Fascino francese: eLit
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About this ebook
BELLA LUCIA'S KITCHEN - Vol. 1. Un romantico vigneto in Francia... Una tiepida notte di inizio estate... Rachel Valentine è un'esperta di vini e i famosi ristoranti londinesi Bella Lucia, di proprietà della famiglia Valentine, si affidano a lei per ottenere le bottiglie più pregiate. Quando si reca in Alsazia per incontrare l'affascinante produttore Luc Chartier, Rachel pensa che si tratti di un normale viaggio di lavoro. E invece l'atmosfera romantica e il carisma di Luc non lasciano scampo al suo cuore. Una sola notte ed è già innamorata persa. Ma il passato di Luc rischia di ostacolare la loro felicità.
I romanzi della serie:
1) Rebecca Winters - Fascino francese
2) Patricia Thayer - Sposa d'estate
3) Raye Morgan - Il principe ribelle
4) Ally Blake - Appuntamento in abito bianco
5) Linda Goodnight - Baci sotto il vischio
6) Teresa Southwick - Quel romantico del mio capo
7) Barbara McMahon - Incanto d'oriente
8) Liz Fielding - Innamorarsi a San Valentino
Rebecca Winters
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Book preview
Fascino francese - Rebecca Winters
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Having The Frenchman’s Baby
Harlequin Mills & Boon Tender Romance
© 2006 Harlequin Books S.A.
Traduzione di Rita Orrico
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5894-353-3
www.harlequinmondadori.it
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1
La Maserati color argento sfrecciò oltre la curva di una strada molto stretta e piombò proprio su di lei.
Rachel sterzò con violenza verso destra, pregando di riuscire a evitare la collisione. Con suo grande stupore l’uomo al volante rallentò, sorrise e le fece un cenno di saluto, come per ringraziarla di essersi tolta di mezzo.
«Lei è completamente pazzo!» urlò Rachel, sporgendosi dal finestrino. Per tutta risposta, l’uomo sorrise di nuovo e ripartì.
Un impeto di rabbia la assalì, facendola imprecare con veemenza, ma lui aveva ripreso velocità ed era sparito alla vista prima che lei riuscisse a rimettere in moto la macchina noleggiata poche ore prima.
L’accaduto l’aveva scossa al punto che le occorsero diversi minuti per ritrovare la tranquillità necessaria a ripartire. Se non fosse bastato il disagio della guida a destra, alla quale non era abituata, poteva sempre contare sulla spericolatezza di certi pazzi!
Una decina di minuti più tardi raggiunse Thann, in Alsazia, e trovò senza difficoltà l’hotel dove avrebbe alloggiato per la notte.
Prima di rinfrescarsi e uscire di nuovo, intendeva fare una telefonata importante, sebbene la paura del rifiuto di sua sorella le serrasse lo stomaco in una gelida morsa.
La discordia tra loro due durava ormai da troppo tempo e Rachel voleva sistemare le cose. Quella telefonata poteva rappresentare il primo passo verso una riconciliazione.
Rebecca rispose dopo sei squilli. «Rachel?»
Dunque sua sorella era a New York. Rachel trasse un profondo respiro. «Ciao, Rebecca. Non ero sicura di riuscire a parlare con te.»
«Sono stata nel Wyoming e sono qui solo per una faccenda di lavoro di pochi giorni. Che cosa c’è?»
«C... come stai?»
«Sto bene.» Era solo un’impressione o anche la voce di Rebecca tremava? «E tu?»
«Anch’io sto bene.» La conversazione non stava prendendo la piega giusta. Non succedeva mai. «Per caso hai notato dei fiori sulla tomba della mamma?» Il giorno prima era stato l’anniversario della morte di Diana Valentine e Rachel aveva mandato dei fiori tramite Interflora.
«Se intendi le rose, allora sì.»
«Bene.»
Seguì un lungo silenzio, carico di tensione. «È per sapere questo che hai chiamato?»
Rachel strinse le dita con forza intorno alla cornetta. Non era quello l’unico motivo della telefonata, ma non sapeva da dove cominciare.
«Senti, Rachel, vado un po’ di fretta.»
«Anch’io.»
«Dove sei?» volle sapere la sorella.
«In Francia.»
