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I vizi della principessa: Harmony Collezione
I vizi della principessa: Harmony Collezione
I vizi della principessa: Harmony Collezione
Ebook170 pages2 hours

I vizi della principessa: Harmony Collezione

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About this ebook

Ultime notizie! Finalmente la principessa ha trovato qualcuno in grado di tenerle testa.

Natalia Santina è stata vista recentemente in compagnia del milionario Ben Jackson, noto per la sua rigida etica professionale, la sua estrema riservatezza e il suo irresistibile fascino. Corre voce che Natalia - e questo è ancora più sorprendente! - stia davvero lavorando negli uffici di Ben. Che la viziata principessa abbia deciso di rinunciare a feste e divertimenti per passare il tempo a fare fotocopie e scrivere presentazioni? Quello che è certo, è che con un datore di lavoro come Ben Jackson anche il più banale dei compiti può trasformarsi in un'esperienza eccitante.
LanguageItaliano
Release dateMar 11, 2019
ISBN9788858994672
I vizi della principessa: Harmony Collezione
Author

Kate Hewitt

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    I vizi della principessa - Kate Hewitt

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Scandalous Princess

    Mills & Boon Modern Continuity

    © 2012 Harlequin Books S.A.

    Special thanks and acknowledgement are given to Kate Hewitt

    for her contribution to The Santina Crown series

    Traduzione di Velia De Magistris

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-467-2

    1

    «Oh, finalmente, ecco un Jackson che è riuscito a migliorarsi!»

    La principessa Natalia Santina lanciò un’occhiata a sua madre. Il tono gelido con cui aveva parlato negava il complimento che avrebbe invece dovuto essere il senso delle sue parole. La regina Zoe aveva gli occhi socchiusi, e le labbra strette in una linea sottile di disappunto. Il suo abituale atteggiamento, dunque. Si voltò per vedere chi fosse l’oggetto di tanto disprezzo. Frugò con lo sguardo fra la folla scintillante degli ospiti intervenuti alla festa per il fidanzamento di suo fratello maggiore Alessandro e della sua decisamente improbabile promessa sposa, Allegra, figlia di Bobby Jackson, ex giocatore di calcio inglese e beniamino della stampa scandalistica internazionale, e infine individuò Ben, primogenito dei Jackson, un milionario che si era fatto da sé. Non che il denaro costituisse una differenza per sua madre. Chiunque - aveva l’abitudine di dire la regina - poteva fare soldi, ma il sangue era tutt’altra faccenda.

    Dopo tutto, l’uomo che, per fortuna, era appena venuto meno alla sua promessa di sposarla - Michel, principe del minuscolo regno di Montenavarre - non era ricco, pensò Natalia, anzi, era praticamente sul lastrico. Infatti aveva dichiarato che lo stile di vita della sua futura moglie era troppo per lui, troppo in tutti i sensi, il che senza dubbio corrispondeva alla verità.

    La rottura del fidanzamento per lei era stata un vero sollievo. Francamente non aveva mai davvero avuto intenzione di trascorrere la sua esistenza confinata in un vecchio castello sulle Alpi, ascoltando il marito che narrava di continuo la noiosa e nobile storia della sua famiglia.

    La questione poi di come intendeva trascorrere la sua esistenza restava ancora senza una soluzione. Al momento si accontentava di essere felice per lo scampato pericolo.

    Osservò con interesse la figura possente di Ben Jackson. Indossava un abito grigio scuro e una cravatta blu, i movimenti contenuti e sicuri mentre discuteva con un altro ospite. Diversamente dal padre - che con la sua cravatta fosforescente, i gesti plateali e la voce stentorea, dichiarava come meglio non avrebbe potuto la sua appartenenza ai nuovi ricchi - Ben Jackson era l’emblema della discreta eleganza maschile.

    «Che cosa fa esattamente per vivere Ben Jackson?» chiese a sua madre, la quale reagì all’oltraggiosa domanda irrigidendosi. In effetti le era stato insegnato a non informarsi sulla professione delle persone, perché le persone di un certo livello non facevano niente. Almeno, non per guadagnare denaro. La regina Zoe evitava persino di parlare del successo in affari ottenuto dal suo primo figlio ed erede al trono. A volte, Natalia si chiedeva se la madre non fosse uscita dalle pagine di un romanzo vittoriano, o addirittura trasportata nel presente da una macchina del tempo.

    «Per quanto ne so, è un imprenditore» rispose la regina. «Mi sembra nel campo della finanza.»

