Chakra e corpi sottili: Conoscere e armonizzare il potere dei centri energetici
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Chakra e corpi sottili - Régine Degrémont
libertà.
Capitolo 1.
I CHAKRA
Le informazioni più attendibili sul tema ci sono state trasmesse dalla tradizione indiana vedica. Mi propongo tuttavia di completarle con elementi nuovi che sono stati resi accessibili all’uomo fin dall’inizio degli anni Duemila. In precedenza, il livello delle frequenze planetarie non era sufficiente per sostenere questi dati. Occorre comprendere che ogni conoscenza porta in se stessa una determinata carica elettromagnetica. La terra vibra sulla base di esperienze millenarie, mentre informazioni sacre – ossia, prive di distorsioni – interferiscono sulla frequenza elettromagnetica globale. Ciò presuppone che, per un’integrazione corretta, il pianeta dispone di una struttura di ricezione sufficientemente potente da assorbire l’intensità di tale carica. Attualmente il nostro pianeta sta rafforzando la sua architettura sottile. Saperi e conoscenze inedite possono finalmente affluire per fecondare di nuovo il nostro pianeta.
I chakra nella tradizione
I chakra sarebbero stati scoperti dai Rishi, uomini saggi e chiaroveggenti all’origine dei testi sacri dell’India. Nei Tantra, un vasto corpus di insegnamenti la cui origine risale alla notte dei tempi, lo scopo della vita risiede nell’espansione della coscienza ottenuta con la padronanza dell’energia presente in questi centri. A partire dal V secolo a.C. ritroviamo i chakra nei primi scritti di dottrine derivate, come nelle Upanishad o nei Veda, per citare solo i più importanti. La descrizione dei sette centri energetici ha attraversato il tempo, e con la sua precisione costituisce un riferimento tuttora valido. Essa costituirà la nostra base di lavoro per ciò che segue.
Quanto al buddhismo tantrico, esso distingue cinque chakra, ciascuno dei quali corrisponde a un elemento: radice (terra), ombelico (acqua), cuore (fuoco), gola (aria) e testa (etere).
Nella tradizione ortodossa esicasta della chiesa bizantina, solo quattro centri sono oggetto dell’attenzione contemplativa e delle pratiche respiratorie di purificazione: le sopracciglia (per il pensiero), la base del collo (per la comunicazione), il petto (per le emozioni), l’area sotto il seno sinistro (per l’attenzione perfetta).
Nella sua opera Book of the Hopi, Frank Waters ci descrive i cinque centri di vibrazione del corpo secondo questa tribù amerindia:
•il primo sulla testa, kopavi : le porte aperte
, mediante le quali un individuo riceve la vita e comunica con il suo creatore, sono tenute chiuse fino alla morte;
•il secondo corrisponde al cervello;
•il terzo alla gola;
•il quarto al cuore;
•e infine, il quinto al ventre.
L’ESOTERISMO CRISTIANO
In Spagna, la carmelitana Santa Teresa d’Avila (1515-1582) menziona le ruote di energia sotto forma di mansioni del corpo
nella sua opera Il castello interiore o libro delle mansioni. L’immagine del castello rimanda all’anima, che deve attraversare sette stadi successivi nei quali essa si perfeziona gradualmente, prima di raggiungere l’ultimo stadio, in cui si trova Dio. L’ascesi, la preghiera e la meditazione sono le porte d’ingresso del castello che permetteranno di accedere all’estasi del puro amore, all’Unione divina.
I chakra apparvero per la prima volta in Occidente con il trattato Theosophia Practica, redatto dal mistico bavarese Georg Gichtel, il teosofo di Amsterdam
(1638-1710). La sua cosmogonia si basa soprattutto sul principio secondo il quale Dio si contrappone a Se stesso riflettendosi, per diventare più cosciente di Sé. Questo principio ha diversi nomi: "Sophia,
la Saggezza divina,
la Vergine eterna,
la Saggezza eterna di Dio".
In virtù della sua chiaroveggenza Gichtel percepì sette centri che associò ai pianeti e alle stelle.
Theosophia practica L’uomo tenebroso di Gichtel
Due secoli più tardi Helena Blavatsky (1831-1891) fondò a New York la celebre società teosofica, con l’obiettivo di incoraggiare lo studio comparato delle religioni, delle filosofie e delle scienze, e di studiare le leggi inesplicabili della natura e i poteri latenti dell’uomo. Ciò includeva lo studio della gnosi, della massoneria, del rosicrucianesimo, della kabbala e del buddhismo. Il movimento teosofico fu proseguito da Annie Besant, Rudolf Steiner e C.W. Leadbeater (1858-1934). Nel 1902 la società teosofica pubblicò il primo scritto di Leadbeater incentrato sull’aura umana, L’uomo visibile, l’uomo invisibile, seguito nel 1927 dall’opera Chakra: i sensi psichici dell’uomo, che fece testo. Esso conteneva tavole a colori sui sette centri di energia.
Sir John Woodroffe (1865-1936), più noto con lo pseudonimo di Arthur Avalon, magistrato presso la corte di Calcutta, ci ha trasmesso un certo numero di edizioni, traduzioni, commenti e compendi di testi sanscriti che per lungo tempo hanno goduto di grande autorità. A quanto pare fu uno dei pochissimi occidentali ad aver ricevuto un’autentica iniziazione tantrica. Pubblicato nel 1918, Il potere del serpente costituisce sostanzialmente un’introduzione generale al tantrismo. Il serpente si riferisce alla kundalini, o all’energia cosmica presente nel corpo. Avalon descrive con precisione e dettaglio l’anatomia sottile, soprattutto quella delle sette regioni che costituiscono i sei chakra e il centro cerebrale superiore.
