Per una notte di passione: Harmony Destiny
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About this ebook
Maureen Child
Maureen Child ha al suo attivo più di novanta tra romanzi e racconti d'amore. È un'autrice molto amata non solo dal pubblico ma anche dalla critica, infatti è stata nominata per ben cinque volte come migliore autrice per il prestigioso premio Rita.
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Book preview
Per una notte di passione - Maureen Child
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The King Next Door
Harlequin Desire
© 2013 Maureen Child
Traduzione di Giuseppe Biemmi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-350-7
1
«Qual è l’equivalente femminile di guardone?»
Griffin King non si aspettava certo di ricevere una risposta a quella domanda, dato che era solo.
Eppure, la questione lo intrigava.
Spaparanzato comodamente nella vasca idromassaggio di suo cugino Rafe, prese un sorso di birra. Facendo correre lo sguardo verso la recinzione che delimitava la proprietà e la vicina che si trovava dall’altra parte, osservò Nicole Baxter che andava avanti e indietro dal garage trasportando faticosamente quelle che parevano tonnellate di terriccio da rinvaso.
Seriamente, non aveva mai visto una donna più concentrata sul lavoro. La maggior parte delle donne che conosceva non facevano nulla di più impegnativo che stendersi su un lettino da massaggi. Ma Nicole... Nicole era diversa.
L’aveva incontrata più di un anno prima, quando suo cugino Rafe aveva sposato la vicina di casa di Nicole, Katie Charles, la Regina dei Biscotti. Griffin sorrise tra sé. Katie stava portando avanti la sua attività e, che il cielo la benedicesse, gli aveva lasciato qualche dozzina di biscotti perché se li potesse mangiare mentre soggiornava a casa loro.
Ma torniamo a Nicole, si disse, bevendo un altro sorso di birra. Nonostante tutte le volte che era stato ospite di Rafe, raramente aveva rivolto la parola a Nicole. Sul suo conto sapeva solo che era divorziata, che aveva un figlio e che pareva non smettere mai di lavorare. Accidenti, avrebbe potuto impartire lezioni perfino ad alcuni dei King in fatto di attaccamento al dovere, grinta e determinazione. Gli pareva di stancarsi anche solo a guardarla.
Eppure, non riusciva a staccare gli occhi da lei.
Che fosse quella faccenda del frutto proibito? La donna che non si può avere è sempre quella che ti attira di più? Possibile, si disse. Ma, forse, semplicemente si sentiva attratto da lei.
Scuotendo il capo, Griffin si tolse gli occhiali da sole e li posò sul bordo della vasca in legno di sequoia. Il sole del pomeriggio era luminoso, ma a fargli ombra c’era un gigantesco olmo che cresceva tra la casa di Nicole e quella in cui attualmente stava vivendo lui.
Rafe e Katie erano partiti per un viaggio in Europa di tre settimane e Griffin si era offerto di badare alla villa. La sua non era stata un’offerta del tutto disinteressata. Avendo infatti messo in vendita il proprio appartamento frontemare, Griffin non ne poteva più del flusso continuo dei potenziali clienti portati dall’agenzia immobiliare che invadevano la sua privacy. Quindi stare a casa di Rafe e Katie permetteva a lui di rilassarsi e all’abitazione di avere qualcuno che la sorvegliasse.
Una soluzione perfetta, da qualunque punto di vista la si guardasse.
Non fosse stato per Nicole.
Con lo sguardo la seguì mentre lei attraversava il cortile per quella che sembrava la ventesima volta. I capelli biondi le arrivavano alle spalle e si era infilata delle ciocche ribelli dietro alle orecchie. Indossava una canottiera sportiva rosa e un paio di shorts in tessuto di jeans che mettevano in risalto delle cosce abbronzate e davvero notevoli. La sua pelle era dorata dal sole e le sue curve erano tali da far sì che Griffin gradisse parecchio lo spettacolo che aveva davanti agli occhi.
E, tornando alla questione iniziale, anche lei non faceva che lanciargli fugaci sbirciatine. Ora, sapere che Nicole stava a sua volta osservandolo normalmente lo avrebbe spinto a invitarla a raggiungerlo nella vasca idromassaggio. Normalmente. Ma nel caso di Nicole, c’erano un paio di ragioni maledettamente buone perché non si avvicinasse a lei più di quanto avesse fatto finora.
«Mammina!»
«Ecco la prima» mormorò Griffin. Quindi buttò giù un lungo sorso di birra ghiacciata.
