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Seduzione greca (eLit): eLit
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Ebook137 pages2 hours

Seduzione greca (eLit): eLit

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About this ebook

Il passato ritorna ed è un dolce antipasto per il presente...

Che diavolo vuole da lui sua moglie, la donna che non vede da ben sette anni e per la quale prova un profondo rancore? E come mai vuole tornare ad Atene? All'improvviso un’idea perversa balena nella mente di Alexei Christou: accettare le sue richieste e fargliela pagare. Victoria ha bisogno di soldi, lui la vuole come amante per una settimana. Ma la vendetta a volte è un’arma a doppio taglio. Quando infatti Alexei se la trova di fronte...
LanguageItaliano
Release dateJul 1, 2019
ISBN9788830502734
Seduzione greca (eLit): eLit
Author

Sharon Kendrick

Autrice inglese, ama le giornate simili ai romanzi che scrive, cioè ricche di colpi di scena.

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    Seduzione greca (eLit) - Sharon Kendrick

    Immagine di copertina:

    SHansche / iStock / Getty Images Plus

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Bought By Her Husband

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2006 Sharon Kendrick

    Traduzione di Paola Picasso

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-273-4

    1

    Nella sala di rappresentanza della sua compagnia marittima, nell’attico di un elegante palazzo del centro, l’armatore Alexei Christou fece ruotare la poltrona e posò la testa sullo schienale, guardando il soffitto mentre una graziosa ragazza bruna gli sbottonava la camicia.

    «Mmh» mormorò. «Fantastico

    Sospirando di piacere, si preparò a godersi le cure della donna quando il telefono si mise a suonare. Indispettito, strinse le labbra e cercò d’ignorarlo, pensando che prima o poi quel suono si sarebbe interrotto. Dopo un po’, sentendo che continuava, imprecò con rabbia e sollevò il microfono.

    «Ne? Che cosa diavolo succede?» sbraitò. «Ho detto che non dovevate disturbarmi per nessun motivo!»

    Il suo assistente tossicchiò. «Mi perdoni, Kyrios Christou, ma date le circostanze, ho pensato...»

    «Che cosa c’è?» tagliò corto lui con voce sferzante.

    «C’è sua... ehm, moglie al telefono.»

    «Mia moglie?» fece eco Alexei mentre la brunetta sollevava di scatto la testa e guardava sconcertata la sua espressione tempestosa.

    Che cosa voleva quella strega infedele e senza cuore? Sentirsi dire che aveva rappresentato per lui l’errore più grande della sua vita? si domandò Alexei, socchiudendo gli occhi.

    Di sicuro lei lo chiamava, non avendo avuto risposta alla lettera che gli aveva spedito dall’Inghilterra, tuttavia sentire la voce di una persona che non si vedeva da più di sette anni, gli dava una strana sensazione. Soprattutto di una persona che gli aveva strappato il cuore e l’anima, che prima lo aveva accalappiato e poi tradito.

    Il sorriso crudele che gli curvò le labbra avrebbe fatto tremare i suoi numerosi rivali in affari.

    Sollevando imperiosamente una mano, ordinò alla brunetta di smettere quello che stava facendo. Per il momento. Intrattenersi sessualmente con una fanciulla non era certo la cosa migliore da fare mentre parlava con la sua ex moglie. Anche se, a ben pensarci, sarebbe stata una dolce vendetta dopo il modo in cui lei lo aveva tradito.

    I suoi occhi neri scintillarono. Ma che cosa sarebbe importato a quel cuore di ghiaccio?

    Stringendo i denti, resistette alla tentazione, anche per non trovarsi in una posizione di svantaggio. Se prima di combattere gli uomini evitavano di fare sesso c’era una buona ragione. Il sesso indeboliva anche i più forti e lui, dal momento in cui la fedifraga l’aveva abbandonato, non si era più concesso alcuna debolezza.

    «Passamela» ordinò al suo assistente.

