Luci sul sentiero: Poesie per il Pianeta Terra, rivolte alla dignità dell'uomo
By Ton Milan
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Addita le virtù da assimilare profondamente per una convergenza di cuori e menti, mirando alla realtà con occhi limpidi e rispetto reciproco. Propone come "motore" per questa grande innovazione il Mistero, sinonimo di leggi ed energie che regolano l’equilibrio dell’universo e la vitalità del pianeta Terra, forse l’unico vivente dei molti sistemi solari.
Il suo anelito è quello di scardinare gli intrecci del male, intervenendo sin dall’infanzia nell’istruzione per poter garantire sia l’armonia dell’umanità (con dignità per ogni uomo), sia la fecondità della natura, entrambe avvilite per le gravi compromissioni e l’ignoranza diffusa.
Ton Milan, nato nella Puglia del dopoguerra, visse sotto la cappa religiosa del confortevole Cielo che permetteva di tollerare la dura vita contadina. In verde età gli fu diagnosticata una sordità parziale, che in realtà lo aveva colpito sin dalla nascita. A vent’anni un intervento chirurgico invasivo lo rese sordo, confinandolo nel silenzio assoluto. Sentendosi perso, la fede cattolica gli fu molto utile all’inizio come ancora di salvezza, non avendo altro, ma in seguito si rivelò insufficiente (non fu aiutato da Dio, ma dall’"io" assimilatogli, come comprese in seguito).
Trasferitosi al Nord, si sentì rinascere lentamente, non senza crisi acute, e per la sua sete di riscatto volle vivere nel Messico alcuni mesi.
Dopo anni di meditazioni, ha inteso chiaramente l’inesistenza di Dio.
Ha scritto 4 saggi: "Dio controstoria di un mito", "L’inganno dei Vangeli", "Atti apostolici forieri di violenza" e "Religioni, uno scandalo millenario"; 2 romanzi "Il confino del silenzio" e "La scelta dell’ignoto"; e infine le liriche "Le rime del silenzio".
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Luci sul sentiero - Ton Milan
soccorso
Introduzione
Si tratta di due raccolte di composizioni, distinte per stile, che si propongono di rendere più coscienti gli uomini tra dubbi, smarrimenti, incognite, aneliti e non da meno tra insidie e difficoltà esistenziali.
Si vive con il lavoro per soddisfare i propri bisogni materiali, quali la casa, il cibo, l’abbigliamento, l’istruzione, la salute eccetera; ma tutto questo non è sufficiente, occorre considerare anche la sfera intima con le sue esigenze particolari e le sue inquietudini. Le religioni, che hanno inteso in qualche modo assolvere questo compito, provvedendo agli smarrimenti e agli sconforti, non sarebbero più idonee, essendosi rivelate illusorie e schiaviste
, insoddisfacenti e dispersive alla luce della ragione
, benché consolanti; inoltre creano inimicizie con le loro differenze dottrinali pur avendo una divinità ritenuta uguale per tutti.
Ogni fedele crede erroneamente che la propria dottrina additi la Verità. Nulla di più falso! Si deve cercarla sempre, finché non si rivelerà unica e perennemente radiosa per tutta l’umanità. Come la scienza è comune in tutto il mondo, altrettanto sarà la spiritualità areligiosa.
È facile che uno, rivolgendosi alla propria divinità, possa privilegiarsi egoisticamente a scapito degli altri. Soltanto quando trattasi di un grave pericolo personale, per cui si è completamente abbandonati, allora non si può non pensare soltanto a se stessi per sopravvivere. Superatolo, si deve ritornare a sperare per la dignità di tutti, anche per riceverne i benefici di una serena coesistenza, perché nessuno può vivere senza il contributo degli altri per le varie necessità. Il pianeta Terra deve essere considerato un’unica patria di tutti i popoli nel rispetto reciproco.
Tutti pensano che Dio (e la Sua corte cristiana), come ogni altra divinità religiosa, accolga le preghiere, invero è immobile, muto e cieco, essendo stato immaginato nel passato in sembianze antropomorfe. E ancora gli uomini se lo immaginano troneggiante nel cielo. Perfino le grandi e terrificanti tragedie (pandemie, guerre, terremoti e tsunami) non hanno mai sortito alcun Suo intervento. Tutte le divinità sono virtuali e pertanto immobili. È un’illusione credere che esse pongano orecchio e occhio a ogni fedele, come i testi sacri fanno intendere. Le sensazioni spirituali che i credenti avvertono e che si credono divine sono semplicemente personali per le vibrazioni che le proprie parole procurano nella sfera interiore, assimilabile a una cattedrale in cui aleggia la coscienza.
Questa raccolta di «Versi» e «Perle» favorirebbe un dialogo diretto con se stessi e indiretto con l’Universo, ovvero il Mistero (inteso come sistema di leggi ed energie che governano la creatività della vita e l’equilibrio del cosmo, ingenerando intime eco con la sensazione di essere ascoltati); esso dovrebbe sostituire definitivamente ogni divinità, che vi era stata anteposta per ignoranza, superstizione o supposizione.
L’uomo è solo, questa è l’angosciosa realtà. Elevando il proprio sguardo al Mistero che lo avvolge, se ne farebbe uno stimolo per specchiarsi e redarguirsi, con la consapevolezza di doversene armonizzare per avvalersi di vari benefici o superare speranzoso le difficoltà, ma sempre in collaborazione con la collettività e rispettando la natura, che è stupefacente per la sua creatività, pur insidiosa.