Connor, il figlioletto di quasi tre anni di Nicole, era un simpatico ragazzino biondo e dagli occhioni azzurri proprio come sua madre. E Griffin non aveva nulla contro i bambini. Diamine, aveva più nipoti e cugini in fasce di quanti si potesse immaginare. La famiglia King stava dando un nuovo significato al vecchio detto dell’andate e moltiplicatevi.
Ciò con cui Griffin aveva problemi erano le relazioni con le mamme single. Corrugando la fronte, accentuò la stretta attorno alla lattina fredda che teneva nella mano. Ammirava infinitamente una donna in grado di condurre la sua vita, portare avanti un lavoro e fare sia da mamma che da papà a suo figlio. Ma sapeva bene che inserirsi nel mondo di un bambino equivaleva a cercare complicazioni.
Lo aveva imparato anni prima.
Così, da allora, la prima regola di Griffin era: niente donne con ragazzini al seguito.
«Anche se per la prima volta» disse rivolto a se stesso, «sarei molto tentato di infrangere la regola.»
«Cosa c’è, Connor?» La voce di Nicole fluttuò nella calda aria di fine giugno. Per indaffarata che fosse, Griffin non aveva mai colto la minima punta di insofferenza nella sua voce.
«Voglio scavare» gridò il bambinetto, sventolando la paletta di plastica verde come fosse una spada.
Griffin sogghignò, pensando a quante buche lui e i suoi fratelli avevano scavato nelle aiuole di loro madre. E alle tante ore di castigo che avevano dovuto scontare per ogni pianta di rose seccata.
«Presto lo farai, tesoro» disse Nicole al piccolo, lanciando l’ennesimo rapido sguardo oltre la recinzione in direzione di Griffin.
Griffin alzò al cielo la sua birra in segno di saluto.
Lei aggrottò le sopracciglia, scosse il capo e tornò a rivolgersi al figlio. «Ma prima lascia che la mamma tolga le cassette con le piante dal garage, okay?»
«Serve una mano?» gridò Griffin.
Nicole riportò lo sguardo su di lui. Con una punta di sarcasmo, disse: «Non vorrei mai strapparti dalla tua bella vasca idromassaggio».
Griffin sorrise. Dal modo in cui aveva formulato il commento pareva quasi che lo stesse accusando di essere nel bel mezzo di un’orgia in cui scorressero fiumi di alcol. «Oh, posso sempre tornarci dopo.»
«Non ne dubito» borbottò lei. Quindi, ad alta voce, aggiunse: «È tutto a posto, Griffin. Posso cavarmela da sola».
«Come preferisci. Se cambi idea, fammi un fischio. Io sono qui.»
«Dove sei ogni giorno» borbottò di nuovo lei.
«Prego?» le chiese lui, sebbene l’avesse sentita perfettamente.
«No, niente» disse Nicole e si diresse verso il garage, con il figlio a tallonarla come un’ombra.
Storcendo la bocca, Griffin si fece un altro sorso di birra. Sapeva quel che pensava di lui Nicole. Lo aveva bollato come pigro, il che gli rodeva, visto che quella era la prima vacanza che si prendeva da cinque anni a quella parte.
La società di security che possedeva con il gemello Garrett era la più importante al mondo nel suo settore, il che significava che i fratelli King dovevano sempre essere reperibili. Be’, almeno così era stato fino a quando Garrett aveva sposato Alexis, principessa di Cadria, diversi mesi prima. Adesso Garrett gestiva il ramo europeo dell’attività e Griffin controllava quello americano.
Ma anche gli stakanovisti ogni tanto avevano bisogno di staccare e Griffin aveva deciso di farlo in quel momento, mentre un agente immobiliare faceva sfilare gente di ogni tipo nel suo lussuoso appartamento. Non aveva ancora idea di dove si sarebbe trasferito. Magari in un posto come quello di Rafe e Katie. Quello che sapeva per certo era che il suo appartamento gli era sembrato improvvisamente un po’ troppo... asettico. Arredato con gusto da una donna con cui Griffin aveva fatto coppia per un po’, non gli aveva mai dato la sensazione di appartenergli davvero e, visto che stava apportando alcuni grossi cambiamenti alla sua vita, gli era sembrato giusto cominciare da lì.
Facendosi serio, prese un altro sorso di birra.
