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Tra le braccia di un re: Harmony Destiny
Tra le braccia di un re: Harmony Destiny
Tra le braccia di un re: Harmony Destiny
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Tra le braccia di un re: Harmony Destiny

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About this ebook

L'antico regno di Morgan Isle avrà finalmente una regina.
Il re Phillip ha giurato di compiere il suo dovere: troverà una moglie adatta al suo rango, la sposerà e darà un seguito alla dinastia. L'amore e il desiderio sono accessori di nessun conto di fronte alla ragion di stato. Ma quando gli eventi precipitano e, da sovrano, si trova a dover compiere il grande passo, Phillip è senza parole. Hannah Renault, la bellissima sconosciuta con cui sta per contrarre un regale matrimonio di convenienza, smuove qualcosa di molto primitivo in lui. Un affare più affine alla camera da letto che non alla sala del trono.
LanguageItaliano
Release dateMar 11, 2019
ISBN9788858994733
Tra le braccia di un re: Harmony Destiny
Author

Michelle Celmer

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Tra le braccia di un re - Michelle Celmer

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The King’s Convenient Bride

    Silhouette Desire

    © 2008 Michelle Celmer

    Traduzione di Carlotta Picasso

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-473-3

    1

    Con il fiato sospeso, Hannah Renault attese che la limousine accostasse lungo il marciapiede antistante il palazzo reale. Si era preparata a quel giorno per otto anni, eppure non si sentiva pronta come avrebbe dovuto. Le scarpe di Gucci le sembrarono improvvisamente strette e scomode. Inclinò la testa da un lato e con la coda dell’occhio intravide il suo futuro sposo.

    Sua Altezza Reale, Phillip Lindall Augustus Mead, in piedi in cima alla scalinata, vestito in alta uniforme, la stava fissando. Sul risvolto della giacca le medaglie risplendevano sotto il sole e lungo il fianco pendeva la spada lucida, dall’elsa cesellata.

    Al di là della cancellata molti cittadini di Morgan Isle si erano dati appuntamento per vedere con i propri occhi la loro futura regina.

    La limousine si fermò nella piazzola, l’autista spense il motore e una mano inguainata le aprì lo sportello, l’aiutò a scendere e a percorrere il lungo tappeto rosso che ricopriva la scalinata.

    Hannah lisciò la gonna del suo abito blu scuro e respirò a fondo. Eccomi qui. Il momento tanto atteso è arrivato. È quello che ho sempre sognato, pensò. Devo fare una buona impressione sul mio futuro consorte e, attraverso i suoi occhi, sui miei futuri sudditi. Non posso permettermi di incespicare, o di apparire goffa e impacciata. Devo avere un portamento regale.

    Con tutta la grazia e la dignità che ci si aspettava da una donna del suo rango e della sua educazione, Hannah si fermò ai piedi della gradinata con il cuore che le martellava nel petto e un senso di smarrimento. Il calore del sole sulla nuca e sulla schiena l’aiutò a rilassarsi, anche se l’istinto le suggeriva di voltarsi e di infilarsi di corsa nella limousine. A un tratto udì il grido gioioso della folla e fu costretta ad alzare la testa e a incamminarsi verso il suo futuro.

    Come le avevano insegnato, una regina non doveva mai mostrarsi titubante, o intimorita. Sollevò il mento con aria fiera e attese che il re le andasse incontro e le porgesse il suo saluto. Nell’istante in cui Sua Altezza scese i gradini, la folla si ammutolì di colpo, partecipe di quel momento solenne.

    Non essere nervosa, si ammonì Hannah, ma in realtà era sull’orlo di una crisi di panico. Respira profondamente, respira ed espira con calma. Puoi farcela.

    Erano ormai trascorsi due anni dall’ultima volta in cui aveva visto Phillip Lindall Augustus ed era più bello e affascinante di quanto ricordasse.

    Hannah seguì alla lettera il cerimoniale. Quando lui scese l’ultimo gradino, lei gli andò incontro, profondendosi in un ampio inchino e abbassando leggermente il capo. «Vostra Altezza» mormorò con voce tremante.

