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Passione milionaria: Harmony Destiny
Passione milionaria: Harmony Destiny
Passione milionaria: Harmony Destiny
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Passione milionaria: Harmony Destiny

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About this ebook

Un anno nel Club dei milionari.
Con i soldi si può comprare tutto.
Anche l'amore, quando è in vendita.


Cici Bellefleur sapeva che si stava cacciando nei guai frequentando i ricchissimi fratelli Claiborne. Ma era troppo giovane per dar retta alla ragione e aveva preferito seguire il cuore. Il risultato era stato un amaro tradimento impossibile da dimenticare. O perdonare. Logan Claiborne, infatti, l'aveva sedotta senza pietà, per poi liberarsi di lei.
Ora che gli anni sono trascorsi e Cici è ritornata a Baton Rouge, scopre una verità sconvolgente: la passione per Logan, ormai saldamente a capo dell'impero di famiglia, non è scomparsa. E lui sembra intenzionato ad approfittarne. Ma, questa volta, solo per piacere personale.
LanguageItaliano
Release dateJul 10, 2018
ISBN9788858984314
Passione milionaria: Harmony Destiny
Author

Ann Major

Nonostante sia un'autrice di successo, confessa che scrivere per lei non è affatto un'esperienza facile.

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    Passione milionaria - Ann Major

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    To Tame Her Tycoon Lover

    Silhouette Desire

    © 2009 Ann Major

    Traduzione di Lucilla Negro

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-431-4

    1

    Per quanto uno ci provi, certe donne sono difficili da dimenticare.

    Logan Claiborne teneva la fronte aggrottata, e non perché avesse il sole negli occhi, mentre rallentava lungo la strada stretta e tortuosa che conduceva all’antica villa dove era cresciuto.

    Avrebbe dovuto concentrarsi su Mitchell Butler e la fusione dei Cantieri Navali Butler con la Claiborne Energy, o pensare a quanta pazienza e comprensione avrebbe dovuto sfoderare con il nonno, una volta arrivato a Belle Rose.

    E invece le mani si stringevano nervose attorno al volante al ricordo dello sguardo aperto e fiducioso della mangiatrice di uomini in erba che lui aveva sedotto e abbandonato nove anni addietro per salvare dalle sue grinfie Jake, il fratello gemello.

    Fino a quella mattina, Logan aveva continuato a ripetersi che suo nonno aveva ragione, che Cici Bellefleur non apparteneva al loro mondo e che aveva fatto bene a salvare Jake da un matrimonio disastroso. Come quello in cui era incappato il loro padre quando aveva sposato una ragazza di umili origini, la loro madre, per l’appunto, i cui stravaganti sogni di grandezza e il bisogno di mettersi in mostra avevano quasi gettato la famiglia sul lastrico. E non aveva cambiato idea neppure dopo che aveva rimesso in sesto le finanze familiari ed era venuto a sapere che Cici si era fatta un nome con la sua macchina fotografica, dimostrando di essere una donna di talento, capace di affermarsi da sola... senza l’aiuto di un uomo facoltoso.

    Poi, però, il nonno gli aveva telefonato e lo aveva lasciato di stucco quando gli aveva comunicato, eccitato come un bambino, che Cici era lì e che stavano facendo insieme una passeggiata.

    Perché un’affermata fotografa e scrittrice di successo come lei era tornata dopo tanti anni nei luoghi della sua infanzia? Che cosa voleva veramente?

    «Nove anni fa ce l’avevi a morte con lei per via di suo zio» gli aveva rammentato. Il nonno non si era mai fidato dello zio di Cici, Bos Bellefleur.

    «In una vita così lunga come la mia è possibile commettere qualche errore, sai? Ricordatelo. Io ne ho commesso più di qualcuno. Un giorno potresti essere colpito anche tu da una malattia invalidante che ti lascia un mucchio di tempo per rimuginare sul passato. Ed è brutto avere dei rimorsi. Ciò di cui mi pento io è di aver giudicato male Cici per colpa di suo zio. Che cosa c’entrava lei se a quello lì piacevano i combattimenti di galli, se se ne andava in giro con quel branco di scapestrati e se ha aperto un losco bar proprio accanto alla nostra proprietà?»

