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Abbracciati dal destino: Harmony Collezione
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Abbracciati dal destino: Harmony Collezione

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About this ebook

Un giorno da sogno 3/3
Nell'incantevole cittadina di Charlbury St Helens, la vita di tre ragazze sta per essere capovolta da tre dei più ricchi e attraenti uomini del Vecchio Continente.


Cesare di Silvestri non ha mai avuto bisogno di faticare con il gentil sesso: dopo solo pochi minuti in sua compagnia, molte delle donne più ambite del pianeta sono cadute ai suoi piedi. Tutte tranne una: la timida Jessica Martin, che si rifiuta di diventare il suo passatempo per il weekend. Per fortuna di Cesare, però, il destino corre in suo aiuto, regalandogli l'arma perfetta per superare quella resistenza.
Ciò che Cesare non sa è che la bella Jess finirà con l'allietare il suo tempo per ben più di un paio di giorni.
LanguageItaliano
Release dateJun 11, 2018
ISBN9788858983706
Abbracciati dal destino: Harmony Collezione
Author

Lynne Graham

Lynne Graham vive in una bellissima villa nelle campagne dell'Irlanda del Nord.Lynne ama occuparsi della casa e del giardino, soprattutto nel periodo che lei considera il più magico dell'anno, il Natale.

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    Abbracciati dal destino - Lynne Graham

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Jess’s Promise

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2011 Lynne Graham

    Traduzione di Maria Paola Rauzi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-370-6

    1

    Cesare di Silvestri non riusciva a dormire.

    Gli eventi di quegli ultimi mesi lo avevano portato a un radicale cambiamento al quale si era dedicato con innata determinazione: aveva allontanato dalla sua vita tutto ciò che era superfluo, concentrandosi esclusivamente su quello che era realmente importante.

    Aveva lavorato fino allo sfinimento per diventare un uomo straordinariamente ricco, a scapito, però, dei rapporti personali. L’unico vero amico di cui si fidava ancora ciecamente era Stefano, il cugino con cui era cresciuto.

    Molte donne erano passate nel suo letto, in realtà ne aveva amata soltanto una, ma l’aveva trattata talmente male che alla fine si era innamorata di un altro.

    Aveva trentatré anni e l’idea del matrimonio non lo aveva mai sfiorato.

    Forse significava che era un’anima solitaria? O più semplicemente che aveva una vera e propria idiosincrasia verso i legami affettivi?

    Cesare gemette a voce alta, esasperato da quel continuo flusso di pensieri che di recente lo perseguitava. Per tutta la sua vita, fino a quegli ultimi mesi, era stato una persona che amava agire più che pensare, un grande sportivo e un infaticabile e dinamico uomo d’affari.

    Non riuscendo più a prendere sonno, si infilò un paio di shorts e attraversò la sua imponente villa marocchina. Anche quello stile di vita lussuoso recentemente aveva smesso di avere un senso.

    Si riempì un bicchiere di acqua gelata e lo bevve tutto d’un fiato.

    Come aveva ammesso con Stefano, alla sua età gli sarebbe piaciuto avere un bambino, ma non con una donna schiava del denaro perché avrebbe allevato il figlio con gli stessi valori superficiali.

    «Non è troppo tardi per farti una famiglia» aveva dichiarato Stefano con convinzione. «Non esiste niente di definitivo. Fai quello che vuoi e non quello che credi dovresti fare.»

    Sentendo il cellulare che suonava, Cesare salì in camera chiedendosi cosa mai potesse essere successo per disturbarlo nel bel mezzo della notte.

    Rigo Castello, il capo della sicurezza, lo informò che il quadro che aveva acquistato di recente, del valore di mezzo milione di sterline, era appena stato rubato da Halston Hall, la sua residenza di campagna inglese e, a quanto pareva, il ladro era un membro dello staff.

    Cesare imprecò inferocito. Pagava i suoi dipendenti una fortuna e li trattava bene; in cambio, però, si aspettava la loro assoluta lealtà. Una volta identificato il responsabile, avrebbe fatto in modo che fosse assicurato alla giustizia.

