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La legge del desiderio: eLit
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La legge del desiderio: eLit

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About this ebook

Una città fantasma del Colorado non è posto per una ragazza. Ma Samantha Blair non è una donna qualunque. Cresciuta da tre fuorilegge, è bravissima a sparare ma non ha la più pallida idea di cosa sia l'amore. Così, quando incontra il tenebroso sceriffo Jared Evans, rimane profondamente turbata. Sam dovrebbe odiare Jared, dato che è lì per arrestare il suo padre adottivo, invece il desiderio la divora. E lei decide di esplorarlo.

LanguageItaliano
Release dateNov 30, 2015
ISBN9788858946046
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    La legge del desiderio - Patricia Potter

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Lawman

    Harlequin Blaze

    © 2010 Patricia Potter

    Traduzione di Elisabetta Frattini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-604-6

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    Prologo

    Stato del Colorado, gennaio 1866

    Il rimorso pesava sul suo petto come un macigno.

    Avrebbe dovuto insistere affinché Emma aspettasse che fosse lui ad accompagnarla a Denver. Si sarebbe dovuto trovare con lei.

    Ora Emma era morta e lui si sentiva responsabile.

    Ancora una volta.

    «La conoscete, sceriffo?»

    Jared Evans sentì la domanda, ma non rispose, impegnato a prelevare il corpo della giovane donna dalla carrozza per portarlo nell’ufficio che condivideva con lo sceriffo di Denver, deciso a sottrarlo agli sguardi dei curiosi.

    Con delicatezza depose la salma sulla panca e si inginocchiò.

    Emma. La dolce, bella e intelligente Emma giaceva immobile, il vestito macchiato di sangue. Il proiettile l’aveva colpita al cuore. Emma era tutto quello che gli rimaneva di sua moglie Sarah, anche lei uccisa dalla pallottola di un fuorilegge tre anni prima. Lei e Emma erano sorelle.

    Si assomigliavano molto. Avevano gli stessi lineamenti dolci, i capelli color dell’oro e gli occhi blu.

    Jared non vedeva Emma da quando era tornato dalla guerra e aveva scoperto che sua moglie, sua figlia e suo fratello erano stati uccisi qualche mese prima dagli assassini di Quantrill. Lei gli aveva mostrato le tombe, poi lo aveva osservato chinarsi e piangere in preda alla disperazione.

    All’epoca, Emma era fidanzata e, sicuro di lasciarla in buone mani, Jared era partito immediatamente alla ricerca degli uomini che avevano trucidato la sua famiglia.

    Chiudendo gli occhi, vide il viso di Sarah sostituire quello di Emma.

    «Sceriffo?»

    Jared si voltò.

    «La conoscete, sceriffo?» Il postiglione che lo aveva seguito nell’ufficio gli ripeté la domanda.

    Jared annuì.

    «Non c’era nessun bisogno di ucciderla» gli spiegò l’uomo. «Nessuno sarebbe dovuto rimanere ucciso. Mi sono fermato subito. Ma, dopo averle rubato la borsa, uno dei malviventi ha cercato di baciarla e lei lo ha morso. L’ha uccisa a sangue freddo, poi ha puntato la pistola verso di me. Sono caduto quando mi ha colpito alla spalla, però ho sentito qualcuno chiamarlo Thornton.»

    Thornton. Jared conosceva quel nome fin troppo bene. Stava alle costole della banda di Thornton da più di otto mesi. Un manipolo di confederati che non si rassegnava all’idea che la maledetta guerra fosse finita, dedito a rapinare le diligenze con le paghe dei militari.

    Nessuno era mai rimasto ucciso prima di allora.

    Jared sfiorò i capelli di Emma e chiuse gli occhi sentendo sgorgare dal cuore un fiume di rabbia e di dolore. Per la seconda volta era arrivato troppo tardi per salvare una persona amata. «Li prenderò per te» le promise. «Fosse l’ultima cosa che faccio. Voglio vederli penzolare tutti dalla forca.»

    1

    Colorado, 1876

    Sparagli!

    Le dita di Samantha Blair si irrigidirono mentre osservava l’uomo alto e magro avvicinarsi con una falcata agile ed elegante. L’uomo che doveva fermare a ogni costo.

    Qualche istante prima era scesa dagli scalini del portico del saloon e ora si trovava in mezzo alla strada polverosa, sfoggiando un atteggiamento di sfida.

    Lo spolverino che indossava era stretto e le teneva troppo caldo in quella giornata tiepida, ma se non altro nascondeva la sua identità. Un cappello con la tesa abbassata sulla fronte copriva la chioma corta e le riparava gli occhi dal riverbero del sole pomeridiano.