    Nel suo modesto appartamento londinese, in attesa d’essere collegata,Vittoria strinse la cornetta nella mano madida di sudore. Odiava dovergli parlare più d’ogni altra cosa al mondo, ma a quel punto sperava di potersi liberare di lui e di essere immune al fascino della sua potente sensualità. Ormai non era più sua moglie, se non di nome, e anche quella situazione non sarebbe durata a lungo. Non era più legata a lui, era sfuggita alla soffocante prigione in cui l’aveva rinchiusa quel greco formidabile. Ciò che Alexei pensava, non la riguardava più.

    Attieniti ai fatti, si ricordò, guardando la pila di conti da pagare che sembrava crescere di giorno in giorno. Digli ciò che vuoi il più in fretta possibile e falla finita.

    Dopo qualche istante udì un piccolo suono metallico e una sillaba gelida. «Ne?» Bastava quella voce nota e minacciosa a procurarle dei brividi sulla pelle e a farle battere il cuore più in fretta. Immune a lui? Figurarsi.

    «Ciao, Alexei.»

    I suoi occhi neri lampeggiarono udendo quella morbida voce inglese, ma lui mantenne un tono neutro come se si rivolgesse a uno qualunque dei suoi nemici. «Ah, sei tu» esclamò con freddezza. «Che cosa vuoi?»

    Nessun saluto, nessun convenevole, ma che cosa si era aspettata? si chiese Victoria. Domande sollecite sulla sua salute da parte di un uomo che al momento dell’addio le aveva gridato: «Sei una sgualdrina da quattro soldi e io maledico il giorno in cui ti ho sposato!».

    «Io... ho bisogno di parlarti.»

    «Molto interessante.» La voce dell’ex marito era sommessa come il cupo brontolio di una tigre che si avvicina a passi felpati alla preda ignara. «Di che cosa, esattamente?»

    Victoria chiuse gli occhi, rammentando il discorso che le aveva fatto il suo avvocato.

    «Se desidera accordarsi in modo amichevole, lo tratti con cautela, signora Christou. Suo marito ha in mano tutti gli assi. Non perché sia nel giusto, ma perché è ricco. Molto ricco.»

    Naturalmente aveva ragione. Gli uomini ricchi vincono sempre perché possono permettersi degli avvocati capaci di intavolare delle trattative lunghe e costose. E Alexei era uno dei più ricchi. Nel mondo d’oggi i milionari sono numerosi, ma gli armatori greci miliardari non nascono sugli olivi. L’ultima cosa che lei desiderava era una battaglia legale protratta nel tempo che non avrebbe potuto pagare, perciò, come aveva detto il suo avvocato, doveva trattarlo con cautela.

    Riaprendo gli occhi, guardò fuori dalla finestra la teoria di tetti che si stagliavano contro il cielo grigio di Londra. Aveva preparato con cura il suo discorso, ma le parole si rifiutavano di uscirle dalla bocca. Forse perché, una volta che le avesse pronunciate, la loro storia sarebbe finita davvero? Ogni donna, per quanto il suo matrimonio sia stato infelice, nasconde dentro di sé il desiderio di salvarlo. Ciascun essere umano tenta di aggrapparsi al sogno di un lieto fine.

    «Io...»

    «Caspita, Victoria... mi sembri molto nervosa.»

    Il tono era crudele e irridente, ma lei s’impose di restare calma. «Non proprio nervosa» lo corresse. «Meglio dire a disagio, ma non dovrebbe sorprenderti. Non ci parliamo da molto tempo.»

    «Lo so benissimo.» Alexei soffocò un gemito mentre la brunetta gli faceva scorrere le unghie sul torace e più in basso, avvicinandosi pericolosamente alla cintura dei pantaloni. Cercando di bandire dalla mente l’immagine della ex moglie, osservò il movimento di quelle unghie scarlatte. Victoria era arrivata a lui pura e innocente e lui le aveva insegnato tutto quello che sapeva dell’arte amatoria. Rabbrividì.

    «Alexei?»