«Allora immagino che dovrei dire au revoir.»
Rachel aveva gli occhi velati dalle lacrime, ma la voce rimase ferma. «Arrivederci, Rebecca.»
Dopo quanto era accaduto poco prima sulla strada, quella telefonata fu un duro colpo per i suoi nervi già strapazzati. Solo dopo essersi sciacquata il viso si sentì abbastanza calma per scendere alla reception dell’albergo.
«Potrebbe indicarmi la migliore azienda vinicola della zona?» domandò al concierge.
«Direi il Domaine Chartier et Fils» replicò questi senza alcuna esitazione. «A circa cinque chilometri da qui sulla provinciale per Colmar troverà un convento del quattordicesimo secolo, che appartiene da sempre alla famiglia Chartier. Non può sbagliare.»
Rachel lo ringraziò e uscì nel piccolo parcheggio in cui si trovava la sua macchina. Migliaia di turisti ogni anno visitavano l’Alsazia, la regione francese al confine con la Germania. Il mese di giugno poi era alta stagione e Rachel aveva faticato parecchio a trovare un posto in cui alloggiare.
Grazie al suo innato senso dell’orientamento non ebbe difficoltà a seguire le istruzioni del concierge. Il paesaggio era incantevole: piccoli cottage che sembravano usciti da una favola dei fratelli Grimm, con i davanzali delle finestre carichi di fiori variopinti, morbide colline di un verde brillante, illuminate dai raggi del caldo sole di mezzogiorno.
Una volta fuori dalle mura della cittadina, Rachel si ritrovò su una strada, costeggiata da alti filari di vite, che s’inerpicava fino in cima alla collina. In lontananza si poteva intravedere il magnifico edificio medievale, imponente simbolo dell’antico dominio sui vigneti che i francesi chiamavano terroirs.
Incantata, Rachel rallentò l’andatura per cogliere ogni dettaglio del paesaggio e scattare qualche fotografia. Sotto i raggi del sole le pareti di pietra del convento si tingevano di rosa, enfatizzando l’atmosfera da favola che circondava quel luogo. Era un’impressione che aveva accompagnato Rachel fin dal suo atterraggio a Parigi, quella mattina presto.
Lei aveva viaggiato in molti luoghi incantevoli, in compagnia del padre o del nonno oppure da sola per lavoro, ma quella era la prima volta che percepiva un legame istantaneo con un posto.
Nel profondo del cuore lei sapeva che avrebbe potuto vivere lì per sempre. Mentre faceva affari in Alsazia si sarebbe guardata attorno alla ricerca di una piccola casa da acquistare. In futuro avrebbe potuto ritirarsi in quel posto per scrivere un libro sui vini, come sognava di fare da sempre.
Nella sua mente un vino di qualità rappresentava la magia della vita. Non si trattava soltanto di un’ottima bevanda d’accompagnamento a un buon pasto: Rachel era affascinata dall’intero processo, a cominciare dalla ricerca del suolo giusto, che combinato con l’esposizione adatta e gli elementi che lo costituivano era in grado di produrre una vite unica nel suo genere.
Meraviglia e ammirazione crebbero ancora di più in lei quando, seguendo le indicazioni, giunse di fronte a uno splendido roseto, posto al centro di un cortile interno al convento.
Dopo aver parcheggiato si diresse verso la porta contrassegnata come ufficio. Un edificio più moderno era stato costruito accanto a quello più antico, che con tutta probabilità veniva usato per la conservazione del vino. Nel parcheggio aveva contato una dozzina di macchine, a indicare una giornata di visite piuttosto intensa.
La segretaria al banco della reception alzò gli occhi dal computer quando la vide entrare.
«Bonjour, mademoiselle.»
«Bonjour» replicò Rachel nella stessa lingua. Ma il suo accento dovette tradire le sue origini perché la donna riprese a parlare in inglese.
«Posso aiutarla?»
«Sono qui per affari e vorrei incontrare il proprietario, se possibile.» Consegnò alla segretaria il proprio biglietto da visita. «Mi chiamo Rachel Valentine e sono la responsabile degli acquisti a carattere enologico di tre ristoranti di Londra. I Bella Lucia.»
«Il signor Chartier la stava aspettando?»
