Sai Baba parla di alimentazione e salute: Noi siamo ciò che mangiamo e ciò che pensiamo.
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Sai Baba parla di alimentazione e salute - Luigi Torchio
mondo.
1.
IL MIO INCONTRO CON SAI BABA
La mia innata curiosità e il desiderio di chiarire le problematiche esistenziali per dare un significato profondo alla vita mi hanno portato a interessarmi di tutto ciò che potesse aiutarmi a rispondere alle eterne domande: chi siamo, cosa dobbiamo fare e dove andremo a finire. Attraverso lo studio delle medicine antiche, nelle quali l’uomo veniva considerato come una triade inscindibile di spirito, mente e corpo, sono giunto alla filosofia Yoga e alla cultura orientale, restando affascinato da grandi maestri di saggezza quali Yogananda, Aurobindo, Maharishi Mahesh Yogi e assorbendone i loro insegnamenti, che non sono assolutamente in contrastocon la nostra cultura cristiana, semmai la completano. Non potevo dunque rimanere indifferente alle notizie dei prodigi e delle guarigioni miracolose operati da Sai Baba; tutto ciò mi incuriosiva sia come uomo che come medico. Mi avvicinai dunque ai suoi insegnamenti e, dopo lo studio di numerosi testi, decisi di recarmi in India per conoscerlo personalmente. Purtroppo l’impresa si dimostrò ardua perché ogni giorno decine di migliaia di persone si recano da Sai Baba assiepandosi in lunghissime file con la speranza di vederlo da vicino, di ricevere una benedizione o di essere ricevuti. La richiesta di avere un colloquio con il Maestro deve essere fatta espressamente a lui, sempre che, dopo lunghe ore di coda e i rituali sorteggi delle prime file, si riesca a guadagnare una posizione tale da permettere un contatto verbale. Quante volte, conquistata a fatica una posizione strategica, vidi Sai Baba sfilarmi davanti con lo sguardo intento a benedire i suoi devoti, incurante delle richieste che da me e da tante altre persone Gli venivano poste. Così soltanto in occasione del mio terzo viaggio, a cinque anni dal primo, Swami, come viene chiamato confidenzialmente dai devoti, mi concesse la tanto attesa interview
(intervista). Non è facile descrivere un incontro con un maestro di tali poteri e ancora più difficile è trasmettere emozioni che trascendono la mente, passando direttamente al cuore. Fu un incontro importantissimo sia sul piano personale, perché ebbi le risposte che desideravo, sia su quello lavorativo, perché da allora riesco a esercitare la professione di medico con maggiore impegno e scrupolo, con più passione, mi avvicino ai pazienti con l’umiltà necessaria a capire i loro problemi.
Personalmente sono stato profondamente colpito da questo Maestro di grande apertura mentale il cui insegnamento va oltre il limite delle religioni per far trionfare l’amore in tutte le sue espressioni. Tutti i giorni da sessant’anni, egli si dedica instancabilmente agli uomini per alleviarne le sofferenze fisiche e morali, confortando i suoi devoti e impiegando le offerte che riceve in opere grandiose: migliaia di scuole, acquedotti e ospedali chirurgici altamente specializzati per dimostrare che anche un Maestro dotato di grandi poteri non si limita agli insegnamenti ma possiede anche un grande senso pratico. Gli ospedali costruiti recentemente sono i più belli e moderni di tutta l’India e per me è stato un immenso piacere visitarli e conoscere colleghi che vi lavorano gratuitamente, facendo del volontariato lo scopo della loro vita. Essi si adoperano con molta umanità e professionalità per curare persone e operare gratuitamente bambini che a causa della loro povertà andrebbero incontro a una morte certa. Personalmente non ho dato molta importanza alle materializzazioni di cenere sacra e di oggetti di cui spesso Sai Baba si rende protagonista. Tutto ciò ci fa discutere inutilmente e ci distoglie da ciò che è più importante: il Suo insegnamento e le Sue grandi opere che ne fanno il più grande benefattore dell’umanità attualmente vivente. Al di là delle mie opinioni cercherò comunque di riassumere brevemente la Sua storia ed il Suo insegnamento.
2.
