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La vendetta del principe: Harmony Collezione
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Ebook165 pages2 hours

La vendetta del principe: Harmony Collezione

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About this ebook

Demetria Andreou ha sempre rifiutato l'idea che qualcuno potesse decidere della sua vita per lei, compreso suo padre e l'assurda idea di prometterla in sposa a un uomo che lei nemmeno conosce. Ora, però, si trova proprio in quella condizione: Kristo Stanrakis, rampollo della famiglia reale di Angyra, sta per prendere il posto di suo fratello come sovrano del paese, e ha deciso che Demetria sarà la sua regina. Demi non ha scelta, deve accettare la situazione nonostante sia stata portata lì con l'inganno. La vicinanza forzata con Kristo, però, le regalerà la sconvolgente consapevolezza che la chimica fra loro è perfetta, e forse non solo quella.
LanguageItaliano
Release dateJan 10, 2018
ISBN9788858976777
La vendetta del principe: Harmony Collezione
Author

Janette Kenny

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    La vendetta del principe - Janette Kenny

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Captured and Crowned

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2010 Janette Kenny

    Traduzione di Carla Ferrario

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-677-7

    Prologo

    «Non voglio sposare il principe ereditario, papà.»

    Demetria Andreou aveva impiegato due giorni per trovare il coraggio di dirlo a suo padre. Aveva atteso che Sandros Andreou si rilassasse accanto alla piscina della dépendance degli ospiti a palazzo, davanti a un piatto di meze e a una bottiglia di ouzo. Aveva atteso finché aveva perso ogni speranza che il rapporto con il suo fidanzato potesse miracolosamente cambiare.

    La spiacevole tonalità rossastra assunta dalla carnagione olivastra del padre indicò che la sua collera stava per esplodere, paralizzandola.

    «M’interessa poco quello che vuoi» ringhiò suo padre. «Il re di Angyra ti ha scelto come sposa per il principe ereditario quando avevi dodici anni. È un grande onore! E un dovere verso la tua famiglia e la patria.»

    E anche lui, come padre della regina, avrebbe tratto vantaggio dalla sua posizione sociale.

    «Ma io non lo amo, e lui non ama me.»

    «Amore!» Suo padre sputò quella parola come fosse una maledizione. «Sciocca! A ventitré anni diventerai la regina del tuo regno, sarai ricchissima, non ti mancherà mai più nulla.»

    A parte l’amore... e la libertà di fare quello che voglio della mia vita, come diventare stilista di moda. Ma mio padre non lo capirebbe.

    Come non lo aveva capito il principe Gregor, quando la sera prima aveva affrontato l’argomento durante il loro annuale appuntamento, il cui scopo era recitare di fronte al popolo la parte della coppia innamorata.

    Il principe si era limitato a stringersi nelle spalle, dicendole che era libera di seguire il suo sogno di diventare stilista, ma solo fino al matrimonio, perché quell’attività non sarebbe stata considerata consona al suo stato di regina.

    In quel momento Demetria aveva compreso che sarebbe stato inutile discutere e che la sua vita da regina sarebbe stata solitaria, fredda e infelice.

    «Forse se parlassi al re, lui potrebbe riconsiderare la sua scelta...»

    «Non se ne parla!» esclamò suo padre, e il suo tono minaccioso le gelò il sangue. «Sposerai il principe ereditario Gregor Stanrakis tra un anno esatto, come vuole il tuo re. Sono stato chiaro?»

    «Sì, papà.»

    Poco dopo, con il cuore gonfio per quella che sarebbe stata la sua breve carriera, prese il sentiero conosciuto che dalla dépendance conduceva alla spiaggia privata.

    Il re e suo padre avevano deciso il suo futuro. Le restava solo un anno durante il quale cercare di farsi un nome nel mondo della moda.

    Per dieci anni Sandros Andreou aveva accompagnato la sua famiglia sull’isola del regno di Angyra, ospite della casa reale degli Stanrakis. Era un luogo incantato, dove il mare scintillava come topazio blu, in contrasto con la sabbia bianchissima.

    Frangipani e buganvillea fiorivano in profusione, profumando l’aria, olivi e cipressi coprivano le montagne rocciose, maestose contro il cielo senza una nuvola. La vita procedeva a passo lento, antico. Il popolo adorava il re e la regina, e già guardava a Demetria con affetto.

