.» La voce calda e vibrante che lei aveva amato più di ogni altra cosa la percorse come una scarica elettrica. «È bello rivederti dopo tanto tempo.»

    Per quanto potesse sembrarle assurdo, si trattava proprio di Rand.

    Guardò Roman in preda al panico. Il suo capo sapeva che era stata fidanzata con Ran Dumbarton e sapeva anche quanto avesse sofferto dopo la separazione. Come aveva potuto... E Diana, poi.

    Come avevano potuto essere così crudeli da giocarle quel tiro senza avvertirla? Possibile che entrambi lo avessero fatto di proposito?

    Lo choc fu tale che, per un attimo, si sentì come paralizzata; un sibilo nelle orecchie le fece temere di essere sul punto di svenire. Sarebbe stata la prima volta in vita sua, ma era l'occasione buona.

    Rand dovette accorgersi all'istante della sua reazione, perché si avvicinò per portarla verso la sedia più vicina. Poi le passò una mano dietro la nuca in un gesto familiare. «Appoggia la testa per un attimo, finché non ti passa la sensazione di vertigine.»

    Il tono con cui lo disse suonò come un comando.

    Forse Rand non si rendeva conto di quanto il suo comportamento potesse essere coercitivo nei confronti degli altri, ma riusciva a prendere il sopravvento in ogni situazione senza neppure rendersene conto, e Annabelle finì per seguire le sue istruzioni, troppo debole e confusa per opporsi.

    Il fatto di averlo così vicino da avvertire il calore della sua mano e del suo corpo le sembrava qualcosa di irreale con cui non le era ancora facile fare i conti. Possibile che Rand fosse proprio lì accanto a lei? E possibile che la stesse toccando come se fosse la cosa più naturale del mondo?

    L'ultima volta che si erano visti si erano detti cose che non sarebbe stato facile dimenticare e lei gli aveva restituito l'anello di fidanzamento.

    Ricordava ancora ogni particolare ed era così fuori di sé da sembrare quasi irriconoscibile. Era stata un'esperienza devastante e, benché fosse già passato un anno, non le era stato possibile cancellarla dalla mente. Da allora non si erano più visti né sentiti.

    Silenzio assoluto.

    Rand le porse un bicchiere d'acqua dicendole di berlo. «Se ti gira ancora la testa è meglio che ti sdrai. Possiamo rimandare l'incontro a un'altra volta.»

    Incontro?

    Annabelle bevve e gli ripassò il bicchiere mentre lui rimaneva con la mano incollata alla sua nuca.

    «Sto bene.» Lei si drizzò in modo da interrompere il contatto. «Stamattina non ho avuto tempo di fare colazione e quindi dovevo aspettarmelo...»

    Lo sguardo di Rand, incrociato per una frazione di secondi, le comunicò che era perfettamente consapevole del motivo per cui era svenuta. Se però di fronte a Roman preferiva fingere che si trattasse di un'altra ragione era libera di farlo.

    Niente avrebbe potuto scuoterlo. Rand era un avversario formidabile ed era proprio per questo che poteva permettersi di essere alla guida della Dunbarton Electronics, una delle società di informatica più potenti del paese che gli aveva fruttato la copertina del numero di marzo di Today's Fortune, la più famosa rivista d'informatica.

    Le ci era voluta una settimana prima di decidersi a leggere l'articolo che lo riguardava e, con suo grande disappunto, aveva divorato ogni singola parola e ogni singola fotografia, spinta dall'irresistibile desiderio di avere sue notizie dopo tanto tempo di silenzio.

    La biografia faceva riferimento a una donna molto importante nella sua vita, di cui non riportava il nome, che sembrava destinata a diventare sua moglie in breve tempo.

    Per Annabelle era stato come ricevere una pugnalata in pieno petto.

    «Annabelle?» intervenne Roman. «Dal momento che non sono necessarie presentazioni andrò subito al sodo. Rand ci ha sottoposto un problema che ti riguarda.»

    Lei trattenne il respiro. «Sono rientrata a Salt Lake da Phoenix un anno fa... Non vedo come possa riguardarmi...» rispose lei passandosi una mano sulla fronte.

    Non le era mai capitato di essere scortese con il suo capo. Roman era una persona fantastica, ma forse non si rendeva conto di che cosa significasse per lei quell'incontro inaspettato con Rand.

    E se non era stato lui a organizzarlo, il che era molto probabile, allora doveva essere opera del suo ex. Ma perché lo aveva fatto?

    Quando un anno prima si erano divisi, il dolore che aveva provato era stato abbastanza grande da durare una eternità e non le era stato facile raccogliere i pezzi e riprendere a vivere. Fortunatamente, una volta rientrata a Salt Lake, Roman l'aveva assunta fra i suoi investigatori privati e questo le era stato di grande aiuto per riprendere il controllo della propria esistenza. Tutto sembrava migliorare di giorno in giorno, ma adesso...

    Come aveva osato Rand entrare nel suo territorio e minare la stabilità del piccolo mondo che si era creata senza di lui?

    «Il servizio di assistenza ai clienti della mia società per la zona di Salt Lake si trova in gravi difficoltà.»

    Scossa dalla voce di Rand, Annabelle si mosse sulla sedia. «Mi

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