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Ricatto e conquista: Harmony Collezione
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Ebook156 pages2 hours

Ricatto e conquista: Harmony Collezione

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About this ebook

Ricattata...
Faye Matteson non può credere a tanta sfacciataggine: quell'arrogante di Marco Valenti pretende di fare di lei la sua amante in cambio di un aiuto per scongiurare il fallimento del suo ristorante.

... provocata...
Faye è innamorata di Marco fin da ragazzina. Dopo che lui le ha spezzato il cuore, però, lei ha giurato: mai più!

... conquistata.
Errore madornale è però sottovalutare il fascino di Marco: gli basta desiderare una cosa perché questa si avveri.
LanguageItaliano
Release dateMar 11, 2019
ISBN9788858994559
Ricatto e conquista: Harmony Collezione
Author

Sabrina Philips

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Ricatto e conquista - Sabrina Philips

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Valenti’s One-Month Mistress

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2008 Sabrina Philips

    Traduzione di Sonia Indinimeo

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-455-9

    1

    Sarebbe riuscita a guardarlo negli occhi e a implorarlo? O avrebbe cercato di evitare il suo sguardo, ricordando con quanta smania gli si era data l’ultima volta che si erano visti? Marco spinse la cartellina con la relazione verso un angolo dell’enorme scrivania di mogano e fece una smorfia scettica. Era difficile associare il concetto di riluttanza a Faye Matteson.

    Si appoggiò contro lo schienale della poltrona di pelle e guardò quel nome sulla sua agenda elettronica, tra gli appuntamenti della giornata. Quando, un mese prima, la segretaria gli aveva riferito che la signorina Matteson aveva chiesto di incontrarlo, Marco aveva capito immediatamente il perché. Ma se era quello il motivo che l’aveva riportata a Roma, allora avrebbe potuto risparmiarsi il viaggio. Non gli importava in che modo avrebbe esposto le sue ragioni, pensò con un sorriso amaro. Era quasi divertito al pensiero che lo credesse disposto ad aiutarla.

    Nemmeno se mi ammazzano... D’altra parte, quella donna era convinta di poter ottenere sempre ciò che voleva. Dubitava che gli ultimi sei anni l’avessero cambiata. Però avevano cambiato lui. L’angelica cameriera inglese dal corpo sensuale non rappresentava più un pericolo. Ormai aveva capito chi era.

    «La signorina Matteson è qui, signor Valenti» lo informò la segretaria dall’interfono.

    Marco sorrise, ansioso di assaporare la vendetta.

    Non è cambiato nulla, pensò Faye. Prese un profondo respiro e sedette sul divano che le aveva indicato la segretaria alta e snella, ultimo ostacolo tra lei e Marco.

    Forse l’impero di Valenti era cresciuto, ma lo stile era sempre lo stesso. Tutto orbitava intorno a lui e ogni donna gravitava nella sua direzione, come un fiore verso il sole. Faye rabbrividì e cercò di rilassare le spalle. La tensione era causata solo in parte dal lungo viaggio scomodo e dal fatto che avesse dormito tre ore, ma non era il momento di pensare al passato.

    Si guardò intorno nella reception. Quel mondo... il mondo di Marco, che per un breve periodo era stato anche il suo, ormai le era del tutto estraneo. Ma lei, ne aveva davvero fatto parte? O forse anche quella era stata solo un’illusione? Comunque, a che scopo farsi quella domanda, quando probabilmente dopo tanti anni lui non ricordava nemmeno il suo nome? Però, se fosse stato così, non le avrebbe mai dato un appuntamento. Questo significava che... Che cosa significava?

    Che il passato non aveva importanza e che la sola cosa che lui prendeva in considerazione erano gli affari. E di questo si tratta ora, di affari, si rammentò, domandandosi se sarebbe stato disposto ad aiutarla. Non poteva permettersi di bruciare l’ultima speranza del Matteson, tormentandosi con quelle ipotesi infantili e fuori luogo su ciò che era stato.

    Controllò l’orologio per la terza volta. Avrebbe funzionato, si disse, guardandosi le mani fresche di manicure, cosa così insolita per lei. Doveva funzionare...

    Il cicalino dell’interfono la fece quasi sobbalzare.

    «Il signor Valenti la riceve ora» disse la valchiria, come se si trattasse di un raro privilegio, concesso a pochi eletti.

