Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Sotto lo sguardo del milionario: Harmony Collezione
Sotto lo sguardo del milionario: Harmony Collezione
Sotto lo sguardo del milionario: Harmony Collezione
Ebook163 pages2 hours

Sotto lo sguardo del milionario: Harmony Collezione

Rating: 3.5 out of 5 stars

3.5/5

()

Read preview

About this ebook

Se già il primo incontro fra Gracie O'Brien e Rocco De Marco, uno dei milionari più in vista della città, è stato memorabile, il secondo è addirittura indimenticabile. Quando Rocco infatti se la ritrova davanti mentre sta tentando di fare irruzione nel suo ufficio, dopo averla già vista rubacchiare dal buffet del party al quale lavorava come cameriera, non può che dubitare della sua onestà. L'unica strada percorribile, a quel punto, è tenerla il più vicino possibile a sé fino alla scoperta della verità, così da poterla controllare. Attentamente.
LanguageItaliano
Release dateMay 10, 2019
ISBN9788858997185
Sotto lo sguardo del milionario: Harmony Collezione
Author

Abby Green

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

Read more from Abby Green

Related to Sotto lo sguardo del milionario

Related ebooks

Romance For You

View More

Related articles

Reviews for Sotto lo sguardo del milionario

Rating: 3.6666666666666665 out of 5 stars
3.5/5

3 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Sotto lo sguardo del milionario - Abby Green

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Legend of de Marco

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2012 Abby Green

    Traduzione di Cornelia Scotti

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-718-5

    1

    Luca De Marco si guardò intorno e provò una profonda soddisfazione. Si trovava in un salone molto bello, all’interno di uno dei più famosi musei del mondo, nel centro della grande città di Londra. Era stato progettato negli anni Venti da un famoso artista francese Art Déco e attirava ogni anno migliaia di estimatori che ne ammiravano le splendide vetrate istoriate.

    Gli ospiti di quelle serate erano solitamente di alto livello: politici, intellettuali, artisti di primo piano e filantropi che controllavano l’andamento del mercato con solo uno schiocco delle dita. Lui apparteneva a quell’ultima categoria e, all’età di trentadue anni, era circondato da sommesse speculazioni su come fosse riuscito a raggiungere un tale livello di potere in così poco tempo.

    In quell’istante incrociò lo sguardo di una donna alta ed elegante, decisamente di classe. Portava i capelli biondi raccolti in uno chignon e i suoi occhi blu passavano in rassegna altezzosi la folla. Quando incontrarono i suoi, l’espressione si ammorbidì decisamente. Le sue guance truccate alla perfezione non si arrossarono sotto lo sguardo di Luca, e lui se ne rese conto perfettamente. Era dura come i diamanti che portava alle orecchie e intorno alla gola, e lui lo sapeva bene.

    Gli sorrise, e sollevò il bicchiere verso di lui in un gesto impercettibile eppure colmo di significato.

    Una sensazione di trionfo serpeggiò dentro di lui mentre ricambiava il saluto con la stessa discrezione. La prospettiva di corteggiare l’altolocata e rispettabilissima signorina Honora Winthrop gli fluì nelle vene come nettare delizioso. Lo stomaco gli si contrasse. Quello era il momento giusto. Finalmente era vicino! Vicino a tutto quello per cui aveva lottato duramente. Mai aveva osato sperare di arrivare a una simile posizione, a ospitare persone di quel calibro, con la certezza che sarebbe ben presto diventato uno di loro.

    Finalmente si era allontanato dalle brutture della sua giovinezza nei quartieri degradati della città italiana dove era nato. Suo padre e le sue sorelle lo avevano abbandonato a se stesso senza mai voltarsi indietro e lui, come un animale, si era fatto largo attraverso le difficoltà, usando il coraggio che non gli mancava e la sua grande intelligenza. Ovviamente nessuno in quel luogo conosceva il suo passato.

    Luca posò il bicchiere sul vassoio di un cameriere che gli passava accanto e rifiutò con un cenno di prenderne un altro. Mantenersi lucido era un’abitudine per lui. Indelebile come un tatuaggio sulla pelle. Per un istante ripensò al tatuaggio volgare che aveva portato per anni. Cancellarlo era stata una delle prime cose che aveva fatto quando era arrivato a Londra, quasi quindici anni prima. Al pensiero provò uno sgradevole brivido.

    Se lo scosse di dosso e si diresse verso la signorina Honora Winthrop. Era ora di rendere pubbliche le sue intenzioni. Per un momento fu afferrato da un senso di claustrofobia che ricacciò indietro. Aveva lottato duramente per arrivare fin lì, e ora era dove voleva essere.

