La gemma del deserto: Harmony Collezione
By Trish Morey
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About this ebook
Morgan non capisce per quale motivo Tajik la voglia così tanto: lui può avere qualunque donna desideri! Ma una volta arrivata nel suo regno, il mistero è presto svelato...
Trish Morey
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Book preview
La gemma del deserto - Trish Morey
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Sheikh’s Convenient Virgin
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2008 Trish Morey
Traduzione di Cristina Proto
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3050-127-0
1
«Chi è quella donna?» Lo sceicco Tajik al Zayed bin Aman si avvicinò alla finestra, interrompendo il noioso resoconto del suo segretario. Aveva affrontato un lungo viaggio, e la ragazza straniera sul bordo della piscina era molto più interessante dell’ultima fluttuazione del cambio della moneta dell’Emirato. «Cosa sta facendo qui?»
Kamil abbandonò per un attimo la lettura dei suoi numeri e seguì lo sguardo del suo signore.
«È la donna che abbiamo assunto come dama di compagnia di sua madre dopo che Fatima si è sentita male. Mi sembrava di averglielo comunicato, mentre si trovava a Parigi per il vertice sul petrolio...» Il segretario s’interruppe, incerto, come preoccupato di aver osato troppo ad assumere una donna del luogo come dama di compagnia di Nobilah durante il loro soggiorno sulla Gold Coast.
«Ah... sì» mormorò Tajik, ricordando l’appendicite fulminante che aveva costretto Fatima a un ricovero in ospedale e a un intervento d’urgenza. «Solo... non mi aspettavo che fosse così giovane.» Né così attraente. Persino da quella distanza poteva notare che i tratti erano tutt’altro che ordinari, e la figura, anche se coperta dal collo alle caviglie da una camicia e un paio di pantaloni leggeri, si faceva notare. «Allora perché è lì da sola e non si sta occupando di mia madre?»
Proprio in quel momento Nobilah apparve dalla casetta sul retro: portava la veste scura che amava indossare dalla morte del marito. Tajik osservò la donna più giovane alzarsi e sistemare l’ombrellone per proteggerla dal sole, mentre l’altra si accomodava sulla sedia. Poi la giovane si sedette di nuovo, prendendo un giornale da un tavolino in ferro battuto e iniziando a leggere per lei a voce alta.
Sua madre rise per qualcosa e Tajik non riuscì a trattenere un sorriso. Era stato un anno difficile per tutti, ed era bello vederla ridere. Presto sarebbe arrivato anche il suo turno. Dopo le ultime difficili negoziazioni si meritava quelle settimane di vacanza.
«Vado a informare Nobilah che sono tornato da Parigi. C’è altro, Kamil?»
Il suo segretario si schiarì la voce. «In effetti, Eccellenza, c’è un ultimo argomento che devo portare alla sua attenzione...»
«E non può aspettare? Sono ansioso di raggiungere mia madre.»
«Credo che vorrà sentirlo subito, Eccellenza.»
Tajik si voltò, sorpreso. Il suo segretario lo conosceva troppo bene per trattenerlo con qualche questione irrilevante quando lui si stava già congedando. Si allontanò subito dalla finestra. «Bene, di che si tratta allora?»
«Sono arrivate delle voci da casa... Sembra che Qasim durante il consiglio dei capi tribali abbia sollevato qualche preoccupazione relativa alla solidità del regno...»
«E hai ritenuto più importante ragguagliarmi prima sui tassi di cambio di Jamalbad rispetto alle macchinazioni di mio cugino?»
«I rapporti sono appena arrivati» precisò l’altro, visibilmente nervoso. «Devono ancora essere confermati...»
«Allora procurati subito questa conferma!» sbottò lo sceicco, iniziando a camminare su e giù per l’ampio salotto. «E perché mio cugino dovrebbe sollevare simili questioni con il consiglio? Se mi accade qualcosa, sa di essere il prossimo erede al trono. Il suo posto è assicurato.»
«Sembra che abbia dichiarato che il futuro di Jamalbad non sia tutelato senza una vera garanzia per i giorni a venire... Senza un erede.»