    Faye la seguì in corridoio. Si sistemò la gonna del tailleur grigio nuovo di zecca, che non aveva nessun bisogno di essere sistemata, e respirò a fondo per calmarsi. Aveva passato sei anni nella convinzione che non lo avrebbe più rivisto, e ora eccola lì. Ma che altra possibilità aveva? Negli ultimi mesi si era rivolta a tutte le banche, a ogni potenziale investitore che le fosse saltato in mente, e nessuno le aveva concesso un centesimo. In un primo momento si era preoccupata, e alla fine la preoccupazione si era trasformata in disperazione. Non poteva permettere che il ristorante della sua famiglia dichiarasse fallimento sotto i suoi occhi, non solo per amore verso i suoi genitori che avevano speso la vita in quel locale, ma anche perché lei stessa amava quell’attività.

    Era solo quello il motivo che l’aveva portata lì, quindi cercò di farsi coraggio ed entrò nella stanza.

    Marco l’accolse in silenzio. Faye gliene fu grata perché non sarebbe mai riuscita a rispondergli. Le era bastata una sola occhiata per restare senza parole.

    Si era chiesta per giorni come sarebbe stato incontrare il vecchio Marco, ma non era preparata a vedere in che modo il tempo lo avesse cambiato.

    Non era più il giovane imprenditore impetuoso che trasudava energia, salute e potere. In qualche modo sembrava più controllato, più raffinato. I suoi bellissimi capelli neri sembravano ancora più folti, i suoi lineamenti più marcati, più maturi. I suoi occhi scuri, che spiccavano come carboni sulla pelle olivastra del viso, avevano una luce diversa. Erano diventati penetranti e freddi come il ghiaccio. Forse molti dei suoi ricordi si erano distorti con il tempo, ma su una cosa non si era mai sbagliata. Marco Valenti era l’uomo più bello e sensuale che avesse mai visto.

    «A cosa devo questo piacere, signorina Matteson?»

    Quella voce ebbe su di lei lo stesso effetto pericolosamente seducente che aveva avuto sulla ingenua ragazza di diciotto anni.

    Marco la invitò a sedersi con un gesto brusco della mano mentre lui restò in piedi, con le spalle contro la finestra dietro la sua scrivania.

    «Ciao, Marco.»

    «Nessuna formalità, Faye? Se è così, non capisco perché non hai telefonato direttamente, anziché chiedere un appuntamento alla mia segretaria.»

    Faye si era sentita sollevata quando aveva scoperto di poter fissare quell’incontro senza dover parlare direttamente con lui. Ora aveva il sospetto che sarebbe stato meglio risolvere la questione al telefono, ma allora aveva creduto di poter essere più convincente di persona. Non aveva fatto i conti con l’effetto destabilizzante che la sua presenza avrebbe avuto su di lei.

    «Molto bene. Signor Valenti...» ricominciò, faticando a formulare le parole. «Sono venuta perché ho una proposta d’affari per lei.»

    «Davvero, Faye? Che cosa potresti avere tu di tanto interessante per me?»

    Faye arrossì con violenza. In meno di un minuto era calato su di lei come un falco e aveva preso il sopravvento. Non lasciarti intimidire, pensò, cercando le parole giuste per rispondere.

    «Io e la mia famiglia stiamo cercando un investitore per il Matteson, in cambio di una quota dei profitti. Visto che lei già una volta aveva mostrato interesse per il ristorante, ho pensato che sarebbe stato ansioso di dare un’occhiata alla proposta» gli spiegò, riuscendo non si sa come a controllare la voce fino all’ultima vocale. Aprì la cartella e posò un ordinato fascicolo davanti a Marco.

    Lui lo ignorò.

    «Ansioso?» Faye non ebbe bisogno di guardarlo per vedere l’espressione sardonica del suo viso. «Devi essere abbastanza sciocca, se hai pensato che io avessi ancora qualche interesse per il ristorante» le rispose, scrollando la testa. «Ma sei decisamente stupida se credi che non sappia che il Matteson sta aperto per miracolo!»

    Faye si irrigidì. La ferita che le provocarono quelle parole fece insorgere ciò che restava del suo orgoglio. «Anche se ti fa piacere pensare che io sia una completa idiota, Marco, per tua informazione il Matteson non sta aperto per miracolo! Ammetto che ci servirebbe un’iniezione di contanti per fare una ristrutturazione, ma...»

    «Un’iniezione di contanti? Vi serve un miracolo! Chi sarebbe tanto imbecille da investire in un’impresa fallimentare?» ironizzò lui.