    Da bambina il futuro che l’attendeva le era parso come una favola, ma ormai era cresciuta.

    Il principe ereditario Gregor, quando gli aveva confidato le sue preoccupazioni, si era limitato a rivolgerle un sorriso triste. «I reali devono sposarsi per dovere, non per amore. È sempre stato così. Sarò gentile con te, in cambio chiedo solo la tua fedeltà, finché non mi avrai dato degli eredi.»

    Il fatto che la trattasse ancora come una bambina la feriva, ma non quanto il destino che l’attendeva. Doveva diventare la sposa vergine di un uomo che neppure la desiderava.

    Persa in quei pensieri dolorosi, camminò fino a quando non udì più i suoni del porto, finché il palazzo non fu che un puntino in lontananza, e l’unico rumore quello delle onde che si infrangevano a riva.

    Su una striscia sottile di spiaggia deserta, zeppa di pezzi di legno e di alghe, si arrampicò sopra una roccia e scrutò il mare. La vita è ingiusta!

    Conosceva il principe ereditario da una decina d’anni, ma rimaneva uno sconosciuto. Dopo quell’ultima visita le restava solo una tenue speranza di riuscire un giorno ad avvicinarsi al futuro marito.

    Gregor, di dieci anni più vecchio di lei, era un campione di stoicismo. Non aveva ancora avuto modo di godere della sua compagnia: non avevano niente in comune, il che rendeva difficile la conversazione, né le aveva mai dato alcun segno di affetto, oltre a un bacio frettoloso concesso solo per il pubblico.

    Tra di loro non c’era romanticismo né passione, e ovviamente niente amore.

    «Che cosa ci fai qui?» domandò un uomo, spaventandola tanto le era arrivato vicino senza che lei se ne accorgesse.

    Si schermò gli occhi per vedere lo sconosciuto, sperando che non la riconoscesse e lui ricambiò lo sguardo come se non l’avesse mai vista.

    Dev’essere un turista, pensò, soffermandosi a studiarlo. Indossava pantaloni corti e sandali e sfoggiava un sorriso che le mozzò il respiro.

    È l’uomo più attraente che abbia mai avuto il piacere di incontrare... Il vento gli aveva scompigliato i folti capelli neri e il sole aveva regalato al suo corpo alto e muscoloso una tonalità bronzea.

    I suoi occhi scuri scintillavano in una combinazione ipnotizzante di divertimento e desiderio, tutto indirizzato a lei!

    «Allora?» domandò mentre lei lo fissava a bocca aperta.

    «Mi godo la vista e la tranquillità» rispose, sperando che il turbine di emozioni che l’attraversava non fosse visibile all’esterno. «E tu perché sei qui?» replicò, adattandosi al tu con cui l’aveva subito apostrofata.

    L’uomo indicò la spiaggia, dove si vedevano ancora le sue impronte. «Sto ispezionando i punti dove le chelonia myda depositano le uova. Sono tartarughe marine verdi.»

    «Sei un ecologista?»

    Sorrise appena. «Questa spiaggia è vietata alla gente del posto e ai turisti, dovresti andartene.»

    Sì, dovrei farlo, ma non per le ragioni che pensi.

    Quell’uomo attraente, che incarnava la sabbia e il mare e tutto ciò che esiste di selvaggio, costituiva un pericolo per i suoi sensi, perché già le faceva provare sensazioni di cui fino a quel momento aveva solo letto, qualcosa che sperava un giorno di provare per suo marito. Eppure lo sconosciuto dai capelli scuri non l’aveva neppure toccata, tanto meno baciata!

    Al pensiero di ricevere un suo bacio avvampò.

    Sì, dovrei proprio andarmene, mettere tra me e lui quanta più distanza possibile.

    Invece le sfuggì di bocca: «Raccontami qualcosa di quello che fai».

    «Si tratta di...»

    Si interruppe al suono di qualcosa che sguazzava nell’acqua. Imprecò, e il suo sguardo corse al mare.

    Prima che lei percepisse la causa del suo cambiamento, lo sconosciuto si issò sulla roccia, così vicino che il suo calore l’avvolse.

    «No!» gridò quando le cinse la vita e l’attirò a sé. «Lasciami andare!»

    Con la mano le chiuse la bocca e il battito del cuore di Demetria accelerò. Sapeva di non avere nessuna possibilità contro la sua forza, era indifesa tra le mani di uno sconosciuto.

