Profilo di donna: Harmony Collezione
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About this ebook
Il famoso fotografo Gibson Walker ha scoperto ciò che già sospettava: quella ficcanaso di sua sorella Gina gli ha teso una delle sue solite "trappole", per trovargli la fidanzata che lui non vuole e soprattutto non sta cercando.
Questa volta deve liberarsi di...
Anne McAllister
Autrice di grande versatilità, ha vinto il premio RITA per la letteratura romantica ed è acclamata dai fan di tutto il mondo.
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Profilo di donna - Anne McAllister
successivo.
1
Di fronte a Gibson Walker c'erano sei ragazze com pletamente nude; sottili, flessuose, con gambe lunghe, fianchi stretti e il seno ancora un po' acerbo.
Al di là delle apparenze, però, lui si stava chiedendo perché non fossero sette. Accidenti a loro! Guardò con impazienza l'orologio, batté i piedi e sbuffò piuttosto rumorosamente.
«Dove diavolo è finita?» brontolò per la decima volta nell'ultima mezz'ora.
Come avrebbe potuto scattare le foto per la campagna pubblicitaria del nuovo profumo Seven, se aveva soltanto sei ragazze?
«Cominciamo?» si lamentò una delle modelle.
«Ho freddo!» piagnucolò un'altra, rabbrividendo.
«Ho caldo!» cinguettò una terza, sbattendo le ciglia con l'evidente intenzione di provocare un aumento della temperatura corporea anche in Gibson.
Ma l'unica sensazione che lui provava era una crescente irritazione che non lasciava il minimo spazio all'arte della seduzione femminile. Per chiarire questo concetto fulminò la ragazza con un'occhiata. Lei si nascose immediatamente dietro un riflettore.
«Gibson, ho il naso lucido» si lamentò una delle ragazze mentre si guardava allo specchio.
Non guarderanno certo il tuo naso, mia cara, avrebbe voluto dirle. Queste erano foto artistiche, anche se al servizio del marketing. Ma si limitò a chiamare l'addetta al trucco. «Judi, mettile della cipria sul naso.»
Judi le incipriò leggermente il naso e ritoccò le guance di un'altra. Sierra, la parrucchiera, sistemò per la centesima volta i capelli di tutte quante.
Gibson batteva sempre più nervosamente i piedi, si torceva le dita, abbaiava rabbiosamente a Edith, la segretaria, per sapere che fine avesse fatto la ragazza che mancava.
Per il servizio fotografico lui avrebbe voluto servirsi di modelle con cui aveva già lavorato, ragazze affidabili, professionali, puntuali.
Ma questa volta il cliente aveva voluto sceglierle da solo.
«Cerchiamo ragazze diverse dai soliti standard, ragazze che rappresentino tutta la gamma femminile» aveva spiegato il responsabile marketing del cliente. «Tutte belle, naturalmente» aveva aggiunto «ma sai... con diversi tipi di bellezza.»
Gibson al momento aveva sbuffato, ma aveva afferrato chiaramente il concetto.
«Una alta, una minuta... con i capelli ricci, con i capelli lisci... Vogliamo rappresentare tutte le diverse etnie...» aveva proseguito il cliente. «Esamineremo i provini e quando avremo trovato l'optimum le mande remo da te.»
D'accordo, a Gibson andava bene, purché le ragazze fossero puntuali all'appuntamento.
Ma, ovviamente, una non lo era.
E lui era veramente arrabbiato. Anche le ragazze erano innervosite e cominciavano ad agitarsi...
Poi, all'improvviso si udirono alcune parole di Edith. «Sì, sì. Ti sta aspettando... Vai, entra pure...»
La porta si aprì lentamente, dolcemente.
«Cerchiamo di essere puntuali» abbaiò Gibson alla ragazza che era apparsa sulla soglia. «Avresti dovuto essere qui mezz'ora fa!»
Lei si guardò intorno con uno sguardo spaurito. I suoi occhi erano incredibilmente blu, ma di un blu così scuro da apparire quasi viola. Gibson scosse il capo. Gli idioti del marketing avevano colpito ancora! Sapevano bene che le foto sarebbero state in bianco e nero e quegli occhi erano del tutto sprecati.
