Patto matrimoniale: Harmony Destiny
By Day Leclaire
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Day Leclaire
Autrice americana creativa e versatile, ha scoperto in tenera età la sua passione per la scrittura.
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Patto matrimoniale - Day Leclaire
portano.
1
Shayla era un fascio di nervi.
Davanti allo specchio del lussuoso bagno del quartier generale della Dantes, uno degli imperi di gioiellieri più rinomati al mondo, si studiò con occhio critico e tirò un sospiro di sollievo al notare che nel proprio riflesso non c’era traccia di nervosismo; dopotutto, le bastava superare quella serata e sarebbe finito tutto. Non solo, ma l’indomani avrebbe compiuto venticinque anni e forse, solo forse, sarebbe riuscita a raggiungere i tre obiettivi che si era posta.
Obiettivo numero uno: ripagare la nonna. Negli ultimi tre anni Shayla aveva lavorato come un mulo per rimborsare nonna Charleston delle spese che si era accollata per mandarla al college e farle avere un’educazione, per la quale la donna aveva risparmiato ogni centesimo, a rischio addirittura di far andare in malora la tenuta di famiglia che ormai sembrava crollare a pezzi. Anche se la nonna aveva sperato che Shayla facesse risorgere la Charleston, lei non aveva ereditato né il talento, né l’abilità per farlo. Ma poteva rappresentare gli interessi di famiglia nell’incontro con il clan dei Dante, fissato per l’indomani, e l’avrebbe fatto. Con un po’ di fortuna, la riunione avrebbe garantito alla nonna la sicurezza economica di cui aveva estremo bisogno – e Shayla si sarebbe fatta in quattro perché ciò accadesse.
Obiettivo numero due: intraprendere il lavoro che aveva sempre sognato. Il suo sorriso si fece radioso. Oh, sì. Non appena uscita dalla sala riunioni dei Dante, si sarebbe imbarcata su un aereo diretto in Europa, dove avrebbe assunto l’incarico di interprete per Derek Algier, un uomo d’affari di livello internazionale che aveva fatto della propria privacy un mantra. L’impiego l’avrebbe portata in alcuni tra i luoghi più belli ed esotici al mondo e non vedeva l’ora di cominciare.
Obiettivo numero tre: prima di assumersi quelle nuove responsabilità, Shayla voleva lasciarsi travolgere da una folle e impetuosa avventura. Solo per una volta. Una notte di passione prima di tornare alla propria natura più riservata e affidabile. Era chiedere troppo?
Si pressò una mano sullo stomaco con gesto ansioso. Ma prima, doveva imbucarsi a una festa.
La porta della toilette si aprì e ne entrarono diverse donne. Tutte le offrirono un sorriso educato e una di loro rivolse all’abito di Shayla un’occhiata invidiosa. Un altro motivo di sollievo: le modifiche che aveva apportato al vestito della nonna – una delle poche vestigia rimaste dei giorni gloriosi dei Charleston – risultavano invisibili persino agli occhi più attenti.
Anche trucco e capelli erano perfetti: l’insieme trasudava ricchezza e potere, qualcosa che, in realtà, la famiglia non sperimentava da una decade... per colpa dei Dante.
In vista dell’incontro dell’indomani, Shayla voleva farsi un’idea di chi si sarebbe ritrovata di fronte, in modo da avere un minimo di vantaggio nelle negoziazioni – cosa di cui aveva un bisogno disperato, considerato quanto in realtà si sentiva spaesata in quel campo. Afferrò la borsetta e trattenne una smorfia di frustrazione al vedere che la chiusura si era di nuovo aperta quando l’aveva posata sulla mensola.
La borsetta era appartenuta alla madre, un’altra eco di un passato che sussurrava di eleganza signorile e prosperità. Non sarebbe stato un gran problema, tranne che per un piccolo dettaglio.
Ciò che custodiva al suo interno valeva milioni.
Non poteva permettersi di smarrire il prezioso contenuto, se fosse successo, non avrebbe mai potuto ripagare la nonna per la perdita. Armeggiando all’interno, Shayla spinse il sacchettino di pelle nell’angolo più recondito della borsetta – non che fosse poi tanto profonda. Dopodiché estrasse la lista che la nonna le aveva dato e scorse i nomi un’ultima volta, imprimendoseli nella memoria.
Primo Dante, il patriarca e fondatore dell’impero della Dantes, ora in pensione. Severo Dante, CEO e presidente del Consiglio di Amministrazione. Poi c’erano i gemelli: Marco si occupava delle vendite internazionali e delle pubbliche relazioni – probabilmente non l’avrebbe incontrato; Lazzaro, invece, come direttore finanziario sarebbe sicuramente stato presente all’incontro.