    Tuttavia, con il trascorrere dei minuti, la rabbia tornò a livelli più sopportabili e un sorriso gli curvò le labbra alla prospettiva di un’inevitabile visita alla sua dimora elisabettiana.

    Una volta là si sarebbe sicuramente imbattuto nella bellissima Madonna delle stalle, dal momento che i cavalli richiedevano la sua regolare attenzione.

    A differenza di moltissime donne che aveva conosciuto e che considerava intercambiabili, la sua Madonna inglese si distingueva fondamentalmente per una cosa: era stata l’unica che aveva detto di no a Cesare di Silvestri e quel rifiuto lo aveva fatto infuriare.

    Era stato respinto per la prima volta nella sua vita dopo un invito a cena e ancora non aveva idea del perché.

    Per un uomo competitivo come lui, quella ragazza sarebbe sempre stata un mistero e una sfida...

    Con i capelli scuri e ricci raccolti in una pratica coda di cavallo, Jess non smetteva di parlare in tono rassicurante tenendo in mano delle forbici sopra il pelo arruffato del cane accucciato.

    La sofferenza degli animali l’aveva sempre sconvolta e aveva scelto di studiare veterinaria per poterli aiutare a stare meglio.

    La sua assistente volontaria nei fine settimana, una studentessa molto graziosa, l’aiutò a far stare fermo il cane.

    «Come sta?» le chiese Kylie, preoccupata.

    «Non male per la sua età. È abbastanza vecchio, ma andrà meglio quando avrò controllato le sue condizioni e lo avrò nutrito un po’.»

    «Di solito è difficile trovare una collocazione per questi cani» sospirò Kylie.

    «Non si può mai sapere» la contraddisse Jess, ottimista. La piccola tribù di quadrupedi che aveva personalmente soccorso e adottato negli ultimi anni era un gruppo variegato di cani mutilati o con qualche problema comportamentale.

    Poche persone, in effetti, erano disponibili a farsi carico di simili animali.

    Quando Jess aveva ottenuto il suo primo incarico nel paese di Charlbury St Helens, era andata ad abitare sopra la clinica in cui lavorava. Poi, però, aveva dovuto cercarsi un’altra sistemazione... il socio più anziano aveva deciso di ampliare l’attività e di trasformare il suo appartamento in un ufficio.

    Jess era stata abbastanza fortunata da trovare un cottage da affittare con una serie di capanni appena fuori dal paese. Benché la casa offrisse pochi comfort, era circondata dai campi e lei era riuscita a ottenere dal proprietario il permesso di aprire un piccolo rifugio per animali.

    Anche se guadagnava un buono stipendio, era sempre a corto di soldi perché spendeva fino all’ultimo penny per curare e nutrire i suoi cani.

    Jess non era mai stata più felice in vita sua ed era la prima ad ammettere di preferire gli animali agli esseri umani. Timida e a disagio con gli uomini, dopo un’esperienza traumatica all’università che le aveva lasciato ferite sia fisiche che psicologiche, si sentiva a suo agio solo con i suoi amici a quattro zampe.

    Il rumore di un’auto che si avvicinava attirò la loro attenzione. Kylie si affacciò e le disse: «È tuo padre, Jess».

    Lei alzò lo sguardo, sorpresa; Robert Martin raramente le faceva visita nei fine settimana. Ultimamente, poi, lo aveva visto meno del solito e quelle poche volte le era sembrato eccessivamente preoccupato per il lavoro.

    Robert era un buon marito e un padre eccellente e l’aveva sempre incoraggiata a seguire i suoi sogni. Il suo amore e il suo sostegno erano ancora più importanti per Jess perché, anche se era l’unico padre che avesse conosciuto, non aveva nulla a che fare con il suo concepimento. Quello, però, era un segreto che sapevano in pochi al di fuori della cerchia familiare.

    «Ci penso io a dargli da mangiare» si offrì Kylie quando l’uomo dai capelli grigi entrò nel capanno.

    «Sarò da te tra un minuto, papà» disse Jess chinandosi a disinfettare le ferite del cane. «Come mai sei venuto qui di domenica mattina?»

    «Ho bisogno di parlarti. Più tardi andrai in chiesa e alla sera di solito sei di reperibilità» borbottò Robert.

