Promesse da un milionario: Harmony Destiny
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About this ebook
Il matrimonio è l'unica cosa che può salvare Rena dai debiti e concederle un futuro stabile. Ma sposare Tony? Ciò che la spaventa non è di finire intrappolata in un matrimonio di facciata, ma il sentimento fin troppo profondo che sente crescere per lui ogni giorno di più.
Charlene Sands
Risiede nel sud della California con il marito e i loro due figli. Scrittrice dotata di grande romanticismo, è affascinata dalle storie d'amore a lieto fine ambientate nel Far West.
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Promesse da un milionario - Charlene Sands
1
Era dall’età di sei anni che Tony Carlino aveva la passione per le automobili, la velocità e il pericolo. Le colline della contea di Napa, famose per produrre merlot e pinot di prim’ordine, erano state da allora la sua pista. Quante volte, lanciando lo scooter su per lo sterrato, si era schiantato contro qualche cespuglio di festuca. Ma Tony non era uno che si arrendeva facilmente e non si dava per vinto finché non aveva conquistato la collina con la bicicletta, lo scooter e, infine, la moto. Grazie al suo diploma di perito meccanico aveva imparato a truccare le auto per i rally ed era diventato un campione.
Ritiratosi recentemente dal mondo delle corse, la sua attuale passione non aveva nulla a che vedere con le auto e con la velocità, ma con tutt’altro genere di pericolo.
Rena Fairfield Montgomery.
Adocchiò la vedova dagli occhi azzurri tra le altre persone radunate attorno al feretro. Il vento le scostava le ciocche scure dal viso, rivelando la composta disperazione del suo sguardo, e le increspava l’austero vestito nero.
Lei lo odiava.
E a ragione.
Presto si sarebbe avventurato su un terreno emotivamente minato e non c’era nulla di più pericoloso per Tony dei sentimenti.
Soprattutto quando si trattava di Rena e di tutto ciò che lei rappresentava.
Indirizzò lo sguardo verso le colline al di là del cimitero: la terra dei Carlino, un tripudio di sfumature rossastre che si rifletteva nelle strisce di alluminio svolazzanti, disseminate per la vigna per tenere lontani gli uccelli. La vigna che un tempo lui aveva snobbato era ora responsabilità sua. Suo padre si era spento un mese prima, lasciando l’enorme impero sulle spalle sue e dei suoi fratelli.
Tony volse di nuovo lo sguardo a Rena e al suo viso immobile, le lacrime prosciugate. La osservò avvicinarsi al bronzeo feretro, l’espressione attonita di chi non si capacita che la persona cara – in questo caso l’amato marito David – se ne sia andata per sempre.
Ingoiò il groppo in gola. David era stato il suo miglior amico sin dai tempi dello scooter. Ne avevano passate tante insieme, sempre uniti e complici, nonostante la rivalità tra le loro famiglie.
Nonostante il fatto che la donna che David aveva sposato avesse amato prima lui.
Rena trattenne un singhiozzo e allungò la mano verso la cascata di fiori bianchi che drappeggiava la bara. La ritrasse, sfiorando con i polpastrelli un petalo di rosa. Fu in quel momento che incrociò lo sguardo di Tony, gli occhi azzurri così tristi da straziargli l’anima.
Lui era al corrente del suo segreto.
Ma non lo aveva rivelato a nessuno.
La fissò intensamente e, per la durata di quel breve istante, li unì il dolore per la perdita di David.
Lei batté le palpebre e distolse lo sguardo, allontanandosi dal feretro su gambe malferme, gli occhi di tutti concentrati sulla bella vedova trafitta dal dolore che porgeva al marito l’ultimo saluto.
Tony aveva al fianco Nick e Joe, i fratelli minori. Joe gli allungò un braccio attorno alle spalle, mormorando contrito: «Ci mancherà».
«Era un brav’uomo» aggiunse Nick.
Tony annuì e osservò l’auto che portava Rena via dal cimitero.
«È rimasta sola» osservò Joe mestamente. «Sarà ancora più dura per lei, adesso, tenere in piedi Purple Fields.»