Ripiegato il foglietto, lo infilò di nuovo nella borsetta, assicurandosi questa volta di averla chiusa bene. Preso un profondo respiro, controllò un’ultima volta il proprio aspetto e annuì: poteva solo sperare di non dare troppo nell’occhio.
Uscita dal bagno, si fermò nell’atrio a osservare gli ospiti che aspettavano di poter entrare al ricevimento. Quella sarebbe stata la parte più difficile, la più traumatica per una persona della sua natura. All’ingresso della sala gli uomini della sicurezza esaminavano gli inviti; attese l’arrivo di un gruppetto consistente e ridanciano, si attaccò a loro e approfittò di un momento di confusione per sottrarsi all’ispezione. E in un batter d’occhio, si era imbucata al ricevimento dei Dante. Si affrettò oltre la soglia e recuperò la concentrazione: il lavoro innanzitutto, doveva individuare i nomi della lista.
Dopodiché, magari avrebbe trovato l’uomo perfetto, un uomo che avrebbe reso quella sera veramente speciale.
Draco Dante la notò il momento stesso in cui entrò nella sala. La notò, e la desiderò con una tale fierezza da restare senza fiato. Sentì lo strattone viscerale dell’attrazione e non oppose resistenza. Naturalmente, a quel punto non aveva ancora compreso appieno le ramificazioni di ciò che stava accadendo; probabilmente nell’inconscio immaginava che avrebbe potuto liberarsene in qualsiasi momento. Non si era reso conto che l’Inferno l’aveva agguantato e lo stava trascinando inesorabilmente verso il suo destino.
Fino a quella sera non aveva mai creduto all’Inferno. Non aveva mai creduto alla leggenda di famiglia, una maledizione, a detta di alcuni. A suo parere era ridicolo pensare che un uomo potesse individuare la propria anima gemella con un semplice tocco. Assurdo credere, in realtà, all’idea stessa dell’anima gemella. Rifiutava con tutto se stesso la possibilità che ci fosse una donna fatta apposta per lui... e una soltanto. Negli anni, aveva sentito le voci. Aveva visto cugini e fratelli cadere uno dopo l’altro sotto la sua insidiosa influenza. Ma qualunque cosa fosse che l’aveva travolto appena aveva posato gli occhi addosso a quella donna, gli aveva scacciato dalla mente qualsiasi pensiero fuorché uno.
Prendila.
Era sull’uno e settantacinque, una massa di capelli legata sulla nuca, il nero ebano perfetto complemento agli occhi dello stesso colore dell’inchiostro. Anche se le sue curve non erano voluttuose, erano sufficienti a catturare l’attenzione della maggior parte degli uomini nella stanza. O forse era il modo in cui le mostrava, in quell’abito rosso rubino senza spalline che le abbracciava i seni prima di stringersi sulla vita e accarezzarle dolcemente i fianchi.
La donna varcò la soglia e avanzò con movimenti aggraziati verso una delle vetrine d’angolo, più appartata rispetto al centro della sala.
Draco si avviò nella sua direzione, scansando con agilità i possibili rivali. La trovò ad ammirare la nuova linea di fedi nuziali Eternity. «Belle, vero?» esordì.
Lei continuò a studiare l’esposizione, ignorandolo a tutti gli effetti. «Stupefacenti» mormorò.
«Credo che questo sia il momento in cui dovremmo presentarci» la invitò con un sorriso.
«No, grazie» replicò però lei con un’occhiata fugace e riservata prima di spostarsi per girargli intorno.
E allora lui commise l’errore. Prima che potesse sfuggirgli, tese il braccio e le prese la mano. «Aspetta...»
Colpì con tutto il calore e la potenza di un fulmine, lasciandolo allibito. Il crepitio, le scintille, la saetta di desiderio rovente, come se qualcuno l’avesse infilato tutto intero in un portalampadine e poi avesse acceso la luce. Si rovesciò attraverso di lui in un torrente inesauribile. Non fu il dolore a lasciarlo senza fiato, ma la sorpresa. Peggio ancora, aveva il terribile presentimento che il suo sospetto più atroce fosse appena stato confermato.
Lei si tirò indietro. «Che cos’è stato?» domandò, le sopracciglia che si arcuavano sulla fronte. «Che cosa mi hai fatto?»
«Razza di...» Scosse il capo come per schiarirsi le idee. «Penso di averti appena passato l’Inferno.»
«Be’, non farlo di nuovo. Non mi è piaciuto.» E con ciò, gli diede le spalle e sparì tra la folla.
Gli ci volle un istante per reagire. Senza saper bene se imprecare o ridere – o forse entrambi – si lanciò all’inseguimento. La raggiunse davanti a un’altra vetrina e si fermò al suo fianco. Non che lei desse alcun segno di riconoscere la sua presenza. «Mi stai dicendo che hai provato solo shock quando ci siamo toccati? Niente di più?»
