L amante del principe
By Lucy Monroe
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Lucy Monroe
Innamorata dei libri fin da bambina, per le sue storie crea eroine indipendenti e sensibili allo stesso tempo.
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L amante del principe - Lucy Monroe
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
His Royal Love-Child
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2006 Lucy Monroe
Traduzione di Velia De Magistris
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-567-3
1
Danette Michaels chiuse il giornale e lo appoggiò sul tavolino da caffè. Le sue mani erano ferme, una cosa sorprendente considerato l’uragano che la scuoteva dentro. Dalle sue labbra non sfuggì un solo gemito, eppure avrebbe voluto urlare. Avrebbe anche voluto ridurre in mille pezzi le pagine della rivista, ma non poteva fare nemmeno quello. Era certa che, se avesse dato un seppur minimo sfogo all’indignazione che le lacerava l’anima, non avrebbe più recuperato il controllo di se stessa. Non doveva accadere. Aveva trascorso anni esercitandosi per tenere a bada le proprie emozioni, imparando a nascondere il dolore fisico ed emotivo e a frenare le lacrime. Poi, il tradimento di Ray l’aveva fatta sprofondare nella più buia disperazione, e aveva giurato che non avrebbe mai più concesso a un uomo il potere di ridurla in quello stato.
Nemmeno al principe Marcello Scorsolini.
«È proprio stupendo, vero?» chiese Lizzy, ignara dello stato d’animo di Danette. Si sporse in avanti e aprì di nuovo la rivista, poi indicò l’istantanea che era la causa dell’agonia della sua amica. «Riesci a immaginare cosa prova questa donna?»
Danette guardò lo scatto. Non avrebbe voluto farlo, ma non riuscì a impedirselo. Il suo sguardo fu guidato da emozioni potenti almeno quanto l’amore che giaceva in fondo al suo cuore. Il bisogno di sapere, e l’assurda speranza che i suoi occhi l’avessero ingannata.
Una speranza vana.
La fotografia era esattamente quella che aveva visto pochi istanti prima. Ritraeva il bellissimo presidente della sede italiana della Scorsolini Shipping in una delle sale della reggia di Scorsolini Island, che ballava con una donna molto attraente durante la festa in onore del compleanno del padre. I due erano praticamente incollati l’uno all’altra. Il principe sorrideva, e la sua dama aveva l’espressione di un gatto che era appena riuscito a stanare un topolino.
Come aveva potuto essere così cieca e stupida?, si chiese Danette disperata. Come aveva potuto coinvolgersi con quell’uomo, e creduto di condividere con lui tutto quello che contava davvero?
Era caduta fra le sue braccia senza esitazioni, quasi fosse vittima di un incantesimo che l’aveva privata della sua volontà. Gli aveva regalato la sua verginità, accontentandosi di ricevere in cambio solo passione. Vero, lui le aveva promesso fedeltà, una promessa che ora quella foto sconfessava.
Contrariamente a ciò che le aveva confidato in privato, il suo principe era effettivamente il re dei playboy. Dunque, era proprio incapace di usare il buon senso quando si trattava di uomini, oppure più semplicemente la sfortuna la perseguitava?
«Dove sei?»
La domanda di Lizzy sottrasse Danette al filo delle sue riflessioni. «In che senso?»
«A cosa pensi? Non al lavoro, spero.»
«Una cosa del genere» replicò. Il suo lavoro e il suo amante erano inesorabilmente collegati.
«Ho detto... Riesci a immaginare cosa prova questa donna?»
Anche troppo bene, per quanto, allorché Marcello la stringeva così, lei non indossava mai un fiabesco vestito da sera. Il più delle volte non indossava niente. «Sì» confermò Danette.
Lizzy rise. «Allora hai un’immaginazione più fervida della mia.»
«Non proprio.»
«Ti senti bene?» domandò Lizzy, il tono preoccupato. «Sembri... assente.»