«Il mio... aereo era in ritardo.»
«Aereo?» L'avevano mandata in aereo? Era forse una famosissima top model della West Coast che lui non aveva mai visto?
La studiò con attenzione. Si supponeva che lui fosse un ottimo conoscitore della bellezza femminile: la sua professione era fotografare donne, quasi sempre bellissime.
La signorina Occhi-blu-quasi-viola sembrava una caricatura della ragazza americana degli anni Cinquanta. Aveva circa venticinque anni, quindi un'età superiore alla media delle modelle. Non era particolarmente alta: nella norma, avrebbe detto. Superiore alla media invece per quanto riguardava le curve. Ma come diavolo era vestita? Quale altra modella avrebbe indossato un abito così... di questi tempi, in una città come New York? Con i capelli biondi, ondulati, le labbra carnose sembrava una modesta, castigata copia di Marilyn Monroe.
Ma c'erano in lei elementi contraddittori, un misto di innocenza e sensualità, pensò storcendo la bocca. E forse era proprio questa caratteristica che aveva attratto il cliente: una spruzzata di Seven e una donna sarebbe passata dalle sette virtù ai sette peccati capitali.
Non era un'idea malvagia. Avrebbe lavorato su questo tema.
«Come ti chiami?» le chiese.
«Chloe» rispose con un battito di ciglia che indicava sconcerto, come se lui avesse dovuto già conoscere il suo nome.
Gibson corrugò la fronte. Era forse uno di quei tipi arroganti? Una di quelle modelle che hanno posato per uno o due servizi e si credono il Padreterno? A lui non piacevano le primedonne, anche se arrivavano in aereo, soprattutto se l'aereo era in ritardo!
«Bene, Chloe» disse lentamente. «Adesso sei qui, quindi togliti i vestiti e cerchiamo di recuperare il tempo perso.»
Gli occhi blu-viola sembrarono prossimi a schizzare dalle orbite. Lei aprì la bocca ma non riuscì a emettere alcun suono. Le guance imporporate, lo guardò attonita.
«Che cosa ti succede?» le chiese innervosito. «Quando ti hanno mandato qui non ti hanno detto che cosa dovevi fare?»
«No, non mi hanno detto... questo» balbettò Chloe. Si guardava intorno spaurita, passando lo sguardo da una ragazza senza veli all'altra. Normalmente le modelle posano nude senza complessi, ma sotto lo sguardo di Chloe sembrava cominciassero a prendere coscienza della propria nudità e Gibson percepì immediatamente il loro desiderio inconscio di ricoprirsi.
Si morse le labbra e poi, con uno sforzo che gli sembrò immenso, si stampò un sorriso sulla faccia. «Bene, penso che tu te ne possa andare» le disse con tono esageratamente zuccheroso. «Puoi riprendere l'aereo e tornare a casa.» Fece una pausa. «Oppure intendi fare quello per cui sei pagata?»
Cadde il silenzio.
Sembrava che lei non respirasse neanche più. Poi deglutì penosamente.
Gibson poteva leggere l'indecisione sul suo viso. Un'indecisione mescolata al panico.
Dannazione, perché avevano ingaggiato una così?
Poi con un ultimo e quasi disperato sospiro, lei annuì. «Dove... dove posso cambiarmi?»
«Ti accompagno io» intervenne Sierra, la parrucchiera dai capelli rosso fuoco mentre le sorrideva incoraggiante. «Vieni con me.»
Con uno sguardo spaventato in direzione di Gibson, Chloe scivolò al seguito di Sierra verso una cameretta dall'altra parte dello studio.
Gib avrebbe giurato di aver sentito che batteva i denti mentre gli passava accanto.
Negli ultimi dodici anni Gibson aveva fotografato migliaia di donne.
Riusciva a catturare le loro curve, i loro sorrisi, i loro bronci con estrema maestria. Li trasformava in arte. E per questo era uno dei fotografi più apprezzati del momento. Da un punto di vista professionale era decisamente soddisfatto.
