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Un uomo perfetto: Harmony Collezione
Un uomo perfetto: Harmony Collezione
Un uomo perfetto: Harmony Collezione
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Un uomo perfetto: Harmony Collezione

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About this ebook

Quando in un solo attimo il fascino di un uomo trasforma una donna in una vera regina. Dell'amore.



Elizabeth Brown è stata assunta nella biblioteca di Sullivan House e questo, per lei, è il cosidetto lavoro perfetto. Avere a che fare con vecchi e polverosi volumi è ciò che sa fare meglio. Trattare con il sesso forte, invece, non è esattamente la sua specialità, soprattutto quando si tratta di un inaspettatamente affascinante datore di lavoro. Così, quando Elizabeth si trova di fronte a Rogan Sullivan, non sa bene come comportarsi, sa solo che la tentazione di cedere ai propri sensi si fa via via più forte. E tutti i suoi timori sugli uomini e la loro inaffidabilità sembrano non contare più nulla.
LanguageItaliano
Release dateAug 10, 2017
ISBN9788858970843
Un uomo perfetto: Harmony Collezione
Author

Carole Mortimer

Carole Mortimer was born in England, the youngest of three children. She began writing in 1978, and has now written over one hundred and seventy books for Harlequin Mills and Boon®. Carole has six sons, Matthew, Joshua, Timothy, Michael, David and Peter. She says, ‘I’m happily married to Peter senior; we’re best friends as well as lovers, which is probably the best recipe for a successful relationship. We live in a lovely part of England.’

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    Book preview

    Un uomo perfetto - Carole Mortimer

    1

    Lui stava immobile ai bordi dell'oscurità. Scuro. Pericoloso. Un predatore letale. Gli occhi neri e brillanti fissavano la donna dall'altra parte della finestra, osservando ogni suo movimento dietro al vetro della stanza da letto. Il corpo di lei era avvolto in un asciugamano e niente altro, e la sua pelle era chiara e luminosa come seta. Un leggero sorriso le increspò le labbra mentre era ignara del pericolo che incombeva su di lei, fuori, nell'oscurità.

    Elizabeth alzò lo sguardo dal libro e sentì un brivido correrle lungo la spina dorsale. Prima di andare a letto aveva dimenticato di chiudere le tende e ora, contagiata dalla storia che stava leggendo, pensò che qualcuno avrebbe potuto spiarla, anche se si trovava al secondo piano della casa isolata su una selvaggia scogliera della Cornovaglia.

    In lontananza, il ruggito delle onde la pervase di un nervosismo ancora più tangibile. Rabbrividì, prima di rimettersi a leggere il secondo paragrafo del romanzo.

    Capelli lunghi fino alle spalle incorniciavano un viso duro e incavato, dal naso affilato ma carico di magnetismo sensuale. Gli occhi scuri e intensi si concentrarono sul lungo collo pallido della donna, esposto al suo sguardo, e lui vide con chiarezza la vena pulsare azzurrina, e calda di sangue vivo. La donna lasciò cadere l'asciugamano per scoprire la perfezione del suo corpo nudo. Le labbra sottili dell'uomo si tesero in un ghigno animalesco, lasciando scoperti i lunghi denti appuntiti...

    Crash!

    Elizabeth era talmente concentrata nella descrizione del predatore sensuale che stava spiando la bella eroina, che il rumore di un vetro che si rompeva al piano di sotto la fece balzare a sedere sul letto, con il cuore che batteva all'impazzata.

    Cosa diavolo era successo?

    La scelta di parole non era affatto felice, ammise con se stessa mentre stringeva forte il libro al petto, prima di scivolare lentamente fuori dalle lenzuola.

    C'era qualcosa, o qualcuno, giù dabbasso!

    Di certo qualcuno, dato che Elizabeth non credeva affatto alle creature come quelle che popolavano il romanzo che stava leggendo. I vampiri di Pericoloso come la notte non esistevano affatto.

    Però i ladri sì, e di recente la zona era stata più di una volta visitata da malviventi. Senza contare che ormai quasi tutti gli abitanti dei dintorni sapevano che Brad Sullivan, il ricco americano padrone di Sullivan House, era morto per un attacco cardiaco una settimana prima.

    Ciò che invece pochi sapevano era che la casa era attualmente occupata da lei, la dottoressa Elizabeth Brown, che era arrivata lì circa due settimane prima, chiamata dallo stesso Sullivan per catalogare i libri della sua biblioteca. Alla sua morte, non sapendo che cosa fare, aveva deciso di restare lì fino all'arrivo degli eredi del signor Sullivan.