Danette si costrinse a distogliere gli occhi dalla foto per guardare la donna minuta e bionda che aveva davanti. Erano entrambe americane, ma non avevano altro in comune. Lizzy era bassina, con un corpo da Venere tascabile e una cascata di riccioli biondi che le incorniciavano il viso a forma di cuore. Lei, d’altra parte, era alta e sottile, il collo aggraziato che Marcello paragonava a quello di un cigno, ma che per lei era solo troppo lungo, e lineamenti assolutamente comuni che il suo amante invece definiva piacevolmente naturali. I capelli castani, che le sfioravano le spalle, erano così lisci da resistere a qualsiasi tentativo di dar loro un po’ di volume. Marcello diceva che sembravano seta al tatto, e che considerava un toccasana la sua semplicità. La bionda che però stringeva fra le braccia di semplice non aveva proprio nulla...
Marcello aveva dichiarato spesso di adorare il suo puro giglio, come gli piaceva chiamarla. La foto dimostrava che non disdegnava orchidee di serra, e la induceva a chiedersi se non avesse sbagliato completamente nel giudicarlo, esattamente come le era successo con Ray.
Cercò di sorridere e non ci riuscì. Ripiegò su un sospiro. «Sto bene, è solo un po’ di stanchezza. Sono stata molto impegnata con il progetto Cordoba.»
«Considerando tutto il tempo che dedichi al lavoro, non c’è da sorprendersi se non hai una vita sociale.»
Invece ne aveva una, una segreta che le dava più gioia di quanto avesse creduto possibile... Almeno così era stato fino a quel momento. Danette infine riuscì a esibirsi in un sorriso, per quanto era sicura che non fosse un sorriso molto convincente. «Sai anche tu come funziona» commentò.
«Io so solo che lavori troppo.»
«Non proprio. Amo il mio lavoro.»
«E io il mio, ma non è la mia sola ragione di vita. Ho cose migliori da fare nelle ore libere... A proposito, devo andare! Sicura di non voler venire con me?»
Danette scosse la testa. «Scusami, ma credo che andrò a dormire presto.»
«Dovresti uscire più spesso» sentenziò Lizzy.
«Ma io esco» replicò Danette. Con Marcello, per recarsi dove era impossibile che qualcuno potesse riconoscerli.
Lizzy sbuffò, ma subito dopo sul suo viso si dipinse un’espressione sorniona. «Se non verrai, Ramon ci resterà molto male» affermò.
«Ne dubito.»
«Il tizio ha una cotta per te, è bello, è un asso nel suo lavoro e non è sposato. Perché non provi almeno a frequentarlo per un po’? Non si può mai sapere...»
«Negli ultimi sei mesi Ramon ha cambiato quattro fidanzate. Non è rassicurante» affermò Danette, rendendosi subito conto dell’assurdità delle sue parole. Perché nulla poteva essere meno rassicurante dell’avere una relazione segreta con un principe.
«Nella vita è necessario osare, oppure non hai imparato ancora questa lezione?»
«Sì, in alcune occasioni vale la pena correre dei rischi.»
«Non per Ramon, dunque» dedusse Lizzy.
«Non lo so, ma sicuramente non questa sera.»
«Va bene» si arrese la bionda abbracciandola. «Riposati. Ci vediamo domani in ufficio.»
Danette replicò all’abbraccio, pensando alla sua amica Tara e alla sua storia a lieto fine con Angelo Gordon, ma il suo caso era diverso. Purtroppo nessun uomo poteva reggere il paragone con Marcello, nemmeno il ricco e famoso Angelo, tanto meno il bel Ramon del reparto vendite. «Divertiti.»
«Certo.»
«Hai dimenticato la tua rivista.»
Già accanto alla porta, Lizzy si voltò. «Tienila, così avrai qualcosa da leggere prima di addormentarti» aggiunse, poi uscì di casa senza lasciarle il tempo di replicare.
