Fuoco d'amore: Harmony Collezione
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About this ebook
Quando, dopo dieci anni, Gaia Bailey incontra nuovamente Lorenzo Di Cosimo, la sua mente vola in un attimo al ricordo della loro travolgente storia d'amore. Tutto sembrava perfetto allora...
Adesso, invece, le cose sono molto cambiate per lei. Ogni sogno di felicità è stato infranto, così Gaia ha eretto impenetrabili barriere a protezione del suo cuore. Le dolci carezze di Lorenzo sembrano indicare quanto ancora lui tenga a lei, e Gaia è tentata di lasciarsi andare fra le sue braccia. Lorenzo saprà davvero prendersi cura di lei?
Chantelle Shaw
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Fuoco d'amore - Chantelle Shaw
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Ultimate Risk
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2011 Chantelle Shaw
Traduzione di Sonia Indinimeo
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-034-6
1
Quale donna potrebbe dimenticare il suo primo amante?, si chiese Gaia.
Lei no di certo, a giudicare dal tuffo al cuore che provò, trovandosi di fronte l’uomo di cui un tempo era stata pazzamente innamorata.
Lorenzo... La loro breve relazione risaliva a dieci anni prima. Era ancora considerato uno degli scapoli più ambiti d’Europa e il suo volto compariva regolarmente sulle riviste di gossip. Gaia non poteva fare a meno di fissarlo, con la stessa emozione di quando, appena diciottenne, gli era caduta tra le braccia.
Forse Lorenzo si sentì osservato, perché dopo qualche istante si voltò verso di lei. Il fiato le si mozzò in gola. Si fissarono per un attimo, poi Gaia distolse il viso e finse di osservare i numerosi ospiti del party.
La tranquillità di Poole Harbour, sulla costa meridionale dell’Inghilterra, era stata sconvolta dal campionato internazionale di motonautica. La gara dei motoscafi, considerata da tutti la più pericolosa e spettacolare, si era svolta per l’intera giornata al largo della baia. Ma quella sera i motori tacevano e decine di sofisticati motoscafi ormeggiati nel porto si dondolavano dolcemente sulle onde.
Era certamente uno sport che attirava la bella gente, osservò Gaia, guardandosi intorno nel ristorante dove si teneva la festa del dopo gara. Bionde promoters dall’abbronzatura perfetta, con i corpi tonici e i seni esagerati, si aggiravano con le loro gonne troppo corte tra gli equipaggi delle barche. Navigatori e timonieri, muscolosi e abbronzati, che insieme avevano lanciato le loro imbarcazioni sulle onde a velocità spaventose.
Gaia non aveva mai capito perché qualcuno dovesse rischiare la propria vita per divertirsi e aveva evitato di assistere alle gare. Quello non era il suo ambiente e aveva accettato di andare alla festa solo per fare un favore a un vecchio compagno di scuola. Alex era stato assunto come direttore dell’esclusivo ristorante Di Cosimo e le aveva chiesto un supporto morale in occasione del suo primo, grande evento.
Invece era lei ad avere bisogno di supporto, concluse a quel punto sentendo tremare le gambe.
Rivedere Lorenzo l’aveva scioccata. L’idea che potesse partecipare alla gara e alla festa non l’aveva nemmeno sfiorata. Sì, sapeva che possedeva il ristorante, ma la catena Di Cosimo era presente in tutto il mondo e non credeva che lui avrebbe visitato proprio la sede di Poole Harbour. Lei non era preparata ad affrontarlo, pensò, studiando il suo profilo così familiare.
Con quel fisico scolpito da bronzo di Riace e i capelli corvini, nonostante si avviasse verso i trentacinque anni, Lorenzo Di Cosimo sembrava un fotomodello. I pantaloni neri che aderivano alle cosce muscolose e la camicia bianca che sembrava dipinta sul petto possente facevano di lui una visione celestiale.
Ma non si trattava solo dell’aspetto, rifletté Gaia, fissando il fondo del suo bicchiere vuoto. Lorenzo possedeva un magnetismo fuori dal comune.
Sicuro di sé e tremendamente sexy, era un uomo impossibile da ignorare e la piccola folla di donne adoranti che in quel momento gli si accalcava intorno le disse che il tempo non lo aveva cambiato per niente.
Era un playboy milionario la cui passione per gli sport estremi era pari solo a quella per le bionde longilinee di cui comunque, stando ai giornali, si stancava presto. A distanza di dieci anni, ancora non capiva cosa Lorenzo avesse visto in lei, ma allora era stata troppo sopraffatta dalle sue attenzioni per chiederselo e lui non aveva dovuto faticare molto per sedurla. Lorenzo l’aveva considerata solo una piacevole compagna di letto, durante l’estate che aveva trascorso a Poole Harbour, e forse non aveva avuto intenzione di farle del male. Se le si era spezzato il cuore, era solo colpa sua e della sua ingenuità.