    «Milady» replicò lui con la voce calda e pastosa, dall’accento squisitamente britannico.

    Le porse la mano per invitarla a camminare al suo fianco e, prima ancora che le loro dita si toccassero, ai presenti non sfuggì la tensione emotiva che vibrava tra loro. Si guardarono negli occhi e per un istante si isolarono dal resto del mondo. Lui si chinò verso di lei e le sfiorò le labbra. «Benvenuta a casa.»

    La folla esultò e Hannah sentì le gambe cedere e lo stomaco chiudersi per l’emozione.

    Devi apparire regale e sicura di te, mai distaccata, le aveva ripetuto centinaia di volte la sua insegnante di galateo, ma era già un miracolo che riuscisse a stare in piedi e a non perdere conoscenza. Stava accadendo davvero. Tra due settimane sposerò quest’uomo meraviglioso, tra due settimane diventerò regina.

    In preda a una forte emozione, si accinse a salire la scalinata, ripetendosi come una litania: per favore non inciampare, per favore non inciampare.

    Percependo il suo nervosismo, Phillip le cinse la vita con un braccio e la strinse a sé, sussurrandole all’orecchio: «Rilassati. Il peggio è passato».

    Grazie alla sua vicinanza, Hannah riuscì a controllarsi. Accanto a lui non le sarebbe successo niente di male. Era un uomo solido, rassicurante, deciso, e avrebbe voluto attingere un po’ della sua forza.

    Raggiunsero l’ultimo gradino e lei passò in mezzo a due file di persone in divisa, perfettamente allineate, che si chinarono al suo passaggio. Dovevano essere i dipendenti del palazzo e lei rispose con un lieve cenno del capo, poi si voltò verso i suoi futuri sudditi, sollevando una mano in segno di saluto. Con una leggera pressione delle dita sulla sua schiena, Phillip la sospinse verso il doppio portone dorato che si spalancò come per magia, lasciandoli entrare.

    Due valletti li seguirono a breve distanza.

    Il ticchettio dei loro tacchi, amplificato dal pavimento in marmo mentre attraversavano l’ampio ingresso dai soffitti alti, creava una sorta di eco.

    Phillip si fermò davanti a una porta di mogano ad arco. «Vogliate scusarci un minuto» disse, rivolgendosi ai due lacchè. Poi invitò Hannah a entrare e chiuse la porta alle loro spalle.

    Per un po’ di tempo nessuno li avrebbe disturbati.

    Hannah si ritrovò all’interno di una biblioteca. Su tre delle quattro pareti erano addossate delle librerie che arrivavano al soffitto affrescato. Non aveva mai visto tanti libri tutti insieme, nemmeno nella biblioteca dell’università. Al centro della stanza una zona arredata con poltrone e divani invogliava a sedersi e a leggere.

    «Siediti» la invitò lui.

    Hannah sospirò di sollievo. Non vedeva l’ora di accomodarsi perché le gambe le tremavano e temeva di non riuscire più a stare in piedi. Si appoggiò ai braccioli e si lasciò cadere sulla poltrona.

    «Hai bisogno dei sali?»

    Per un momento lei pensò che Phillip fosse irritato, ma quando incontrò il suo sguardo si accorse che i suoi occhi sorridevano.

    «No, grazie, sto bene.»

    Lui si avvicinò a un carrello su cui erano disposti bottiglie e bicchieri. Ne prese uno e lo riempì di un liquido color ambra, probabilmente brandy, poi glielo offrì. «Bevi a piccoli sorsi. Ti tirerà su.»

    Lei obbedì, ma l’alcol le incendiò la gola, le guance s’infiammarono e un bruciore improvviso la costrinse a portarsi una mano sullo stomaco. Boccheggiò, poi quando finalmente riuscì a respirare di nuovo, si scusò. Non era abituata agli alcolici, soprattutto a stomaco vuoto.

    «Scusami per come mi sono comportata prima.»

    «Perché?» mormorò lui, accovacciandosi accanto alla sua poltrona. «Non hai fatto niente di sbagliato.»