Lei invece non voleva leggere quel giornale, pensò Danette. Non voleva guardarlo, non voleva nemmeno averlo in casa, ma quando lo prese con l’intenzione di gettarlo nella spazzatura, si ritrovò a riesaminare le quattro pagine dedicate alla festa di compleanno del re Vincenzo Scorsolini, corredate da decine di istantanee e da mille pettegolezzi. Era intenta a osservare la fotografia che ritraeva Marcello e la sua dama bionda quando un colpo alla porta la fece sobbalzare.
Abitava in quello che una volta era stato il cottage del giardiniere in una grande proprietà nei dintorni di Palermo. Tara e Angelo l’avevano aiutata a trovare quella sistemazione, Angelo poi l’aveva inserita anche in campo professionale, ma da qual momento in poi aveva contato solo sulle proprie forze. Quindi aveva rifiutato la generosa offerta dei suoi genitori che si erano dichiarati disposti ad acquistare per lei nel centro della città un appartamento simile a quello che aveva avuto a Portland, e anche il sostegno economico che non avrebbero negato alla loro unica figlia.
Per quanto il cottage sorgesse lontano dalla strada principale, i proprietari occupavano ancora la casa padronale, dunque il sistema di allarme era all’avanguardia e i sorveglianti non permettevano a nessuno di accedere alla proprietà. Di conseguenza non doveva preoccuparsi di ricevere visite sgradite, ciò nonostante Marcello le aveva raccomandato tante volte di non aprire senza prima verificare chi fosse alla porta. Così impugnò la maniglia e guardò dallo spioncino. Era lui.
Danette trattenne il fiato. Dopo aver letto l’articolo, si era convinta che Marcello non le apparteneva più, posto anche che fosse mai stato suo... Allora perché era venuto a cercarla?
Eppure era lì, l’esempio della perfezione che poteva raggiungere un uomo. Dai capelli castano dorato volutamente spettinati ai lineamenti del viso che ricordavano quelli di una statua greca, alla giacca di sartoria che indossava, tutto in lui era perfetto. Però aveva l’aria stanca, e cerchi neri gli sottolineavano gli occhi blu cobalto, forse i sintomi evidenti delle tante notti trascorse a folleggiare.
Marcello era partito per un viaggio di affari una settimana prima del compleanno di suo padre. Avevano parlato al telefono ogni sera, lui le aveva assicurato che stava lavorando a pieno ritmo in modo da poter tornare da lei il più presto possibile. Vedendo la foto sul giornale, però, lei aveva creduto che non lo avrebbe più visto. Perché il principe avrebbe dovuto sprecare il suo tempo con lei dal momento che c’erano tante donne belle e sofisticate disposte a fargli compagnia? Forse la sua mente stava funzionando in modo irrazionale, ma era così che si sentiva al momento. Irrazionale. Aspettò che bussasse una seconda volta prima di aprire. Restò a fissarlo ammutolita mentre le sue labbra sensuali si incurvavano in un irresistibile sorriso.
«Buonasera, tesoro mio. Hai intenzione di farmi entrare?»
«Cosa ci fai qui?»
Marcello socchiuse gli occhi e smise di sorridere. «Che razza di domanda è questa? Non ci vediamo da più di una settimana. Il mio aereo è atterrato un’ora fa. Dove altro dovrei essere?»
Sei mesi prima, quando la loro relazione aveva avuto inizio, effettivamente la sua sarebbe stata una domanda ridicola. Dal principio Marcello aveva trascorso con lei solo un paio di serate alla settimana, ma ben presto avevano preso l’abitudine di dormire insieme ogni notte. Praticamente convivevano, anche se in segreto. «Forse con la tua nuova fidanzata?» ipotizzò Danette.
Marcello entrò nel cottage e lei istintivamente arretrò. Non voleva toccarlo. Non in quel momento, e probabilmente mai più.
«Quale nuova fidanzata?» chiese Marcello scandendo le parole. Richiuse la porta alle sue spalle e si avviò verso di lei.
Danette sventolò la rivista incriminata. «Questa nuova fidanzata» precisò.
Marcello le prese il giornale dalle mani, lo sfogliò distrattamente prima di gettarlo sul tavolino.