Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Desiderata dal principe: Harmony Destiny
Desiderata dal principe: Harmony Destiny
Desiderata dal principe: Harmony Destiny
Ebook151 pages2 hours

Desiderata dal principe: Harmony Destiny

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

L'antico regno di Morgan Isle avrà finalmente un erede.



Il principe Ethan non si sognerebbe mai di andare a letto con una dipendente del palazzo reale. Le regole sono molto chiare a riguardo. Poi però Elizabeth Pryce gli appare come una specie di sogno, così sexy e attraente da stregarlo, e un noioso ballo di corte si trasforma in una notte da favola. Quando finalmente Ethan scopre l'identità della donna che gli ha acceso i sensi, il dilemma si fa arduo: dimenticarla, amarla in segreto o fidanzarsi con lei? La scelta diventa presto obbligata: Elizabeth, infatti, aspetta un figlio da lui.



SEDUZIONE A PALAZZO. Anche il freddo sangue blu può incendiarsi quando incontra il vero amore.
LanguageItaliano
Release dateJan 10, 2019
ISBN9788858992418
Desiderata dal principe: Harmony Destiny
Author

Michelle Celmer

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

Read more from Michelle Celmer

Related to Desiderata dal principe

Related ebooks

Romance For You

View More

Related articles

Reviews for Desiderata dal principe

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Desiderata dal principe - Michelle Celmer

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Illegitimate Prince’s Baby

    Silhouette Desire

    © 2008 Michelle Celmer

    Traduzione di Maria Latorre

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-241-8

    1

    Era un sogno che diventava realtà!

    Lizzy Pryce salì la scalinata del palazzo reale come se camminasse su una nuvola. Attraverso le ampie porte spalancate poteva vedere l’elegante folla di invitati che gremiva l’ingresso. Dalla sala da ballo, dove si trovava l’orchestra, si diffondevano le note di un valzer che lei stessa aveva selezionato. Riusciva a immaginare le coppie che danzavano, volteggiando sulla pista con tale grazia e leggerezza da dare l’impressione di trovarsi sospese a un palmo dal pavimento.

    Nella sua mente una voce le gridava di girarsi e scappare, ma non l’avrebbe ascoltata. Era arrivata fino a quel punto, il minimo che potesse fare era varcare la soglia e godersi la serata.

    Chiamò a raccolta tutto il proprio coraggio, si avvicinò al granatiere che montava la guardia sull’attenti all’ingresso e gli tese il suo invito. In genere i dipendenti del palazzo avevano il divieto assoluto di partecipare alle feste reali, ma quello era il gran galà con cui si celebrava il cinquecentenario dell’avvento al trono della dinastia dei sovrani di Morgan Isle. Era senza dubbio la festa del secolo. E visto che lei occupava una delle posizioni più ambite a palazzo, quella di assistente personale della regina Hannah, il suo nome era stato inserito nell’elenco degli invitati. O meglio, il suo nome da sposata.

    Non voleva essere riconosciuta. Era sciocco, certo, ma per quella sera voleva sentirsi una di loro, come se davvero appartenesse a quell’ambiente esclusivo. Di sicuro ne aveva tutta l’aria.

    I capelli biondo dorato che in genere teneva raccolti in una crocchia composta sulla nuca adesso le scendevano in morbide ciocche sulle spalle e lungo la schiena. Aveva sostituito gli occhiali con delle lenti a contatto e abbandonato l’informe, ma dignitoso tailleur da lavoro, in favore di un favoloso abito di alta sartoria, dorato e scintillante, che le aderiva al corpo come una seconda pelle. Non era stata in grado di acquistarlo, ma la proprietaria di una boutique che conosceva bene gliel’aveva affittato volentieri.

    E anche a rischio di sembrare presuntuosa, doveva riconoscere di avere davvero un bell’aspetto.

    Il granatiere lesse il nome sull’invito per poi cercarlo sull’elenco in suo possesso, quindi la lasciò passare senza rivolgerle un secondo sguardo.

    Mentre incedeva nel foyer, vide diverse teste girarsi al suo passaggio, gli sguardi curiosi a scrutare il suo volto, sconosciuto alla maggior parte di loro.