La sua vita privata, invece, era un disastro.
Non riusciva a interessarsi a nessuna donna e in particolare non voleva essere coinvolto con le modelle che fotografava. Gli era bastata una volta, e aveva imparato la lezione.
Adesso, per quanto lo riguardava, le modelle erano soltanto un insieme di luci e ombre, curve e superfici, immagini statiche o in movimento. Si concentrava esclusivamente sull'obbiettivo.
Nessun coinvolgimento.
Quelle donne nude avrebbero potuto benissimo essere automobili o alberi, insomma unicamente oggetti. Oggetti intercambiabili.
Da anni era così!
Finché Chloe non rientrò nello studio.
Lei non era soltanto un insieme di luci e ombre, di curve... Era una persona. Una persona che respirava, e che in quel momento tremava come una foglia.
Lo faceva impazzire.
«Bene, cominciamo» disse lanciandole a stento una occhiata mentre lei si nascondeva dietro le altre modelle. «Ora in cerchio... Bene. Braccia sul capo... su, avvicinatevi.»
Subito le sei ragazze si mossero dolcemente, con gesti flessuosi, il corpo lievemente incurvato. La settima tremava.
Gibson abbassò la macchina fotografica. «Chloe!» urlò quasi esasperato. «Smettila!»
Lei gli gettò uno sguardo disperato e annuì, quindi si umettò le labbra. Cercò di smettere di tremare.
«Avvicinati alle altre» le intimò.
Chloe si avvicinò. I suoi capelli ondeggiarono. E anche il seno.
E Gibson sentì la bocca asciutta, la mani sudate, mentre una sensazione di calore gli invadeva le membra. Dannazione!, neanche fosse un adolescente!
Aveva già visto seni nudi. Centinaia, migliaia. Aveva visto più seni nudi lui negli ultimi dodici anni di quanti un uomo comune nella sua intera vita.
Ma la maggior parte dei seni che aveva visto e fotografato non ondeggiavano. Si passò la lingua sulle labbra. Erano seni fermi, quasi plastici... e non gli interessavano.
Chloe, invece era... sensuale.
Gibson chiuse gli occhi per scacciare il pensiero.
«Avvicinati alle altre» le abbaiò. «Non ho detto di balzare in avanti, tesoro! Ho detto di avvicinarti, come se dovessi avvicinarti al tuo amante.»
L'intero corpo di Chloe diventò scarlatto.
Gibson abbassò nuovamente l'obbiettivo. Strizzò gli occhi e cambiò posizione per vedere meglio: non aveva mai visto un intero corpo arrossire. Era incredibile, affascinante, intrigante.
No, un momento! Non era affascinante. Gibson Walker non si lasciava mai incantare dalle donne fino... Respinse con rabbia quel pensiero.
«Smettila di tremare!» le urlò. «O mi troverò a fotografare sei ragazze e un budino!»
«Scusa...»
Tremava ancora, non riusciva a smettere.
Gibson scosse la testa. Riprese la macchina fotografica e cominciò a scattare.
Mise a fuoco una modella. «Fate vedere bene le labbra... in avanti. Baciate. Voglio dei baci!»
E, accidenti, si trovò di fronte Chloe: aveva il viso in fiamme, il corpo in fiamme e... gli stava porgendo le labbra.
«Non guardare me...» disse con voce strozzata. «Di profilo. Bacia il tuo amante. Hai un amante, vero?»
Chloe era rossa come la brace.
Gib emise un lungo sospiro e si asciugò le mani nei jeans. Non devo puntare l'obbiettivo su di lei! Cercò di ignorare con insistenza il suo corpo, ma trovò sempre Chloe. Cercò di ricordare come le ragazze dovevano muoversi, ma la mente era vuota.
No, per la verità non vuota: era colma delle curve di Chloe. Del suo corpo. Un corpo molto sexy.
Un corpo vero, non come quello delle altre sei!
«Sì» disse alla fine. «Va bene, così. Baciate... continuate a baciare.»
Poi udì un trambusto nell'ufficio. «Non può entrare!» Qualcuno replicò in