La materia si fa vita e si cesella con minore o maggiore perfezione in rapporto all’ambiente che plasma. In essa emerge come dominatore l’uomo, discendente dalla scimmia, per il dono dell’intelletto, acquisito autonomamente. Purtroppo gli è sempre stata innata la ferinità, cui ha cercato di opporre, ma spesso vanamente, l’amore; ancora oggi persiste con violenze e distruzioni. Lui deve avere coscienza di se stesso, considerandosi un coinquilino, senza abusare quindi del proprio privilegio intellettivo e cercando di vivere in armonia con l’umanità (che lo serve per i suoi molteplici bisogni) e la natura (che lo genera e sostiene). L’una e l’altra non devono essere sfruttate sconsideratamente con la schiavitù e la spoliazione, la soppressione e la lordura, seminando lutti e rifiuti.
Non c’è nessun diavolo che tormenta, ostacola o lusinga. Chiunque può essere vittima sia dei propri squilibri, sia dell’altrui cattiveria. Cosciente di essere grumo di polvere, dovrebbe impegnarsi per qualificarsi con dignità, senza consolarsi con il bucolico aldilà, che non esiste.
VERSI
La rinascita
C’è la luce eterna nell’universo,
ma non riusciamo a intravederla.
Prediligiamo ancora la schiavitù,
non la sovranità del nostro spirito.
Preferiamo l’iniquo non il giusto
e opponiamo la violenza alla pace.
Si vuole la follia non la saggezza
e al buono opponiamo il perfido.
Per le tenebre che ci avvolgono
ci evitiamo di uscire da noi stessi
e scoprire di poter essere fratelli.
Non possono condurci alla verità
i multiformi sentieri che illudono,
ma soltanto uno porta al Mistero.
Ben s’intende che inutili e tardive
si elevano le nostre parole al cielo,
per cui confidiamo nella rinascita.
Che siano preservati gli innocenti,
sorretti i gementi e aiutati i poveri,
proseguendo fiduciosi, tutti uniti,
in direzione di un mondo migliore.
La storia riferisce che, per giungere all’attuale vita politica e sociale, sono occorse moltissime guerre, nonostante le religioni, ma forse per esse, avendo obnubilato le coscienze. Gli intelletti potevano percepire con il «lume della ragione» sia la vanità delle ricchezze spropositate sia l’inutilità delle violenze spietate, scoprendo la saggezza della collaborazione.
La fratellanza
Mi consola questo tempio,
con le sue mura silenziose
e, pur essendoci vari orpelli,
il cuore intuisce il Mistero.
Mille mani attendono fuori
con sguardi penosi di fame;
soffro non poterle colmare
e intanto consistenti risorse
si perdono con indifferenza.
Tutti hanno bisogno di tutti,
ma per l’egoismo dominante,
arduo è l’impegno altruistico.
Sono in troppi senza dignità
e gemiti si levano quotidiani:
essendo ignota la fratellanza.
Si suddividano le ricchezze
per poter vivere tutti sereni,
dando ognuno il meglio di sé
ed evitando conflitti violenti.
Quando ero ragazzo ed entravo casualmente in una chiesa cattolica non per le messe, ma per sentirmi sciogliere nell’abbraccio spirituale con la divinità, in cui credevo ingenuamente, vedevo alcuni indigenti con le mani protese per la carità. Mi chiedevo come soddisfarle, essendo molte.
Occorrerebbe una vera fratellanza fra abbienti e nullatenenti per ridurre il baratro che li divide.
Il fremito di un granello
Quanta serenità in questa penombra!
Vi si gode la pace infinita del silenzio.
Poiché il cuore s’invola verso le vette,
non rifuggo l’oscurità e la solitudine,
che possono allontanarmi dal mondo.
Mi sento colmo di libertà e serenità,
ma, mirandomi attento nello specchio,
soffro se mi vedo sporco e infangato;
esulto invece se risulto giusto e pulito.
Nell’ineffabile abbraccio dell’Universo
il mio spirito si rinvigorisce di nobiltà,
non avvertendo più alcuna debolezza,
ma un’entusiasmante e fresca vitalità.
Vorrei abbracciare gli scettici e i dolenti,
convincere gli uni e consolare gli altri.
Vorrei fermare ovunque ogni guerra,
scandali, conflitti, soprusi e iniquità,
prospettando soluzioni eque per tutti.
Ma il mio alito è di un esile granello,
pur risoluto davanti al male diffuso!
Che possa almeno diffondere la verità
per dissolvere le nebbie ancora dense,
che non permettono limpide visioni.
È nel silenzio della solitudine e talvolta anche dell’oscurità che ho la possibilità di riflettere, consolandomi nell’abbraccio del Mistero, che ingloba tutto l’Universo, constatando virtù, per le quali si loda, o deficienze, per cui si rimprovera. Rattristandomi per gran parte dell’umanità che soffre per ingiustizia, violenza e guerra, mi sento sospingere a fare qualcosa, ma nulla posso per la mia debolezza.
I nemici
Sconvolto, mortificato e avvilito,
noto un’infinità di templi diversi,
vere fortezze tenacemente difese
con le illusioni dei bucolici regni.
Anziché unirci sentendoci fratelli
e sforzarci di procedere insieme,
brancoliamo nelle intense nebbie,
contrapponendoci infantilmente,
ognuno sicuro della propria dottrina.
Mostrandoci critici per quelle altrui
e sentendoci colmi di