    Non montarti la testa, si ammonì. Senza dubbio la osservavano soltanto perché non sapevano chi fosse. Ciononostante, non ci mise molto a rendersi conto che parecchi di quegli sguardi, soprattutto quelli maschili, più che curiosità comunicavano apprezzamento.

    A testa alta si fece strada attraverso la folla in direzione della sala da ballo, accennando cortesemente una risposta educata ai gesti di saluto di gente che fino a quel momento aveva visto soltanto in televisione o sui giornali. Capi di stato, stelle del cinema, ricchi magnati.

    Era assolutamente fuori del suo mondo. Soltanto i gioielli esibiti in quell’occasione sarebbero bastati a nutrire tutta la popolazione del Terzo Mondo per un anno intero. Ma perché diamine si trovava lì? Non aveva ancora attraversato tutto l’ingresso, e già si era trasformata in un fascio di nervi.

    Smettila, Lizzy!, si rimproverò. Hai tutto il diritto di stare qui, proprio come gli altri invitati.

    Prese una coppa di champagne dal vassoio di un cameriere che le passava accanto e ne bevve una generosa sorsata. Le bollicine le solleticavano il naso, ma quel diversivo le fu utile. Ormai si trovava a pochi passi dalla sala da ballo.

    Andiamo, non perderti in un bicchiere d’acqua. Fatti coraggio ed entra, si esortò decisa. Quindi raddrizzò le spalle, trasse un profondo respiro e continuò a camminare.

    Varcare la soglia della sala da ballo fu come immergersi in un mondo incantato, etereo e fantastico, dove tutto brillava e scintillava. Splendide coppie piroettavano sulla pista mentre altre, raggruppate in piccoli capannelli, chiacchieravano, sorseggiando champagne e sbocconcellando tartine dall’aspetto appetitoso.

    Era proprio come aveva immaginato, e per un attimo si sentì travolta da quella scena.

    «Mi scusi» risuonò all’improvviso una voce maschile alle sue spalle. La prima cosa che le balzò all’orecchio fu l’inconfondibile accento americano.

    Dopo aver bevuto un altro sorso di champagne per rinfrancarsi, Lizzy si girò. E poco ci mancò che il liquido le andasse di traverso.

    Ovvio che avesse un accento americano. Era il principe di Morgan Isle, il fratello illegittimo del re. Il cognato della regina Hannah.

    Affascinante, ricco, dall’aria inequivocabilmente arrogante, ma bello da togliere il fiato. Era mai possibile che di tutti gli uomini che avrebbero potuto avvicinarla quella sera, a farlo fosse proprio lui, quello che maggiormente era fuori dalla sua portata?

    «Non credo che ci siamo mai conosciuti» l’apostrofò.

    Si stava prendendo gioco di lei, non c’erano dubbi. Glielo leggeva in quel bellissimo volto cesellato, in quegli splendidi occhi grigi, scuri come l’ardesia. Subito dopo, però, si accorse che era serio: davvero non aveva idea di chi fosse. Perché avrebbe dovuto, del resto? Nelle rare occasioni in cui l’aveva incrociata a palazzo, non le aveva rivolto più di uno sguardo fuggevole. In fondo lei era soltanto una dipendente della regina.

    «No, penso di no» convenne.

    Lui le tese la mano. «Ethan Rafferty» si presentò.

    Quando lei la prese, anziché stringerla, lui si chinò a baciarla in modo seducente. Non che fosse un gesto sorprendente, del resto. Lizzy non sapeva molto del principe, se non che era uno scapolo impenitente e un playboy incallito. Molte volte aveva sentito la regina fare commenti sul comportamento scandaloso del cognato, e altrettanto spesso aveva ascoltato le lamentele del re a proposito della mancanza di rispetto che Ethan manifestava per le abitudini e le politiche reali. Il che, probabilmente, spiegava anche il motivo per cui quella sera indossava il tight, anziché l’uniforme reale. Si era pettinato i capelli all’indietro, lasciando scoperto il volto, che recava una straordinaria somiglianza con quello del fratello.

    Il fatto che Ethan fosse stato accolto di recente nell’ambito della famiglia reale e che avesse stretto accordi commerciali con i suoi membri era un argomento sulla bocca di tutti.