Tony trasse un respiro profondo, valutando la sua mossa successiva. I Carlino e i Montgomery erano rivali in affari da anni, ma l’azienda vinicola di Rena non navigava in buone acque, ultimamente. «Non sarà più un pensiero suo.»
Joe si irrigidì. «Perché, hai forse in mente di comprarla tu? Lo sai che non la venderebbe mai. È una donna testarda. Ha già avuto altre offerte in passato e le ha rifiutate tutte.»
«Ma non potrà rifiutare la mia.»
Il fratello ruotò il capo e lo guardò dritto negli occhi. «Stai dicendo che le farai un’offerta a cui non potrà dire di no?»
«Più o meno. Voglio chiederle di sposarmi.»
Rena montò in macchina da sola, dicendo no ad amici e conoscenti che si erano offerti di darle un passaggio fino a casa, per poi restare con lei e commemorare David. Non aveva mai capito perché la gente si riunisse per gozzovigliare dopo un funerale. Ci si riempiva la pancia, si chiacchierava e si rideva, spesso dimenticandosi del vero motivo per cui era stato organizzato il rinfresco.
No, non avrebbe mai fatto una cosa del genere al suo David.
Era troppo giovane per morire.
Non poteva intrattenersi a ricordare la sua vita con le persone che lo avevano conosciuto, se pensava che lui aveva ancora così tanto da fare e da dare. Per cui era stata molto sincera quando si era rivolta a tutti coloro che avevano partecipato alle esequie, dicendo: «Spero comprenderete il mio bisogno di restare un po’ da sola, ora». E se n’era andata.
Mentre percorreva le stradine strette che si snodavano per la vallata, uno strano torpore le calò addosso. Conosceva bene quella terra, ogni anfratto, ogni sentiero. Lì era cresciuta e lì si era sposata.
Pianse in silenzio. Le lacrime che credeva di aver ormai esaurito le rigavano, copiose, le guance. Senza accorgersene, rallentò mentre costeggiava la proprietà dei Carlino, con i suoi ettari ed ettari di vigna.
Sapeva perché si era diretta in quel posto, perché ora parcheggiava l’auto davanti al cancello. Se David non c’era più, era tutta colpa di Tony. E voleva urlarlo da sopra quelle colline, gridare tutta l’ingiustizia di quella morte.
Un’auto sportiva grigio metallizzato si fermò dietro di lei e in quell’istante si rese conto di aver commesso un errore a recarsi lì. Dallo specchietto retrovisore vide Tony scendere dalla vettura e raggiungere con rapide falcate la sua portiera.
«Oh, no.» Strinse le dita attorno al volante e vi poggiò il capo. Mordendosi le labbra, tenne a freno il desiderio di sfogare la rabbia in un urlo. Ma le mancavano le forze. E non era quello né il momento né il luogo per abbandonarsi a una crisi isterica.
«Rena?»
Il timbro profondo della voce di Tony raggiunse il suo udito attraverso il finestrino semiaperto. Un tempo era stato suo amico. Poi tutto il suo mondo. Ora, però, quel che vedeva, era un estraneo, bello da morire, che non sarebbe mai dovuto tornare a Napa. «Sto bene» disse, sollevando la testa dal volante.
«Tu non stai bene affatto.»
«Ho appena seppellito mio marito, che cosa pretendi?» Teneva lo sguardo fisso davanti a sé, rifiutandosi di guardarlo.
Tony aprì la portiera e lei gettò un’occhiata fugace alla sua mano che si allungava verso di lei. «Parliamone.»
«No... non me la sento» replicò, scuotendo il capo.
«Allora, andiamo a fare una passeggiata.» Allorché lei continuava a tenere lo sguardo fisso sulla sua mano, Tony aggiunse: «Se sei venuta qui, un motivo ci sarà».
Rena chiuse gli occhi, tenendo a bada tutto quello che le si agitava nel cuore; ma la mente non riusciva a non pensare alle circostanze della morte di David. In preda a una rinnovata rabbia, ignorò la mano tesa e balzò fuori dall’auto di scatto, incamminandosi spedita lungo il sentiero erboso. Da sopra la collina, ammirò la valle sottostante, con i suoi vigneti e le sue case, grandi e piccine, un piccolo agglomerato di famiglie che lavoravano fianco a fianco per assicurare una buona vendemmia.