    Jess sollevò la testa percependo qualcosa di strano nella sua voce. Il padre era pallido e sembrava invecchiato.

    «Cos’è successo?» gli chiese. Non lo aveva visto così spaventato dal giorno in cui avevano diagnosticato un cancro al seno alla madre, l’anno precedente.

    «Prima finisci con il tuo paziente.»

    Con difficoltà cercò di controllare la paura che l’aveva afferrata. Sua madre aveva avuto una ricaduta? Con le mani che le tremavano leggermente, terminò la medicazione.

    «Aspettami a casa. Non ci impiegherò molto» disse brusca, trattenendo la sua apprensione.

    Sistemò il cane in un recinto dove aveva già preparato una ciotola con il cibo e osservò il malconcio animale mangiare il suo primo pasto decente da settimane.

    Jess andò in bagno a lavarsi le mani, dopodiché si affrettò a raggiungere il padre che l’aspettava seduto in cucina.

    «Che c’è che non va?» domandò subito a Robert, spaventata per la madre.

    Il padre la guardò con i suoi occhi marroni colmi di sensi di colpa.

    «Ho fatto qualcosa di veramente stupido e non ho il coraggio di confessarlo a tua madre» le confidò affranto. «Dopo tutto quello che ha passato, ho paura che questo la distruggerebbe.»

    «Dimmi cosa è successo» lo invitò Jess sedendosi di fronte a lui, convinta che stesse esagerando perché non riusciva a immaginare il padre commettere qualcosa di sbagliato. Era un uomo schietto, semplice e molto rispettato nel vicinato. «Che cosa avresti fatto di così stupido?»

    Robert Martin scosse la testa. «Tanto per iniziare ho chiesto in prestito parecchio denaro alle persone sbagliate...»

    Lei spalancò gli occhi, sorpresa. «Sono i soldi il problema? Ti sei indebitato?»

    Il padre sospirò. «Questo è stato soltanto l’inizio. Ricordi quella vacanza che ho fatto con tua madre dopo che aveva finito le cure?»

    Jess annuì lentamente. I suoi genitori avevano fatto una crociera che era stata anche la prima vera vacanza della loro vita, visto che non avevano mai guadagnato abbastanza da permettersi un simile lusso.

    «In effetti mi aveva sorpreso che vi poteste permettere quel viaggio, ma tu mi hai detto che lo avevi pagato con i tuoi risparmi.»

    «Ti ho mentito. Non ci sono mai stati risparmi. Non sono mai riuscito a mettere da parte niente quando ero più giovane e poi con la famiglia non è più stato possibile.»

    «Quindi hai chiesto del denaro in prestito per la crociera. Chi te li ha dati?»

    «Sam Welch, il fratello di tua madre» ammise Robert riluttante.

    Jess lo fissò, incredula e costernata. «Ma Sam è uno strozzino, lo sai! La famiglia della mamma è terribile e io stessa ti ho sentito mettere in guardia altre persone di stargli alla larga» gli ricordò. «Come hai potuto chiedere dei soldi proprio a lui?»

    «La banca non ha voluto darmeli, così tuo zio Sam è stata la mia unica opzione e, siccome era dispiaciuto per la malattia della sorella, mi aveva assicurato che non mi avrebbe messo fretta per la restituzione della somma. È stato molto gentile e ragionevole. Purtroppo sono subentrati i figli negli affari e Jason e Mark hanno un atteggiamento diverso verso la gente che deve loro dei soldi.»

    Jess gemette e si chiese freneticamente come avrebbe potuto aiutare il padre, visto che nemmeno lei aveva dei risparmi da parte. Quella considerazione la fece sentire in colpa perché, pur guadagnando più dei genitori e dei fratelli più giovani, non era in grado di aiutarli.

    «Naturalmente la somma da restituire era cresciuta tantissimo a causa degli interessi ed erano mesi che Jason e Mark mi perseguitavano ogni giorno. Mi chiamavano a tutte le ore e mi aspettavano all’uscita dal lavoro ricordandomi quanto gli dovevo. Era diventato un vero incubo tenere all’oscuro di tutto tua madre. Ero disperato e non avevo nessuna speranza

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