    E ora, cosa doveva fare a proposito del rumore che aveva appena sentito? Cosa poteva fare!

    La signora Baines, la ormai ventennale governante della villa, abitava in un appartamentino sopra alle stalle, dove si era rifugiata non appena finito di lavare i piatti della cena di Elizabeth. Con ogni probabilità non si era affatto accorta che qualcuno si era introdotto nella casa padronale. Nella stanza di Elizabeth poi non c'era nemmeno il telefono e lei aveva stupidamente lasciato il cellulare in biblioteca, dove lo aveva messo in carica.

    Il cuore di Elizabeth prese a battere ancora più velocemente al suono di voci attutite che provenivano dabbasso. Sembrava quasi che un uomo stesse imprecando con un tono aggressivo e impaziente.

    Perfetto! Non solo aveva per le mani un ladro, ma uno arrabbiato, per di più!

    In ogni caso, Elizabeth non se la sentiva di restarsene in camera senza fare nulla, aspettando che l'uomo salisse al secondo piano e la trovasse nascosta sotto il piumino! Malvivente o no, doveva scendere al piano di sotto e affrontarlo. Non senza un'arma, però!

    A quel punto afferrò il libro che stava leggendo e lo mise sotto il braccio, quindi aprì la porta della stanza e uscì nel corridoio, dove prese un pesante soprammobile di ottone da un tavolino. Senza far rumore, camminò fino al ballatoio e spiò in basso, per cercare di intuire dove si trovasse l'intruso. Un fascio di luce le fece capire che davvero c'era qualcuno nella vecchia casa. Dopo aver riflettuto per qualche istante, decise che doveva trovarsi nella zona della cucina. Certo, non aveva senso. Cosa avrebbe mai trovato un ladro in cucina? Un vecchio forno a microonde e un frullatore al massimo... e una serie di affilati coltelli che avrebbero potuto uccidere qualcuno, se usati dalla persona sbagliata! Al pensiero, lei raggelò.

    Forza, Elizabeth, si spronò con severità. Senza ulteriore indugio, raddrizzò le spalle e iniziò a scendere la scala. Era inutile pensare a cosa sarebbe potuto succedere, piuttosto era meglio concentrarsi sulla certezza che la sua presenza sarebbe stata sufficiente a scoraggiare l'intruso e a convincerlo ad andarsene. Dopotutto lei aveva ventotto anni, era una giovane donna indipendente che viveva e lavorava a Londra da dieci anni. Davvero dubitava che un ladruncolo della Cornovaglia potesse essere pericoloso anche solo la metà di certa gente che si incontrava nella metropolitana di Londra dopo le dieci di sera!

    Possibile che la scala di legno avesse sempre scricchiolato così tanto senza che lei ci avesse mai fatto caso?, si domandò Elizabeth con ansia mentre scendeva verso la cucina. Ogni passo su quella scala dava vita a un vero e proprio concerto di gemiti. L'idea era di prendere il ladro alla sprovvista, non di avvisarlo che lei stava arrivando!

    «Maledizione!»

    L'imprecazione arrivò dritta dalla cucina nel preciso momento in cui Elizabeth, dopo aver percorso in silenzio il lungo corridoio, aveva raggiunto la porta, da cui filtrava la luce accesa. Lei si acquattò contro la parete e sbirciò attraverso la fessura tra lo stipite e i cardini giusto in tempo per vedere un uomo vestito di nero che attraversava la cucina ben illuminata. Ovviamente l'intruso indossava degli abiti scuri. Non lo facevano forse d'abitudine, i ladri d'appartamento?

    Elizabeth fece un profondo respiro e strinse le dita che tremavano intorno al soprammobile di ottone, quindi allungò il braccio e spinse la porta della cucina fino ad aprirla del tutto.

    Entrò di scatto nella stanza, cercando di individuare il punto in cui si trovava l'intruso.

    «Chi diavolo è lei?»

    Elizabeth rimase così sconvolta nel sentire la voce aspra eppure melodica che proveniva da un punto dietro di lei che, nel girarsi, lasciò cadere il pesante soprammobile di ottone.

    «Ahi!»

    L'oggetto era finito direttamente sul piede dello sconosciuto che, con uno scatto a dir poco felino, si lasciò cadere a terra e rotolò lontano da lei. Quando si rialzò, stava massaggiandosi l'arto inferiore dolorante con la mano.

    Lei si guardò intorno, alla ricerca di un'altra arma con cui difendersi dal malvivente, e si rese conto che l'uomo si trovava esattamente tra lei e il blocco di legno che conteneva i coltelli da cucina.

