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Destino greco: Harmony Collezione
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Destino greco: Harmony Collezione

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About this ebook

Calda come il sole di Corfù, antica come le rovine di Creta, dolce come il nettare degli antichi dei. La passione, nel sangue di ogni uomo greco, scorre veloce fin dalla notte dei tempi...



Due anni. Tanto è passato da quella indimenticabile notte di passione con la bella Gypsy, sparita dalla sua vita il mattino seguente così come ne era entrata. Rico Christofides, però, non l'hai mai dimenticata, tanto che nessun'altra dopo di lei è riuscita a conquistare il suo cuore. Rico, però, non l'ha nemmeno mai perdonata per averlo usato in quel modo, e ora che il destino l'ha portata di nuovo davanti a lui ha tutte le intenzioni di non lasciarsela più sfuggire.
LanguageItaliano
Release dateApr 10, 2018
ISBN9788858980682
Destino greco: Harmony Collezione
Author

Abby Green

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Destino greco - Abby Green

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    In Christofides’ Keeping

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2010 Abby Green

    Traduzione di Cristina Ingiardi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-068-2

    1

    Rico Christofides contenne lo sdegno, cercando di ritrovare la concentrazione che sembrava aver perduto. Che cosa c’era che non andava in lui? Stava cenando in uno dei ristoranti più esclusivi di Londra in compagnia di una delle donne più belle del mondo, ma era come se qualcuno avesse tolto il sonoro. Tutto ciò che riusciva a sentire era il battito martellante del proprio cuore.

    Vedeva Elena gesticolare e parlare con un po’ troppa enfasi. Vedeva i suoi occhi brillare sfacciati mentre lei spostava la voluttuosa massa di capelli rossi con un gesto civettuolo, lasciando scoperta una spalla. Lo faceva per sedurlo, ma non stava riuscendo nel suo intento.

    Rico conosceva tutte le mosse. Aveva visto innumerevoli donne mettere in scena lo stesso siparietto nel corso degli anni e assistervi gli era sempre piaciuto. Ma in quel preciso istante provava per Elena lo stesso sentimento che avrebbe suscitato in lui un pezzo di legno, nessuno, e rimpianse l’impulso che lo aveva spinto a chiamarla quando aveva scoperto che si sarebbe fermato a Londra per alcuni giorni.

    Curiosamente, però, da quando aveva messo piede nel ristorante si sentiva attratto da uno stuzzicante ricordo. All’ingresso il suo sguardo si era posato di sfuggita su una cameriera e di colpo qualcosa nel modo di muoversi della donna gli si era impresso nella mente, riportandolo indietro nel tempo. A due anni prima per la precisione. Si era così ritrovato a pensare all’unica amante diversa da tutte le altre, l’unica che era riuscita a far breccia nelle sue difese. Per una sola notte.

    Gypsy...

    Ammesso che quello fosse davvero il suo nome. Si erano incontrati in un nightclub e, all’uscita del locale, lui si era ritrovato sul punto di presentarsi. Posandogli un dito sulla bocca, però, lei lo aveva zittito. «Non voglio sapere chi sei, non è quel tipo di notte...» aveva mormorato in tono suadente.

    Lo scetticismo non aveva tardato a presentarsi al cospetto di Rico. Probabilmente quella donna sapeva benissimo chi era, dal momento che da giorni si parlava di lui su tutti i giornali. Eppure aveva un aspetto così dolce, giovane, fresco... sincero.

    In quell’istante, per la prima volta in tutta la sua vita, Rico aveva messo da parte il cinismo e il sospetto, suoi fedeli compagni. «D’accordo, tentatrice. Va bene se almeno ci diciamo i nostri nomi di battesimo?» Poi, senza darle il tempo di rispondere e profondamente convinto che lei conoscesse già la sua identità, le aveva teso la mano con un gesto plateale. «Rico, al tuo servizio.»

    Posando la sua piccola e morbida mano in quella di lui, la ragazza aveva esitato a lungo prima di parlare, ma infine con voce rauca aveva detto: «Gypsy».

    Gypsy. Zingara. Un nome inventato, senza dubbio. Rico aveva ridacchiato, divertito. «D’accordo, fai pure i tuoi giochetti...»

    Al tavolo accanto qualcuno scoppiò a ridere e lo strappò ai suoi ricordi, ma una spirale di desiderio continuò a tenerlo avvinto mentre fra i suoi pensieri prendeva sempre più forma l’immagine di cuori che battevano all’unisono, di corpi imperlati dal sudore e di una silhouette di donna stretta a lui in un sensuale abbraccio di velluto che aveva messo a dura prova il suo autocontrollo. E poi i muscoli di lei avevano iniziato a contrarsi intorno a lui mentre dalle labbra le sfuggiva un gemito spezzato, ansante, e Rico si era perso come non gli era mai successo in precedenza, né gli sarebbe più accaduto in futuro.