CHI È SATHYA SAI BABA
Sai Baba è nato il 23 Novembre 1926 a Puttaparhti, un piccolo villaggio del Sud dell’India. Sin dalla nascita la sua vita è stata una manifestazione palese delle sue origini soprannaturali. Già nell’adolescenza mostrava infinita compassione nel confortare gli esseri umani sofferenti, manifestando poteri miracolosi.
A quattordici anni Sai Baba annunciò alla famiglia l’intenzione di dedicarsi totalmente ai suoi devoti e all’umanità intera. Intorno a lui si raccolse un numero sempre maggiore di persone. In quel periodo egli elargì la visione di miracoli strepitosi per il piacere e il benessere di molti: un albero di tamarindo, che tuttora sovrasta il villaggio di Puttaparthi, produsse allo stesso istante frutti diversi secondo le richieste dei devoti; Sai Baba fu contemporaneamente presente in più luoghi per soccorrere persone; guarì molti infermi, come continua a fare oggi, spesso da mali considerati incurabili; moltiplicò cibo per folle che lo seguivano e materializzò la Vibhuti¹ (cenere sacra, che ancor oggi continua quotidianamente a materializzare di fronte ai devoti, dotata di enormi poteri curativi).
Da allora Sai Baba si dedica instancabilmente e senza soste a tutti coloro che chiedono il suo aiuto. Tutti i giorni immancabilmente si presenta ai suoi devoti che da tutto il mondo si recano nel suo ashram
(luogo ove vive il Santo con i suoi discepoli, l’equivalente dei nostri monasteri). Il vero miracolo, come lui stesso sottolinea, è il vedere ogni giorno persone di tutte le razze, nazionalità e soprattutto di religioni diverse riunirsi umilmente per ricevere conforto e amore. Il suo insegnamento, infatti, trascende le differenze culturali e religiose proprio perché basato su quello che dovrebbe essere il solo e unico principio comune a tutte le religioni: l’amore.
Come un filo attraversa una serie di brillanti, così il filo dell’amore è la più grande forza di coesione che unisce tutte le pratiche spirituali, tutte le religioni, tutte le fedi, tutte le scritture, tutte le filosofie.
Sai Baba, dunque, non fonda una nuova religione ma semmai richiama l’attenzione dell’uomo affinché non si perda in questo mondo diviso da culti e mentalità diverse, indicandogli la strada dell’amore come unica guida verso il Divino. Egli esorta a osservare le seguenti quattro massime:
1. C’è una sola religione: la religione dell’Amore.
2. C’è una sola casta: la casta dell’Umanità.
3. C’è un solo linguaggio: il linguaggio del Cuore.
4. C’è un solo Dio: Egli è dappertutto.
Sai Baba esorta dunque al rispetto di tutte le religioni purché siano eliminate le rivalità, gli odi e le incomprensioni:
Quando si elimina l’odio, nasce l’amore nel vostro cuore, Dio vi appare dentro...Finché si crede che Dio stia in qualche posto lontano, nelle chiese o nei santuari, la Religione sarà per l’uomo un peso e un impaccio: radicate Dio nel vostro cuore e vi sentirete liberi, leggeri e anche più forti.
Giorno per giorno Sai Baba ha trasmesso questo messaggio all’umanità valorizzando l’importanza fondamentale dell’educazione e creando un’organizzazione basata sulla più importante espressione dell’amore: il servizio gratuito al prossimo, che lui indica come la vera strada per la realizzazione spirituale. Egli ha fondato un sistema educativo (dalle elementari all’università) completamente gratuito, nel quale accanto ai programmi ministeriali, vengono impartite lezioni di vita basate sui Cinque Valori Umani: Verità, Rettitudine, Pace, Amore e Non-violenza. Per migliorare il mondo occorre dunque diffondere questi sani principi attraverso l’educazione e per questo motivo sono nati centri in tutte le nazioni; sono sorti inoltre meravigliosi ospedali in cui si curano i malati fondendo scienza e amore e centinaia di villaggi dell’India ricevono finalmente aiuti umanitari e servizi essenziali come l’acqua potabile, tutto questo grazie anche all’opera determinata di migliaia di devoti sparsi in tutto il mondo.
Ora, alle soglie del terzo millennio, in un’epoca di confusione e incertezze, si può affermare che l’insegnamento di Sai Baba, per la sua essenzialità, si inserisca armoniosamente nei diversi contesti culturali e religiosi, rappresentando il punto di riferimento per ogni essere umano che voglia ritrovare l’essenza della fede.