    Le mani nei guanti di pelle erano sudate. L’uomo che si stava avvicinando aveva un’espressione implacabile e un distintivo sulla giacca. Aveva capelli neri, occhi infossati e la pelle abbronzata dal sole. Sembrava un falco, un ombroso predatore. Il suo piglio cupo non lasciava dubbi sul fatto che fosse in grado di uccidere.

    Samantha scostò il lembo destro dello spolverino e lui si fermò, irrigidendosi nel vedere l’arma.

    Il vento sollevava la polvere e il sole picchiava su di lei e sull’uomo che braccava Mac, una delle tre persone che più amava al mondo. Samantha era una guaritrice, non un’assassina. Ma ora che Mac era ferito gravemente e indifeso, era suo dovere proteggerlo.

    L’insegna del saloon, una delle poche strutture rimaste in piedi nella piccola cittadina mineraria di Gideon’s Hope dopo l’incendio disastroso che l’aveva distrutta, penzolava da una catena e il resto dell’edificio sembrava sul punto di crollare da un momento all’altro.

    In lontananza Dawg ululava, come se fiutasse il pericolo. Il vecchio cane stava probabilmente grattando la porta, ansioso di correre in suo aiuto.

    «Torna a casa» le intimò l’uomo dinoccolato. «Non sparo ai ragazzini.»

    Samantha si irrigidì. «Non sono un ragazzino. Ho già ucciso delle persone» mentì. In realtà, non aveva mai ucciso nessuno, ma era molto brava con i bersagli. Brava e veloce.

    Ce la poteva fare, si rassicurò. Doveva farlo. Non avrebbe permesso ai dubbi di fermarla. Non voleva uccidere quell’uomo. Buon Dio, non volva uccidere nessuno. Ma doveva fermarlo, magari con una pallottola in una gamba o in un braccio.

    Mira sempre al cuore o alla testa. Colpisci altrove e il tuo avversario ti ucciderà.

    Quante volte Mac glielo aveva ripetuto quando le aveva insegnato a sparare? Non aspettarti che un pistolero ti conceda un vantaggio. Non lo farà. E lo sceriffo era un pistolero. Samantha conosceva la sua reputazione. Erano anni che temeva di imbattersi in lui.

    L’uomo di legge si avvicinò di un passo. «Non voglio guai. Cerco un bandito.»

    «Non ci sono banditi, qui.»

    Le sue labbra si incurvarono in un mezzo sorriso. «In questo caso, darò un’occhiata e poi me ne andrò.»

    «Non ci piacciono gli stranieri e non ci piace la legge.»

    «Parli per te e per chi altro?» chiese lui con voce controllata, priva di paura. Del resto era un uomo di legge e ogni suo movimento lasciava trasparire la forza e la sicurezza che lo animavano.

    «Non è importante» rispose lei, parlando con voce roca. Il cuore le batteva forte nel petto. Solo la consapevolezza di essere l’unico ostacolo tra quell’uomo e Mac le impediva di fuggire via.

    «Lo è per me» insistette lui, avvicinandosi di un altro passo.

    Ora o mai più. Se fosse riuscito a superarla, avrebbe trovato Mac. La mano di Samantha si mosse velocemente, fermandosi a pochi centimetri dalla Colt.

    Non aveva scelta. Mac era come un padre per lei e ora se ne stava disteso, privo di conoscenza, in una stanza del saloon, il corpo trapassato da tre proiettili. Samantha doveva proteggerlo. Non c’era nessun altro. Nessuno.

    «Senti, non voglio litigare con te» proseguì l’uomo. «Non so nemmeno chi diavolo sei.»

    «A noi non piacciono gli stranieri» ripeté lei, cercando di farsi forza e di superare la paura che le gelava il sangue nelle vene.

    Lo faccio per Mac.

    Con lui c’era Archie, un altro dei suoi padrini, il più anziano dei tre uomini che avevano amato sua madre e che si erano presi cura di lei quando Mary era morta. Ora non ci vedeva più bene, tuttavia, se avesse saputo che cosa stava succedendo, avrebbe cercato di aiutarla e sarebbe rimasto ucciso.

    Lei era l’unica in grado di fermare lo sceriffo.

    Ed era pronta a morire piuttosto che permettergli di arrestare Mac.

    Aveva avuto la possibilità di tendergli un agguato, ma sarebbe stato un comportamento da codardi, che andava contro tutte le regole che Mac le aveva insegnato.

    «Vattene» sibilò, augurandosi che il tono di voce non tradisse la disperazione che provava. «Ci sono altre armi puntate su di te» mentì, anche se sapeva che non sarebbero state quelle parole a fermarlo. Quell’uomo di legge aveva la reputazione di essere un mastino spietato. In ogni caso, valeva sempre la pena di tentare. Il cuore le batteva così forte nel petto che temeva lui potesse sentirlo da dove si trovava.

