Il risveglio del piacere: Harmony Destiny
By Emilie Rose
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Emilie Rose
Confessa che il suo amore per i romanzi rosa risale a quando aveva dodici anni e sorprendeva sua madre a nasconderli ogni volta che lei entrava nella stanza.
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Il risveglio del piacere - Emilie Rose
divorzio.»
1
1 febbraio
Lunedì mattina, la matita si spezzò tra le dita di Flynn. Con il telefono incollato all’orecchio, si alzò, girò intorno alla scrivania e andò a chiudere la porta dell’ufficio. Nessuno, al sesto piano della Maddox Communications, doveva sentire quello che gli sembrava avesse appena detto la donna all’altro capo della linea.
«Mi scusi. Può ripetere?»
«Sono Luisa, della New Horizons Fertility Clinic. Sua moglie ha chiesto di essere fecondata con il suo seme» annunciò una voce allegra come se lui fosse un idiota. E tale si sentiva al momento.
Sua moglie? Non aveva una moglie. Non più. Un familiare senso di vuoto gli oppresse il torace.
«Intende Renee?»
«Sì, signor Maddox.»
Con la testa che gli girava, cercò di trovare un senso logico in quella assurda conversazione. In primo luogo, perché Renee avrebbe cercato di farsi passare per sua moglie quando erano separati ormai da sette anni? Era stata lei a chiedere il divorzio. In secondo luogo, c’era quella stupida donazione che lui aveva fatto per sfida tanti anni prima, ai tempi del college. Flynn provò a collegare i due fatti, ma non ci riuscì.
«Il mio seme è vecchio di quattordici anni. Pensavo che ve ne foste ormai sbarazzati.»
«No, signore, è ancora vitale. Ma lei ha stabilito che non venga usato senza il suo consenso. Dovrà firmarmi un modulo così che io possa consegnarlo a sua moglie.»
Non è mia moglie. Ma tenne per sé quella precisazione. Tra i clienti dell’agenzia pubblicitaria ce n’erano alcuni molto conservatori. Se quella storia fosse trapelata, i loro affari ne avrebbero sofferto, e la Maddox non poteva permetterselo in quei tempi di crisi.
Girò lo sguardo sul suo ufficio, l’ultimo progetto che lui e sua moglie avevano realizzato insieme. Quando si era licenziato dal suo precedente impiego ed era andato a lavorare per l’agenzia pubblicitaria della famiglia, lui e Renee avevano scelto insieme la scrivania di cristallo, i due divani di pelle beige e la profusione di piante. Loro due avevano formato una bella squadra.
Avevano. Al passato.
Intendeva andare a fondo di quel fallimento, ma di una cosa era certo. Nessuno avrebbe usato il suo seme, vecchio di quattordici anni.
«Lo distrugga.»
«Per poterlo fare mi occorre il suo consenso scritto» replicò la voce.
«Mi mandi il modulo via fax e glielo rispedirò subito.»
«Mi dia il numero e glielo invierò al più presto.»
La mente di Flynn lavorava a pieno ritmo mentre le comunicava il numero. Si sforzò di ricordare i mesi spaventosi prima e dopo che Renee se ne andasse, ma erano avvolti in una nebbia. Aveva perso suo padre, la carriera come architetto e poi sua moglie nel giro di sei mesi. Un anno dopo che Renee se n’era andata aveva ricevuto le carte per il divorzio, che avevano riaperto una ferita mai guarita. Sentì tornare la vecchia collera: contro Renee, per essersi arresa senza lottare, e contro se stesso, per aver permesso che succedesse.
Il segnale acustico del fax annunciò che era in arrivo un messaggio. Controllò l’intestazione. «È arrivato. Glielo rispedisco subito.»
Dopo aver chiuso la comunicazione, lesse i fogli, li firmò e li rispedì.
L’ultimo ricordo che aveva dei documenti per il divorzio era quello di suo fratello che prometteva di inviarli dopo che erano rimasti per un mese sulla sua scrivania perché lui non aveva avuto il coraggio di farlo e di spezzare così l’ultimo legame con Renee. Che cosa ne era stato dopo che Brock li aveva presi?