    «Avrei voluto conoscere uno per uno i dipendenti che lavorano qui.»

    Lui scrollò le spalle. «Non preoccuparti. Le presentazioni le faremo più tardi.»

    «E avremmo dovuto salutare con più calore tutte le persone che si sono radunate fuori dal cancello. Io mi sono limitata a sollevare una mano in segno di saluto, ma mi sembra un po’ poco. Credo che si aspettassero di più.»

    Phillip scrollò di nuovo le spalle. «Sono venuti per vederti, e ti hanno vista. Per oggi può bastare.»

    Hannah si morsicò le labbra. «Non voglio che la gente pensi che io sia altezzosa.»

    «Lo sei?»

    «Io... No, assolutamente no, ma...»

    «Allora non ci pensare.»

    «Non è importante che io piaccia agli abitanti di questo posto?»

    «Piacerai a tutti» la rassicurò lui, come se non avesse alcun dubbio.

    «E la stampa?»

    I giornalisti americani erano una categoria di cui diffidare. A volte erano brutali, ma la stampa europea, le avevano detto, poteva essere spietata. Tuttavia sembrava che Sua Altezza non se ne preoccupasse.

    «Non le darei troppo peso, se fossi in te.»

    Bene, se lo diceva lui! Come poteva non fidarsi dell’uomo più ricco e potente del paese?

    Bevve un altro sorso di liquore, lasciando al liquido il compito di sciogliere la sua tensione. «La mia insegnante mi ha ripetuto più volte che ero pronta per affrontare questa situazione, ma sono sicura che si è sbagliata.»

    «Non hai niente di cui rimproverarti. Ti abituerai.»

    Hannah se lo augurava con tutto il cuore.

    Aveva cominciato a prepararsi al giorno del suo matrimonio quando aveva compiuto sedici anni e tutto quello che aveva imparato sarebbe dovuto tornarle utile in quel momento. Tuttavia si sentiva completamente fuori luogo, inadatta al ruolo che presto avrebbe ricoperto. Purtroppo la morte prematura della madre di Phillip aveva accelerato i tempi, senza lasciarle la possibilità di abituarsi al nuovo stile di vita.

    Phillip aveva bisogno di una regina al suo fianco, di una donna capace di muoversi nel complesso sistema di relazioni tra i membri della famiglia reale e la popolazione di Morgan Isle, ma, più di ogni altra cosa, aveva bisogno di un erede. Non sarebbero trascorsi i canonici sei mesi di corteggiamento in cui avrebbero potuto conoscersi meglio e passare del tempo insieme prima del matrimonio. Erano state concesse loro soltanto due settimane prima di pronunciare il fatidico sì.

    Due settimane.

    Hannah posò il bicchiere sul tavolino accanto alla poltrona, cercando di respirare a fondo e di non permettere alle lacrime di inumidirle gli occhi. Quindi si alzò.

    Lui fece altrettanto, rivolgendole un’occhiata carica di curiosità e di divertimento. «Ti senti meglio?»

    Annuendo senza convinzione, a disagio per l’attento esame a cui lui pareva sottoporla, lei si guardò intorno e si rese conto che era la prima volta da quando il matrimonio era stato organizzato che si trovavano da soli.

    In passato, per attenersi al protocollo, si erano sempre incontrati in presenza di un accompagnatore. La regina, che lei aveva visto solo in un paio di occasioni, si era dimostrata molto rigida, fredda e austera.

    Hannah non avrebbe saputo dire se quella era la sua indole, o se fosse stato il suo ruolo a imporle quell’atteggiamento tanto distaccato e ostile.

    Ma adesso non era più tra loro, e in quel momento, soli in quella stanza, avrebbero potuto...

    All’improvviso fu consapevole della presenza di Phillip al suo fianco. Respirò il suo profumo di colonia, avvertì i suoi occhi puntati su di lei e di colpo desiderò annullare la breve distanza che li separava. Se uno dei due avesse allungato un braccio, si sarebbero sfiorati. Il suo respiro era così

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