Emozioni parigine: eLit
By Helen Brooks
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UNA VALIGIA PER... PARIGI - Possibile che l'atmosfera di Parigi sia così magica da farle cambiare idea su quel seduttore incallito di Logan, cui ha già risposto un secco no? Quando Melly ha accettato l'avventura di aprire un albergo nella splendida Parigi, non immaginava di dover fronteggiare di nuovo le avances di un uomo affascinante ma dall'apparenza frivola e scontata. Sicura di uscirne vincente, una mattina scopre una realtà che mai avrebbe osato immaginare, cioè che Logan è...
Helen Brooks
Helen è nata e cresciuta in Nuova Zelanda. Amante della lettura e dotata di grande fantasia, ha iniziato a scrivere storie sin dall'adolescenza. A ventun anni, insieme a un'amica, partì in nave per un lungo viaggio in Australia, che da Auckland l'avrebbe condotta a Melbourne.
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Book preview
Emozioni parigine - Helen Brooks
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Lace and Satin
Harlequin Mills & Boon Romance
© 1995 Helen Brooks
Traduzione di Nelia Scotti
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 1997 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5894-898-9
www.harlequinmondadori.it
Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.
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1
«Chi l’avrebbe mai detto! Sei proprio tu, vero?»
Melly si fermò di colpo, il piede tra un gradino e l’altro dell’imponente scalinata di marmo, mentre nelle orecchie le risuonava ancora il tono sarcastico di quella voce maschile che non era mai riuscita a dimenticare.
Accidenti, ci mancava solo quello!, pensò mentre la pioggia battente le bagnava il viso e le penetrava lentamente nell’incavo del collo attraverso il bavero dell’impermeabile. Sospirò esasperata. Doveva immaginarselo nel momento stesso in cui aveva aperto gli occhi, che quella mattina avrebbe fatto meglio a starsene a letto.
Non solo aveva dimenticato l’ombrello a casa, ma il taxi che era riuscita a bloccare dopo oltre dieci minuti di attesa sotto un diluvio universale l’aveva lasciata a quasi un isolato di distanza dal palazzo dove si trovava il suo ufficio. Tutta colpa di un ingorgo stradale!
Si voltò lentamente per fronteggiare l’uomo alto che, proprio mentre lei gli sfrecciava davanti, stava emergendo da una prestigiosa Bentley. Ora lui le stava accanto, riparato da un ombrello. Melly alzò lo sguardo e incontrò un paio di glaciali occhi azzurri che avrebbe riconosciuto ovunque; gli stessi occhi che l’avevano perseguitata per mesi sia da sveglia sia nei suoi sogni sino a che non era riuscita a trovare la forza di lasciarsi il passato alle spalle.
«Logan?» Con fastidio si rese conto di non riuscire a sorridergli con quella freddezza che la sua posizione di segretaria e assistente del presidente della Harp Hotels avrebbe richiesto. Non era più la giovane e patetica studentessa del primo anno, ormai era diventata qualcuno; aveva una posizione di prestigio! E allora, perché il suo cervello sembrava essersene completamente dimenticato?
«Logan Steer, se non sbaglio?» precisò in tono interrogativo per non dargli la soddisfazione di mostrare che sapeva benissimo chi fosse. Purtroppo non le servì molto quella bugia, a giudicare dal sorriso ironico che lui le rivolse.
«Ti ricordi...» La guardò con espressione che avrebbe dovuto essere irresistibile. «Devo considerarlo un complimento?»
Forse gli occhi e la voce erano simili a quelli del passato, ma il resto era quasi irriconoscibile, rifletté lei con il fiato corto fissando quei lineamenti virili. Quanti anni aveva ormai? Trentuno, trentadue, eppure sembrava più vecchio di dieci anni, con le rughe intorno agli occhi e i capelli neri striati di fili grigi. Non che fosse meno affascinante. Tutt’altro. Era persino più sensuale di come se lo ricordava lei. Quando aveva ventitré anni, tutte le ragazze lo trovavano irresistibile. Ora, probabilmente, stuoli di donne gli cadevano ai piedi.
Finalmente il suo cervello sembrò tornare a funzionare e il sorriso da donna di successo riuscì a materializzarsi sulle sue labbra. «Non direi proprio» gli rispose con freddezza. «Adesso, se mi vuoi scusare...» Non aspettò la risposta di lui anche se, mentre gli voltava le spalle e riprendeva a salire velocemente la scala, notò che un’espressione fredda gli era comparsa sul viso.
Arrivata in ufficio, per prima cosa s’infilò nel piccolo bagno riservato alle dipendenti e si guardò allo specchio. Mio Dio! Sembrava un pulcino bagnato! I capelli le ricadevano in ciocche scomposte sulla fronte e il trucco, che aveva applicato con cura prima di uscire, si era praticamente liquefatto. Per fortuna arrivava sempre presto, molto prima degli altri. Così avrebbe avuto tempo a sufficienza per sistemarsi e tornare a essere l’efficiente signorina Higginbottom che tutti conoscevano.
Per quale ragione aveva incontrato proprio lui, e proprio quella mattina! Londra era una metropoli... Non era giusto! Logan Steer... aveva saputo che i suoi impegni di lavoro erano negli Stati Uniti, dove aveva ottenuto uno strepitoso successo grazie alla sua mente acuta e al suo eccezionale senso degli affari. E alla presenza di una bellissima e decorativa moglie bionda.
Melly fissò pensierosa la sua immagine riflessa nel piccolo specchio sopra il lavandino. Dovevano essere passati almeno cinque anni, da allora, eppure sembrava ancora lo stesso uomo arrogante e pieno di sé.
