Ricatto perfetto: Harmony Collezione
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About this ebook
Wolfe Alexander Per rispettare le ultime volontà di suo padre, e impossessarsi dell'eredità che gli spetta, deve sposarsi, avere un erede e subentrare al genitore nella direzione di tutte le sue attività.
Tra i due c'è sempre stata una forte attrazione, così quando Lara gli chiede aiuto per risolvere i propri guai finanziari, Wolfe coglie l'occasione al volo per...
Helen Bianchin
Helen è nata e cresciuta in Nuova Zelanda. Amante della lettura e dotata di grande fantasia, ha iniziato a scrivere storie sin dall'adolescenza. I passatempi di Helen spaziano fra il tennis, il ping-pong, lo judo e la lettura. Inoltre adora il cinema e conduce un'intensa vita sociale.
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Book preview
Ricatto perfetto - Helen Bianchin
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Purchased: His Perfect Wife
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2008 Helen Bianchin
Traduzione di Maria Paola Rauzi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-586-0
1
«Maledizione!» imprecò Lara sottovoce controllando l’orologio e lanciando un’occhiata disperata al binario vuoto.
Il treno era in ritardo, e i passeggeri attendevano sul marciapiede.
Una voce femminile al suo fianco domandò irritata: «Qualcuno saprebbe dirmi cos’è successo, questa volta? Ho un appuntamento importante».
Come se fosse l’unica!, avrebbe voluto rispondere lei trattenendo una risata isterica. Dall’incontro che l’attendeva dipendeva la sua vita, o la sua morte. La situazione in cui si trovava era a dir poco disperata, e da tempo ormai aveva smesso di credere ai miracoli.
Guardò di nuovo i binari con aria ansiosa. Avanti, sbrigati!, implorò silenziosamente. Non farmi questo, non proprio oggi.
Le sue preghiere non ottennero alcun risultato e a mano a mano che i minuti passavano iniziò a rassegnarsi all’idea che sarebbe arrivata in ritardo.
Purtroppo non poteva avvertire le persone con cui aveva appuntamento, perché non possedeva più un cellulare, e in giro non si vedevano cabine telefoniche.
Alcuni passeggeri iniziarono a camminare impazienti avanti e indietro lungo la banchina finché un generale sospiro di sollievo si levò tra la folla all’arrivo del treno.
Lara salì su una carrozza affollata e fu costretta a rimanere in piedi. Nel frattempo, non appena il treno lasciò la stazione, iniziò a piovere a dirotto.
Fantastico! Non aveva portato con sé l’ombrello. Proprio il giorno in cui doveva recarsi in un prestigioso studio legale per assistere alla lettura di due testamenti: quello di sua madre e quello del patrigno, morti in maniera tragica e accidentale in Francia.
Le si formò un nodo in gola, ma riuscì a trattenere le lacrime.
Darius Alexander aveva dato alla madre tutta la felicità che le era mancata con il primo matrimonio, e aveva trattato lei come se fosse stata sua figlia.
Peccato che non potesse dire lo stesso del figlio di lui, Wolfe, che dieci anni prima aveva liquidato Suzanne e la figlia diciassettenne come delle cacciatrici di dote, interessate solo a condurre una vita lussuosa a spese del padre.
Accusa del tutto falsa, dal momento che Suzanne aveva insistito per firmare un accordo prematrimoniale con Darius.
Un fatto che Wolfe avrebbe dovuto accettare, una volta che i due testamenti fossero stati aperti, rifletté. Nell’accordo si precisava anche che Suzanne avrebbe provveduto al mantenimento di Lara.
Un anno dopo il matrimonio del padre, Wolfe aveva rifiutato l’offerta del genitore di assumere la direzione delle sue imprese e aveva invece accettato un incarico di prestigio a New York, decidendo di intraprendere la propria strada.
Dal canto suo, Lara aveva completato a Sydney gli studi, si era diplomata chef e aveva trascorso qualche anno in Francia e in Italia per specializzarsi. Poi era tornata in Australia e due anni prima aveva aperto un ristorante in un quartiere alla moda della città in società con Paul Evans, investendo tutti i suoi risparmi in quella attività.
Il ristorante aveva avuto successo grazie a un’ottima combinazione fra il cibo eccellente e i prezzi contenuti. Tutto sembrava andare a gonfie vele, finché Paul Evans non aveva deciso di fuggire all’estero svuotando prima i conti correnti. E non solo quello della loro attività, ma anche quello personale di Lara, dato che lei era stata tanto stupida da fidarsi ciecamente di lui.
Oltretutto aveva dato prova di ottimo tempismo, approfittando della partenza di Darius e di Suzanne per un lungo viaggio in Europa. Così lei era rimasta sola, senza nessun sostegno familiare. Aveva chiamato la polizia, consultato un avvocato, ma il meccanismo della giustizia non era affatto veloce.
Per recuperare denaro liquido era stata obbligata a vendere più cose possibili, compresa l’auto.
In ogni caso il danno economico era stato ingente, e la riduzione del personale aveva alleggerito ben poco la situazione. La banca le aveva rifiutato un prestito e lei era stata costretta a rivolgersi a un’altra fonte assai poco raccomandabile per ottenere rapidamente dei fondi a tassi di interesse elevati.
Lo strozzino aveva parlato chiaro: restituisci i soldi in tempo e tutto andrà bene.
Le implicazioni di quelle parole erano chiare.
Prendere in prestito soldi in quelle circostanze non era stata una mossa saggia, rifletté Lara. Al mancato pagamento della prima rata era seguito un avvertimento che non lasciava dubbi sul tipo di persone con cui aveva a che fare, e cosa si sarebbe dovuta aspettare se non avesse restituito il denaro.
