Vendetta e passione: Harmony Collezione
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About this ebook
Zakahr Belenki si è lasciato alle spalle il duro e difficile passato, e ora può finalmente gustarsi la propria vendetta: distruggere la Maison Kolovsky, l'impero della famiglia che lo ha abbandonato. Fra lui e quel sogno, infatti, resta solo la sua nuova segretaria. Il problema è che il fascino discreto e spontaneo di Lavinia, la sua fresca onestà e la sua incrollabile passione per il proprio lavoro, per non parlare del suo splendido corpo, fanno vacillare le certezze di Zakahr...
Carol Marinelli
Nata e cresciuta in Inghilterra, ha conosciuto il marito durante una vacanza in Australia.
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Book preview
Vendetta e passione - Carol Marinelli
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Devil Wears Kolovsky
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2011 Carol Marinelli
Traduzione di Laura Premarini
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5898-208-2
1
Zakahr Belenki sarebbe potuto andare a piedi, ma scelse di non farlo, anche se gli uffici della Maison Kolovsky erano a soli due passi dall’hotel di lusso dove risiedeva. Oppure, per evitare la stampa, avrebbe anche potuto percorrere la breve distanza attraverso l’orizzonte di Melbourne in elicottero.
Zakahr aveva sognato a lungo quel momento, era esattamente quello che lo aveva sostenuto durante l’inferno della sua giovinezza e ora, infine, il futuro tanto sognato era arrivato.
Il suo autista mise in moto. La lucida limousine dai finestrini oscurati faceva voltare molte teste, mentre avanzava per le strette strade fiancheggiate da boutique e gallerie. Seguendo le sue istruzioni, l’autista rallentò davanti alla boutique della Maison Kolovski. L’edificio blu ceruleo con il logo dorato Kolovsky era molto conosciuto e i suoi modelli ammirati e desiderati in tutto il mondo. La vetrina, come sempre, era semplice, ma estremamente raffinata: drappi di seta pesante, impreziositi da un grande opale che scintillava alla luce del mattino. L’insieme esteticamente era davvero bello, ma, come sempre accadeva a quella vista, Zakhar avvertì il sapore della bile. «Prosegui.»
L’autista obbedì e pochi momenti dopo, accostarono davanti agli uffici della Maison Kolovsky. Il momento era tutto di Zakhar. Le telecamere erano in attesa, già puntate, ma per una volta non gli importò. Incredibilmente ricco e di una bellezza minacciosa, lui era uscito con le donne più belle e famose di tutta Europa. La sua reputazione di rubacuori era stata spesso denunciata e commentata sulle riviste di gossip. Sebbene Zakhar, di solito, aborrisse l’invasione della sua privacy ora, dall’altra parte del mondo e in quella particolare mattina, la cosa non lo infastidì, e trattenne a stento un sorriso ironico, mentre pensava ai Kolovsky che guardavano il notiziario, facendo colazione. Sperava si strangolassero! Le domande erano pressanti, le telecamere lampeggiavano e i microfoni venivano spinti verso di lui.
La Maison Kolovsky era dunque stata rilevata da lui, noto magnate europeo? Oppure se ne sarebbe occupato solo mentre Aleksi Kolovsky era in luna di miele? Gli era piaciuto il matrimonio? Lui era parente? Dov’era Nina, la matriarca? Qual era il suo interesse nella Kolovsky?
Quella era una domanda che meritava. Dopotutto, quell’icona dell’industria della moda non rappresentava che moneta spicciola in un portafoglio come quello della Belenki. Zakahr non fece commenti e non ne avrebbe fatti nemmeno in seguito. I fatti avrebbero presto parlato.
Il sole gli batteva sulla nuca, gli occhi grigi erano nascosti dietro un paio di occhiali scuri, le sue labbra erano serrate e l’espressione imperscrutabile. Nell’insieme era una visione imponente, la sua testa spiccava sopra quella di tutti gli altri. Aveva una pelle chiara e capelli neri corti, ma nonostante l’abito impeccabile, il luccichio di un orologio costoso e le scarpe lucide, c’era un’aria indomita in lui, un’irrequietezza sotto quell’elegante esteriorità che intimoriva i giornalisti, insolitamente esitanti a insistere per avere delle risposte. Era come se nessuno volesse essere notato da quell’uomo minaccioso, né volesse che quel potere gli si rivoltasse contro. Lui attraversò la strada e si diresse su per le scale, disperdendo la stampa, mentre spingeva le porte dorate girevoli.