Attendiamo dunque con fiducia che si compia la missione più importante di Sai Baba: sradicare l’odio fra uomini di religioni differenti sviluppando la nostra comune scintilla divina: l’Amore, l’unico mezzo che riporta l’Uomo alla sua vera origine Divina.
Incomincia il giorno con Amore. Riempi il giorno con Amore. Trascorri il giorno con Amore. Concludi il giorno con Amore. Ecco la via verso Dio.
COME HA VISSUTO SAI BABA
¹a
Sai Baba ha finora dedicato la sua intera vita all’umanità. Ogni momento della sua giornata è impiegato per dare conforto ai devoti che giungono a lui tutti i giorni da ogni parte del mondo. Egli trascorre lunghi periodi dell’anno a Puttaparthi, dove sorge il suo ashram più grande, in grado di ospitare confortevolmente decine di migliaia di persone. Nei periodi di minore afflusso è solito spostarsi a Whitefield, nelle vicinanze di Bangalore, dove il clima è accettabile anche d’estate grazie all’invidiabile posizione della città, posta su di un altipiano a un’altitudine di mille metri. Nei mesi più caldi e umidi (aprile e maggio) Baba si reca talvolta in una tranquilla località montana, Kodeikanal, a circa duemila metri di altezza.
Ogni giorno dell’anno Baba si presenta ai devoti almeno due volte, senza riposo e senza soste, ovunque egli sia. Per comprendere meglio quale sia la sua vita, è meglio descrivere una tipica giornata a Puttaparthi, dove egli soggiorna per la maggior parte dell’anno, specialmente in occasione di festività che richiamano un grande afflusso di pellegrini.
UNA GIORNATA CON SAI BABA
Prasanthi Nilayam (oasi di pace) è, come già detto, l’ashram principale di Sai Baba. Ha l’aspetto di un grande villaggio costruito attorno al tempio, detto comunemente mandhir. È una immensa struttura indipendente in grado di ospitare e nutrire decine di migliaia di devoti. In particolari occasioni, come nel giorno del settantesimo e settantacinquesimo compleanno di Baba, l’eccezionale organizzazione ha permesso di accogliere centinaia di migliaia di persone. In quelle particolari circostanze vengono allestite in breve tempo sotto grandi tendoni mense e ostelli, in modo da dare ricovero e nutrire questa immensa folla. Ora cerchiamo di vivere assieme una giornata in quello che possiamo definire un grandissimo monastero.
La sveglia, al mattino, suona prestissimo: i più pigri si alzano dal letto alle sei, per essere nel Mandhir alle sei e mezza circa, ma in questo caso si rischia addirittura di non riuscire a entrare nel cortile del tempio, che può contenere circa diecimila persone sedute sul fresco pavimento di marmo. Se si desidera ottenere una posizione più favorevole, occorre svegliarsi alle quattro per poter entrare nei cosiddetti sorteggi: un’area contenente le prime ottocento persone viene organizzata in file che vengono estratte a sorte e successivamente fatte entrare nel cortile del tempio. Per riuscire a guadagnare una posizione favorevole lungo il cammino che Sai Baba percorre e per poterlo vedere da vicino, occorrono dunque buona volontà e anche un po’ di fortuna, anche se spesso si dice che nulla è casuale e quindi anche la possibilità di avere al sorteggio una prima fila fa parte del nostro destino.
Alle cinque circa inizia l’OMKARA (la ripetizione in coro del suono OM
), rituale di purificazione della mente, di riequilibrio spirituale e di ossigenazione del corpo.
Si continua poi con una processione guidata da alcuni brahmini che conducono il gruppo intonando canti e preghiere, dopo di che ci si siede in silenzio per vivere questo importante momento di quiete, particolarmente adatto a un’intensa meditazione: la mente libera da stress, l’atmosfera magica del Mandhir e la presenza di migliaia di persone immerse sinergicamente nella preghiera possono rendere la meditazione profonda come non mai e può permetterci di raggiungere livelli di consapevolezza difficilmente ottenibili altrove.
