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Hurricane Bay: eLit
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Hurricane Bay: eLit

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About this ebook

Sheila è scomparsa nel nulla. Kelsey, la sua migliore amica, per cercarla segue una pista che porta dritto in un mondo spaventoso di sesso e violenza. Dane Whitelaw, investigatore privato, cerca di dissuaderla. Ma Kelsey non si lascia fermare da niente e nessuno e inizia una discesa all'inferno nelle Florida Keys, regione di tramonti sensuali e traffici loschi. Le indagini sveleranno pian piano un'immagine di Sheila diversa dalla ragazza che lei credeva di conoscere. Molto diversa. Così Kelsey imparerà a non fidarsi di nessuno, perché tutto e tutti qui sembrano nascondere la forza distruttrice di un uragano. E si sa, in Florida l'uragano è sempre in agguato. E quando lo si annusa nell'aria nulla può più ostacolare la furia di un killer efferato.

LanguageItaliano
Release dateSep 30, 2015
ISBN9788858937617
Hurricane Bay: eLit

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    Book preview

    Hurricane Bay - Heather Graham

    Copertina. «Hurricane Bay (eLit)» di Graham Heather

    Hurricane Bay:

    CHUYN / iStock / Getty Images Plus

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Hurricane Bay

    Mira Books

    © 2002 Heather Graham Pozzessere

    Traduzione di News

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2003 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-761-7

    Frontespizio. «Hurricane Bay (eLit)» di Graham Heather

    Prologo

    Web amava le Florida Keys. Quel vecchio soprannome, Web, era nato lì. Ma lo conoscevano in pochi. Era speciale. Apparteneva a un tempo e a un luogo ben precisi, come le isole Keys, perle sfolgoranti incastonate nell’oceano. Formavano una striscia serpeggiante che partiva da Miami e scendeva a sudovest, specchiandosi nelle acque dalle innumerevoli sfumature. Una volta lasciata la terraferma, cominciava la magia. Nulla al mondo eguagliava la bellezza di un’alba delle Keys, il cielo inondato di luce dai riflessi dorati e scarlatti. E i tramonti erano ancora più paradisiaci, quando il globo luminoso cominciava a calare con maestosa lentezza in un tripudio di colori, fino a sparire con un ultimo sussulto, facendo posto all’oscurità.

    In pochi altri luoghi il buio era così completo. Certo, non dove i bar restavano aperti fino alle ore piccole e le insegne degli hotel rischiaravano la notte con le luci al neon tremolanti. Ma lontano dalla civiltà, dove la natura dominava incontrastata, l’oscurità poteva diventare fitta e spaventosa come un girone infernale brulicante di spiriti demoniaci.

    Ma il buio era anche prodigo di promesse, segreti, peccati. Un posto dove nascondersi.

    Ed era nel buio che Web aspettava, riflettendo sul mistero della natura, e soprattutto su quello che doveva fare.

    C’era un elemento di pericolo, ma questo avrebbe reso tutto più eccitante.

    Anche l’oscurità avrebbe contribuito a creare mistero. Sarebbe stata una bella sorpresa per lei, anche perché non aveva idea di quello che Web aveva architettato: la notte, la brezza marina dolce e salmastra, la spiaggia.

    L’eternità in agguato.

    Lei era così bella. E lo sarebbe stata ancora di più alla luce del giorno, sfiorata dai primi raggi del sole.

    Web aveva disposto con cura ogni minimo dettaglio.

    Il momento era perfetto, ma lei ancora non si faceva vedere.

    E il tempo correva.

    Tutta la magia si sarebbe persa se non fosse arrivata presto. Doveva essere la notte della resa dei conti. Web controllava di continuo l’orologio. L’agitazione cominciava a farsi sentire. Forza, fatti viva.

    Un rumore. La sua macchina.

    Web accese la torcia elettrica.

    La luce la accecò. Sterzò e frenò di colpo. Lui si avvicinò alla macchina.

    Sheila cercò di proteggersi dalla luce con il palmo della mano. Per fortuna aveva il finestrino aperto. Niente aria condizionata. Faceva caldo anche di notte.