    Il libro che stava leggendo! Elizabeth aveva dimenticato di averlo ancora stretto sotto l'ascella. Doveva accontentarsi, pensò, mentre lo afferrava con forza e iniziava a batterlo ripetutamente sulla testa dell'uomo che ancora le dava le spalle.

    «Che diamine...» Il ladro si voltò di scatto e allungò le mani per bloccare i polsi della donna che sembrava una furia. Con una morsa ferrea la scostò da sé. «Allora, vuole smetterla di colpirmi?»

    A quelle parole, lei si immobilizzò e lo fissò con occhi spalancati.

    Senza alcun dubbio era il protagonista del libro che stava leggendo!

    Aveva gli stessi occhi scuri e pericolosi. Gli stessi capelli neri e lunghi fino alle spalle. Gli stessi zigomi incavati e labbra ben definite. Lo stesso corpo alto e aitante, con una muscolatura perfetta coperta da abiti scuri... Era lo stesso predatore?

    Per la prima volta nella sua vita, la povera e confusa Elizabeth perse i sensi...

    «È davvero stata una cosa diversa dal solito» dichiarò Rogan con tono ironico quando la donna che aveva raccolto da terra e trasportato fino al divano del salotto iniziò a riprendere conoscenza.

    Era una donna minuta, probabilmente poco meno che trentenne, e di statura molto più bassa della sua. Niente di strano comunque, dato che lui raggiungeva il metro e ottanta. Aveva i capelli corti e mossi, di un piacevole rosso caldo che ricordava l'autunno, un viso a forma di cuore dalla carnagione chiara e zigomi alti. Il naso era piccolo e regolare e le labbra carnose, che sovrastavano un mento appuntito e deciso. Così come il carattere che aveva dimostrato di possedere poco prima, quando gli aveva lanciato contro quel soprammobile di ottone. E poi un... libro!

    I suoi occhi, quando li riaprì, erano azzurri, in contrasto perfetto con le ciglia scure più folte e lunghe che gli fosse mai capitato di vedere.

    Lei si mise a sedere di scatto e lo fissò con la stessa espressione di un povero cerbiatto quando incontra il cacciatore.

    «Perché è ancora qui?» gli chiese Elizabeth con un filo di voce.

    «Perché sono ancora qui?» ripeté lui, incredulo.

    La donna si inumidì le labbra con la lingua. «Ha avuto un mucchio di tempo per andarsene quando sono... sono...»

    «Svenuta?» suggerì lui con aria divertita.

    «Non lo dica con quel tono! È una reazione del tutto normale quando si viene aggrediti da un ladro.»

    Sì, quel mento dava proprio l'idea di una donna caparbia, concluse Rogan. Senza dimenticare la tensione di quel corpo esile avvolto in un pigiama troppo grande per lei.

    A Rogan non erano mai particolarmente piaciuti i pigiami indosso alle donne. Lui preferiva camicie da notte di seta, femminili e sensuali. Eppure quella donna riusciva ad avere un aspetto molto sexy anche indossando quell'assurdo indumento di cotone blu!

    Forse era il modo in cui la stoffa sembrava alludere alle curve che copriva? Oppure era il colore che metteva ancor più in risalto l'azzurro intenso degli occhi? Di qualsiasi cosa si trattasse, la sua piccola assalitrice era davvero un bocconcino sexy.

    Ma... cosa ci faceva a Sullivan House?

    Rogan serrò le labbra. «Del tutto normale» ammise lui. «Tranne che per due cose. La prima è che io non sono affatto un ladro e la seconda» continuò, «è che è stata lei ad attaccare me. Così come appare evidente dai lividi che ho sul piede e sulla testa!»

    Elizabeth si rese conto di arrossire. Era vero, era stata lei ad aggredirlo. Prima gli aveva lasciato cadere sul piede il soprammobile, poi lo aveva colpito in testa con il libro.

    Lo stesso libro che ora giaceva aperto su una delle cosce dello sconosciuto, quasi lui fosse rimasto a leggerlo mentre aspettava che lei riprendesse i sensi. Oh, accidenti! Sollevò il mento in un gesto difensivo. «Dubito che la polizia si interesserà molto ai miei metodi, visto che è lei che si è introdotto in una casa non sua.»

    «Non ne sarei poi così sicura» la sfidò l'uomo. «Ho letto di recente alcuni articoli di giornali inglesi, che raccontano di diversi casi di proprietari di case costretti a risarcire i danni provocati ai ladri che avevano aggredito per

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