Aveva promesso a David che avrebbe tenuto in piedi Purple Fields, acconsentendo a una strana richiesta che lui le aveva fatto sul letto di morte. Una richiesta che non aveva potuto rifiutare. Lei amava Purple Fields. Gliel’avevano lasciata in eredità i suoi genitori e ora era la sua casa, il suo rifugio, lo scoglio a cui aggrapparsi.
Marciava lesta davanti a Tony, una fatica, in realtà, considerato il suo passo veloce. A un tratto, lui rallentò l’andatura e si lasciò sfuggire un sospiro esasperato. «Maledizione, Rena. David era mio amico. Gli volevo bene anch’io.»
Lei si fermò. Stringendo gli occhi, eseguì un giro su se stessa. «Tu gli volevi bene? Come puoi dire una cosa del genere? È morto per colpa tua!» L’ira le proruppe dentro con la veemenza di un fiume in piena. «Non saresti mai dovuto tornare. David era felice finché non sei ricomparso tu.»
Tony strinse le labbra e protese la mascella. Oh, come se lo ricordava quel suo sguardo ostinato. «Non sono responsabile della sua morte, Rena.»
«Non si sarebbe messo al volante di quell’auto se non ci fossi stato tu. Da quando sei tornato, non parlava d’altro. Di te... di quelle maledette corse... Non lo capisci? Tu rappresentavi tutto ciò che lui desiderava. Tu eri fuggito dalla vigna. Tu correvi. Vincevi. Eri diventato un campione.»
«È stato un incidente» insistette Tony. Un malaugurato incidente. Tutto qui.»
«Il tuo ritorno gli aveva risvegliato dentro un miscuglio di emozioni, riportato a galla desideri giovanili che aveva represso» proclamò lei concitata.
«Mio padre è morto due mesi fa. Sono tornato per occuparmi dell’azienda.»
Rena lo guardò torva. «Tuo padre» mugugnò. Santo Carlino era un uomo ruvido, autoritario, che pensava solo a costruire il suo impero, non importava a prezzo di che cosa. Aveva cercato di allungare le mani su ogni piccolo vigneto della zona. E quando i proprietari si rifiutavano di vendere, lui riusciva in un modo o nell’altro a rovinarli. I Montgomery avevano subito l’oltraggiosa ira di Carlino per anni, ma i suoi genitori avevano difeso la loro terra con le unghie e con i denti, riuscendo a proteggerla dall’avidità di quell’uomo. «Non voglio parlare male dei morti, ma...»
«Lo so che lo disprezzavi» pronunciò Tony.
Rena restò fedele alla sua promessa e tenne la lingua a freno su Santo Carlino. Non poté fare a meno, tuttavia, di provare certi sentimenti, senza sentirsi in colpa per questo. «Vattene, Tony.»
Le labbra di lui si curvarono in quella maniera sexy, peccaminosa che un tempo le aveva fatto perdere la testa. «Questa è la mia terra.»
Lei abbassò le spalle. «Hai ragione» dovette riconoscere. Si irrigidì, prendendosela con se stessa. Aveva sbagliato a recarsi lì, era stata una mossa precipitosa, così come avrebbe detto David. E aveva sbagliato ad avere quel breve scambio di battute con Tony.
Con passi frettolosi gli passò davanti, sfiorandolo, ma lui, con un gesto fluido e languidamente tenero, si allungò verso di lei e la bloccò per un braccio. «Lascia che ti aiuti.»
Rena aveva la gola stretta in un nodo. Quell’uomo non si rendeva neppure conto di quel che le stava chiedendo. Non avrebbe mai accettato il suo aiuto.
Fissò lo sguardo in quei suoi occhi scuri, penetranti... pazienti. Quella sì che era una novità. Tony Carlino dotato del dono della pazienza. Non era certo diventato un campione di rally a livello internazionale perché era uno che sapeva aspettare.
Scosse la testa, irritata. «Per favore, preferirei che non mi toccassi.»
Tony guardò la propria mano dolcemente posata sul suo braccio, poi glielo accarezzò, lasciando scorrere le dita su