Tajik si fermò di colpo. «Mio padre è morto da meno di un anno, insieme a Joharah! Qasim vorrebbe che ingravidassi la prima donna che incontro? E poi tutti sanno che mio cugino mira a creare instabilità piuttosto che a portare la pace... altrimenti perché creerebbe problemi non appena mi allontano per qualche giorno?»
«Dietro queste ansie Qasim cela il suo desiderio di salire al trono. Parte del consiglio prenderà in considerazione le sue parole.»
«Deve essere fermato! Se questi rapporti sono veri, dobbiamo tornare immediatamente a Jamalbad. Organizza i preparativi.»
Kamil esitò. «Prima di farlo... c’è un’altra cosa che dovrebbe sapere. Si dice che abbia dichiarato al consiglio di averle trovato la sposa perfetta.»
«Lui cosa? E chi è la deliziosa creatura che quella serpe di mio cugino mi vorrebbe affibbiare?»
«Sua figlia, Abir.»
Tajik rise forte. «In nome di Allah, è solo una bambina! Non deve avere più di dieci anni. Desidera il trono al punto da sacrificare la sua unica figlia?»
«Abir compirà presto quattordici anni. Un’età sufficiente per essere promessa in sposa, se il consiglio approva.»
«Non per me! Non permetterò che un folle mi costringa a sposare una bambina che ha la metà dei miei anni solo per facilitargli l’accesso al trono. E della sua stirpe, per di più!»
Kamil si accigliò. «Sia cauto, Eccellenza. Si dice che parte del consiglio sia favorevole alla cosa. Credono che il lutto sia durato abbastanza, che sia tempo che abbandoni la sua vita da dongiovanni e si trovi una sposa che dia a Jamalbad un erede. Qasim ha dichiarato di agire nel suo interesse e che la scelta migliore per lei e Jamalbad sia l’annuncio di un fidanzamento.»
Tajik sospirò. Quindi Qasim in sua assenza voleva incastrarlo con una promessa di matrimonio. Ecco perché il suo belligerante cugino era stato così accomodante quando Tajik lo aveva informato dei suoi progetti di portare la madre al fresco in Australia nel periodo più caldo di Jamalbad.
Non glielo avrebbe permesso.
Non avrebbe sposato Abir.
Per niente al mondo!
Si passò le dita tra i capelli riprendendo a passeggiare per la stanza, mentre con la mente analizzava la strategia migliore per rispondere alla mossa del cugino.
Da una parte poteva semplicemente rifiutarsi. Era il governante assoluto di Jamalbad, in fondo. Il consiglio era un organo potente, ma poteva solo consigliare, non decidere, né tanto meno costringerlo a fare qualcosa.
E tuttavia c’era un’altra linea d’azione che si stava concretizzando nella sua mente, chiara e netta. C’era un altro modo per fermare le macchinazioni di Qasim e al tempo stesso accontentare il consiglio.
«No, Kamil» dichiarò, girandosi di scatto. «Non sposerò Abir. O chiunque altra mio cugino mi presenterà.»
«Molto bene, Eccellenza. Una volta ricevuta conferma che l’informazione è corretta, preparerò un messaggio per il consiglio.»
«No, non occorre. Se il consiglio si aspetta una sposa, l’avrà.»
«E come intende riuscirci, se non sposerà Abir?»
«Semplice, Kamil. Mi troverò una sposa da solo.»
«Ma... non può sposare una donna qualsiasi. La sposa di un regnante di Jamalbad deve essere pura nel corpo e nella mente.» Il segretario spalancò le braccia in segno di disperazione. «Come si aspetta di trovare una gemma simile? Non ha visto le donne qui sulla spiaggia?» esplose alla fine. «Non sono sicuro che il consiglio approverebbe una regina di quel tipo.»
Tajik annuì in segno di comprensione, mentre i pensieri lo portavano di nuovo alla finestra. La tradizione era importante a Jamalbad: era stato educato in Occidente, e sapeva benissimo che l’idea che una donna dovesse rimanere pura fino al matrimonio mentre l’uomo era libero di divertirsi, era un classico esempio dell’uso di due pesi e due misure, ma il consiglio si sarebbe comunque aspettato una sposa illibata. Tuttavia, era certo di poter trovare una donna che potesse convenientemente passare per vergine. Se lui per primo fosse stato felice della scelta, non avrebbe avuto difficoltà a convincere il consiglio della sua virtù.