Zakahr si ritrovò dentro, forse avrebbe dovuto rimanere lì un attimo e apprezzare quel momento, perché finalmente tutto ciò che aveva intorno era suo. Tuttavia, dentro di sé, avvertiva un profondo senso di vuoto. Apprezzava le sfide ed era arrivato pronto a combattere, eppure quando la sua identità era stata rivelata, la Maison Kolovsky gli era stata consegnata su un vassoio e ora stava a lui decidere cosa farci. Attorno a sé, avvertiva tangibile la preoccupazione di tutti. Non lo scalfiva.
«Signor Belenki...»
Il saluto lo seguì, le porte dell’ascensore aspettavano aperte e Zakahr vi entrò. L’ascensore salì e mentre usciva al piano dove c’era il suo ufficio, avvertì la stessa trepidazione. Era tangibile, come se fosse stata pompata nell’impianto di condizionamento. Avevano tutto il diritto di essere nervosi, Zakahr Belenki era stato chiamato lì e, nel mondo degli affari, questo preannunciava un cambiamento. Nessuno fuori dalla famiglia sapeva chi lui fosse veramente. Zakahr si diresse verso il suo ufficio, vi era stato diverse volte, ma mai come capo. Aprì le pesanti porte di legno, pronto a reclamare la propria primogenitura, ma il momento si infranse quando entrò nell’oscurità. Zakahr trasalì mentre accendeva le luci e il suo mento si serrò per la rabbia. Non c’era personale ad accoglierlo e le persiane non erano nemmeno state aperte, né i computer accesi. I Kolovsky pensavano forse che l’avrebbero avuta vinta? Aleksi nel weekend aveva sposato Kate, la sua assistente personale, ma gli aveva assicurato che le ultime settimane erano state spese a organizzare la sua sostituzione. Peccato che lì non ci fosse nessuno.
Si diresse a una scrivania e prese un telefono per contattare la reception e far arrivare qualcuno lassù. In quell’istante, la porta si aprì di nuovo e Zakahr rimase immobile, fremente di rabbia, mentre una stupefacente bionda entrava, diffondendo una fresca fragranza e portando un grosso caffè da asporto. Gli passò oltre dirigendosi verso un piccolo ufficio fuori dalla suite principale. Posò la bevanda sulla scrivania ed esordì: «Mi spiace sono in ritardo». Si sfilò la giacca e accese il computer. «Sono Lavinia.»
«Lo so» rispose Zakahr, perché l’aveva vista al matrimonio di suo fratello sabato e la sua era una faccia che gli uomini non scordavano. Aveva enormi occhi blu e una massa di capelli biondi che le conferivano un aspetto attraente, sebbene non fosse certo splendida come al matrimonio. C’erano ombre scure sotto ai suoi occhi e un’aria di stanchezza che suggeriva fosse più pronta per andare a letto, piuttosto che lavorare.
«È così che cerca di dare una buona prima impressione?» chiese Zakahr, abituato a personale ben curato che sbiadiva in sottofondo e non a qualcuno che irrompeva in una stanza, estraendo uno specchio dal cassetto e iniziando a truccarsi seduta alla scrivania.
«Mi dia due minuti» rispose Lavinia, applicandosi senza vergogna del fondotinta e, notò Zakahr, cancellandosi abilmente tutte le ombre da sotto gli occhi, «e poi farò un’ottima impressione!»
Lui non poteva credere a tanta sfacciataggine. «Dov’è la segretaria particolare?»
«Si è sposata sabato» rispose Lavinia.
Ora stava occupandosi dei suoi occhi, il pennello era carico di colore grigio. Dato che Zakahr era stato al matrimonio, lei doveva avere pensato che la sua risposta fosse spiritosa, perché alla fine della frase emise una risatina. Mentre si applicava il mascara, gli disse la verità. «La sostituta che Kate ha addestrato se ne è andata in lacrime venerdì e ha detto che non sarebbe mai tornata.»
Non aveva intenzione di addolcirgli le cose, la Maison Kolovsky era piombata nel caos dopo la notizia che stava per subentrare Zakahr Belenki, e se quell’uomo pensava davvero di arrivare lì e trovare tutto in ordine, allora si sarebbe presto reso conto che le cose erano ben diverse. Lavinia sapeva che era seccato nel vederla truccarsi, ma cosa doveva fare? In meno di un’ora sarebbero partiti per l’aeroporto ed era essenziale che lei svolgesse il proprio ruolo. Nessuno dei suoi precedenti capi, Levander, Aleksi o Nina, ci avrebbe fatto caso, Zakahr, invece, ne era chiaramente infastidito.
«Anche Kate si sistemava il viso alla scrivania?»