    La voce che giungeva da lontano lo strappò dai suoi pensieri confusi e lui, sbuffando, allontanò la ragazza con un gesto brusco.

    La brunetta cadde in ginocchio e lo guardò con rimprovero, atteggiando le rosse labbra a un piccolo broncio. Lui scosse la testa e il broncio si approfondì. Come poteva permetterle di continuare quando la sua mente era rivolta a Victoria? Maledetta lei!

    «Alexei?» ripeté Victoria con l’impressione di sentirlo respirare in modo affannoso. «Sei lì?»

    «Ne» rispose lui, sorridendo alla brunetta come a dirle: Quando avrò concluso questa dannata telefonata, potrai ricominciare ad accarezzarmi fino a prosciugarmi. «Ma sono molto occupato.»

    Non era cambiato niente. Alexei Christou era un uomo che aveva in mente un unico scopo, quello di rendere la Compagnia Navale Christou la più grande del mondo.

    Lo dicevano i giornali e Victoria l’aveva visto entusiasmarsi ed eccitarsi solo per il potere e in preda a quella frenesia distruggere la sua vita, escluderla e disintegrare il loro matrimonio.

    «Allora, che cosa vuoi?» ripeté lui con impazienza, vedendo che la ragazza aveva cominciato a slacciarsi il vestito. Aspetta, le disse, muovendo solo le labbra.

    «Dobbiamo discutere alcune cose. Hai ricevuto la mia lettera?»

    «Di quale lettera parli?» replicò lui per disorientarla. «Ne ricevo molte durante la settimana. Tante che a volte non le ricordo. Rinfrescami la memoria. Che cosa mi hai scritto?»

    Non si lasci intimidire. Non ha più diciannove anni e non è più innamorata di un sogno. Oggi lei è una donna indipendente, che lavora, anche se con scarso successo, le aveva ricordato l’avvocato.

    Scarso era un gentile eufemismo, pensò lei con amarezza. «Sai bene che cosa c’era scritto. Era una lettera del mio avvocato» rispose in tono piatto. «Che ti chiedeva il divorzio. È inutile fingere d’ignorarla, Alexei. Non svanirà per questo.»

    «Vuoi il divorzio?» Lui scoppiò in una risata minacciosa. «Cosa ti fa credere che te lo concederò?»

    «Concedermelo?» fece eco lei. «Non è un regalo! Mettiti in testa che non hai scelta.»

    Alexei socchiuse gli occhi. Si erano sposati giovanissimi, quando lui aveva appena finito l’università, ma negli anni successivi il suo potere e la sua autorità erano cresciuti a dismisura. Ora poche persone avrebbero osato parlargli in quel modo, pensò, cominciando ad avvertire il brivido della lotta. L’idea di battersi, soprattutto con lei, lo eccitava. In fondo alla sua mente era rimasta la consapevolezza di non essere mai riuscito a soggiogarla e lei meritava d’essere schiacciata.

    «C’è sempre una scelta, Victoria, mou. Ma perché tutta questa fretta? Siamo stati separati per sette anni e tu non hai mai dato segno di voler essere legalmente libera. Perché proprio adesso? Vuoi sposare...» La parolaccia greca che pronunciò, fece sobbalzare la brunetta. «Il tuo amante?» finì in inglese a denti stretti.

    La sua reazione rabbiosa non aveva niente a che vedere con l’amore, ma con il possesso. Anche in quel momento, se pensava che qualcuno facesse a sua moglie quello che le aveva fatto lui con tanto piacere, gli veniva voglia di uccidere.

    «È per questo che vuoi il divorzio, Victoria? Per unirti all’uomo che mi ha rimpiazzato? È lo stesso individuo per il quale hai rotto i tuoi voti? L’uomo che ti ha posseduta dopo nemmeno un anno che eravamo sposati?»

    Victoria vacillò e si sentì aggredire da un’ondata di nausea, ma non si prese la briga di correggerlo. Se gli avesse detto che non

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