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La danza del deserto: Harmony Destiny
La danza del deserto: Harmony Destiny
La danza del deserto: Harmony Destiny
Ebook174 pages2 hours

La danza del deserto: Harmony Destiny

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About this ebook

I Kincaid 5/6



Laurel Kincaid è certa che il matrimonio sia solo una seccatura, mentre una notte di passione è un'opportunità da cogliere al volo. Per questo non si lascia scappare l'opportunità di fuggire da Charleston con lo sceicco Rakin Whitcomb Abdellah, che la coinvolge in un gioco di seduzione senza fine. Destinazione: Las Vegas. Obiettivo del viaggio: il puro piacere. Ma nell'intimità della camera da letto e sotto le audaci carezze di Rakin, Laurel ben presto si troverà a mettere in dubbio ogni sua convinzione.
LanguageItaliano
Release dateMay 10, 2018
ISBN9788858982310
La danza del deserto: Harmony Destiny
Author

Tessa Radley

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    La danza del deserto - Tessa Radley

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    One Dance with the Sheikh

    Harlequin Desire

    © 2012 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Rita Pierangeli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-231-0

    1

    Chi era lei?

    I capelli rosso scuro le scendevano sulle spalle e, quando si muoveva, il colore cambiava come lingue di fuoco. Il suo corpo, alto e snello, era fasciato in un vestito grigio argento che le aderiva come il chiaro di luna in una notte oscura.

    Rakin Withcomb Abdellah era arrivato al grande gazebo bianco nel giardino, dove erano radunati gli invitati, in tempo per vedere gli sposi unire le mani davanti al celebrante. Era rimasto sorpreso che Eli, di solito così responsabile, avesse impiegato poche settimane per gettare alle ortiche la prudenza e innamorarsi follemente della sua sposa. Ma quello che aveva sbalordito di più Rakin era il fatto che Eli sposasse una Kincaid... dal momento che, meno di un mese prima, era stato respinto proprio dalla sorella di Kara. Tuttavia, quando il suo sguardo si posò sul gruppo, fu la damigella d’onore, con i suoi splendidi capelli e una bellezza mozzafiato a catturare la sua attenzione mentre avanzava per prendere dalla sposa il bouquet di rose rosse.

    Poteva essere soltanto Laurel Kincaid, la donna che aveva respinto il suo migliore amico, Eli, a meno di un mese dalla data fissata per le nozze.

    Colei che, come aveva suggerito Eli, poteva essere la soluzione a tutti i suoi problemi.

    Un bambino, di non più di tre o quattro anni, avanzò impettito reggendo un cuscino. Rakin riuscì a vedere i due anelli che vi erano posati sopra. Laurel gli tese la mano per guidarlo, ma lui si scansò, chiaramente riluttante a trovarsi accanto alle due bambine incaricate di spargere fiori. Invece, si infilò tra Eli e la sua sposa, Kara Kincaid, suscitando risatine e conquistandosi i cuori dei presenti.

    La damigella d’onore scrutava gli invitati.

    Al di sopra del bouquet di rose rosse, i suoi occhi verdi sembravano brillare più degli smeraldi. Inaspettatamente, il suo sguardo si posò su di lui. Il tempo si arrestò. I mormorii intorno a lui, la voce di Kara che pronunciava i voti, l’inebriante fragranza dei fiori del sud, tutto svanì dalla coscienza di Rakin. C’era soltanto... lei.

    Subito dopo, la donna distolse lo sguardo.

    E la tensione che l’aveva afferrato svanì lentamente.

    Eli l’aveva avvertito che la sua ex fidanzata era molto bella, tuttavia Rakin era stato colto di sorpresa dalla reazione del proprio corpo quando i loro occhi si erano incontrati. Libidine. Intrecciare una storia romantica con lei non era un’opzione. Prima di tutto, lei era una Kincaid di Charleston, non una ninfetta che pensava soltanto al piacere. E, se avesse seguito il consiglio di Eli, la proposta che intendeva farle era soltanto una questione d’affari e non aveva niente a che vedere con il piacere.

    Malgrado gli splendidi occhi verdi e la chioma rosso ramato, su tutta Laurel Kincaid c’era la scritta: Proibito toccare.

    Ciononostante, Rakin non vedeva l’ora che la cerimonia finisse e che arrivasse il momento di congratularsi con gli sposi... quando Eli l’avrebbe presentato alla damigella d’onore. Allora avrebbe deciso se lei era la persona adatta ai suoi piani.

    Il profumo dei gelsomini e delle gardenie annunciava che al sud era arrivata l’estate.