Quest’atmosfera si protrae in crescendo fino al momento culminante: l’ingresso di Sai Baba che si offre alla folla camminando nei corridoi ricavati fra la gente assiepata. Questo è il tradizionale darshan
, nel quale il Maestro si mostra ai suoi devoti cercando di soddisfare le loro richieste. Coloro che hanno la fortuna di essere in prima fila attendono con trepidazione il momento in cui Baba passerà loro di fronte. Taluni desiderano una benedizione, altri consegnano una busta contenente le loro richieste, altri ancora porgono la fotografia di una persona malata con la speranza di ottenerne la guarigione. Molte persone si protendono in avanti per toccare i piedi scalzi del Maestro, che si dice siano dei potenti diffusori di energia, altri cercano di sfiorarne la tunica, mille mani si allungano in un crescendo emotivo che spesso origina scene di fanatismo, innocenti ma che possono indispettire lo spettatore più freddo e distaccato. Per questo motivo Sai Baba viene accompagnato da alcuni volontari, perché possa essere protetto dai gesti sconsiderati dei devoti più vivaci.
Le norme di sicurezza nell’ashram di Puttaparthi sono particolarmente severe: per poter accedere al tempio occorre passare sotto un detector simile a quello in uso negli aeroporti e subire ancora una gentile ma accurata perquisizione. Sai Baba ha già subito troppi attentati, anche se egli afferma che nulla può modificare o interrompere la missione di un Avatar
² e che la sua vita continuerà fino al 2022, anno del suo distacco dal corpo fisico.
Durante il darshan
si può assistere alla materializzazione della vibhuti
, la cenere magica che rappresenta la massima benedizione del Maestro: in un’atmosfera di commosso stupore Baba fa roteare la mano destra permettendo a coloro che sono seduti di fronte di vedere la polverina sospesa nell’aria pochi centimetri al di sotto. A questo punto Baba pone un po’ di vibhuti sul capo della persona inginocchiata di fronte a lui e un altro po’ alle persone vicine, proseguendo poi il suo cammino lungo il corridoio di folla attonita.
Nonostante io abbia personalmente assistito a queste materializzazioni decine e decine di volte, considero invece un miracolo ancor più grande questa capacità di unire in pace un’enorme quantità di gente di religioni ed etnie diverse, proveniente da tutti i paesi del mondo, per condividere la devozione e l’insegnamento di un Maestro che non vuole fondare una religione, ma piuttosto far emergere l’essenza divina che c’è in noi: l’amore, che egli elargisce in questo modo, concedendosi alla folla e ponendosi come esempio di vita per tutti noi.
Il tempo scorre e Baba si avvia verso l’interno del Mandhir, dove in due camerette riceve un gruppo di persone a cui lui stesso ha concesso la tanto desiderata interview
. Tantissimi devoti gli chiedono udienza mentre lui completa il suo percorso fra la gente, pochissimi l’ottengono.
A causa dell’altissimo numero di persone presenti ogni giorno dell’anno, essere ricevuti da Sai Baba è oggi sempre più difficile: molti devoti attendono da più di vent’anni questo momento e non sono ancora stati accontentati. All’interno delle camerette ci si dispone seduti, gli uomini a sinistra, le donne a destra, tutti protesi in avanti per non perdere neanche un attimo di quella straordinaria esperienza. Qualcuno gli pone domande, altri espongono i loro problemi, altri ancora chiedono una grazia: Baba ascolta pazientemente tutti e risponde a modo suo, con un linguaggio che trascende la mente perché tocca direttamente il cuore.
Egli invita a lasciare i nostri crucci e i nostri problemi ai suoi piedi, e in quell’atmosfera magica è facile commuoversi per la gioia o piangere, scaricando così la disperazione che molti trattengono dentro. A volte Swami materializza piccoli oggetti, anelli o medagliette, che dona come talismani a protezione del devoto. Le emozioni sono sempre più toccanti, le sensazioni intense, l’atmosfera si fa sempre più gioiosa, ma il tempo scorre inesorabile e un’ora di interview sembra durare un attimo. Si esce felici e frastornati, la nostra coscienza sembra espansa, ci si sente più sensibili e sembra di comprendere tutto meglio.
Sono le otto e trenta del mattino ed il tempio è ancora affollato. Alcuni ne hanno approfittato per concedersi un’abbondante colazione in una delle tre mense dell’ashram, altri sono rimasti nel tempio sperando che Baba, terminata l’interview, esca ancora fra la folla.
Alle nove circa iniziano i bhajan
, canti