La stella del deserto: Harmony Collezione
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Per rafforzare il suo regno, il principe Xavian deve sposare una principessa mai vista prima, facendone la regina del Qusay. La sua prima notte di nozze, quindi, sarà solo l'ennesimo dovere da assolvere per il suo paese. Ma quando Layla si presenta a lui senza veli, la pelle lucida di oli profumati, Xavian scopre una bellezza pari al cielo stellato del deserto, che merita di essere amata come la protagonista di una favola.
Carol Marinelli
Nata e cresciuta in Inghilterra, ha conosciuto il marito durante una vacanza in Australia.
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La stella del deserto - Carol Marinelli
svanì.
1
Il re Xavian Al’Ramiz lesse di nuovo il biglietto, uno dei tanti ricevuti per il suo imminente matrimonio.
Lo inviava il re Zakari di Calista, che agli auguri aggiungeva di essere impaziente di incontrarlo personalmente la settimana seguente, al ricevimento ufficiale.
Era la terza lettera.
Con la prima, gli aveva porto le condoglianze per la scomparsa dei suoi genitori e lo aveva invitato al Palazzo di Calista.
Lui non aveva replicato. Anzi, aveva bruciato la missiva.
Poi ne aveva ricevuta una seconda, un ringraziamento per il dono spedito dal popolo del Qusay in occasione della nascita del principe ereditario, Zafir.
Ancora Xavian non aveva risposto, anche se aveva conservato il messaggio per qualche giorno prima di bruciare anche quello.
E ora, l’ultima.
Non c’era nulla di disdicevole in quelle poche righe, pensò mentre le leggeva forse per la centesima volta. Non sapeva con precisione cosa cercava fra quelle parole, generiche espressioni di felicitazioni, eppure non riusciva a controllare l’ansia che gli comunicavano.
La sua futura moglie lo stava aspettando. Era già in un ritardo imperdonabile, ma continuava a leggere e a indugiare su quello che era solo un messaggio formale inviato dal re Zakari di Calista e da sua moglie, la regina Stefania di Aristo. Con il loro matrimonio avevano riunito le loro due isole nell’antico regno di Adamas, e allora perché, si chiese Xavian, avevano usato la carta con lo stemma della Famiglia Reale di Calista, e non con quello di Adamas? Passò un dito sull’emblema, percependo di nuovo quella bizzarra sensazione, come di turbamento pur se immotivato.
Una sensazione che non lo aveva mai abbandonato dal giorno dell’incoronazione della regina Stefania, da quando lei lo aveva guardato negli occhi e sul suo viso si era dipinta un’espressione sconvolta.
No, era stata addirittura sul punto di perdere i sensi, Xavian si corresse. E lui le aveva stretto una mano fra le sue, continuando a parlarle finché il marito non si era reso conto del problema e l’aveva condotta via.
In seguito aveva saputo che la regina era stata già in attesa del suo primo figlio durante la cerimonia, il che avrebbe dovuto spiegare il suo malessere.
Ma non spiegava però il suo, ragionò Xavian.
Perché era stato inquieto già prima di rendere omaggio a Stefania, esattamente da quando aveva visto il re Zakari fra gli altri sovrani. Il suo cuore aveva preso a battere all’impazzata, cosa che ancora gli accadeva di notte, e che gli stava accadendo anche in quel momento.
«È tutto pronto, Altezza» annunciò Akmal, il suo visir, entrando nella stanza. «La sua sposa sta aspettando.»
Xavian percepì una nota perplessa nella sua voce. In effetti la sua sposa, la regina Layla di Haydar, stava aspettando ormai già da tempo. Era la seconda volta che Akmal entrava discretamente negli appartamenti reali per controllare che non ci fossero problemi, e solo per trovare il suo re esattamente dove lo aveva trovato la prima volta, in piedi accanto alla finestra, una lettera in mano, lo sguardo rivolto al mare. «Arriverò fra breve» replicò.
«Altezza, posso suggerire...?»
«Non hai sentito quello che ho detto?» sbottò Xavian, finalmente girandosi, gli occhi che praticamente mandavano fiamme, il tono deciso inteso a far capire chi era il re, e chi comandava. Con addosso l’uniforme militare del Qusay – la giacca verde oliva decorata da tante medaglie, stivaloni di cuoio nero, la spada d’argento che gli penzolava a un fianco e la treccia dorata che reggeva il copricapo – senza dubbio aveva un aspetto imponente, in qualche modo minaccioso. Ma, considerata la sua altezza, le spalle ampie, il fisico possente, in fin dei conti non aveva bisogno di medaglie o spade per imporre se stesso e ottenere rispetto. «La regina potrà aspettare finché io non sarò pronto.»
«Come desidera, sire.» Akmal, il quale sapeva quando era il momento di ritirarsi, chinò la testa e uscì dalla stanza.
Di nuovo solo, Xavian riprese a guardare il mare.
Layla avrebbe aspettato. Di quello ne era certo.
D’altra parte aveva aspettato già a lungo. Fidanzato con lei sin dall’adolescenza, il matrimonio avrebbe dovuto essere stato celebrato già da dieci anni. Lui aveva scelto di rimandare, e di godersi appieno la sua libertà.
Quella libertà che però adesso era sul punto di finire.
Uscì in terrazza, desiderando di ritrovarsi di fronte al deserto, e non al mare. Nel deserto egli riusciva a ritrovare rari momenti di pace, nel deserto quella sera avrebbe portato la sua nuova moglie.