    «Chi accidenti...» Vide Web. «Cosa fai?»

    «Avevamo un appuntamento» le ricordò.

    «Non più di un minuto, ti avevo detto. E non mi va di incontrarci qui, in un posto dimenticato da Dio.» Era furiosa.

    «È bello qui, per questo ti ho chiesto di venire, perché potessimo goderci lo spettacolo. Volevo offrirti la notte. Vuoi dire che non sei felice di vedermi?»

    «Ho accettato di vederti per parlare. Tutto qui.» Il tono della voce era sempre più alterato. «Ma non immaginavo che avresti cercato di accecarmi su questa strada deserta. Razza di idiota. Avrei potuto investirti.»

    «Ma non l’hai fatto.»

    «Potevi restarci secco.»

    «Osservazione interessante. Valeva la pena correre il rischio per incontrarti.»

    Sheila lo osservò con attenzione. «Che ci fai con quei guanti? Siamo in estate.»

    «Non fa così caldo stanotte. Sta arrivando una tempesta, anche se non le hanno ancora dato un nome. Non si tratta di un uragano, è una tempesta tropicale o una depressione. La senti nell’aria? Presto la pioggia comincerà a picchiare come un martello, i lampi squarceranno il cielo e i tuoni rulleranno come tamburi.»

    «Che tocco di poesia» commentò lei, annoiata. «Questo sì che spiega i guanti.»

    «Sono guanti da immersione.»

    «Guanti da sub? Con una tempesta in arrivo? E tu avresti intenzione di immergerti con questo tempo?»

    Web ignorò la domanda. «Te l’ho detto. Volevo vederti. Da sola.»

    «D’accordo.» Si gettò i capelli dietro le spalle. «Ora che mi hai vista, posso andare? Non ho tempo per i tuoi stupidi giochetti.»

    «Ti sbagli, devi restare, passare la notte sulla spiaggia, aspettare l’alba, il sorgere del sole. Hai tutto il tempo che vuoi.»

    «Non ho tempo per niente.»

    «Io dico di sì.»

    Sheila era sempre più infastidita. «A cosa ti serve la macchina fotografica?»

    «A scattare foto sulla spiaggia.»

    «Non scatteremo nessuna fotografia. Ti avevo avvertito, adesso devo andare. Spostati, se non vuoi che ti investa.»

    «No, non capisci, questo è il momento migliore, i colori sono magnifici prima di una tempesta. Tu non riesci a vedere ciò che hai davanti. A cominciare da me.»

    «Senti, ora devo andare.»

    «Sheila, tu vedrai l’alba.» Lanciò la torcia dentro la macchina, poi cercò di afferrarla.

    Gli occhi le si riempirono di terrore, Web faceva sul serio. Cercò di richiudere il finestrino, ma era troppo tardi. «Lasciami andare...»

    Le strinse i polsi con forza. Spinse il piede sull’acceleratore, ma la macchina era in folle. «Che cosa vuoi da me? Non puoi obbligarmi a...»

    «E invece posso. Ed è quello che sto per fare.» Aprì la portiera e salì sulla macchina spingendola da parte. Lei cominciò a gridare. Ma nessuno poteva sentirla.

    Nessuno eccetto Web. Ma a lui non importava. Sorrideva, e pochi minuti dopo la fece tacere.

    Era deciso a veder sorgere l’alba con lei.

    Finalmente il sole cominciò a levarsi illuminando il cielo di colori brillanti, malgrado le nubi che si profilavano all’orizzonte preannunciassero la tempesta. Presto, molto presto, sarebbe arrivata la pioggia.

    «Non ti avevo detto che era uno spettacolo magnifico?» le chiese.

    Gli occhi di lei erano fissi sull’orizzonte. Per una volta, non aveva nulla da dire. Guardava e basta.

    «Sei splendida, come l’alba» commentò lui. «Non ci vorrà molto. Voglio solo scattare un paio di fotografie.»

    Aveva una Polaroid. Gratificazione istantanea. Voleva godersi lo spettacolo, subito.