    Che cosa noiosa, pensò Natalia, pur continuando a guardare il maggiore dei Jackson con sfacciata curiosità. In quel momento l’uomo sollevò una mano dalle dita lunghe e abbronzate come per sottolineare quello che stava dicendo, gli occhi neri si accesero ma l’espressione del suo viso rimase di controllato entusiasmo. Probabilmente preferiva nascondere le sue emozioni, ma lei era sempre stata brava nel giudicare le persone dal loro atteggiamento. Un talento che l’aveva certamente aiutata a sopravvivere a dodici anni di scuola, quando l’inarcarsi di un sopracciglio o un impercettibile movimento delle labbra dei professori erano stati per lei gli unici indizi per dedurre se avesse capito bene o male.

    «Con chi sta parlando? Ben Jackson, intendo.»

    La regina sospirò per esprimere ancora una volta il suo rammarico. «Con il nostro ministro della Cultura e del Turismo» rispose. «Che tu dovresti conoscere, se avessi un minimo di interesse o di rispetto per il tuo Paese.»

    Natalia non replicò. Ovviamente sua madre si riferiva alla fine del suo fidanzamento. I genitori avevano sperato di vederla finalmente andare via da Santina nelle vesti di moglie felice. A ventisette anni, single e con una vita sociale decisamente intensa, costituiva un motivo di imbarazzo per la famiglia.

    «Hai ragione, mamma» disse infine, cercando di infondere docilità nella voce. «Dovrei conoscere i ministri di Santina. Suppongo che dovrò porre rimedio a questa mia lacuna immediatamente.»

    E, ancheggiando con fare provocante, si avviò verso Ben Jackson, ancora accalorato in una appassionata discussione.

    No, si corresse, Ben Jackson non aveva in sé nulla di passionale. Tutto in lui dichiarava un rigido controllo. Era una sorta di manichino, un uomo che teneva a freno le proprie emozioni, posto che ne avesse.

    «Principessa Natalia!» Il ministro della Cultura e del Turismo la accolse chinando appena la testa.

    «Ministro» replicò lei sorridendo. «Che piacere vederla» aggiunse stringendogli la mano.

    «È lo stesso per me» affermò l’uomo.

    Continuando a sorridere, Natalia si girò verso Ben. Visto da vicino, non sembrava più un manichino. Da lui emanavano forza e potere ma, nonostante il suo prestigio, aveva un’aria guardinga. Forse si era fatto dal nulla, ma non aveva dimenticato da dove veniva, rifletté Natalia.

    Aveva occhi blu come il mare, occhi che la stavano osservando non con ammirazione, e nemmeno con interesse... ma con divertimento, si rese conto Natalia sconcertata. Stava ridendo di lei! E quella era una cosa che davvero non poteva sopportare, essere l’oggetto dello scherno altrui. Le era successo già troppe volte.

    «Non credo che siamo stati presentati» disse. Tese la mano e l’ombra di un sorriso beffardo apparve sulle labbra di Ben Jackson.

    «Non formalmente» confermò lui, «anche se so che lei è una delle principesse Santina, e sicuramente lei sa che io sono uno dei famigerati Jackson» aggiunse, stringendole la mano per un breve istante.

    «Ah, ma quale Jackson?» s’informò Natalia. «Siete davvero molti» sottolineò, rivolgendogli un blando sorriso. No, nessuno l’avrebbe schernita, non di nuovo, decise. Se strappava una risata a qualcuno, lo faceva per sua scelta, e non perché era capace, o incapace, di fare qualcosa.

    «Anche i Santina, direi» replicò lui in tono educato come il suo sorriso. «Le famiglie numerose sono una vera benedizione, non crede?»

    «Oh, sì» confermò Natalia, anche se, fatta eccezione per la sorella gemella Carlotta, non era particolarmente legata agli altri fratelli, e di sicuro non lo era ai suoi genitori. Difficilmente avrebbe definito una benedizione la sua famiglia. Inoltre, basandosi sulle informazioni che possedeva riguardo ai Jackson, sospettava che neanche Ben reputasse tale la sua.

    Il ministro mormorò qualche parola di commiato e si allontanò.

    «Ho notato che ha parlato a lungo con il nostro consigliere» commentò Natalia. «Per caso ha in programma di trascorrere un periodo sull’isola?» domandò con tono scherzoso, accompagnando le parole con uno sguardo malizioso. Ma l’espressione del viso di Ben Jackson rimase immutata. Cioè, ancora leggermente divertita.

    «In realtà, sì» confermò lui.

    «Una vacanza?»

    «Non proprio.»

    Sì, si stava divertendo, decise Natalia sempre più irritata. Era abituata a gestire meglio quel tipo di conversazione e, se doveva essere onesta, a rigirarsi a suo piacimento uomini come Ben Jackson. No, non uomini come Ben Jackson. Aveva la sensazione di non averne mai conosciuto uno simile, per fortuna. La sua prima impressione era stata quella giusta, si disse. Era la noia fatta persona.