Strano che non se ne fosse reso conto prima, ma proprio il fatto che Garrett si fosse sposato lo aveva spinto a riconsiderare la sua esistenza. Oh, non che avesse fretta di andare all’altare o cose del genere. Voleva solo dare una scossa alla sua vita. Trovarsi una casa nuova. Prendersi un po’ di ferie.
Quest’ultima parte però non stava filando esattamente liscia. Aveva appena iniziato a rilassarsi nella villa di Rafe e Katie che già smaniava per avere qualcosa da fare. Telefonava in ufficio così spesso – oh, solo per controllare come andavano le cose – che la sua assistente aveva minacciato seriamente di licenziarsi se non la smetteva di chiamare.
Non era che non si fidasse degli altri. Era solo che, non avendo nulla da fare, Griffin cominciava ad annoiarsi. Non capiva proprio come si facesse a rilassarsi e a starsene con le mani in mano tutto il giorno. Non a caso, conoscendolo, Garrett aveva scommesso cinquecento dollari che la vacanza di Griffin non sarebbe durata più di dieci giorni e che entro quel termine sarebbe tornato a tuffarsi in scadenzari e rapporti vari.
Dato che Griffin non era disposto a perdere la scommessa, la posta in gioco avrebbe quasi certamente assicurato che sarebbe arrivato in fondo alle sue tre settimane di ferie a costo di rimanerci secco.
Eventualità che non era affatto da escludere.
Storcendo il viso, prese un altro sorso di birra. Ma cosa diavolo faceva la gente quando era in vacanza?
Sapeva lui cosa gli sarebbe piaciuto fare, pensò, lasciando scivolare nuovamente lo sguardo sul corpo tutto curve di Nicole. Ma non era solo il figlio di Nicole che costringeva Griffin a tenere a bada gli ormoni. Era anche il fatto che la moglie di Rafe, Katie, aveva messo in chiaro un anno fa a tutti i cugini King che Nicole era off-limits. Santo cielo, gli pareva di sentirla ancora adesso.
«Nicole ne ha viste di cotte e di crude con quel grandissimo bastardo del suo ex marito» aveva dichiarato Katie, dando a ciascuno dei maschi della famiglia King un’occhiataccia in occasione del suo party di fidanzamento. «Quindi a nessuno di voi salti in mente di provarci con lei, intesi? Non voglio che la mia migliore amica soffra a causa di un membro della mia nuova famiglia.»
E dato che c’erano milioni di donne libere in giro per il mondo, i cugini King avevano accettato di stare alla larga da Nicole. Per Griffin non era stato troppo difficile, data la faccenda della mamma single. Almeno, non lo era stato fino a poco fa. Il problema era che adesso aveva troppo tempo libero. Non avendo altro da fare, la mente gli correva inesorabilmente alla pupa della porta accanto.
E non lo aiutava certo che, mentre lui osservava Nicole, lei sbirciasse lui. Anche perché quella che le leggeva in volto non era certo irritazione. Mica era un idiota. Capiva quando una donna era interessata a lui. E, di solito, non esitava a prendere l’iniziativa in una situazione come quella.
Donna graziosa. Stretta vicinanza. Le condizioni preliminari c’erano tutte.
E, quantomeno, in quel modo avrebbe avuto qualcosa da fare.
Ma sapeva anche che la noia non era un problema di Nicole. Quella donna era costantemente in movimento. Quando uscì dal garage, tenendo in equilibrio precario un’enorme cassetta di fiori dai colori vivaci, Griffin si rabbuiò in volto. Senza dubbio non lo avrebbe ringraziato per il suo aiuto, ma non poteva starsene lì a guardarla mentre lei barcollava sotto quel peso immane. Posò la lattina di birra e si catapultò fuori dalla vasca idromassaggio. Attraversò a grandi falcate il patio e, un attimo dopo, infilò il cancellino che separava i due cortili.
«Lasciala a me» le disse, sfilandole dalle mani la cassetta sorprendentemente pesante.
Nicole ebbe un attimo di smarrimento quando si vide alleggerire inaspettatamente dei fiori. Ma si riprese subito. Sollevando lo sguardo per incontrare il suo, disse: «Non ho bisogno del tuo aiuto. Posso arrangiarmi da sola».
«Sì, lo so» replicò amabilmente Griffin. «Sei una donna. Non ti serve un uomo. Facciamo finta di aver già avuto questa discussione e che tu l’abbia spuntata. Adesso, dove vuoi che metta questa roba?»
Lui esaminò il cortile, individuò i sacchetti