    Tutto era pronto. Il piano era stato organizzato nei minimi dettagli. Ma rimaneva qualcosa da fare. Il progetto doveva essere portato a termine. Fino in fondo.

    E così si mise all’opera.

    Più tardi, quando il sole era ormai alto nel cielo, Sheila era scomparsa.

    Web provava un senso di profondo appagamento, di esultanza. E anche di attesa.

    Adesso doveva solo aspettare. E seguire gli sviluppi del piano.

    1

    Kelsey Cunningham fece il suo ingresso al Sea Shanty con l’impeto di un uragano.

    Dane Whitelaw se ne stava allungato su una delle sedie del bar, sotto la tettoia del patio ricoperta di foglie di palma. La vide farsi largo tra le file di tavoli. Si dirigeva verso di lui.

    Tracannava una birra come fosse acqua e non aveva risolto i suoi problemi. Stare lì, lontano da tutto, a godersi la brezza marina e la vista delle barche che ondeggiavano nella baia, era diventata un’abitudine. Solo che questa volta si versò la birra addosso. Non si aspettava certo quella visita improvvisa.

    Appena la vide, capì che l’avrebbe cacciato in un mare di guai. Indossava un cappello di paglia, un paio di sandali e un prendisole bianco. Era abbronzata e i capelli avevano dei meravigliosi riflessi ambrati.

    Lei lo riconobbe subito. Non era cambiato. Lei, invece, era cambiata, ma Dane l’aveva riconosciuta all’istante.

    Oh, cazzo... Aveva pensato quando l’aveva vista.

    Che cosa ci faceva Kelsey in quel posto?

    Puntò decisa verso di lui e gli si fermò accanto.

    Malgrado il caldo intenso, emanava un profumo delizioso. Kelsey aveva una figura elegante, armoniosa. Il vestito che indossava, piuttosto semplice, aveva una fantastica scollatura. Kelsey era splendida, lo era sempre stata, tanto quanto era un vulcano di energia. Molto tempo prima aveva deciso di andarsene dalle Keys. Ma cosa ci faceva lì?

    Non gli lasciò il tempo di chiederglielo e non disse neppure un semplice e banalissimo ciao. «Dov’è Sheila?» chiese con prepotenza.

    Quel nome lo colpì come un pugno nello stomaco.

    «Sheila?» ripeté lui.

    «Hai capito bene. Dov’è?»

    La studiò per un momento. Disse: «Nemmeno un Ehi, Dane, quanto tempo che non ci si vede, come stai?».

    «Non fare lo spiritoso. E non fingere di non capire.»

    «Io non so niente, piccola.»

    «Non chiamarmi piccola.»

    «Ma sei sempre la sorellina di Joe, non è così?»

    «Dane, dov’è Sheila? Non venirmi a raccontare che non l’hai vista. Ci sono un mucchio di testimoni.»

    «Testimoni di cosa?»

    «Nessuno la vede da una settimana. L’ultima volta che è stata vista era qui, con te. Quindi adesso mi dici dove si trova.»

    Dane ringraziò il cielo di avere gli occhiali da sole: gli rendevano il viso assolutamente impassibile. Perché sapeva bene che cosa era accaduto a Sheila Warren. Anche se non sapeva dove fosse. Se c’era una cosa di cui non aveva bisogno in quel momento era vedersi comparire davanti Kelsey. In cerca di Sheila, per giunta. Per quanto ne sapeva, non si vedevano da anni.

    «Mi spiace, piccola. Sheila passa un mucchio di tempo qui, con tante persone diverse. Perché dovrei sapere dove si trova adesso?»

    «Porca miseria, Dane, le hai parlato di recente. Vi vedevate ancora.»

    Dane si accorse che gli anni avevano accresciuto la sua grazia naturale. E che aveva acquisito la capacità di apparire distaccata e imperturbabile come una dea. Prima era stata un ciclone, la paladina dei derelitti, un cane da guardia a difesa del bene.