    Ciononostante, Lizzy dovette riconoscere che trovarselo di fronte, mentre la guardava con ammirazione, era un’esperienza piuttosto elettrizzante. Quell’uomo era l’incarnazione della bellezza e del fascino virili, senza contare che aveva un profumo splendido. Tipico del multimilionario, del resto.

    Anche il suo ex marito era un bell’uomo, rammentò, e anche a lui piacevano i profumi costosi. E, proprio come il principe, era un maledetto, arrogante donnaiolo.

    Tuttavia Ethan era un membro della famiglia reale, quindi si adattò a fargli un inchino. «Sua Eccellenza» mormorò. «È un onore.»

    Quelle parole lo fecero rabbrividire. «Non tengo particolarmente ai titoli» replicò. «Preferirei che mi chiamasse Ethan.»

    Se solo avesse saputo chi era in realtà, non sarebbe stato altrettanto cortese, Lizzy ne era certa. E per quanto quell’incontro la divertisse, sapeva bene che era arrivato il momento di porvi fine. Quell’uomo era lontano anni luce dal suo mondo, era terreno proibito. Ai dipendenti del palazzo non era consentito intrattenere relazioni confidenziali con i membri della famiglia reale.

    «È stato un piacere conoscerla» mormorò quindi inchinandosi di nuovo, forse a causa della forza dell’abitudine, accingendosi a volgergli le spalle per avviarsi nella direzione opposta.

    La sua voce le impedì di muoversi. «Credo di non aver afferrato il suo nome» insistette lui.

    Lizzy provò un tuffo al cuore. Era mai possibile che non riuscisse a capire quando una donna gli dava il benservito? Dopo aver depositato la coppa di champagne sul vassoio di un cameriere che le passava accanto, prese un altro drink. «Solo perché non gliel’ho detto» rispose.

    «Perché?» insistette lui. Adesso le era al fianco.

    Le toccò trangugiare una lunga sorsata per prendere coraggio. Una persona intelligente non sarebbe mai stata scortese con un membro della famiglia reale.

    Era evidente che Ethan non l’aveva riconosciuta, rifletté, quindi perché non approfittarne? Dopotutto, forse era arrivato il momento che qualcuno mettesse a posto quell’arrogante playboy.

    «Perché lei non è il mio tipo.»

    Lui ebbe addirittura la faccia tosta di scoppiare a ridere. «Bugiarda» la apostrofò.

    Lizzy si bloccò tanto bruscamente che il contenuto del bicchiere si rovesciò in parte, bagnandole una mano. «Come ha detto?»

    «Mi guardi» la invitò lui allargando le braccia. «Cosa c’è in me che non possa piacere a una donna?»

    Difficile capire se stesse scherzando o se avesse davvero un’opinione tanto alta di sé. Possibile che fosse tanto presuntuoso? «Mi dica, la prego, questo approccio patetico funziona per agganciare una donna?»

    Lui le rivolse un sorriso a metà fra il sensuale e lo scherzoso che le accelerò il battito cardiaco. «Saprò dirglielo tra un minuto.»

    Era irresistibile, e non ne faceva mistero. E lei sapeva che rivelargli il suo nome sarebbe stata una pessima idea. Rifletté un istante. Forse, invece, se avesse conosciuto la sua identità, avrebbe perso ogni interesse per lei e l’avrebbe lasciata in pace.

    «Mi chiamo Lizzy» rispose infine, visto che al lavoro la conoscevano tutti come Elizabeth. E anziché Pryce, il nome da ragazza a cui era tornata il minuto dopo aver firmato i documenti per il divorzio, usò il cognome del suo ex marito. «Lizzy Sinclaire.»

    «Mi farebbe l’onore di un ballo, signora Sinclaire?»

    Lei odiava così tanto quel nome e tutto ciò che esso rappresentava, che non riuscì a trattenersi dall’aggiungere: «Preferirei che mi chiamasse Lizzy».

    «D’accordo, Lizzy.»

    «E no, non intendo concederle un ballo. Come le ho già detto, lei non è il mio tipo.»

    Tutt’altro che offeso o scoraggiato, Ethan si limitò a rivolgerle un sorriso ancora più smagliante del precedente. «Non le sto chiedendo di concedermi la sua mano!

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1