Il tempo aveva guarito le ferite, ricordò a se stessa. Quella ragazzina innamorata non esisteva più. Resistendo all’impulso di guardarlo di nuovo, girò sui tacchi e si incamminò verso l’enorme vetrata del ristorante, che offriva una meravigliosa vista sul porto.
Lorenzo fece un passo di lato per non perdere di vista la donna in abito blu che aveva catturato la sua attenzione. Aveva un’aria familiare, era sicuro di averla già incontrata, ma non riusciva proprio a ricordare dove. Ora che gli dava le spalle, notò la cascata di capelli scuri che le arrivava quasi in vita e immaginò di accarezzarli. Forse l’aveva notata perché era così diversa dalle fanciulle bionde e patinate che affollavano le feste di rito dopo ciascuna gara, pensò. D’un tratto si sentì irritato dalla ragazza al suo fianco che, vedendosi trascurata, si era appoggiata con il corpo flessuoso al suo.
Era molto giovane, rifletté Lorenzo scostandosi, e sarebbe stata molto più carina senza tutto quel trucco. Con quelle gambe lunghe e quei tacchi spropositati, gli sembrò una cucciola di giraffa, tutta zampe e ciglia svolazzanti. Dubitava che avesse più di diciotto anni, ma la luce nei suoi occhi era esplicita come quella verde di un semaforo. Avrebbe potuto portarsela a letto subito, se avesse voluto. Una volta sarebbe stato tentato, ammise, ma non era più un ventenne schiavo degli ormoni e con gli anni era diventato più selettivo.
«Complimenti per aver vinto la gara!» squittì la biondina. «Le corse dei motoscafi sono così eccitanti! A quanto andavi?»
Lorenzo soffocò la sua impazienza. «Il mio motoscafo può raggiungere una velocità di quasi ottanta nodi all’ora.»
«Wow!» esclamò con candore. «Mi piacerebbe farci un giro, qualche volta.»
Lorenzo trasalì all’idea di farle fare un giro sul suo Falcon, un gioiello ingegneristico da un milione di dollari di cui era fiero e geloso. «Questi motoscafi da competizione non sono l’ideale per fare dei giri turistici. Sono progettati per la velocità, non per il comfort dei passeggeri» spiegò. «Ti divertiresti di più su uno yacht. Ne parlerò a un mio amico e vedrò se può accontentarti» disse, scrollandosela di dosso con gentile fermezza e allontanandosi da lei.
Gaia era intenta a guardare il sole che tramontava, lanciando strali dorati sugli alberi di Brownsea Island. Era bello essere a casa. Aveva passato gran parte degli ultimi dieci anni a Londra per lavoro e aveva dimenticato quanto fosse tranquillo quel tratto di costa.
Sì, era davvero bello essere tornata a casa... anche se, in quel momento, il suo ultramoderno appartamento con vista sul mare, poco distante dal molo, era fonte di ansia più che di piacere. Da quando aveva perso il suo lavoro presso una società locale, non era più riuscita a rispettare le scadenze delle rate del mutuo. La situazione era simile a quella che aveva vissuto a Londra, quando Simon era stato licenziato e lei non aveva potuto far fronte al mutuo e alle spese.
Quando Gaia lo aveva lasciato, la loro casa era stata venduta, ma dopo aver saldato i debiti a lei non era rimasto nulla. Ora, più andava avanti più si convinceva che la sola cosa da fare fosse vendere l’appartamento prima che la banca se lo riprendesse.
La sua vita non era proprio come l’aveva sognata. Aveva sempre pensato che, dopo essersi affermata professionalmente, si sarebbe sposata e avrebbe avuto almeno un paio di figli, che nella sua fantasia aveva battezzato Matthew e Charlotte. Anche se era riuscita a far carriera e a sposarsi, aveva scoperto che i bambini non arrivano solo perché li si desidera e che i matrimoni non durano per sempre, per quanto ci si possa impegnare a farli funzionare.
Senza rendersene conto, sfiorò con un dito la sottile cicatrice che le correva lungo la guancia, giù fino al collo, e rabbrividì. Non si sarebbe mai aspettata di arrivare a ventotto anni divorziata, disoccupata e apparentemente sterile. Il suo progetto di vita le si era sbriciolato tra le mani e ora la prospettiva di perdere l’appartamento che aveva comprato a Poole Harbour, dov’era tornata per lasciarsi alle spalle le macerie del matrimonio fallito, era la classica ciliegina sulla torta.
Persa nei suoi tristi pensieri, Gaia sobbalzò quando sentì una voce sussurrarle all’orecchio.
«Come credi che stia andando?» le chiese Alex tutto agitato. «Pensi che ci sia una scelta abbastanza ampia di tartine? Ho chiesto allo chef di prepararne dodici tipi diversi, incluse tre varietà per vegetariani.»