Scosse la testa. Non gli avrebbe dedicato un altro pensiero. Già anni prima aveva deciso che, se mai l’avesse rivisto, sarebbe stata fredda e totalmente padrona della situazione. Non come l’ultima volta. Chiuse gli occhi con un sospiro, quasi tutto fosse accaduto il giorno prima.
«Sono passati anni, Melly!» dichiarò a se stessa, con espressione determinata. «Non sei più la ragazzina di allora, sei una donna in carriera... hai ventisette anni, una casa tutta tua e una vita che ti soddisfa. Dimentica quella notte, e dimentica anche Logan Steer.»
Riprese a sistemare il disastro di quella già travagliata mattina e quando iniziarono ad arrivare i colleghi, aveva finalmente ritrovato il suo aspetto impeccabile e una certa serenità di spirito.
Logan era un’ombra del passato e niente più. Niente più, ripeté a se stessa uscendo dalla toilette. Si era persino stupita che si ricordasse di lei.
Non ne era stata anche un po’ lusingata? si domandò percependo un brivido freddo lungo la schiena. Certo che no!, si rispose.
Con passo lento entrò in ufficio. Perché mai doveva essere lusingata se un verme come quello si ricordava di lei? Quell’uomo era vuoto come una scatola di cartone. A giudicare da quello che scrivevano i giornali finanziari, otteneva un grande successo, quasi fosse dotato del tocco di re Mida. Tutto ciò in cui si impegnava si trasformava in una miniera d’oro, però lei sapeva che sotto sotto non c’era nulla di ciò che è davvero importante nella vita.
Chissà cosa ci faceva in quella parte del mondo, rimuginò aprendo l’agenda degli appuntamenti, seccata di non essere capace di toglierselo dalla mente. Era stata in ferie tre settimane, spese per lo più a sistemare il nuovo e costoso appartamentino che aveva acquistato, e ora doveva assolutamente concentrarsi sul lavoro che si era accumulato durante la sua assenza, in modo da farsi trovare pronta dal suo capo quando fosse arrivato.
Era stata scelta per quel lavoro tra molte altre candidate grazie alla sua totale dedizione all’impero della Harp Hotels, alla sua determinazione e alle lunghe ore passate in ufficio senza mai lamentarsi. Nella sua attuale posizione di segretaria del presidente aveva pochissimo tempo libero, ma la sua fatica era compensata da uno stipendio da favola e da un lavoro che era spesso interessante. Si riteneva davvero fortunata.
Adesso concentrati, Melly, ordinò a se stessa dopo avere riletto due volte la stessa pagina. Era ora di smettere di sognare a occhi aperti, altrimenti Giles Trent, il suo capo, non avrebbe trovato la segretaria efficiente a cui era abituato.
Alle otto e trenta in punto suonò il telefono interno e lei rispose subito.
«Melly?» Era il suo capo. «In questo momento mi trovo nella sala riunioni. Siamo in sei. Non c’è bisogno che tu ci raggiunga, però vorrei che ci facessi portare sei caffè e delle brioche. Avvisa il centralino di non passare telefonate.» Seguì una breve pausa. «Come sono andate le vacanze?» le chiese inaspettatamente.
Melly rispose con una frase di circostanza poi riattaccò. Cosa era successo durante la sua assenza? Certo qualcosa di importante ma avrebbe dovuto attendere che fosse Giles in persona a parlargliene.
Erano da poco passate le undici quando sentì la voce del suo capo fuori dalla porta. Passarono altri dieci minuti, poi la porta si aprì di scatto e Giles infilò la testa nella stanza.
«Melly, potresti venire da me con blocco e matita, per favore? Vorrei dettarti degli appunti» le domandò con espressione assorta.
Lei si alzò immediatamente, prese il notes e lo seguì nel suo ufficio, dirigendosi verso la sedia che lui le stava indicando.
Fu in quel momento che una voce familiare e pigramente soddisfatta risuonò a pochi passi da lei.
«Oh, Melly, ci incontriamo di nuovo! Non pensavo sarebbe accaduto tanto presto.» Logan si alzò dalla poltroncina che si trovava accanto a quella di Alfred Hynes, il direttore finanziario, e le andò incontro. «E così sei tu la virtuosa Melly di cui ho sentito parlare. L’efficiente braccio destro di Giles.»
La parola virtuosa era stata scelta deliberatamente, ne era certa. Era evidente che Logan non aveva apprezzato il suo commento di poco prima e lo fece notare lasciando scorrere lo sguardo su di lei con imbarazzante intensità. Melly restò immobile e quando, alla fine, i loro occhi si incontrarono, lei abbassò la testa con apparente tranquillità.
«Logan, che sorpresa!» esclamò con un tono di voluta superficialità che sottintendeva chiaramente la sua indifferenza.
Qualcuno tra gli ospiti si schiarì la gola e Giles si voltò verso di lei, fulminandola con lo sguardo per quella manifesta mancanza di cortesia.
«Vi conoscete già, a quanto pare. Adesso, se vogliamo continuare, signori...» Con un gesto frettoloso della mano Giles le indicò di nuovo la sedia.
Melly si sedette in silenzio, maledicendosi mentalmente per la sua stupidità. Di sicuro Giles era furioso per come lei aveva trattato un suo ospite. Quell’atteggiamento poco professionale non aveva scusanti, tanto più che a Giles non avrebbe potuto raccontare quale fosse il vero motivo della sua antipatia nei confronti di Logan Steer.
«Se sei pronta, Melly...» La voce di Giles interruppe bruscamente il corso dei suoi pensieri.