    «Rico, tesoro...» Elena lo fissava imbronciata, le labbra troppo rosse, sanguigne. «Hai la testa altrove. Ti prego, dimmi che non stai pensando a quel tuo noiosissimo lavoro!»

    Rico soffocò una smorfia cinica. Era proprio grazie a quel noiosissimo lavoro e ai milioni che gli aveva fatto guadagnare se donne come Elena gli ronzavano intorno in massa, in attesa di un suo cenno anche minimo che segnalasse l’interesse per una di loro. Lo sapeva bene, eppure questa consapevolezza non poté che metterlo a disagio. Perché la donna di fronte a lui non riusciva a suscitargli alcun interesse? Perché era tutto preso da un fantasma del passato? Forse perché quel fantasma era dell’unica donna che non era caduta ai suoi piedi quando l’aveva scelta, ecco perché.

    Anzi, aveva perfino cercato di andarsene! E poi, la mattina successiva, se n’era andata davvero. Ma non prima che lui l’avesse vista giacere un’ultima volta sul suo letto, giovane, inesperta, sincera.

    Venne colto dal rimpianto... e Rico non provava mai rimpianto!

    Stampandosi in volto un sorriso forzato, si protese ad afferrare la mano di Elena, pronto a sussurrare qualche banalità verso la sua accompagnatrice. Proprio nel momento in cui lui aprì la bocca, una cameriera passò accanto al loro tavolo e il corpo di Rico reagì all’istante in modo del tutto imprevisto. Accigliato, lui si rese conto che il suo fisico doveva aver percepito qualcosa che la sua mente non aveva ancora registrato. Guardò con maggiore attenzione e comprese che quella donna era la stessa che aveva fatto scaturire in lui un vero e proprio fiume di ricordi.

    Al suo passaggio si diffuse nell’aria un profumo evocativo. Nauseato, Rico sollevò lo sguardo. La cameriera che al momento gli dava le spalle stava prendendo le ordinazioni a un tavolo vicino al suo. Quel profumo gli ricordava...

    D’improvviso Elena ritrasse la mano con un malcelato sospiro seccato e si alzò, sistemando la stoffa pregiata della gonna che le avvolgeva ad arte i fianchi. «Vado a incipriarmi il naso. Al mio ritorno, mi auguro di trovarti meno distratto.»

    Rico non la degnò nemmeno di uno sguardo. Era completamente ammaliato dalla figura della piccola cameriera. Aveva una silhouette ben proporzionata: un bel fondoschiena, messo in evidenza dalla gonna nera al ginocchio, gambe snelle e tornite, caviglie sottili. Ai piedi, un paio di scarpe nere dal tacco basso. Fin qui, tutto piuttosto comune.

    Il suo sguardo risalì, superando la semplice camicia bianca sotto la quale si intravedeva appena il reggiseno, per giungere infine ai capelli. In quel momento sembravano di un castano molto scuro, ma Rico era certo che, alla luce del giorno, dovessero apparire più chiari. Erano raccolti in uno chignon, ma lui riusciva a immaginare la cascata di boccoli che ne sarebbe esplosa, una volta liberati dalle forcine. Proprio come quelli di...

    Imprecando, scosse la testa. Perché quel ricordo lo perseguitava in modo tanto reale proprio quella sera?

    Proprio allora la cameriera si voltò leggermente per ribattere a qualcosa che le era stato detto dal cliente e Rico riuscì a coglierne il profilo. Naso dritto, mento deciso e labbra sensuali che distoglievano lo sguardo da quei denti dell’arcata superiore leggermente sporgenti. Un dettaglio che lui riteneva un difetto adorabile in un mondo ossessionato dalla perfezione. Un dettaglio che gli dava una certezza.

    Era lei.

    Si sentì mancare il fiato e tutto prese a muoversi al rallentatore nel ristorante mentre la cameriera si voltava completamente verso di lui. Quando gli passò accanto, aveva lo sguardo fisso su un taccuino e scribacchiava qualcosa, due menu infilati sotto il braccio. Prima ancora di rendersi conto di quel che stava facendo, Rico balzò in piedi e le afferrò un braccio per fermarla.

    All’inizio Gypsy non capì che cosa stesse succedendo. L’unica cosa certa era che qualcuno le aveva afferrato un braccio. Si voltò a guardare quel qualcuno con un rimprovero pronto sulle labbra e il suo sguardo precipitò in un paio di occhi grigi freddi come l’acciaio.