    «Il Matteson non sta fallendo.»

    «Ma non sta nemmeno guadagnando, vero?»

    La diagnosi era esatta, pensò, avvilita. Quando suo padre si era ammalato, non aveva più potuto dedicare lo stesso tempo e la stessa energia al lavoro. Ed era stato troppo orgoglioso per cercare aiuto e troppo testardo per permetterle di lasciare l’università affinché lo affiancasse. Poi, alla sua morte, le cose erano andate di male in peggio. Lei ce l’aveva messa tutta, ma gli incassi erano calati di giorno in giorno e, se fosse andata avanti così, presto non avrebbe avuto i soldi per pagare lo stipendio ai suoi dipendenti.

    «Forse, se tu avessi fatto un po’ più di esperienza, prima di lanciarti nell’impresa, non ti troveresti in queste condizioni, non credi?»

    L’insinuazione la colpì a tradimento. Era come se non ricordasse il motivo per cui la sua formazione lì era finita prima del previsto. «Io ho fatto esperienza. Anche se non l’ho fatta sotto la tua guida illuminata, non significa che sia senza valore. Esistono alcuni alberghi e ristoranti che non appartengono a te, lo sapevi?»

    «Non ho dubbi che tu abbia fatto altre preziose esperienze, ma sicuramente non hanno avuto l’effetto sperato, visto che sei qui davanti a me. E sappiamo tutti e due che questo significa che sei disperata.»

    Faye ignorò l’insulto. «Qualunque attività ha bisogno di capitali da investire, periodicamente. Date le circostanze, il Matteson ha bisogno di un investitore per la prima volta in vent’anni. Non considero questo un fallimento» ribatté.

    «Non avete avuto bisogno di fondi fino a quando il Matteson è stato considerato attuale e innovativo, alla moda. Ora non lo è più. La gente ha bisogno di cambiamenti» declamò lui con arroganza professionale.

    Cos’era, il suo motto personale?, si chiese Faye con amarezza. Pensava che fosse tanto stupida da non saperlo? Aveva fatto l’impossibile perché il ristorante fosse sempre al passo con i tempi. Ma quando suo padre era morto, la situazione era già talmente compromessa che non aveva avuto i mezzi per agire. Si era dovuta arrangiare. Aveva stampato i menu in casa e aveva speso tutti i suoi risparmi per fare imbiancare i locali. Sapeva bene che il Matteson aveva bisogno di una completa ristrutturazione, però, per fare questo, le occorreva del denaro.

    «Abbiamo intenzione di usare il finanziamento per rifare le cucine, rimodernare la sala...» cominciò.

    «È troppo tardi.» Era un deciso rifiuto. «Il Matteson è una causa persa.»

    «Permettimi di non essere d’accordo.» Faye sollevò lo sguardo e lo fissò negli occhi per un istante, prima di rivolgerlo nuovamente al panorama di Roma, dietro di lui.

    Marco non parlò. Ma finalmente si scostò dalla finestra e le si avvicinò. Si fermò a un passo da lei, appoggiandosi alla scrivania.

    Sotto i pantaloni dal taglio perfetto, Faye notò le cosce muscolose e avvertì il suo profumo discreto e mascolino, e di colpo fu riportata a un pomeriggio di tanti anni prima. Cercò di cancellare quel pensiero, però non riuscì a ignorare la tensione al ventre che un tempo la prendeva di sorpresa ogni volta che si trovava accanto a lui.

    No, non poteva stargli così vicino. Avrebbe voluto gridargli di allontanarsi da lei, invece si alzò barcollando leggermente sulle gambe incerte.

    Era inutile stare lì a subire quella tortura, pensò. Tanto era chiaro che lui non l’avrebbe mai aiutata. Gli lanciò un’occhiata e un altro pensiero, ancora più inquietante, le attraversò la mente. Quando aveva forzato se stessa a prendere quell’appuntamento, aveva pensato che, nella peggiore delle ipotesi, almeno sarebbe tornata a casa con la certezza che la sua fosse stata solo un’infatuazione da scolaretta. Ma si era sbagliata.

    «In questo caso, cercherò altrove» concluse, sostenuta. Il suo silenzio la innervosiva. Si sporse sulla scrivania e prese la sua cartellina. «Grazie per avermi dedicato un po’ del tuo prezioso tempo.»

    Non la lasciò nemmeno completare il primo passo verso la porta. Prima che si rendesse conto di quanto stava succedendo, lui

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