Fu senza dubbio C.G. Jung (1875-1961), pioniere della psicologia del profondo, ad avere, a partire dal 1910, un ruolo preponderante nella propagazione del pensiero orientale, che pose in relazione con la psicologia occidentale. Nel 1930 Jung tenne alcune conferenze sul simbolismo dei chakra, che a suo avviso designavano altrettanti livelli di coscienza in senso generale
. Nella sua opera La psicologia del Kundalini-yoga, Jung scrisse che nella tradizione indiana il corpo è rappresentato da un insieme di chakra. Egli si dedicò principalmente a un’interpretazione psicologica moderna di questi centri, studiando la singolare similitudine tra i sintomi che presentavano i suoi pazienti e quelli propri del risveglio della kundalini.
Etimologia
I nomi dati a oggetti che hanno la forma di un disco presentano tradizionalmente il termine cakra in sanscrito, chakka in pali (lingua indoeuropea), lún in cinese e khorlo in tibetano. Questi oggetti potevano essere costituiti di cuoio, ferro o oro. A volte il termine chakra
poteva riferirsi anche al sole.
Nell’iconografia buddhista il chakra
è anche il nimbo o l’aureola che accompagna la raffigurazione dei santi: lo shirashchakra rappresenta il nimbo dietro la loro testa e il prabhâvali quello dietro il corpo, mentre il jvâla è il nimbo composto di fiamme.
L’etimologia sanscrita associata alle radici verbali tradurrebbe il termine chakra
con: espandere (l’essenza) (kas), essere appagati (in questa essenza) (cak), spezzare i legami (krt-) e agire con efficacia (kr-). Il chakra, pertanto, è qualcosa di appagante, che spezza e che dispone della potenzialità dell’azione.¹
Secondo l’etimologia sumerica, sagra (o chakra) indica il cuore che drena o che inonda
.²
Nella lingua Yunasai, considerata la prima lingua terrestre, il nome reale sarebbe: Sha’ Ka’ Ra’, in cui Sha’ significa Suono/Divino femminile
, Ka Luce/Divino maschile
e Ra Spirito unico, Punto di Unità
. Sha’ Ka’ Ra’, pertanto, corrisponde al punto di unità di suono e luce, o anche al punto d’incontro del divino maschile e femminile.
La funzione del chakra
IL PRANA
Il chakra è intimamente legato al tipo di energia specifica che esso veicola, chiamato prana nella tradizione indiana.
Prana è un termine sanscrito derivato da due radici: pra è un prefisso impiegato per indicare la costanza, mentre na indica il movimento. Il prana, quindi, si definisce come un movimento costante di energia, una forza caratterizzata dal moto perpetuo. Questo soffio, vero e proprio respiro, rappresenta l’irradiarsi del fluido vitale che emana dal cosmo e dal sole, e in tal senso costituisce l’essenza di ogni manifestazione della vita. Benché invisibile ai nostri occhi, noi evolviamo su questo pianeta in un oceano di prana: è il campo energetico universale.
Lo psichiatra austriaco Wilhelm Reich (1897-1957) effettuò numerose ricerche sull’energia vitale presente in tutte le cellule: nel 1933 le diede il nome di orgone
. L’orgone è descritto come un’energia cosmica fondamentalmente nuova, che obbedisce a leggi funzionali e non meccaniche, onnipresenti…
.³ Le sue teorie basate sull’intuizione non furono mai convalidate dalla scienza.
Il prana è costituito da particelle di luce fotonica. Questo flusso di pura luce si presenta sotto forma di informazioni cosmiche che il corpo interpreta in permanenza per esprimere la vita. Di fatto costituisce un alimento sottile presente non solo nell’aria che respiriamo, ma anche nel nutrimento che ingeriamo. Per assicurare le sue basilari funzioni vegetative, la nostra biologia fisica assorbe costantemente il prana:
•con la respirazione, per mezzo dei polmoni e della pelle;
•con l’alimentazione, per mezzo dell’apparato digerente.
La prima funzione che attribuiremo ai chakra sarà quella di essere organi destinati ad assorbire il preziosissimo prana.
Questa alimentazione pranica
, una volta assimilata, sarà poi depositata nel grande serbatoio dell’energia, non sotto forma di scarto, ma piuttosto come prana trasformato e latore di nuove informazioni frequenziali.
L’assorbimento del prana si compie anche attraverso altri aspetti biologici e sensoriali quali:
•la luce, mediante la vista;
•il suono, mediante l’orecchio;
•il gusto, mediante la lingua;
•il tatto, mediante la pelle;
•l’olfatto, mediante il naso.
In questo modo, quando osservo un grazioso papavero rosso, so che sto captando il colore e le forme di questo fiore che i miei occhi vedono e che il cervello si appresta poi ad analizzare, il che mi permette di interagire con l’ambiente circostante. Lo stesso accade con le note musicali, con quella voce che mi è così familiare, con quel gusto così soave nella bocca, con quel profumo così inebriante, e così