L’attenzione della sconosciuta rimase fissa sulle pietre preziose, come se avessero la risposta a tutti i misteri della vita. «Avrei dovuto provare qualcos’altro?»
«Da quello che ho sentito dire... sì.»
Finalmente si voltò a guardarlo, con un’espressione curiosa. I suoi occhi erano grandi e piegati agli angoli, e densi di qualcosa di triste e senza età. Era incredibile come riuscissero a riflettere ogni sua emozione. E in quel preciso momento comunicavano un messaggio inequivocabile: Vattene. «Non ho idea di ciò di cui tu stia parlando.»
Ma perché la donna che desiderava più di ogni altra non voleva proprio saperne? Se non fosse stato così frustrante, sarebbe stato divertente. «Magari possiamo ricominciare daccapo. Io sono...»
Lei si voltò di scatto, la gonna dell’abito che roteava intorno a lei, l’orlo che si infrangeva sulle gambe di Draco come se volesse abbracciarle. Gli pressò un dito sulle labbra. «Niente nomi» sussurrò in fretta. «Sono entrata senza invito, e se mi scoprono, potrai dire onestamente di non sapere chi sono. Così non finirai nei pasticci anche tu.»
Ah, diavolo. A quel punto non poteva confessare di essere un Dante. «Sei qui per rubare qualcosa?»
Lo stupore si mescolò allo shock. Mai al mondo avrebbe potuto fingere quell’espressione. «No, certo che no.»
«Bene.» Molto bene. «Cosa ne dici del nome di battesimo? Le persone di solito se lo scambiano, sai,anche quando entrano senza invito.» Per la sua posizione di responsabile gemmologo della Dantes, faceva sempre molta attenzione a tenere il proprio nome tanto inusuale lontano dai riflettori, perciò lei non avrebbe dovuto collegarlo alla famiglia.
La bruna si mordicchiò il labbro inferiore tra i denti e Draco quasi perse la testa: non avrebbe voluto altro che catturare quel dolce labbro succulento tra i propri denti. «Suppongo non possa essere un male» concesse. «Mi chiamo Shayla.»
«Draco» replicò lui. «Draco senza cognome.»
«O mamma.» Gli offrì un sorriso divertito. «Hai fatto qualche dispetto ai tuoi genitori?»
«Cosa, per il nome?» Rispose al suo sorriso con uno più afflitto. «È un nome di famiglia. Il cognome da ragazza di mia madre, per la precisione. E ce l’ho da molto prima che uscisse Harry Potter, per la cronaca.»
«Draco...» La sua espressione mostrò una punta di esitazione. «Significa che sei un drago?»
«Un drago...» Considerò l’idea. «Posso diventarlo, quando si tratta di qualcosa di importante. Se qualcuno mi porta via quello che considero mio.»
«Allora farò meglio a evitare di prendere qualsiasi cosa abbia un valore per te.»
«È sempre una mossa saggia.»
Decise di tastare il terreno e le si fece più vicino, per vedere come avrebbe risposto. La sua reazione fu talmente lieve che quasi gli sfuggì. Quasi. Invece colse le spesse ciglia che accennarono un abbassamento e la tensione che le irrigidì le spalle. Non aveva senso. Perché nasconderlo? Se fosse stato anche solo in minima parte simile a ciò che provava lui, avrebbe dovuto praticamente saltargli addosso.
L’Inferno – sempre ammesso che si trattasse davvero di quello, e Draco nutriva ancora dei dubbi in proposito – oscurava ogni pensiero razionale, spingendo un uomo a trovare un modo per toccare la donna che bramava, per inspirare il suo profumo. Per portarla via e sprofondare in lei finché nessuno dei due fosse più in grado di muoversi o pensare o respirare.
«Perché lo contrasti?» le domandò sottovoce.
«Contrastare che cosa?»
Questa volta non riuscì a nascondere la menzogna e Draco non perse tempo a discutere. Prima che lei si rendesse conto delle sue intenzioni, le prese la mano nella propria. Il fuoco divampò tra di loro, ancora più intenso di prima, fluendo nelle sue vene come champagne effervescente. Ogni battito del suo cuore lo spingeva più lontano e più a fondo, rafforzando la connessione fino a minacciare di fargli perdere il controllo della situazione.
«Shayla...»
Sussurrò il suo nome nei pochi centimetri di spazio che li separavano, colmando il suono con ogni briciola di desiderio che provava. Lei socchiuse le labbra e il suo respiro si fece più laborioso. Vacillò, seppure lievemente. Draco colse la sottile fragranza del suo profumo, vivace e speziato con una punta di sensuale gettato nel miscuglio. Gli venne il sospetto che quel profumo fosse