    «Non posso» replicò lui, atteggiando le labbra a una smorfia. Sam si impose di non guardare la sua fondina. Mac sosteneva che non bisognava mai guardare la fondina di un avversario, né la sua mano, ma unicamente gli occhi. Erano loro a farti capire quando avrebbe estratto la pistola.

    Gli occhi. Non il viso. Doveva concentrarsi sugli occhi. Scuri, con un alone blu, fissi su di lei.

    «Sono un ufficiale degli Stati Uniti e cerco Cal Thornton. Potrebbe anche farsi chiamare MacDonald, ora» continuò l’uomo di legge. «Non voglio avere problemi con nessun altro.» All’improvviso la sua voce si fece dura. «A meno che qualcuno non interferisca.»

    «Non conosco nessun Thornton» rispose lei. «E nessun MacDonald, e quel distintivo non ha alcun valore per me.»

    L’uomo sostenne il suo sguardo senza vacillare. «Il vecchio nella stalla sostiene che il proprietario del cavallo si trova nel saloon. Quello è il cavallo di Thornton, non ci sono molti Pinto in giro.»

    «Quell’uomo non sa quello che dice. Ho vinto il cavallo a carte.»

    «Se le cose stanno così, darò un’occhiata e poi me ne andrò.»

    «No.»

    La sua risposta lo fece sorridere.

    «Dov’è, ragazzo?»

    Solo allora Sam si rese conto che con la sua risposta aveva confermato la presenza di Mac. Tanto peggio. Aveva visto lo sceriffo parlare con il vecchio Burley e poi muoversi in direzione del saloon senza alcuna esitazione. Se era arrivato fin lì per trovare Mac, non avrebbe desistito tanto facilmente. Solo una pallottola poteva fermarlo.

    Sam rimase immobile quando lui si avvicinò, sfidandola con lo sguardo.

    «Fermo» gli intimò. «O sparo.»

    «Ne sei sicuro, ragazzo? Scommetto che non hai mai ucciso un uomo prima.»

    Lo sguardo di Sam non vacillò. Il viso di lui sembrava scolpito nella pietra. Intorno agli occhi notò delle rughe che, era pronta a scommettere, non erano il risultato di una propensione al riso. L’uomo la stava studiando con freddo interesse.

    Poi le voltò le spalle. «Entrerò in quel saloon.»

    Ora. Sam doveva muoversi subito.

    Il cuore le batteva forte e la gola era così asciutta da renderle difficile la respirazione. Spostando il peso del corpo da un piede all’altro, si impose di concentrarsi. Era brava con la pistola, come un uomo, era solito dire Mac. Ma lui le aveva insegnato a sparare solo per autodifesa e, in cuor suo, Sam sapeva che non avrebbe approvato la sua mossa.

    «Un altro passo e ti uccido.»

    L’uomo si voltò di nuovo verso di lei.

    «Vattene» ripeté. «Non c’è nessuno qui a parte qualche fantasma.»

    «E tu.» Il suo sguardo sembrò sondarle l’anima. «Che cosa rappresenta per te?» Stava tentando di distrarla. Sam divaricò le gambe per ottenere una posizione più salda, portando le dita sempre più vicine alla fondina.. Mac le aveva spiegato che alcuni pistoleri tentavano di confondere l’avversario con le chiacchiere.

    «Non capisco a che cosa ti riferisca.»

    «Perché non è qui? Perché permette a un ragazzino di proteggerlo?»

    Sam non rispose. Ogni volta che apriva bocca finiva per rivelargli più di quanto volesse.

    «Voglio solo portare Thornton davanti a un giudice. Avrà un processo equo.»

    «Poco probabile.»

    L’uomo inarcò un sopracciglio. «Allora Thornton è qui.»

    Accidenti, aveva parlato troppo.

    Purtroppo non aveva avuto il tempo di organizzare un piano da quando, tre ore prima, un vecchio amico di Mac era arrivato a cavallo per avvisarli che uno sceriffo di nome Evans aveva scoperto il loro nascondiglio. Sfortunatamente non era potuto restare ad aiutarli. Anche lui aveva una taglia sulla testa.

    Evans. Sam conosceva quel nome. Erano anni che quell’uomo stava alle costole di Mac. Una volta, Archie aveva detto che si trattava di una vendetta.

    Sam si sforzò di controllare il tremore alle mani mentre fissava lo sguardo in quello di Evans. Non voleva ucciderlo. In realtà, non voleva nemmeno sparargli, anche se sapeva di essere in grado di farlo, che doveva farlo. Era veloce quanto Mac ai bei tempi e ultimamente era anche riuscita a batterlo.

    Ma quello non era un gioco tra maestro e allievo.

    L’uomo di legge fece un passo in avanti, le braccia rilassate. Evidentemente non pensava che

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