Un pensiero che lo disturbava.
Da quando i suoi genitori avevano perso la vita in un incidente aereo, i suoi consiglieri non avevano smesso per un solo attimo di lavorare. La sua esistenza da playboy era giunta al termine, era re ormai, e i re non si comportavano come i principi. I re si sposavano e generavano eredi, e a lui toccava la stessa sorte. Dopo tre mesi di lutto, il matrimonio che lui aveva posticipato all’infinito doveva aver luogo.
Sarebbe stata una cerimonia privata, date le circostanze, come lo era stata quella della sua incoronazione. Preparativi in grande stile erano del tutto inappropriati considerata la recente scomparsa del sovrano e della sua consorte. Il popolo avrebbe appreso solo l’indomani delle avvenute nozze, e intanto lui si sarebbe ritirato nel deserto con la moglie in attesa della cerimonia ufficiale. Infine, dopo un ulteriore periodo di lutto i festeggiamenti sarebbero stati estesi anche al popolo, e probabilmente il popolo avrebbe avuto diversi motivi per esultare. A parere del Consiglio degli Anziani infatti, era auspicabile che, esattamente nove mesi dopo le nozze, il nuovo principe ereditario avrebbe visto la luce.
Akmal gli aveva consigliato di astenersi da incontri sessuali almeno per sette giorni prima del matrimonio, in modo che il suo seme fosse impetuoso e potente.
Un consiglio che lui, ovviamente, aveva scelto di ignorare.
La sua impetuosità sessuale non conosceva limiti.
E poi la sua unione con Layla altro non era se non una strategia politica. L’Haydar soffriva guidato da una donna, e con la sua presenza, seppure occasionale, Xavian avrebbe ricondotto in riga un paese agitato da turbolenze sociali.
Naturalmente, si sarebbe preso un’amante. Molte amanti.
Non aveva alcuna intenzione di dormire da solo.
Quindi l’inquietudine che lo affliggeva non era causata dall’imminente matrimonio, e nemmeno dalla morte dei suoi genitori. Già da molto tempo prima del fatale incidente, la sua anima aveva attraversato una profonda crisi. Una crisi però che non sapeva definire, né gli era possibile identificarne la fonte.
A volte fissava la lettera per lunghi minuti, come stava facendo in quel momento, in cerca di indizi che probabilmente non esistevano.
Forse era sulla strada della follia.
Di notte apriva gli occhi all’improvviso, il cuore che gli martellava nel petto. Svegliava la bellezza di turno che dormiva accanto a lui e la congedava bruscamente. Nessuno, nessuno doveva vederlo in un tale stato di prostrazione. Come in quel momento, mentre il suo cuore batteva all’impazzata, e il petto si alzava e si abbassava al ritmo del respiro affannoso mentre continuava a scrutare il mare. Aveva la nausea, quasi si trovasse effettivamente a bordo di una barca in balia dei flutti. Gocce di sudore gli imperlavano la fronte, vacillava come sospinto dalle onde. Le cicatrici che gli solcavano i polsi bruciavano, a volte succedeva. Guardava l’oceano, in cerca di cosa non sapeva. Distolse lo sguardo, obbligò il cuore a rallentare la sua corsa, cercò conforto nel pensiero della serata che lo aspettava. Non perché avrebbe avuto sua moglie accanto, ma perché solo il deserto aveva il potere di calmarlo.
Sì.
Si sarebbe sposato, avrebbe condotto la regina nel deserto, consumato alla svelta il matrimonio, e l’indomani sarebbe stato libero di vagare fra le dune, libero di chiedere alla terra sulla quale regnava consigli e guida.
Più sereno adesso, rientrò in camera, la lettera ancora in mano. Si fermò accanto a un grosso cero e impassibile osservò la fiamma che divorava la spessa carta color crema con lo stemma di Calista. Gettò il foglio bruciato nel camino, completando così il rituale che aveva già ripetuto due volte, e aprì la porta, praticamente travolgendo Akmal.
Scoccò al suo visir un’occhiata di rimprovero, e si avviò a lunghi passi lungo il corridoio, fino al giardino, pronto ormai per fare ciò che doveva.
Gli Anziani erano seduti, ma si alzarono di scatto quando lo videro arrivare. La sposa non si girò. Ammantata da un abito color dell’oro, il capo velato, tenne gli occhi bassi mentre lui si avvicinava.
La prospettiva di prendere in moglie quella donna non lo entusiasmava per nulla, pensò Xavian.
L’Haydar era un paese ancorato alle tradizioni di un tempo. Le donne dovevano portare il velo fino al giorno del matrimonio. Ma anche quei metri di seta splendente non riuscivano a nascondere del tutto una figura dalle forme abbondanti.
Perfetto, pensò Xavian con cinismo. Gli toccava mettere incinta una donna grassa e senza esperienza. Ma non c’era limite ai suoi doveri?
Il celebrante cominciò con la sua litania, chiese a Layla se sarebbe stata una sposa devota e leale, se avrebbe servito suo marito, prestando a lui e ai figli che sarebbero venuti ogni cura e attenzione.
Fu con un sussurro che lei rispose di sì.
Il celebrante le pose di nuovo le stesse domande, e di nuovo lei rispose affermativamente.
La terza volta Xavian notò che lei continuava a tenere il capo chino mentre rispondeva, come era giusto che