Aveva smesso di dormire e di mangiare, e a un certo punto era stata costretta ad accantonare l’orgoglio: aveva telefonato a Darius, il quale le aveva offerto immediatamente il suo aiuto.
Purtroppo il suo sollievo era stato solo di breve durata. Poche ore dopo aveva ricevuto la terribile notizia che lui e sua madre erano morti in un incidente d’auto.
Era stato Wolfe a comunicarle il tragico evento e a prendere in mano la situazione. Era volato in Francia per sbrigare le formalità necessarie, dopodiché si era recato in Australia per discutere con lei dei funerali. Durante quei giorni Lara si era mossa come un automa, e aveva perso completamente il senso del tempo.
Era stato contattato anche il suo padre biologico, il quale si era rifiutato di lasciarsi coinvolgere in qualunque modo.
Un caleidoscopio di ricordi invase la mente di Lara: il padre alcolizzato che sfogava la sua rabbia contro la madre, le grida e la sensazione di paura che avevano animato la loro casa. Tuttavia, la prima volta in cui Marc Sommers aveva alzato le mani su di lei, la madre aveva fatto le valigie. Così se n’erano andate di casa, cambiando non solo città, ma anche stato.
Lara sospirò al pensiero del bilocale in cui avevano vissuto e della scuola che aveva frequentato, in una squallida periferia. La madre tuttavia aveva lavorato sodo, e a poco a poco le loro condizioni di vita erano migliorate. Era stato allora che Suzanne aveva conosciuto Darius, e lo aveva sposato.
Il cambio di velocità del treno riportò Lara al presente. Era arrivata a destinazione. Scese e raggiunse la strada. Pioveva ancora a dirotto. Finì in una pozzanghera e si ritrovò i pantaloni inzaccherati.
Poteva andare peggio di così?
Lo studio legale che aveva assistito Darius si trovava a due isolati dalla stazione. Percorse rapidamente il tragitto ed entrò di corsa nell’ingresso in marmo dello stabile dove si fermò alcuni istanti per asciugarsi i capelli con un fazzoletto.
Tempo sprecato, pensò avviandosi verso gli ascensori con una certa trepidazione; di lì a poco avrebbe rivisto Wolfe.
Ormai vicino alla quarantina, Wolfe Alexander divideva equamente i suoi interessi fra le donne e gli affari, ottenendo grande successo su entrambi i fronti, almeno stando a quanto diceva suo padre. Darius non sperava più di vedere il figlio sposato e con qualche nipotino, né, tantomeno, che tornasse a Sydney a occuparsi degli affari di famiglia.
Lara non poté fare a meno di ricordare un incidente avvenuto in occasione del suo diciottesimo compleanno, e che aveva deciso di cancellare dalla sua mente. E credeva di esserci riuscita, almeno fino a due giorni prima, quando aveva assistito con lui alla cremazione di Darius e Suzanne.
L’ascensore si fermò, le porte si aprirono e lei si ritrovò nell’ampio ingresso dello studio legale che occupava l’intero piano.
Si avvicinò alla reception e si annunciò scusandosi per il ritardo. Poi chiese dove fosse il bagno. Ormai, qualche minuto in più non cambiava niente. La segretaria l’accompagnò e le prese il cappotto.
Lara non impiegò molto a raccogliersi i capelli biondi dietro la nuca, a stendersi un velo di rossetto e a sistemarsi la camicetta. Poi tornò alla reception e venne accompagnata nello studio dell’avvocato.
Due uomini si alzarono in piedi al suo arrivo. Lara si scusò per il ritardo e si voltò verso la figura alta e imponente che si stagliava contro una grande finestra, incontrando un paio di enigmatici occhi grigi. «Wolfe...»
«Lara...»
La voce di lui era vellutata e lei cercò di controllare la tensione che quell’uomo riusciva a procurarle senza alcuno sforzo. Possedeva una sensualità primitiva che trovava particolarmente pericolosa per la sua mente.
Come poteva dimenticare la prima volta che l’aveva conosciuto, alcune settimane prima del matrimonio di sua madre con Darius? Le era bastata un’occhiata per non capire più niente ed elevare il ventisettenne alto e scuro a uomo dei suoi sogni.
Wolfe, invece, era stato gentile ma distaccato.
Il giorno del suo diciottesimo compleanno poi, era stato speciale: lei indossava un bellissimo abito, c’erano gli amici, la musica e... Wolfe. Si sentiva adulta, matura, e alcuni bicchieri di champagne bevuti a stomaco vuoto le avevano infuso il coraggio di trasformare un casto bacio su una guancia da parte di lui in qualcosa di diverso, nel momento in cui, girando la testa, le loro labbra si erano sfiorate. Gli aveva circondato il collo con le braccia e aveva socchiuso la bocca affinché le loro lingue potessero intrecciarsi.
Wolfe si era staccato e l’aveva allontanata dicendole: «Vediamoci più tardi».
Lara aveva atteso con ansia la fine della serata, immaginando quello che sarebbe successo.
Più tardi lui l’aveva accompagnata sotto i rami di una magnifica Jacaranda, poi l’aveva presa tra le braccia e l’aveva baciata.
Un dolce piacere si era impossessato di lei e delle sue vulnerabili emozioni. Le loro bocche avevano iniziato un’esplorazione sensuale che prometteva magici istanti di passione.
Avrebbe voluto che quel bacio non finisse mai, e quando lui si era staccato aveva protestato.
Per tutta risposta Wolfe le aveva sollevato il mento con un dito e aveva mormorato: «Molto piacevole... ma solo come ricordo. Non ho alcuna intenzione di seguire l’esempio di mio padre».
Quelle