    «Ti ricordi o no che nove anni fa non volevi neppure che si avvicinasse a me e a Jake, soprattutto a Jake, che aveva perso la testa per lei?»

    «Be’, se le cose stanno così come dici tu, mi dispiace molto.»

    «Se stanno così come dico?» Logan era sconcertato. Era difficile conciliare il nonno di ora, così svanito e fragile, con l’individuo autoritario che l’aveva cresciuto.

    «D’accordo, mi sono sbagliato sul suo conto. Può succedere, no? E ho sbagliato anche a essere troppo duro con te. È colpa mia se sei diventato così inflessibile.»

    A quel punto Logan si era dispiaciuto di essere stato brusco con il nonno.

    «E lo sono stato ancora di più con Jake.»

    «Adesso lo sei un po’ troppo con te stesso.»

    «Mi piacerebbe rivedere Jake prima di morire.» Si era commosso quando aveva pronunciato la frase.

    «Non morirai... non è ancora giunta la tua ora. Hai la pellaccia dura, tu» aveva cercato di sdrammatizzare con una battuta scherzosa.

    «Cici dice la stessa cosa. È convinta che migliori di giorno in giorno e che forse potrei restare qui, invece di...» La voce era sfumata.

    Il modo in cui aveva pronunciato il nome di Cici, la nota di speranza che vi aveva colto lo avevano convinto d’un tratto che doveva correre dal nonno per rendersi conto di persona della situazione.

    Da quando aveva avuto l’ictus, da uomo forte e di polso si era trasformato in un vecchietto lamentoso e depresso, oltre che dipendente in tutto e per tutto, che a stento riconosceva. Per questo aveva deciso che non poteva più vivere da solo a Belle Rose ed era necessario che si trasferisse a New Orleans.

    La densa vegetazione di boschi e vigneti era così fitta che rischiò quasi di oltrepassare la traversa. Se ne accorse all’ultimo minuto e sterzò di colpo verso destra il volante della Lexus. Aveva appena raddrizzato l’auto lungo la strada che la villa con il bel portico gli comparve davanti in tutto il suo splendore, in fondo al viale alberato. Come sempre l’antica abitazione signorile con le sue eleganti colonne di marmo bianco scintillante sotto il sole gli sembrò la più bella delle case e gli suscitò una forte emozione.

    Come non capire il nonno, che con gli anni e la malattia era diventato più fragile e sentimentale, in quel suo desiderio di non volersi staccare da quel posto? Ricordava la prima volta che gli aveva prospettato l’ipotesi di trasferirsi in città. Gli aveva fatto venire un colpo sparendo per delle ore intere.

    Cici non ha nessun diritto di convincere il nonno che sta migliorando e illuderlo che non è necessario che lasci la casa.

    Ma era poi davvero quella la sua motivazione?

    Il solo pensiero che le condizioni di salute del nonno sarebbero inesorabilmente peggiorate lo gettava nello sconforto. Lui, e non Cici, aveva veramente a cuore l’interesse del nonno. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era che qualcuno gli facesse venire i sensi di colpa per la decisione che si era trovato costretto a prendere. Non voleva rendere infelice il nonno, ma non poteva occuparsi della Claiborne Energy e badare contemporaneamente a un invalido, bisognoso di cure e assistenza continue.

    La mente in subbuglio, Logan frenò di colpo. Gli pneumatici slittarono sulla ghiaia mentre si fermava all’ombra della grande quercia che un anonimo francese aveva piantato un centinaio d’anni prima, quando ancora la villa non era stata nemmeno progettata. I campi che si allungavano oltre la casa erano delimitati in fondo da una fila di cipressi, invasi dal muschio, che arrivava fino alla palude.