Flynn si sentì prudere la nuca. Un momento. Non ricordava di aver ricevuto copia della sentenza di divorzio.
Era divorziato, giusto? Ma se era così, perché Renee avrebbe mentito alla clinica?
Non era nel suo carattere mentire.
Allungò la mano verso il telefono per chiamare il suo avvocato, ma si bloccò. Andrew avrebbe chiesto del tempo per informarsi e richiamarlo in seguito. E Flynn non aveva il dono della pazienza.
Brock era più a portata di mano.
Percorse il corridoio fino al lato opposto del sesto piano verso l’ufficio di Brock, salutò con un cenno del capo Elle, l’assistente di suo fratello e, ignorando le sue proteste, entrò senza bussare.
Suo fratello, che in quel momento stava parlando al telefono, lo guardò sorpreso e alzò un dito, facendogli segno di aspettare che concludesse la chiamata.
Ma Flynn scosse la testa e, a gesti, gli indicò di riagganciare.
«Problemi?» chiese Brock dopo aver concluso la conversazione.
«Che cosa ne hai fatto dei documenti del mio divorzio?»
Brock trasalì e un lampo di sorpresa gli si accese negli occhi, dello stesso blu di quelli di Flynn. Poi, la sorpresa si tramutò in circospezione.
Flynn si sentì stringere lo stomaco. «Li hai spediti, vero, Brock?»
Brock si alzò, andò ad aprire uno schedario, ne estrasse un fascio di fogli e imprecò. «No.»
Flynn rimase tramortito per lo shock. «Cosa?»
«Me ne sono dimenticato.»
«Te ne sei dimenticato? Com’è possibile?»
Strofinandosi la nuca, Brock fece una smorfia. «All’inizio ho rimandato perché tu eri così distrutto per aver perso Renee che speravo che avreste finito per riconciliarvi. Mi sentivo in parte responsabile per il fallimento del vostro matrimonio perché, in pratica, ti avevo costretto ad abbandonare una carriera che amavi. Poi, mi è passato di mente. Stupido da parte mia, ma forse ricordi che, dopo la morte di nostro padre, abbiamo passato un periodo molto difficile.»
A Flynn tremavano le gambe. Si lasciò cadere su una poltrona e si prese la testa tra le mani.
Sposato. Era ancora sposato. Con Renee.
Fu travolto da un vortice di reazioni sconcertanti. Le scacciò per concentrarsi sui fatti.
Se Renee si faceva passare per sua moglie, allora doveva sapere che non erano divorziati. La domanda era: da quanto tempo ne era al corrente, e perché non lo aveva chiamato pretendendo di sapere perché non aveva spedito i documenti?
«Flynn, tutto bene?»
Dannazione, no.
«Certo» rispose lui automaticamente. Non era sua abitudine confidarsi o cercare consiglio.
Mentre lo shock si attenuava, al suo posto subentrò un’emozione del tutto diversa. Speranza. No, era qualcosa di più. Un senso di eccitazione che lo faceva sentire euforico.
Lui e Renee non erano divorziati.
Dopo anni di silenzio, aveva un motivo per contattarla. Oltre a quello di scoprire perché aveva tentato di utilizzare il suo seme. Per il momento, comunque, gli bastava sapere che non erano divorziati e che lei voleva un figlio da lui.
Gli girava la testa, tanto era tutto surreale. «Chiamerò il mio avvocato per scoprire come stanno le cose. Mi prendo qualche giorno libero.»
«Detesto dirlo, ma non è il momento buono.»
«Me ne infischio. È una questione che va risolta. Subito.»
«Immagino che tu abbia ragione. Ti chiedo scusa, di nuovo. Se tu avessi dimostrato un vero interesse per un’altra donna, forse mi sarei ricordato di non aver spedito quei documenti. O forse no. È una ben misera scusa, ma non ne ho altre. A proposito, perché questo improvviso interesse per il tuo divorzio? Renee pensa di risposarsi?»