Rivolse di nuovo lo sguardo fuori della finestra, concentrandosi sulla piscina.
Era decisamente attraente, all’occidentale, e sembrava avere un bel fisico, nonostante i vestiti piuttosto tradizionali e i capelli biondo miele tirati troppo stretti dietro la testa. Abiti più femminili le avrebbero donato, sottolineandone le curve. Ma in fondo quel suo pudore al momento era solo un vantaggio per lui...
Si strofinò il mento, continuando a riflettere. Con quella pelle chiara, i capelli biondi e una bocca generosa, non somigliava assolutamente a Joharah, e questo era un altro vantaggio.
Soffocò il senso di colpa all’idea di dover sposare una qualunque: non sarebbe stato un vero matrimonio, ma un semplice espediente per porre fine ai piani di Qasim e assicurare stabilità a Jamalbad.
Una ragione sufficiente per considerare l’ipotesi di presentare quella donna come sua sposa. Il suo aspetto era solo un elemento in più. E portarla a letto non sarebbe stata una seccatura: in fondo, era pur sempre un uomo...
«Forse, Kamil...» rifletté ad alta voce «non occorre allargare la ricerca fino alla spiaggia. Raccontami un po’» disse, indicando la giovane, al momento impegnata a passare lo smalto sulle unghie di sua madre, «hai operato tutti i necessari controlli di sicurezza su quella donna?»
Non era una vera domanda. Sapeva che la risposta sarebbe stata affermativa, altrimenti non sarebbe stata assunta. L’uomo anziano sembrò confuso da quell’improvviso cambio di argomento.
«Naturalmente. La fedina è a posto, le referenze sono impeccabili, e non abbiamo rilevato dubbie conoscenze.»
«E la situazione personale?»
«Niente legami. In quanto alla famiglia, ha solo una sorella gemella, sposata da poco e madre di una bambina.»
«Perfetto» commentò Tajik gelido. «Non ci saranno problemi.»
«Cosa intende dire?» chiese Kamil, con il tono di chi non ha la minima voglia di sentire la risposta.
Tajik gli pose una mano sulla spalla. «È molto semplice, amico mio. Trovando la dama di compagnia perfetta per mia madre hai anche reso un grande servizio al tuo paese. Potresti aver trovato la regina perfetta per Jamalbad.»
2
«Eccellenza, è una follia. Prendere moglie, scegliere una regina per il suo paese... è una questione seria.»
«Hai ragione Kamil» gli rispose l’altro, battendogli sulla schiena. «Troppo seria perché mio cugino decida per me.»
«Ma decidere così, per capriccio? In fondo il consiglio non può costringerla a sposare Abir.»
«Ascolta, mio buon amico, pensi che se rifiuto di sposare Abir, Qasim desisterà? Certo che no. Continuerà a darsi da fare, usando qualunque arma di influenza sul consiglio per i propri scopi.» Scrollò le spalle. «E su una cosa Qasim e il consiglio hanno ragione. Jamalbad ha bisogno di un erede. E purtroppo non posso fornirgliene uno senza una moglie... una moglie che non ho alcun interesse a cercare.» Con un gesto indicò la finestra. «Soprattutto non se un esemplare all’apparenza idoneo si trova solo a pochi metri da qui. Sono sicuro di poter convincere il consiglio che ha tutte le virtù necessarie. Ora, questa donna, la dama di compagnia di mia madre, ha un nome?»
«Si chiama Morgan Fielding, Eccellenza. Ma cosa le fa pensare, anche se fosse adatta al ruolo, che accetterebbe di sposarla?»
Tajik rise. «Andiamo, Kamil, è una donna, e se credi a tutto quello che mio cugino racconta, io sono un perfetto rubacuori. Con una reputazione del genere, come può una donna resistermi?»
Quel giorno la Gold Coast dava