    Si costrinse a mantenere un atteggiamento indifferente. «Vedermi con lei? Non posso negare che la frequentassi, in un certo senso. Io e la metà dei maschi del sud della Florida, per non parlare di ogni singolo turista che metteva piede sull’isola.»

    «Razza di stronzo» sibilò Kelsey.

    «Hai ragione, tesoro. Sono una carogna. Ma prima che tu ci rimanga male indagando su Sheila Warren, devi sapere che non è più la bambolina che conoscevi. È quasi una prostituta.»

    Kelsey restò senza parole.

    «Sheila è uno spirito libero. Ma so che stava di nuovo con te e adesso è sparita. Tu devi sapere qualcosa.»

    «È vero, ci siamo incontrati.»

    «E allora dimmi cosa ti ha detto.»

    Si lasciò scivolare gli occhiali sul naso e la studiò in silenzio.

    «Dal momento che non ti degni di parlare con me, forse preferisci la polizia.»

    «Almeno loro conoscono le buone maniere.» Si riaggiustò gli occhiali e incrociò le braccia sul petto.

    Kelsey continuava a fissarlo. Lui fece un sospiro e la guardò con impazienza.

    «Che cosa c’è? Non posso aiutarti. Te ne vuoi andare? O forse ti piaccio? Non starai diventando come Sheila, piccola... Hai forse intenzione di recuperare il tempo perduto?»

    Kelsey rimase impassibile.

    «Piacermi? Non credo. Direi che mi sento nauseata.»

    «Non dirmi che non ti interessano più i fusti da spiaggia.»

    «Faccio volentieri a meno degli stronzi come te.»

    «Tutto qui?»

    «No» rispose lei con voce suadente, poi, con una rapida torsione del polso, gli rovesciò sul petto una colata di appiccicosa brodaglia alla frutta. Dane fece per scattare in piedi e afferrarla, ma riuscì a dominarsi. Non la vedeva da anni, ma era sempre una delle Keys. La sorellina di Joe. A ben vedere, Kelsey era molto più di questo. E per nulla al mondo avrebbe voluto che facesse la stessa fine di Sheila.

    Continuando a fissarlo, Kelsey scosse la testa con aria disgustata. «Uno stronzo e un ubriacone, guardati. Sei coperto di liquore e non hai nemmeno reagito.»

    «È un ottimo metodo per una bevuta. Mi basterà leccarmi dappertutto» ribatté. «Allora, vuoi darmi una mano?»

    Lanciandogli un’occhiata di disprezzo, lei girò i tacchi e fece per andarsene.

    «Kelsey.» Si alzò di scatto. «Vai alla polizia e poi sparisci, chiaro? Tornatene al tuo lavoro e al tuo bell’appartamento sulla baia.»

    «E tu vai al diavolo.»

    «Qualunque cosa per te, piccola. Ma fai come ti dico. Parla con la polizia e poi vattene.»

    «Questa è anche casa mia.»

    «Tesoro, casa tua è un bel condominio nei quartieri alti di Miami, con tanto di cancello e guardia. E ora levati dai piedi.»

    «Chi credi di essere?» gli gridò.

    «Sono la persona che ti sta informando che non appartieni più a questo posto.» Specialmente se te ne vai a zonzo facendo domande su Sheila.

    «Pensala come ti pare, ma questa rimane casa mia. E troverò Sheila.»

    Dane avrebbe voluto inseguirla, prenderla per un braccio, dirle di non ficcare il naso in quella vicenda. E magari rispedirla a Miami. Ma se avesse osato sfiorarla, Kelsey avrebbe chiamato la polizia senza pensarci due volte.

    Si limitò a osservarla mentre usciva. Ancora non sapeva come, ma giurò a se stesso che l’avrebbe tenuta alla larga da quella faccenda. Imboccò il sentiero di sabbia che conduceva alla piccola striscia di spiaggia dietro il Sea Shanty e continuò a camminare finché non si ritrovò immerso nell’acqua. Era il modo più rapido per togliersi quella roba dai vestiti. E poi l’acqua fredda gli avrebbe schiarito le idee.