    Erano proprio dello stesso colore di quelli di...

    Smise di respirare, il cervello le andò in tilt. Mentre le parole le morivano sulla bocca, sbatté le palpebre. Non poteva essere lui. Stava sognando. Era un incubo. Il colore le defluì dal viso, tutto intorno a lei si fece muto.

    Era lui. L’uomo che da quasi due anni turbava i suoi sogni. Rico Christofides. Un imprenditore milionario, metà greco e metà argentino, una leggenda nel mondo degli affari perché era partito da zero.

    «Sei proprio tu!» Rico diede voce ai pensieri di Gypsy, convincendola quasi ad ascoltare la voce che dentro di lei continuava a ripeterle di correre, scappare, fuggire lontano.

    Scosse la testa, ma aveva l’impressione di trovarsi sott’acqua. Niente intorno a lei sembrava più avere senso. Niente tranne la profondità cupa di quegli occhi tempestosi che le penetravano l’anima e la mano di quell’uomo che le stringeva il braccio. Capelli neri come la notte, naso leggermente storto, mascella scolpita. Le era tutto così familiare... ma i suoi sogni non gli avevano reso giustizia.

    Nonostante lo shock, nel cuore di Gypsy si fece ben presto strada il dolore – di nuovo – nel ricordare che all’indomani della loro notte di fuoco lui non aveva perso tempo ad allontanarsi da lei. Le aveva lasciato solo un laconico biglietto: La camera è già stata pagata. R.

    Un colpo di tosse risuonò accanto a loro. Rico non si mosse e Gypsy non riuscì a distogliere lo sguardo. Il suo mondo, così attentamente edificato, le stava crollando addosso.

    «Rico? C’è qualcosa che non va con la nostra ordinazione?»

    Una voce. Una voce femminile che, pronunciando ad alta voce il nome di lui, confermava ciò che lei non voleva sapere. Probabilmente, rifletté Gypsy, si trattava della rossa mozzafiato che aveva notato poco prima quando le era passata accanto. Come aveva potuto passare accanto anche al suo accompagnatore con tanta noncuranza, senza avvertire alcun segnale rivelatore della sua identità?

    Ignorando l’altra donna, Rico ripeté quanto aveva appena detto. «Sei proprio tu.»

    In qualche modo Gypsy riuscì a liberare il braccio dalla sua presa. Avrebbe voluto parlare, dire qualcosa di sensato. Qualcosa che la tirasse fuori da quella situazione imbarazzante e l’allontanasse da lui. Dopotutto loro erano stati insieme una notte soltanto. Poche ore, a dire il vero. Com’era possibile che un tipo come lui si ricordasse ancora di lei? Com’era possibile che quella consapevolezza le serpeggiasse nelle vene lasciandola senza fiato?

    «Mi dispiace, ma credo che mi abbia confusa con qualcun’altra.»

    Rico rimase immobile e Gypsy si diresse al bagno del personale, certa che di lì a poco avrebbe dato di stomaco. Si appoggiò al lavello e fece dei respiri profondi. La fronte era imperlata di sudore. In testa aveva un solo pensiero: doveva assolutamente fuggire da lì, doveva scappare al più presto.

    Fin dal momento in cui aveva scoperto di essere rimasta incinta dopo la fatale notte trascorsa con Rico, Gypsy aveva saputo che prima o poi sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe dovuto fargli sapere della bambina. Una bambina di quindici mesi e con i suoi stessi occhi grigi.

    La nausea tornò ad assalirla, ma anche questa volta riuscì a dominarla. Ricordava ancora il panico che l’aveva assalita alla prospettiva di diventare madre, alla percezione di un profondo e duraturo legame con la minuscola creatura che le stava crescendo dentro. E con la bambina era cresciuto in lei anche il bisogno intenso di proteggerla. Aveva visto il modo in cui Rico Christofides trattava le donne che osavano attribuire a lui la paternità dei loro figli e non desiderava affatto esporsi a quell’umiliazione pubblica. Nemmeno avendo l’assoluta certezza di poter provare il legame genetico con la bambina.

    Incinta ed estremamente vulnerabile al pensiero di come lui avrebbe potuto reagire all’annuncio della gravidanza, Gypsy aveva preso la difficile decisione di avere Lola per conto proprio finché non si fosse trovata in una posizione di forza e indipendenza, pronta a comunicargli del lieto evento. Di certo, lavorare come cameriera – seppur in un ristorante esclusivo – non era la situazione ideale per trattare con un uomo

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