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Vivere due volte: Harmony Collezione
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Vivere due volte: Harmony Collezione

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About this ebook

Lei era... morta.

Laura Bennett deve ancora capire se sta vivendo un sogno, un incubo o la realtà. Intanto, ricorda solo un terribile incidente d’auto, dopo il quale si è svegliata in quello che sembra un ospedale. Il passato è nebbia fittissima.

Perché i medici insistono che...?
LanguageItaliano
Release dateMay 10, 2017
ISBN9788858965856
Vivere due volte: Harmony Collezione

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    Vivere due volte - Elizabeth Harbison

    successivo.

    1

    Laura!

    Drew Bennet si arrestò impietrito sul marcia piede della Broad Street mentre l'eco impazzita del suo cuore era l'unico suono che la sua mente riuscisse a registrare.

    Non era possibile! Quella frase, ossessiva, continuava a ripetersi all'infinito, mentre il suo sguardo attonito era fisso su una donna ritta accanto al vecchio edificio della banca.

    Era stata la sua posa familiare ad attrarre, per prima, la sua attenzione. Alta e sottile molto più di quanto non la ricordasse, con un caschetto di capelli rossi lucenti. Un tempo erano stati lunghi, considerò distrattamente. Sin oltre le spalle. Ma il loro colore era ancora inconfondibile.

    Drew tentò di scorgerne meglio il viso, ma la leggera brezza che soffiava dal mare glielo impediva, disegnandovi intricati giochi d'ombra coi rami degli alberi, illuminandolo a tratti e subito dopo nascondendolo. Desiderò avvicinarsi, ma temeva che, se l'avesse fatto, sarebbe scomparsa di nuovo, come uno spirito nella nebbia.

    Rimase quindi dov'era. Non sapeva molto sulle allucinazioni, ma lo colpì come strano il fatto di non riconoscere gli abiti che indossava, un paio di jeans sbiaditi, una semplice T-shirt e un maglioncino di cotone verde stretto attorno alla vita.

    Il vento soffiò di nuovo e la donna alzò il viso scostandosi i capelli dagli occhi in un gesto che le aveva visto fare mille volte e che, per un istante, gli mozzò il respiro.

    Laura! Drew chiuse gli occhi. Non era possibile. Non poteva esserlo. Il ritmo bizzarro del suo cuore e il brivido inquietante che lo percorreva non provavano nulla. Doveva trattarsi di una illusoria proiezione dei suoi desideri, di uno scherzo dell'immaginazione.

    Eppure, quando li riaprì, la donna era ancora lì, un ricordo che apparteneva a lui solo, ma sembrava vivere e respirare come la gente attorno a lei. Lui, poteva a malapena farlo in quel momento.

    La donna aveva il capo chino su ciò che pareva essere una cartina stradale. Drew aggrottò le ciglia, perplesso. Perché mai Laura o quella che appariva essere Laura aveva bisogno di una cartina della città dove aveva vissuto per tutta la vita?

    Sconcertato, mosse un passo verso di lei. La donna era ancora lì. Un altro passo ancora lo convinse che era proprio lei.

    No, si ammonì severamente. Doveva trattarsi di un fantasma.

    Inaspettatamente si voltò. Solo per un istante, ma bastò a paralizzare Drew per la sorpresa. Intanto, lei si stava allontanando di nuovo, pochi passi prima di fermarsi a curiosare dentro la vetrina di un negozio e sostare infine dinanzi alla Soffitta di Addy, un negozio che esponeva lavori di artisti locali e che era sempre stato uno dei preferiti di Laura.

    Apparentemente, lo era ancora. Drew attese che, come sempre, la sua malia la catturasse, spingendola ad entrare.

    Ma non accadde. Invece, il suo corpo sembrò assumere una strana rigidità e con le labbra compresse in una linea sottile sporse in avanti una mano a sfiorare la vetrina. Poi scosse lentamente la testa e riprese a camminare.

    Un poco più in là si fermò di nuovo davanti a un negozio di libri e Drew fece lo stesso. Dopo il dolore devastante degli ultimi mesi, l'ultima cosa che voleva era correre il rischio di spaventarla prima di aver ottenuto delle risposte.

    La gente si muoveva tutto attorno, inghiottendola di tanto in tanto e costringendo Drew a farsi largo per continuare a vederla distintamente.

    Quasi come se avesse avvertito il suo sguardo addosso, la donna si voltò e il mondo sembrò svanire dinanzi a Drew, lasciando spazio solo a quel volto che conosceva tanto bene.

    «Sei davvero tu» sussurrò allungando d'istinto una mano, benché fosse troppo distante per sfiorarla o per far sentire la propria voce.

    Un sentimento simile alla delusione si diffuse dentro di lui quando lo sguardo della donna passò oltre senza neppure mostrare di averlo visto, frugando invece tra la gente come se stesse cercando qualcuno. Una reazione che durò solo un attimo, il tempo che lei impiegò ad andarsene.

    «Aspetta! Laura! Laura!» gridò incurante degli sguardi perplessi dei passanti.

    «La signora ha tutta l'aria di voler essere lasciata in pace» ammonì alle sue spalle la voce burbera di un uomo la cui mano gli si strinse saldamente attorno al braccio.

    Drew si voltò, trovandosi di fronte a uno degli operai di una squadra di manutenzione che stava sistemando il marciapiede. Il sole di maggio gli aveva cotto la pelle del volto conferendogli un'espressione minacciosa.

    «L'ha vista anche lei? Una donna dai capelli rossi?» domandò svicolandosi con uno strattone da quella morsa.

    L'uomo lo fissò con sospetto. «Mi stai forse prendendo in giro, amico? Non sono cieco. Certo che l'ho vista. Io e tutti gli altri.»