    Aprì la portiera scintillante della sua Lexus ultimo modello e uscì dall’elegante berlina. Che sollievo potersi sgranchire le gambe dopo aver guidato per due ore lungo le tortuose strade di campagna fino a Belle Rose.

    Nonostante l’ombra della grande quercia, c’era un caldo appiccicoso, insolito per essere solo all’inizio di marzo. Inspirò l’aria pesante e dolciastra, che sapeva tanto di casa, e si guardò intorno.

    Si sentivano gracidare le rane, le api ronzare tra i fiori di azalea. Le anatre in calore producevano suoni che erano musica per le sue orecchie e gli pareva addirittura di udire il richiamo d’amore degli alligatori dalla palude.

    Sorrise. Quando era piccola, Cici adorava la fitta boscaglia, umida e oscura, che bordeggiava la piantagione. Ogni volta che lui metteva piede fuori della tenuta, lei lo seguiva come un cagnolino devoto. Il loro rapporto era così semplice, allora. Aveva otto anni meno di lui e Jake, per cui Logan non aveva preso sul serio la sua cotta per il fratello, fino all’estate in cui era tornato a casa dall’università e aveva scoperto che suo nonno aveva ragione nel dire che Cici non era più una bambina.

    Scacciando dalla mente tutti quei ricordi che includevano anche Cici, si accorse che stava cominciando a sudare. Il passaggio dall’aria condizionata dell’auto all’afa era stato traumatico.

    Forse perché era atterrito all’idea di rivedere Cici, si attardò a sfilarsi la cravatta e a sbottonarsi il colletto della camicia. Mentre si toglieva la giacca, aprì la portiera e poggiò giacca e cravatta sul comodo sedile di pelle dietro il volante.

    Quanto avrebbe voluto che Alicia Butler, la sua fidanzata degli ultimi quattro mesi, lo avesse accompagnato. Con lei al suo fianco, forse, non si sarebbe sentito così preda del passato. Né il ricordo di Cici avrebbe monopolizzato in quel modo la sua mente.

    A differenza di Cici, Alicia era un tipo filiforme e sofisticato. Era stato per via dell’ambizione di fondere la sua compagnia con quella del padre di Alicia che si erano conosciuti. Era alta, mora, con dei capelli lunghi e lisci che rendevano il suo viso sottile ancora più regale. Aveva gusto nel vestire, sapeva come muoversi, atteggiarsi. Tutti si giravano quando erano insieme, e non solo perché era bella e di classe, ma anche perché aveva molti soldi.

    Tanti uomini, uomini ambiziosi, avrebbero voluto essere al suo posto.

    Ma non era solo quella la ragione per cui andava fiero del fatto che sarebbe stata ben presto sua per sempre.

    Alicia era una persona equilibrata, che affrontava la vita con grinta e determinazione, proprio come lui. Era educata, raffinata, di ottima famiglia, e per questo adatta a diventare sua moglie, così come lo era stata Noelle, prima della morte prematura.

    Parlava francese e italiano. Sapeva come apparecchiare un’incantevole tavola. Era moderata nel mangiare e nel bere e si vestiva sempre in maniera adeguata all’occasione.

    Neppure quando era arrabbiata alzava mai la voce. Ed era controllata anche a letto.

    A differenza di Cici, si trovò suo malgrado a pensare.

    Per un istante, il sangue gli ribollì nelle vene al ricordo di lei, selvaggia e appassionata fra le lenzuola.

    Ma era sicuro che Alicia si sarebbe riscaldata dopo il matrimonio. Lui avrebbe aspettato con pazienza. Avrebbero costruito una solida vita insieme, così come l’aveva avuta con Noelle, e tutti li avrebbero invidiati.

    Ricordò gli occhi della moglie in quell’ultima settimana prima di morire; poi, come sempre accadeva, scacciò l’immagine dolorosa.

    Avrebbe reso Alicia felice. La storia non si sarebbe ripetuta.

    «Mi dispiace di non poter venire con te e conoscere tuo nonno, tesoro» aveva detto Alicia quando le aveva telefonato quella

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