«No. Anzi, ammetto di aver scoperto l’esistenza del Domaine Chartier questa mattina, al mio arrivo a Thann. Immagino che il signor Chartier sia molto impegnato e desideravo prendere appuntamento per domani» le spiegò lei.
«Domani siamo chiusi, ma parlerò con il suo assistente personale. Il signor Chartier possiede diversi vigneti e potrebbe non essere in zona. Mi scusi solo un attimo.»
«La prego.» Rachel conosceva un po’ di francese, ma la conversazione telefonica fu talmente rapida che non le fu possibile seguirla. Un attimo dopo la donna riagganciò.
«Se può dirmi dove alloggia, la farò contattare direttamente dal segretario del signor Chartier.»
«Benissimo. Sto all’Hotel du Roi.»
Dopo aver dato alla receptionist il numero di telefono, Rachel fece ritorno in albergo. Intorno alle sei e mezzo decise di scendere per la cena. Avrebbe approfittato dell’occasione per assaggiare qualche specialità della zona e studiare la carta dei vini.
Non la stupì di trovare una nutrita varietà di vini delle cantine Chartier sul menu del ristorante. Il cameriere le consigliò un Tokay per accompagnare l’antipasto a base di asparagi.
Quando il vino le fu servito, Rachel esaminò l’etichetta e si apprestò a degustare il contenuto della bottiglia. Ne versò una piccola quantità nel bicchiere e ne ammirò il variegato bouquet.
Il primo sorso fu una vera rivelazione: una combinazione di miele, mela cotogna e un pizzico di qualcosa che non seppe identificare. Il liquido dorato era così morbido sul palato, e al tempo stesso ricco ed elegante... Perfetto!
«Mi sembra di capire che il Tokay sia di suo gusto» esordì una voce maschile alle sue spalle. Aveva parlato in inglese, ma con un forte accento francese.
Rachel sollevò le palpebre per la sorpresa. Quando vide l’uomo che le stava di fronte, rischiò di cadere dalla sedia.
«Lei!»
In piedi al di là del tavolo stava l’uomo che aveva rischiato di farla uscire di strada quella stessa mattina. Era molto alto e possedeva un fisico imponente. Doveva avere circa trentacinque anni e portava i folti capelli scuri più lunghi della maggior parte degli uomini di sua conoscenza.
Lei fu costretta ad ammettere che era decisamente molto bello con le lunghe ciglia a ombreggiare uno sguardo scuro e intenso e la carnagione olivastra.
Quella consapevolezza, unita al fatto che lui aveva l’audacia di tenere la sua bottiglia di vino tra le mani, fece montare di nuovo la rabbia in Rachel.
«Se lei mi segue per una ragione diversa dallo scusarsi per la sua guida spericolata, sarò costretta a chiamare la polizia e ad accusarla di molestie.»
Lo stesso sorriso noncurante di quella mattina, che lei ricordava molto bene, gli illuminò il volto.
«Esistono almeno due versioni per ogni storia. È più probabile che la polizia creda che lei era in mezzo alla strada perché è abituata a guidare sulla sinistra.»
«Dal momento che la polizia è francese, è possibile» dovette ammettere lei, seppure a malincuore. «Adesso che si è divertito, la prego di lasciare quella bottiglia sul tavolo e andarsene.»
«Ho notato che ha apprezzato il vino.»
Dunque non intendeva arrendersi! Senza dubbio sapeva di essere attraente e trovava divertente flirtare con tutte le donne che considerava disponibili. In particolare con una che mangiava da sola e gustava il vino a tal punto da piegare la testa all’indietro e chiudere gli occhi, inconsapevole del mondo attorno a lei.
«Non che siano affari suoi, ma si dà il caso che questo sia il miglior vino bianco che io abbia mai assaggiato» dichiarò lei.
Lui sembrò ponderare su quelle parole. «Sono felice di sentirlo, signorina Valentine. L’annata del novantotto è ottima, infatti.»
Lei sbatté le palpebre, confusa. «Come sa il mio nome? E chi è lei?»
Lui posò la bottiglia sul tavolo. «Mi chiamo Luc Chartier. Mi è stato detto che desiderava fissare un appuntamento con me.»
Rachel si mosse a disagio sulla sedia. Lui era quel Luc Chartier?