«È una gran festa, Alex» gli assicurò Gaia con un sorriso, mettendo da parte le sue angosce. «Smettila di preoccuparti così tanto. Sei troppo giovane per farti venire i capelli bianchi.»
Alex fece una risata nervosa.
«Mi sa che me ne sono spuntati parecchi da quando ho accettato la direzione di questo posto. Lorenzo Di Cosimo pretende una qualità elevatissima in tutti i suoi ristoranti ed è importante che stasera lo conquisti.»
«Credo proprio che tu abbia fatto un lavoro fantastico. Ogni cosa è perfetta e gli ospiti sembrano a loro agio.» Gaia si concesse una pausa. «Non immaginavo che il capo della Di Cosimo Holdings sarebbe stato qui» aggiunse poi, sfoggiando un tono casuale.
«Oh, sì! Lorenzo viene a Poole Harbour due o tre volte l’anno. Se fossi tornata a casa più spesso, invece di startene rintanata a Londra, probabilmente lo avresti visto in giro» la canzonò Alex. «Viene soprattutto per le competizioni nautiche e un anno fa ha comprato una casa da sogno a Sandbanks.» Sorrise. «È incredibile pensare che una piccola striscia di sabbia nel Dorset sia uno dei posti più costosi del mondo in cui vivere.» A un tratto, Alex si irrigidì. «Parli del diavolo e spuntano le corna» bisbigliò, di nuovo sulle spine.
Gaia sbirciò nella direzione dello sguardo del suo amico e sentì cedere le ginocchia. Lorenzo stava avanzando a passi decisi verso di loro. Cercò di ripetersi che ormai era cresciuta, ma il suo cuore non sentiva ragioni. Batteva come un tamburo e lei provava disagio come quell’estate di dieci anni prima, quando era stata assunta lì, come cameriera.
Non riusciva a staccare lo sguardo da lui, ipnotizzata dai suoi incredibili occhi verdi, del tutto inusuali in un uomo con la carnagione scura e i capelli corvini.
Il tempo aveva fatto l’impossibile, osservò Gaia. Aveva migliorato la perfezione!
Sentì correre lungo la schiena un fremito che andava oltre l’attrazione fisica. C’era qualcosa di più che l’agitava nel profondo e lei era del tutto disarmata. Arrossì, quando notò che Lorenzo stava fissando i suoi capezzoli, ben visibili sotto il vestito.
Molti anni prima, tra le sue braccia, si era convinta che fosse lui l’uomo del destino, tuttavia molte cose erano successe da allora. Era sfuggita a un matrimonio violento, la vita l’aveva resa forte, eppure per un solo, pazzo momento Gaia desiderò che Lorenzo la stringesse a sé, facendola sentire protetta e amata come allora.
Ma Lorenzo non l’aveva mai amata davvero e lei lo sapeva bene. Che lui potesse ricambiare il suo amore era stato solo un infantile sogno a occhi aperti. E come la maggior parte dei sogni a occhi aperti si era dissolto come neve al sole.
«La festa è superlativa, Alex!» Lorenzo salutò il direttore del suo ristorante senza distogliere gli occhi dalla donna al suo fianco. «Il cibo è eccellente.»
Alex si tranquillizzò. «Grazie, sono lieto che ti piaccia.» Poi si rese conto di non avere la piena attenzione di Lorenzo. «Lascia che ti presenti una mia buona amica, Gaia Bailey.»
«Gaia... Un nome italiano» osservò Lorenzo. Era incuriosito dall’evidente riluttanza di Gaia a stringergli la mano e dal tremolio delle sue dita, quando si decise a farlo. La sua pelle morbida e pallida spiccava sulla sua, scura e abbronzata, e per un istante Lorenzo si trovò a fantasticare su quanto quel contrasto sarebbe stato intrigante tra le lenzuola. Si portò la mano alle labbra e gliela sfiorò con un bacio.
Gaia la ritrasse di colpo, come se avesse preso la scossa. Deglutì e cercò di ricomporsi. «Mia nonna era italiana e io ho preso il suo nome» rispose impassibile. Aveva lavorato a lungo come assistente personale dell’esigente presidente di una catena di grandi magazzini e aveva imparato a nascondere bene pensieri ed emozioni. Nessuno avrebbe detto che la vicinanza di Lorenzo la stesse mettendo a disagio.
Distolse lo sguardo. Lui non poteva leggerle la mente, ma era un rischio da non correre. Lorenzo continuò a fissarla con interesse. Forse la trovava un po’ attraente, immaginò lei, ma di sicuro non ricordava che un tempo erano stati amanti. Meglio così! Sarebbe stato imbarazzante se l’avesse riconosciuta. In fondo, non era colpa sua se lei aveva sofferto, mentre lui aveva archiviato la loro storia tornandosene in Italia.
Lorenzo socchiuse gli occhi nel tentativo di far mente locale su quella