Un sogno di nome Ryan: eLit
By Gina Wilkins
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Ryan Clark ha un unico grande sogno: avere una famiglia, completa di marito, figli e tanto affetto. Purtroppo le manca un compagno con cui iniziare questo splendido progetto. E anche quando incontra Max Monroe, che ha tutte le caratteristiche dell'uomo perfetto e la attrae terribilmente, capisce che neppure questa sarà la volta buona. Lui infatti ha un motto che sembra non aver intenzione di tradire: nessun legame!
Forse, però, grazia alla magia del Natale...
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Book preview
Un sogno di nome Ryan - Gina Wilkins
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
All I Want for Christmas
Harlequin Temptation
© 1995 Gina Wilkins
Traduzione di Tiziana Tursi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 1996 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5894-594-0
www.harlequinmondadori.it
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1
«Pip, questo posto è pieno come un uovo. Come faremo a trovare mamma e papà?» domandò Kelsey, sei anni, al fratellino di nove.
Era il venerdì successivo al Giorno del Ringraziamento, la giornata consacrata alle spese per eccellenza. Attirati dalle promozioni e ansiosi di mettersi in pari con i regali, a un mese da Natale, gli abitanti del circondario si erano riversati a frotte nel centro commerciale.
Pip e Kelsey si aprivano a fatica un varco tra la folla, tenendosi per mano.
«Li troveremo» la rassicurò Pip. «Non preoccuparti.»
Una casetta di marzapane era stata allestita al pianterreno del centro commerciale. Un omone panciuto con la barba bianca troneggiava beatamente nel mezzo e i bambini facevano la fila per sederglisi in braccio.
«Pip, guarda. Babbo Natale!»
Il fratello annuì e dirottò lo sguardo sul trenino a un dollaro il giro che vi correva intorno. Se Kelsey fosse voluta salirci, i dieci dollari che aveva in tasca non gli sarebbero bastati.
Ma Kelsey aveva intenzioni del tutto diverse. «Mettiamoci in fila per parlare con Babbo Natale. Lui saprà di sicuro dove possiamo trovare i nostri genitori.»
Pip la guardò perplesso. «Kelsey...»
La sorellina lo aveva già trascinato in coda agli altri bambini. Tanto valeva farla contenta. «E va bene, parlaci se vuoi, ma non farti illusioni, Kels, e soprattutto, non dirgli che siamo soli o chiamerà gli assistenti sociali.»
«Babbo Natale non ci spedirebbe mai in un orfanotrofio.»
«Promettimi che terrai la bocca chiusa.»
«Gli dirò soltanto che vogliamo trovare i nostri genitori entro Natale.»
La mezz’ora di attesa parve durare un’eternità. Giunti a destinazione, Pip rifiutò la fotografia che una donna in costume rosso voleva scattargli, per soli sei dollari. Condusse la sorellina alla poltrona di Babbo Natale e restò al suo fianco mentre lei gli saltava in braccio.
«Come ti chiami?» le domandò l’uomo in costume.
«Kelsey Coleman» replicò lei, fissando gli occhi verdi di quello. «Pensavo che lo sapessi già.»
«Kelsey?» L’uomo parve sorpreso e prese a scrutarla da dietro gli occhialini di metallo dorato. «Quanto sei cresciuta dall’anno scorso! Quasi non ti riconoscevo.»
Kelsey sorrise gongolante. «Sono dieci centimetri più alta. Tra un po’ raggiungerò Pip» aggiunse indicando il fratello con la mano.
«Anche lui è diventato un ometto» convenne Babbo Natale. «Allora, Kelsey, cosa posso fare per te, quest’anno?»
La bambina trasse un respiro profondo e incrociò le manine in grembo. «Non voglio giocattoli, non molti cioè. Voglio mamma e papà.»
«Mamma e papà?» le fece eco l’uomo, confuso.
Lei annuì. «Non i nostri veri genitori. Loro sono mor ti. Pip dice che possiamo trovarne di nuovi che si prendano cura di noi e che ci lascino restare insieme. Zia Opal e zia Essie non ci vogliono più tanto bene e hanno deciso di dividerci dopo Natale. Pip dice che non possono farlo se troviamo qualcuno disposto a occuparsi di noi. Ci aiuterai a trovarli, Babbo Natale?»
«Ti confesso, Kelsey, che la tua è una richiesta insolita. La mia slitta è carica di doni, non di genitori.»
Lei chinò gli occhi, delusa.
«Comunque» riprese l’uomo grattandosi la barba, «vedrò cosa posso fare.»
Kelsey s’illuminò più di tutte le lampadine degli addobbi natalizi messe insieme. Gli gettò le braccia al collo e lo baciò sulla guancia. «Grazie.»
«Se fossi in te, aspetterei a ringraziarmi» la calmò lui ed estrasse una manciata di caramelle da una cesta vicina. «Queste sono per te e per tuo fratello. Ora, perché non date un’occhiata al negozio di bambole al terzo piano e a quello di articoli sportivi che è di fronte?»
«Certo, signore» rispose Pip.
«E... prenditi cura di tua sorella» aggiunse l’uomo battendogli un colpetto sulla spalla.
«Lo farò.»
Kelsey trascinò di peso il fratello al negozio di bambole e, non appena ne ebbe varcato l’uscio, andò in visibilio. C’erano bambole di ogni tipo: in costume, da collezione, di pezza, di porcellana.
«Pip, guarda.»