    Il matrimonio di sua sorella si svolgeva in casa della famiglia Kincaid, una villa di due piani riccamente decorata, dove Laurel era cresciuta con i fratelli e le sorelle.

    Al momento, tuttavia, non era interessata tanto ai particolari del luogo delle nozze quanto all’identità di uno sconosciuto alto, bruno e bello. Laurel conosceva l’identità di tutti gli invitati alle nozze di sua sorella; dopotutto, Kara gliene aveva sottoposto l’elenco quando si pensava che quello sarebbe stato il suo, di matrimonio.

    E non vi figurava alcuno sconosciuto dalla bellezza esotica.

    Perciò, come mai Kara lo conosceva? E perché non gliene aveva mai parlato?

    Se non avesse smesso di lanciare occhiate furtive a quell’uomo, le sue sorelle glielo avrebbero fatto sposare in men che non si dica. E lei non era interessata a quel tipo, voleva semplicemente sapere chi era.

    Laurel distolse lo sguardo e osservò Eli che prendeva le mani di Kara nelle proprie. L’oro delle loro fedi brillava al sole del tardo pomeriggio. D’un tratto, le si chiuse la gola.

    Oh, no. Non si sarebbe messa a piangere!

    Non era mai stata il tipo che spargeva lacrime ai matrimoni... Lei sorrideva sempre e diceva la cosa giusta al momento giusto. Perché, allora, si sentiva di colpo così? Quel matrimonio era un’occasione gioiosa, e le lacrime erano fuori luogo.

    E il cielo sapeva a quali conclusioni sarebbero arrivati i presenti se si fosse messa a piangere. Scrutando la folla, Laurel ne individuò almeno un paio che avrebbero interpretato il fatto nel peggiore dei modi. A quel punto, il danno sarebbe stato irrimediabile, e in città si sarebbe diffusa la voce che lei aveva il cuore spezzato perché Kara sposava Eli... dopo che era stata lei stessa a rompere il fidanzamento.

    Laurel era felicissima per tutti e due, ed era sollevata di non essere lei a sposare Eli.

    Ma nessuno l’avrebbe creduto se avesse cominciato a piangere.

    Controllati.

    I suoi occhi si posarono su sua madre. Elizabeth Kincaid era una leggendaria bellezza del sud. Tutti sostenevano che da giovane avrebbe potuto vincere facilmente il titolo di Miss Carolina del Sud, ma la riservata ed elegante Elizabeth possedeva troppa classe per prendere parte ai concorsi di bellezza. Invece, aveva sposato Reginald Kincaid ed era diventata una delle più raffinate padrone di casa di Charleston, oltre a dare prestigio al nome di Kincaid, un nuovo arricchito.

    Stava sorridendo mentre guardava Kara ed Eli che si univano in matrimonio.

    Eppure, la madre della sposa aveva rischiato di non assistervi. Era stata arrestata con l’accusa di aver ucciso il marito. La polizia aveva ritenuto di essere in possesso di prove sufficienti per dimostrarlo. Negli ultimi mesi, Laurel aveva temuto davvero che sua madre potesse essere condannata.

    Invece, Elizabeth era stata scagionata.

    E adesso i sospetti si accentravano sul fratellastro, della cui esistenza erano venuti a conoscenza al funerale di suo padre. Laurel non avrebbe mai dimenticato quella giornata... o lo shock nello scoprire che suo padre aveva condotto una doppia vita per decenni.

    Adesso Jack Sinclair era seduto accanto a sua madre, Angela Sinclair. L’amante di suo padre... e l’amore della sua vita.

    Sull’altro lato di Angela era seduto l’altro figlio. I Sinclair erano stati invitati perché Elizabeth Kincaid credeva nel fare sempre la cosa giusta, anche se le costava caro. Il contrasto fra i due fratellastri era davvero notevole. Alan non aveva niente dell’aria cupa di Jack. Biondo e spensierato, era come il sole che filtrava attraverso la nera nuvola temporalesca del fratellastro.

    Laurel decise che doveva smetterla di abbandonarsi a quel genere di fantasticherie.

    «Adesso può baciare la sposa» stava dicendo il celebrante, interrompendo i suoi pensieri.

    Eli, di tutta una testa più alto della sua sposa, si chinò, e Laurel distolse lo sguardo, per lasciare alla coppia un momento di privacy. Naturalmente, si scoprì a guardare dritto in un paio di occhi scuri.