    Innervosito dal susseguirsi di sensazioni sgradevoli, stava cercando di ricomporsi quando incrociò lo sguardo di una persona che spiccava, da sola in mezzo alla ressa. Era una ragazza, e già a prima vista si rese conto che non era sofisticata come le altre donne nel salone. L’abito che indossava non era della taglia giusta e i capelli erano una massa rossa, vibrante e selvaggia, che faceva pensare che ci fosse qualcosa di indomito in lei. Una passione che lo attrasse a un livello primitivo.

    Gracie O’Brien tentava di sembrare rilassata e noncurante. Come se fosse abituata a essere ospite di una serata di gala dove camerieri in livrea ti offrivano bicchieri di champagne. In realtà era lei di solito la cameriera, anche se in luoghi decisamente meno eleganti e sobri. In locali dove gli uomini avevano la pessima abitudine di allungare le mani per pizzicarle il sedere a ogni passaggio.

    Gracie serrò la mascella in un gesto inconscio. Sapeva bene che nell’epoca in cui viveva, una laurea in arte contava davvero poco, però aveva un sogno. Solo che per finanziarlo, e per mangiare, aveva bisogno di lavorare e sembrava proprio che, in quel momento, gli unici lavori disponibili fossero quelli in fondo alla scala gerarchica del mondo a cui avrebbe voluto appartenere.

    Non era sua abitudine elucubrare su situazioni impossibili. Era un tipo pratico, e sarebbe riuscita benissimo a risalire la scala. Così come a superare quella serata, promise a se stessa mentre stringeva la borsa contro il petto. Dove diamine era finito Steven? Se si trovava lì quella sera, era solo per fare un piacere a lui. Strinse le labbra. Quell’ambiente la metteva in agitazione. Il pensiero stesso di Steven, come sempre, la metteva in agitazione!

    Gracie si costrinse a rilassarsi. La serata di beneficenza organizzata dalla società per cui lavorava suo fratello rappresentava una grande opportunità per lui. Il che poteva essere il motivo del suo nervosismo di quegli ultimi tempi. Sì, era inutile preoccuparsi di chissà che cosa. Avevano ventiquattro anni ormai, e lei non poteva continuare a sentirsi responsabile per lui solo perché era ciò che aveva sempre fatto sin da quando erano bambini. Portava ancora le cicatrici delle liti ingaggiate per difenderlo. Dopo tutto lei era la maggiore... di venti minuti scarsi!

    La loro madre, prima di abbandonarli, non aveva smesso un attimo di ricordarle che il suo prezioso figlio era quasi morto, mentre lei, Gracie, aveva avuto l’audacia di scoppiare di salute. Le parole di addio che aveva rivolto a Gracie erano state: Se potessi porterei lui con me, e lascerei te. Lui è il solo figlio che avrei voluto. Purtroppo ti vuole troppo bene e io non ce la farei a sopportare i piagnistei di un moccioso.

    Gracie ricacciò indietro la ridda di emozioni che si agitavano dentro di lei ogni volta che ripensava a quel giorno cupo e sospirò alla vista del fratello. Il cuore le si gonfiò di amore per lui. Nonostante l’abbandono, e tutto ciò che era successo negli anni a seguire, erano sempre rimasti vicini, pronti ad aiutarsi l’un l’altro. Eppure Gracie non era riuscita a salvare Steven da alcuni anni di buio dovuti alla sua debolezza. Ora per fortuna era tornato sulla retta via.

    Poche ore prima, suo fratello l’aveva implorata: Ti prego Gracie... voglio che tu venga con me. Avranno tutti una moglie accanto e io ho bisogno di mischiarmi con loro. Ti rendi conto di che fortuna sia lavorare alla De Marco International?

    Si era lanciato in una sviolinata sulla società e sul suo fondatore, l’affascinante, a suo dire, Luca De Marco. Pur di farlo smettere, Gracie aveva acconsentito, stanca di sentire elencare le doti di quell’uomo meraviglioso. Dalla descrizione non sembrava essere neppure umano, aveva pensato tra sé.

    A convincerla era stata anche l’ansia che aveva letto sul viso del fratello. Sapeva quanto duramente avesse lavorato per ottenere quella opportunità. Quanto avesse studiato in prigione, per prendere il diploma e poter accedere poi all’università. Quanto avesse lottato contro se stesso, per tenersi alla larga dalla droga. Ci era riuscito. Alla fine aveva messo al lavoro il suo cervello unico e il grande talento che possedeva.

    In quel momento stava parlando con un altro uomo. Chiunque avesse guardato Steven non avrebbe mai capito che era imparentato con Gracie. Steven era alto e molto magro. Gracie era un metro e sessanta scarso, con un corpo piatto come quello di un ragazzo. Suo fratello era biondo e con gli occhi azzurri. Lei aveva i capelli rossi, le lentiggini e due banalissimi occhi castani ereditati dal loro padre irlandese. Un’altra delle ragioni per cui sua madre l’aveva tanto detestata.