    L’incontro inatteso con Kelsey aveva reso tutto più difficile. La polizia sarebbe stata coinvolta in quella storia. Presto o tardi avrebbe trovato Sheila Warren.

    Doveva riuscirci prima di loro.

    Kelsey entrò nella parte di villetta di Sheila. Indugiò un istante, godendosi la sensazione dell’aria condizionata che si diffondeva nella stanza. Altro che brezza marina. Fuori faceva un caldo d’inferno.

    «Bene, magnifico» commentò. Forse era stata colpa sua. Non aveva facilitato le cose. Avrebbe potuto cominciare con ehi, Dane, come te la passi? Accidenti, sono passati secoli... Ma stravaccato sulla sedia con quell’aria di un barbone, Dane non invitava le buone maniere. E Nate, il proprietario del Sea Shanty, nonché suo ex marito, le aveva detto che Dane aveva passato tutto il pomeriggio attaccato alla bottiglia. Che lui e Sheila si vedevano. Che avevano litigato. E che si comportava in modo strano da quando era tornato da St. Augustine. Stava lavorando a un caso e c’era stata una morte sospetta. Nate non era al corrente di tutti i particolari, perché Dane non aveva voluto parlargliene. Ma da quando era tornato a casa, non aveva fatto altro che bere. Anche Sheila le aveva raccontato che qualcosa in lui non andava. Sembrava aver perso ogni interesse nei confronti della vita.

    Quand’erano ragazzini, Dane e Joe erano i guastafeste della combriccola. Due veri teppisti. Ma anche quando era scappata il più lontano possibile da Dane, aveva sempre desiderato il suo bene. L’aveva sconvolta sapere che si era ridotto a trascorrere le giornate al bar, tagliato fuori dal mondo, privo di qualsiasi ambizione.

    Kelsey andò in cucina. Aprì il frigorifero. Grazie a Dio quella mattina aveva fatto la spesa. Succo di frutta, aranciata, vino e birra. C’era solo l’imbarazzo della scelta.

    Visto il clima torrido, decise per una birra. Le tornò in mente l’immagine di Dane che tracannava quella roba, così decise di ripiegare su un cocktail alla frutta. Mirtillo e lampone. E invece no: aveva voglia di una birra. Il fatto che lui si fosse ridotto a una specie di rifiuto umano confinato in un bar con la bottiglia in mano non le avrebbe impedito di godersela.

    Dane la irritava. Avrebbe dovuto parlargli con calma, ottenere delle informazioni. Tutti sapevano che aveva ricominciato a vedere Sheila. Forse le cose tra di loro non andavano a gonfie vele come quando erano ragazzi, ma sembrava che fossero ancora uniti. Persino Larry Miller, un amico di gioventù, suo collega di lavoro ed ex marito di Sheila, sembrava esserne a conoscenza.

    Nate le aveva raccontato che Dane e Sheila avevano avuto una brutta discussione, l’ultima volta che si erano visti. E Cindy Greeley, una buona amica, sua e di Sheila, aveva confermato.

    Prese la bottiglia, svitò il tappo, bevve un lungo sorso e si guardò intorno. «Sheila... sto diventando matta? Sei una puttanella sconsiderata come dicono tutti? Cosa sei diventata? E dove sei finita?»

    L’unica risposta fu il ronzio del condizionatore. Aprì la porta a vetri che dava sul patio: al di là del muretto si trovava la piscina comune, circondata da arbusti e piante fiorite. Il cortile posteriore era la parte più curata e tranquilla della villetta che Sheila condivideva con Cindy. Era bello essere di nuovo qui. Perché quello era ancora il suo mondo, qualsiasi cosa pensassero gli altri, specialmente Dane.

    Il quartiere di Miami in cui viveva si trovava a poco più di un’ora di macchina, traffico permettendo, eppure qui era tutto diverso. Se n’era resa conto quel giorno al Sea Shanty; sentiva il calore della città, tranquilla anche quando pullulava di turisti. Il suo sogno era girare il mondo, e l’aveva fatto. Ma ora era felice di essere tornata.

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