    Mio Dio! Allora era vera! Non era una invenzione della sua fantasia!

    L'operaio disse ancora qualcosa, ma Drew non lo sentì neppure, i pensieri cristallizzati sulle sue parole di poco prima. Era possibile che Laura stesse fuggendo da lui?

    No! Quel pensiero era assurdo! Eppure, se fosse stata un fantasma, come continuava a credere, avrebbe potuto esibire modi più fantasiosi per scomparire. Forse, non si era semplicemente resa conto che qualcuno la stava chiamando, forse non aveva udito le sue invocazioni, perse tra il rumore della folla.

    Drew prese a camminare con più decisione. Doveva raggiungerla! La perse di vista un istante, per ritrovarla poco dopo accanto al menù appeso fuori da un ristorante.

    «Laura! Laura!» gridò, raggiungendola e costringendola a girarsi verso di lui.

    Attonito, si ritrovò però a fissare una sconosciuta dal sorriso sorpreso che non rassomigliava affatto a Laura. Molto più giovane, non poteva avere più di vent'anni ed era bassa e cicciottella. Solo il taglio dei suoi capelli era simile a quello di Laura, nulla più.

    «Io mi chiamo Gert» si presentò con disinvoltura la ragazza con un forte accento australiano. «Posso andar bene lo stesso?»

    «Io... mi scusi» farfugliò Drew imbarazzato. «L'ho scambiata per un'altra.» Era forse questa la donna che aveva inseguito per gli ultimi venti minuti? si domandò con crescente inquietudine.

    No, concluse osservandola meglio. Gert indossava un abito garzato simile a quelli che vendevano giù al porto, non i jeans e la maglietta dell'altra donna. Laura. «Mi scusi ancora» ripeté rivolgendole un sorriso breve e distratto.

    «Se cambia idea e decide che posso andar bene lo stesso, io alloggio al Driftwood!» gli gridò dietro la ragazza ridendo, mentre lui si allontanava scandagliando la folla, di nuovo in cerca di Laura.

    Non passò molto prima che la scorgesse al di là delle vetrine di un negozio dall'altra parte della strada, china su qualcosa che poi staccò e consegnò alla commessa. Un assegno!

    I fantasmi non firmano assegni, osservò una voce dentro di lui. Chi era quella donna? Qualcuno con una straordinaria rassomiglianza con Laura? Una gemella della cui esistenza non aveva mai saputo? Ma neppure una gemella avrebbe potuto possedere la medesima gestualità di Laura a meno che fossero cresciute insieme.

    Il semaforo all'angolo divenne verde e il traffico si mosse con un boato crescente. Drew mormorò una imprecazione sottovoce cercando un varco tra il serpentone delle auto.

    Quando, infine, raggiunse l'altro lato della strada si precipitò dentro l'emporio, il suo ingresso annunciato da un lieve scampanellio.

    Ma la donna non c'era già più.

    Si fece largo tra la coda mettendosi di fronte alla cassiera, incurante delle proteste. «C'era una donna qui pochi istanti fa» esordì cercando di controllare il respiro affannoso. «Alta, con i capelli rossi. Ha per caso visto dove è andata?»

    «Le sembro Sherlock Holmes forse?» ribatté l'altra, soppesandolo obliquamente e con un sogghigno soddisfatto nel constatare che la sua battuta aveva suscitato un coro di risa.

    «La prego» insistette Drew tentando di controllare la voce. «È molto importante per me.»

    «Non ho idea di dove sia andata.»

    Drew afferrò con entrambe le mani il bordo del bancone. «Ha anche firmato un assegno» le fece osservare.

    La cassiera annuì guardandolo con impazienza. «E con questo?»

    «Mi ascolti, so che può apparire strano» tentò di spiegare lui con un sorriso, «ma sono quasi certo che sia una mia compagna di università che non vedo da molto tempo» inventò lì per lì.

    «Sì?» attese la donna, impassibile.

    «Si potrebbe spicciare? C'è gente in coda qui dietro» si lamentò qualcuno alle sue spalle.

    «Quell'assegno» continuò Drew, ignorando il rimbrotto, «potrebbe dirmi se ha lo stesso nome della mia amica? Si chiama Amy. Amy Camela» specificò improvvisando dopo aver adocchiato il contenitore delle sigarette.

    «Amy Camela» ripeté l'altra con tono piatto.

    «Per favore» la pregò Drew sfilandosi il portafoglio dalla tasca ed estraendone una banconota da cinque dollari che le porse. «Può dare un'occhiata al nome su quell'assegno?»

    Dopo un istante che parve interminabile la donna si arrese. Accettò il denaro e chinò il capo sul cassetto producendo infine un assegno. «Qui dice Mary Shepherd» lesse infine.

    Mary Shepherd. Era stato così sicuro che avrebbe detto Laura Bennet che gli ci volle un minuto per assimilare quella risposta. «Mary Shepherd?» ripeté ad alta voce. «Deve aver preso l'assegno sbagliato» insistette al limite della disperazione.

    «Questo è l'unico assegno che ho incassato oggi» sbottò spazientita la donna.

    «D'accordo, d'accordo» si arrese infine. Si voltò per andarsene, poi ci ripensò e tornò a guardare la cassiera. «Ha forse notato se era mancina?» Laura lo era, anche se forse poteva rivelarsi un particolare poco importante.

    Lei alzò gli occhi al cielo in un gesto spazientito. «No» rispose laconicamente, sbuffando. «Il prossimo, per favore» aggiunse subito dopo.

    Drew fu così costretto a farsi da parte. Pervaso da un senso di gelida irrealtà, si domandò se non stesse per caso impazzendo. Sì, forse, era quella l'unica spiegazione plausibile per aver inseguito una donna per tutta la città. Uscito fuori,

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