    «Allora forse è qui per tenere d’occhio sua sorella Allegra? Per accertarsi che si comporti bene?» ipotizzò.

    «Mia sorella è un’adulta, assolutamente capace di comportarsi bene» sottolineò Ben gelido, «diversamente da donne che amano vedere le proprie foto pubblicate sulle pagine delle più vendute riviste di cronaca rosa europee.»

    Natalia sobbalzò, sconcertata dall’improvvisa asprezza della sua voce. Ben Jackson non aveva parlato con un tono canzonatorio, ma con uno di condanna. Sapeva di essere il bersaglio dei paparazzi, anzi, cercava di proposito quel tipo di pubblicità. Ma sentire quell’uomo giudicarla per le sue avventure notturne provocò in lei un’esplosione di furia, e di vergogna.

    «Allora dovrebbe tenere d’occhio il resto della sua famiglia» sibilò fra i denti. Lasciò vagare lo sguardo per la sala, fino a soffermarlo volutamente su Bobby Jackson, che in quel momento era scoppiato in una fragorosa, poco elegante risata, per poi spostarlo su una delle sorelle Jackson, impegnata in un’accesa discussione con un ospite, e per rivolgerlo a un’altra sorella, famosa per aver partecipato a un reality in televisione, e assolutamente adatta alla parte. Infine indicò con un cenno del capo l’ultima sorella, le curve generose evidenziate da un vestito che le aderiva come una seconda pelle, che stava sfacciatamente civettando con un uomo che doveva avere almeno il doppio della sua età. «Non credo proprio che il loro comportamento sia ineccepibile, e lei?»

    Ben non batté ciglio. «Io credo che lei non sia nella posizione di esprimere tali giudizi, considerando la famiglia cui appartiene» sentenziò.

    Natalia puntò il mento in avanti. «Mi sembra davvero impossibile mettere a paragone le nostre due famiglie, nonostante siano simili per... dimensioni, signor Jackson.»

    «Capisco. Così lei è una snob oltre a essere ragazzina viziata.»

    Sconvolta, Natalia trattenne il respiro. Nessuno aveva mai osato parlarle in quel modo, almeno non un signor nessuno arricchito durante un evento pubblico. Quello che avveniva nella privacy delle mura domestiche era un’altra faccenda. «Sicuramente si renderà conto che potrei farla mettere alla porta per aver detto una cosa simile» affermò.

    «È una minaccia?»

    Certo, era una minaccia, ma una minaccia inefficace. Poteva chiamare uno dei militari di guardia all’ingresso della sala da ballo, e ordinargli di scortare Ben Jackson fuori dalla reggia. Ma se i militari le avrebbero obbedito, era un’altra questione. Come fratello della futura regina di Santina, Ben Jackson era - nonostante l’equivoca famiglia cui apparteneva - un ospite di riguardo. Inoltre il personale di servizio del palazzo, su ordine dei suoi genitori, valutava ogni sua richiesta con una buona dose di cauto scetticismo. Di conseguenza, era stata troppo impulsiva, capì Natalia.

    «Si consideri avvisato» disse, ottenendo in replica una risata.

    «Almeno possiede un minimo di buon senso» sottolineò Ben.

    «Mentre lei non possiede buone maniere» borbottò Natalia.

    Ben inarcò un sopracciglio. «Da che pulpito viene la predica» citò.

    A stento Natalia si trattenne dal ricordargli che nelle sue vene scorreva sangue blu. E a stento si trattenne dallo sferrargli un calcio negli stinchi. O forse più in alto. Prese una coppa di champagne dal vassoio di un cameriere che passava lì accanto e bevve un lungo sorso. «Allora» domandò poi, «perché sta prendendo in considerazione la possibilità di trascorrere del tempo a Santina?»

    Ben la fissò per un lungo istante prima di scrollare impercettibilmente le spalle. «Ho finanziato un campo estivo di tre settimane per i ragazzi meno abbienti dell’isola. Impareranno a giocare a calcio.»

    Sorpresa, Natalia esitò. Aveva ipotizzato che la sua intenzione fosse concedersi una lunga vacanza, magari noleggiare uno yacht o affittare una delle fantastiche ville sulla costa, cioè i motivi per i quali in genere i milionari sbarcavano a Santina. «Molto generoso da parte sua» mormorò.

    «Grazie.»

    «E magari spera anche di scoprire un futuro asso del pallone... In modo da avere così un qualche ritorno?»

    Ben socchiuse gli occhi. «Se sta implicando

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