    Le camere da letto che Laurel, Kara e Lily occupavano un tempo, al secondo piano della villa, erano state trasformate in spogliatoio per il giorno delle nozze. Sostando sulla porta di quella che era stata la camera di Kara, Laurel osservò il disordine che vi regnava.

    Kara, in piedi davanti a uno specchio, esaminava l’orlo del vestito da sposa. «Non ho fatto un buco nell’orlo, vero, Laurel?»

    Sua sorella si avvicinò e le tolse il tessuto di mano per controllarlo. «Non mi sembra proprio.»

    «Grazie al cielo. Temevo di averlo forato con un tacco mentre percorrevo la navata.»

    «Rilassati. È tutto a posto.» Laurel scrutò il volto della sorella. La sua pelle aveva una luminosità naturale, che non aveva bisogno di trucco. L’ombretto accentuava il verde degli occhi, ma il rossetto era scomparso dalle labbra. Laurel storse la bocca. «Sei una bella sposa, signora Houghton... anche senza ritoccare il rossetto che tuo marito si è mangiato con il suo bacio.»

    Era vero. La bellezza radiosa di Kara nasceva da una felicità interiore. Badando a non sgualcirle il vestito, Laurel accennò ad abbracciarla. Kara, invece, non aveva simili scrupoli e le gettò le braccia al collo.

    «Grazie, oh, grazie, per aver piantato Eli.»

    Laurel la guardò negli occhi che erano quasi dello stesso verde dei suoi, e che entrambe avevano ereditato dalla madre. «Credimi, se l’avessi sposato, sarebbe stato l’errore più grosso che potessi fare.»

    Una cosa era stata lasciarsi coinvolgere in un fidanzamento con Eli, ma quando era arrivato il momento di organizzare le nozze, Laurel aveva scoperto con angoscia che il suo cuore era altrove.

    Invece di fantasticare sulle gioie della condizione di donna sposata, si era scoperta a meditare sul fatto che la sua vita era diventata prevedibile, noiosa.

    E su cosa ci sarebbe voluto per dare una svolta radicale alla propria esistenza. Era stato allora che Laurel aveva creato la lista per conquistarsi una vita.

    Piantare Eli. Il primo punto della lista le era sembrato così crudele quando aveva fissato le due parole scritte in cima a un foglio per il resto bianco, che aveva dubitato di essere capace di rompere il fidanzamento.

    Avrebbe ferito il suo amor proprio. La sua famiglia ne sarebbe rimasta sconvolta. Ma metterlo nero su bianco le aveva procurato un tale senso di catarsi da farle capire di non avere scelta.

    Lei ed Eli non erano fatti l’uno per l’altra.

    Per risparmiargli un’umiliazione, gli aveva detto di non poterlo sposare fino a quando non si fossero risolte questioni sconvolgenti come l’omicidio di suo padre, la scoperta che aveva una seconda famiglia, e l’arresto di sua madre. Ma il sollievo che aveva visto negli occhi di Eli le aveva fatto capire che non era la sola a voler uscire da quella situazione.

    Era passato quasi un mese da quando aveva lasciato Eli, e oggi il suo ex fidanzato festeggiava la felicità che aveva trovato... con sua sorella. Eli si era conquistato una vita.

    Tuttavia, prima di applicare quella mattina, durante gli ultimi preparativi, il punto numero due – osare un rossetto rosso – non aveva fatto niente di più che ponderare sulla lista. Spezzare le restrizioni di tutta una vita si era rivelato scoraggiante, malgrado la lista che portava nella borsetta come uno stimolo costante ad agire.

    Si imponeva un cambiamento, doveva cominciare a vivere. Davvero.

    Come quel momento elettrico durante la cerimonia, quando aveva incrociato un paio di occhi scuri ed era stata percorsa da una scarica di energia. Quello era stato vivere.

    Districandosi dalle braccia della sorella, Laurel prese la bottiglia di champagne dal secchiello del ghiaccio, che qualcuno aveva lasciato sul cassettone, riempì due flûte e ne diede uno a Kara.

    «Sii felice» le augurò, alzando il bicchiere in un brindisi.

    «Oh, lo sono. Oggi è il giorno più felice della mia vita.»

    Laurel non poté impedirsi di provare una fitta di invidia.

    «Eli e io siamo sempre stati ottimi amici, e credo che tutti e due sperassimo che sarebbe bastato. Ma non era così. Tra noi mancava quel legame speciale che c’è tra voi due.» Non avevano condiviso nemmeno il genere di attrazione fisica che era esplosa in lei dopo quello scambio di occhiate con uno sconosciuto.

    «È amore. Amore vero. Lui è la mia anima gemella.

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