«Kate» rispose Lavinia, «non si preoccupava molto del proprio aspetto.»
Lui avvertì la nota dura nella sua voce e soffocò un sorrisetto compiaciuto davanti a quella palese irritazione. Kate era l’esatto opposto di Lavinia e, sicuramente, doveva essere irritata che una madre single, sovrappeso e piuttosto scialba avesse sposato il prezioso Aleksi Kolovsky!
«È evidente che Kate ha altre doti» commentò Zakahr e, non riuscendo a resistere, aggiunse: «Dopotutto, ha sposato il capo!».
Lui osservò il pennello fermarsi sulla guancia per un secondo, poi Lavinia continuò a imbellettarsi.
«Dov’è il suo staff?» chiese lei accigliandosi, mentre scrutava oltre le sue spalle, come se si aspettasse di vedere qualcuno.
«Purtroppo sei tu il mio staff» rispose Zakahr passando direttamente al tu.
«Non ha portato nessuno con lei?» La sorpresa era evidente nella sua voce. Naturalmente si era documentata su Zakahr Belenki, un uomo che aveva interessi sparsi in tutta l’Europa. Il suo team si destreggiava tra aziende in crisi che lasciavano intravedere le proprie potenzialità, versandovi dosi massicce di contanti per mantenerle a galla. Poi vi si istallava come un cuculo e prendeva il primo posto nel nido nuovamente redditizio. Anche se la Kolovsky era ben lungi dall’essere sofferente, anche se Lavinia sapeva che lui era lì per ragioni decisamente più personali, era impensabile che fosse solo. «Non è venuto il suo team?»
La domanda era pertinente. I suoi collaboratori erano rimasti perplessi che Zakahr si recasse in Australia da solo, perché per loro lui stava valutando la solvenza di una società. Perché dunque non avrebbe dovuto portarli con sé? Ma Zakahr era un leader. Non aveva mai mostrato esitazioni e la Kolovsky costituiva la sua sola e unica debolezza. Non aveva alcuna intenzione di spiegare perché il suo viaggio fosse personale e non aveva nemmeno intenzione di discuterne con Lavinia, così le ordinò semplicemente di portargli un caffè ed entrò nel suo ufficio sbattendo la porta.
Lavinia aveva già lavorato sia per Levander che per Aleksi Kolovsky, quindi non si sarebbe certo fatta turbare da una porta che sbatteva. Seduta alla propria scrivania, avrebbe soltanto voluto chiudere gli occhi e dormire. Non aveva certo dato la migliore delle impressioni arrivando in ritardo, ma almeno aveva impedito a Zakahr di chiederle il motivo.
Era stato un weekend infernale. Sostenere Nina al matrimonio di Aleksi era stata la parte più facile. Venerdì la sua sorellastra era stata data in affidamento e, sebbene Lavinia fosse sollevata che si fosse finalmente passati all’azione, era rimasta molto delusa. Rachael, infatti, non era stata assegnata alle sue cure, ma sistemata in una nuova famiglia e le autorità ora stavano valutando la situazione. La precarietà del futuro di Rachael l’aveva colpita duramente e Lavinia aveva trascorso tre notti insonni, preoccupandosi non tanto di questo, ma soprattutto di come la bambina se la stesse cavando nel nuovo ambiente. Come si sentiva a dormire in un letto sconosciuto, in una casa nuova e con degli estranei? Anche se in realtà c’era ben poco che potesse fare per lei al momento, l’ultimo posto dove Lavinia sarebbe voluta essere era lì e se si fosse trattato di un qualunque altro giorno, avrebbe chiamato per dire che era ammalata. Ma a chi avrebbe potuto comunicarlo? L’efficiente segretaria che Kate aveva istruito aveva gettato la spugna alla vigilia del matrimonio. Aleksi era in luna di miele, gli altri fratelli Kolovsky da molto si erano lavati le mani riguardo a quel posto e Nina, la povera Nina, dopo aver appreso la notizia della vera identità di Zakahr Belenki, si trovava in una clinica psichiatrica.
Con le autorità che stavano analizzando l’idoneità a genitore di Lavinia, lei aveva più che mai bisogno di un impiego stabile e con quel pensiero in mente, invece di starsene a casa, si era fatta la doccia e aveva indossato i vestiti preparati la sera precedente. Si era infilata le sue scarpe preferite, di camoscio nero con i tacchi alti e in qualche modo era arrivata con più di cinque minuti in ritardo o, come avrebbe puntualizzato più tardi, cinquantacinque minuti in anticipo. La maggior parte dei lavori in ufficio iniziavano alle nove! Non