    Il vestito troppo largo scelse quel momento per scivolare di nuovo verso il basso e mettere in mostra un’altra porzione del suo décolleté piuttosto scarso. Lo aveva visto in un negozio di abiti usati e non lo aveva nemmeno provato. Era stato un errore, ammise tra sé Gracie. L’abito era di almeno due taglie troppo grande e le arrivava ben oltre i piedi. Si sentiva come una bambina che gioca con i vestiti della mamma.

    Avendo ormai perso la speranza che Steven fosse diretto nella sua direzione, voltò le spalle alla folla per tirare un po’ su la scollatura e si trovò davanti il più ricco buffet che avesse mai visto.

    Subito le venne un’idea.

    Pochi istanti dopo era felicemente immersa nel compito che si era data, quando una voce sensuale e con un forte accento straniero la fece trasalire.

    «Lo sa, il cibo non sparirà. La maggior parte delle persone presenti qui stasera mangia regolarmente.»

    Il commento cinico risuonò sopra la sua testa, e lei arrossì. Strinse le dita intorno al piccolo panino imbottito avvolto in un tovagliolo di carta che stava infilando con cura nella borsa, insieme agli altri tre che aveva incartato poco prima allo stesso modo. Guardò dietro le spalle, e si voltò. Dovette alzare gli occhi per superare il biancore abbagliante di un petto possente e poi il nero intenso di una cravatta di seta fino a trovarsi di fronte al viso più mascolino e incredibilmente bello che avesse mai visto in vita sua.

    Senza rendersene conto, il panino le sfuggì dalle dita e finì nella borsa aperta. Era sbalordita, incapace di proferire parola. Due intensi occhi neri spiccavano su un viso di una bellezza selvaggia e Gracie provò l’assurdo impulso di fare un inchino, o un altro gesto altrettanto sottomesso. Proprio lei, che non era affatto una persona sottomessa! Il corpo virile dell’uomo emanava ondate di sensualità travolgente.

    «Io...» Non riusciva nemmeno a parlare. Il silenzio si protrasse all’infinito.

    Un sopracciglio scuro si inarcò sarcastico. «Lei...»

    L’uomo sollevò un lato della bocca e la situazione precipitò ancora di più, visto che Gracie si ritrovò a fissare labbra carnose e perfette. Erano così sensuali che sembravano fatte per baciare. Tutto il resto sarebbe stato uno spreco.

    Gracie era ormai paonazza. Non era abituata a pensare di baciare un uomo la prima volta che lo incontrava. Si costrinse a riportare lo sguardo sugli occhi neri anche se fu un’impresa. Lo sconosciuto era davvero alto, e aveva un fisico imponente. Anche il resto di lui era altrettanto attraente. Aveva capelli neri e folti, con un ciuffo che ricadeva sulla fronte. Gli dava un’aria diabolica che accentuava i lineamenti forti e decisi, quasi altezzosi.

    Gracie si irrigidì e abbassò lo sguardo. «Il cibo non è per me. È per...» Tentò disperatamente di inventarsi una scusa che le avrebbe evitato di essere buttata fuori. Non osava pensare a cosa avrebbe detto Steven se fosse successo. E se avesse frainteso le intenzioni dell’uomo? Lo guardò di sottecchi e domandò con sospetto: «Sei della sicurezza?».

    Si rese subito conto di avere commesso un errore. Anche prima che lo sconosciuto scoppiasse in una risata fragorosa. No, certo che non poteva essere un semplice addetto alla sicurezza!

    Imbarazzata e a disagio in quella situazione, Gracie provò una fastidiosa irritazione. «Non è necessario diventare isterici! Come faccio a sapere chi è lei?»

    L’uomo smise di ridere, anche se i suoi occhi brillavano ancora divertiti. Il che non servì a migliorare l’umore di Gracie, che si rendeva conto di avere i nervi a fior di pelle a causa dell’attrazione che provava per lui.

    «Davvero non sai chi sono?»

    L’espressione di incredulità sul viso di lui la colse di sorpresa. Lo guardò con più attenzione allora, e si rese conto, con grande soddisfazione, che i suoi lineamenti non erano poi così perfetti. Aveva il naso piuttosto storto, come se lo avesse rotto, e una rete di piccole cicatrici che correvano dalla mascella alla tempia su un lato del viso.

    Gracie tremò leggermente. Era come se, a livello inconscio, avesse riconosciuto qualcosa in quell’uomo. Qualcosa che condividevano. Il che era ridicolo. L’unica cosa che aveva in comune con lui, era l’aria

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1