Flynn trasalì. Sapeva che Renee doveva essere uscita con altri uomini dopo la loro separazione, ma l’idea che pensasse a un legame serio risvegliava in lui un senso di possesso che avrebbe dovuto essere morto da un bel po’ di tempo.
Si alzò in piedi, prese i documenti che avrebbero dovuto porre fine al suo matrimonio e decise di tenere per sé la notizia che il suo seme era depositato presso una banca.
«Non conosco i piani di Renee. Non la vedo da anni.» Era stata lei a volerlo, ma adesso sarebbe andato a trovarla. A quel pensiero, il battito del suo cuore accelerò.
«Flynn, sono sicuro che non occorre che ti avverta di essere discreto, ma lo farò comunque. Non dobbiamo fornire alla Golden Gate Promotions armi da usare contro di noi per strapparci altri clienti.»
L’allusione al loro principale concorrente rischiò di smorzare l’eccitazione di Flynn. «Capito.»
Tornò nel suo ufficio e andò dritto alla macchina trita-documenti. Il sole brillava attraverso la finestra, appena al di sopra della linea dei tetti. Non gli sfuggì il simbolismo di una nuova giornata e di un nuovo inizio. Perdere Renee era stato il più grosso rimpianto della sua vita. La sbadataggine di suo fratello gli offriva l’occasione di verificare se l’attrazione era ancora viva e, in quel caso, di tentare di riconquistare Renee.
Infilò i fogli nella macchina, godendo nel vedere gli ingranaggi triturare la prova del suo più madornale fallimento. Quando ebbe finito, si sedette al computer. Doveva localizzare sua moglie.
MADCOM2.
La targa della BMW attirò l’attenzione di Renee quando svoltò nel viale di casa sua. Sterzò bruscamente a sinistra un attimo prima di abbattere la cassetta delle lettere con il paraurti anteriore della sua utilitaria.
MADCOM stava per Maddox Communications.
Aveva lo stomaco in subbuglio mentre parcheggiava accanto al suo visitatore. Dal numero 2 sulla targa riconobbe l’identità del proprietario della vettura prima che il suo ex... che suo marito... scendesse.
Da quando la clinica l’aveva informata che la sua richiesta per il seme di Flynn era stata respinta, sapeva che era solo questione di tempo prima che lui venisse a cercarla. La clinica doveva averlo contattato.
Ma niente avrebbe potuto prepararla al fatto che Flynn la sovrastasse dall’alto della sua statura accanto al finestrino dell’auto prima ancora di avere avuto il tempo di sfilare la chiave dall’accensione. Nel momento in cui tolse la sicura, lui aprì la portiera.
Con il cuore che batteva forte e la bocca arida, lottò per apparire calma, afferrò la borsetta dal sedile accanto e scese dalla vettura, ignorando la mano che le veniva offerta. Non poteva toccarlo, non ancora, e non sapeva se sarebbe mai stata pronta a farlo, anche nel più casuale dei modi.
Terrorizzata all’idea del colloquio che l’attendeva, inclinò la testa all’indietro per guardare l’uomo che un tempo aveva amato con tutto il suo cuore. L’uomo che l’aveva resa infelice.
Flynn era cambiato. Eppure era lo stesso. I suoi occhi erano ancora di un blu impossibile e i capelli di un nero inchiostro, anche se adesso erano spruzzati di grigio alle tempie. Le sue spalle erano larghe come le ricordava e, benché vestito, le era chiaro che non fosse ingrassato di un grammo. Se mai, la linea della mascella sembrava più marcata.
Ma gli ultimi sette anni erano stati inclementi con lui. C’erano solchi ai lati della bocca che lei un tempo viveva per baciare, e una nuova ruga orizzontale gli solcava la fronte. Renee non pensava che quelle che si irradiavano dagli occhi fossero linee d’espressione, anche se un tempo sorrideva spesso all’inizio della loro relazione, prima che cominciasse a lavorare per la Maddox.
«Ciao, Flynn.»
«Renee. O dovrei dire, moglie?» La sua voce profonda le scatenò un volo di farfalle nello stomaco.
«Da quanto tempo lo sai?»
Lei avrebbe potuto fare la finta tonta, ma non