    Prima di soccombere al panico, lo sentì sussurrare: «Zitta o le spaventerai».

    Distolse lo sguardo dal suo e scrutò il mare. Dalle onde emergevano goffamente le tartarughe, avanzando in massa sulla spiaggia, guidate dall’istinto verso la loro destinazione.

    Era meraviglioso restare a guardarle. Demetria sentì la tensione allentarsi e si rilassò contro il petto caldo e muscoloso dello sconosciuto, affascinata dallo spettacolo che si svolgeva sotto i suoi occhi.

    Restarono così, stretti uno all’altra per più di un’ora, le braccia intrecciate e i corpi premuti vicini. Due persone così fortunate da essere testimoni di una scena spettacolare.

    Quando l’ultima tartaruga ebbe deposto le uova e fatto ritorno nel mare, Demetria sorrise. «È stato lo spettacolo più affascinante cui abbia mai assistito.»

    L’uomo le rivolse il suo sorriso più smagliante e le sfiorò la guancia con le dita, suscitando in lei deliziose ondate di sensualità. «Né io ne ho mai goduto tanto, agapi mou. Sei stata tu a renderlo speciale.»

    Quell’appellativo le sciolse il cuore, ma la passione innescata da quella vicinanza servì solo a farle desiderare di più. Era una sensazione potente, nuova. Intossicante.

    Una parte di lei sapeva che quei desideri erano colpevoli, ma non riusciva a trovare la forza di staccarsi da lui. Incurvò il corpo contro il suo e alzò il viso in una silenziosa supplica.

    «Non sopporto l’idea che finisca.»

    «Non deve finire per forza.» Le chiuse la bocca con un bacio, colmandola del desiderio per cui il suo cuore spasimava. Si aggrappò a lui mentre la sdraiava sulla roccia, bevendo i suoi baci come qualcuno che sta morendo di sete.

    La roccia era impervia e bollente, ma lo stesso si poteva dire dell’uomo steso accanto a lei. Senza interrompere il bacio, quasi non si accorse che le faceva scivolare la mano sotto la maglietta, suscitando sensazioni elettrizzanti. Quando poi le palpò il seno nudo, una scintilla di lucidità prevalse sull’eccitazione. «No...»

    «Sì» replicò lui, stuzzicando un capezzolo con il pollice, fino a quando Demetria cominciò a gemere.

    La sua resistenza però fu risibile, perché in realtà desiderava le sue carezze e i suoi baci. Lui non si fece pregare per soddisfare quel desiderio. Le sfilò la maglietta e succhiò il capezzolo con forza.

    Travolta da sensazioni sconosciute, inarcò la schiena, le dita intrecciate nei suoi capelli per attirarlo su di sé, assaporando quel primo assaggio di passione.

    Non riuscì a proferire una protesta quando la sua mano le scivolò nei pantaloncini per stimolare la sua parte più intima. Nessun altro l’aveva mai toccata in quel modo e la realtà era molto più erotica di quel che aveva letto in proposito.

    Quando lo sconosciuto infilò le dita dentro di lei, il pensiero svanì del tutto, lasciandola a consumarsi per un improvviso, incontenibile bisogno. Chiuse gli occhi e si strinse a lui, spinta in alto da una forza vorticosa.

    Si sentì esplodere mentre udiva i rintocchi di una campana, proprio come aveva immaginato che dovesse succedere in momenti come quello.

    Le campane però non erano un’allucinazione dovuta alla passione, ma quelle della chiesa del villaggio. Cinque rintocchi. Entro un’ora si sarebbe dovuta presentare a palazzo.

    Dovrei preoccuparmi di che cosa indossare anziché spassarmela sulla spiaggia con uno sconosciuto, regalandogli l’intimità che dovrei conservare per mio marito. Come ho potuto lasciare che le cose andassero tanto avanti?

    Spinse via il suo dio pagano del mare, benché scossa dal desiderio che minacciava di farla sprofondare ancora nelle profondità della passione.

    «Fermati» ordinò, mentre con le dita che tremavano cercava di sistemarsi gli indumenti.

    «Come la signora desidera» fu il commento dello sconosciuto, le labbra perfette, che fino a un attimo prima avevano esplorato il suo corpo, contratte in un sorriso storto.

    Scosse la testa, vergognandosi di se stessa e della smania che turbava ancora il suo corpo.

    Senza aggiungere altro

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