La bambola aveva occhi e capelli scuri e la bocca dipinta di rosa. Indossava un vestitino azzurro con i bordi di pizzo e scarpette bianche. Per Pip non era diversa dalle altre. Per Kelsey, invece, doveva essere la più bella in assoluto.
«Posso prenderla? Ti prometto che starò attenta.»
Pip si guardò intorno. Anche le altre bambine reggevano giocattoli tra le braccia sotto gli sguardi delle madri. «D’accordo, ma soltanto per un minuto.»
Kelsey la sollevò con la cura degna del più pregiato dei cristalli. Nel vedere la devozione con cui la guardava, Pip fu tentato di comprargliela. Si stava già domandando dove potesse nasconderla per farle una sorpresa, quando lesse il cartellino del prezzo.
Non ce l’avrebbe mai fatta, neanche se avesse dato fondo ai risparmi di una vita che, nella fattispecie, ammontavano a dieci miseri dollari e trenta centesimi.
Una donna si accostò allo scaffale. «Ti piace?» le domandò in tono gentile.
Non udendo la sorella aprire bocca, Pip si voltò e la vide fissare la donna, incantata.
Non riusciva proprio a capire perché. Era graziosa. Alcuni l’avrebbero persino trovata bella con quei capelli scuri che le sfioravano le spalle, gli occhi neri e le labbra rosa.
Labbra rosa. Come quelle della bambola.
Ora capiva la reazione di Kelsey. Le somigliava perfino nell’abbigliamento con la gonna blu, la camicina bianca e le scarpe color panna.
«La trova stupenda, signora» proruppe Pip, rispondendo alla domanda. «Rimettila a posto, Kelsey.»
Lei ubbidì senza staccare gli occhi dalla commessa.
Pip l’afferrò per una mano e la condusse in un altro reparto. «Guarda queste. Sono vestite come i personaggi delle favole. C’è Biancaneve, Cenerentola...»
Kelsey riacquistò di colpo la parola. «Pip! È lei. È la mia mamma!» esclamò tutto d’un fiato.
«Che cosa?»
«È esattamente come la volevo. Somiglia persino alla mia bambola preferita.»
«Ma, Kels...»
«Ti dico che è lei. Per questo Babbo Natale ci ha mandati qui. Credi che dovremmo dirglielo subito?»
Avvertendo che la situazione gli stava sfuggendo di mano, Pip tentò di prendere tempo. «Non possiamo farlo così, su due piedi. Ci serve un piano.»
«Che tipo di piano?»
Se solo lo avesse saputo! «Studiamola per un po’» le sussurrò lui in tono cospiratore. «Dobbiamo essere sicuri che faccia al caso nostro.»
La proposta parve più che ragionevole a Kelsey. Fingendo di guardare gli articoli esposti sullo scaffale, si avvicinarono al banco dove la donna stava servendo una cliente.
«Ryan, abbiamo altra carta da regali rossa e verde?» le domandò una commessa con i capelli rossi. «Non riesco a trovarla.»
La donna bruna si voltò a risponderle.
«Si chiama Ryan. Grazioso come nome, non trovi?» esclamò Kelsey a bassa voce rivolta al fratello.
Pip lo trovava più adatto a un uomo, ma tenne per sé il commento e continuò a studiare la donna che aveva tanto colpito la fantasia della sorellina.
«Che giornataccia!» sospirò la rossa, portandosi una mano alle tempie. «E non è finita. Faremo di sicuro tardi per finire l’inventario.»
«Torna pure a casa da Jack, ci penserò io.»
«Non se ne parla nemmeno. Ti avevo promesso che ti avrei dato una mano durante queste feste e lo farò, a costo di dormire in negozio. Jack capirà. Sei tu a preoccuparmi. Sarai così presa il prossimo mese che riuscirai a malapena a mettere il naso fuori, qualche sera.»
Ryan scrollò le spalle. «Come se avessi una vita sociale! Guarda in faccia alla realtà, Lynn. Sono una single in un mondo di coppie. Stare qui a lavorare o guardare vecchi film in televisione è lo stesso per me.»
Delle clienti si erano avvicinate al banco con le braccia cariche di doni da incartare. Ryan e Lynn le accolsero con un sorriso.
Pip richiamò Kelsey. Avevano visto abbastanza per quel giorno. Diede un’occhiata in giro, in cerca di ispirazione, e vide il negozio di articoli sportivi.
«È il posto che Babbo Natale ci ha consigliato di visitare. Chissà che non ci venga un’idea per il nostro piano» improvvisò.
«Forse ci troveremo un papà» convenne Kelsey.
Non sarebbe stata un’impresa facile, ma almeno gli avrebbe dato tempo di pensare.
Per tutta la settimana, Pip non aveva fatto che ripetersi che lui e Kelsey avrebbero potuto trovare i genitori che cercavano al centro commerciale. La pubblicità non diceva che c’era di tutto, dallo spillo all’elefante? E poi, tra tanti clienti, dovevano essercene un paio che facevano al caso loro.
Non immaginava che, nel mucchio, Kelsey avrebbe scelto una single. Anche nel negozio di articoli sportivi, lei non riusciva a pensare ad altro.
«Quello non mi piace!» esclamò, puntando il dito verso un commesso che sbraitava contro un altro, con il viso paonazzo e una vena che gli pulsava sul collo. «Non lo voglio come papà.»
«Neanch’io» convenne Pip, soffermandosi sulle mani curate dell’uomo. Di sicuro, non aveva mai afferrato un pallone in vita sua.
La sua attenzione fu attratta da un altro tipo che, invece, aveva tutta l’aria di intendersi di football. Era in piedi a pochi passi di distanza