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1945
Azioni libro
Inizia a leggere- Editore:
- Gruppo Albatros Il Filo
- Pubblicato:
- May 31, 2020
- ISBN:
- 9788830622630
- Formato:
- Libro
Descrizione
Spesso ci si dimentica della realtà dei piccoli, davanti ai grandi orrori. È su questo che si concentra questo romanzo: sulla storia delle persone comuni che hanno dovuto sopravvivere e crearsi una nuova vita.
L’autrice ha creato tutti i personaggi non appartenenti alla Storia, come stimoli immaginativi per promuovere la riflessione, figure mitologiche nei panni di uomini e donne moderni.
“E anche se pensiamo che i miti sono ormai da lungo tempo dimenticati, e che gli Dei e le Dee sono morti, in realtà essi risorgono nelle passioni dell’anima.” (J. Hillman, “Il potere. Come usarlo con intelligenza”).
Sono un medico di medicina generale in pensione. Ho 71 anni. Prima di medicina, mi sono occupata di insegnamento negli Istituti di primo e secondo grado.
Quando mi sono iscritta a medicina, ho conosciuto il corpo umano. La specializzazione in psicoterapia presso l’Istituto di Psicologia Clinica Rocca-Stendoro, ora chiuso, mi ha permesso di conoscere anche la psiche. Ho imparato a mobilitare l’immaginario mediante appositi stimoli spesso tratti dall’inconscio collettivo, per accedere alla dimensione inconscia della psiche, portarne alla luce della coscienza i contenuti e promuovere la riflessione su di essi, permettendo così alla creatività inconscia di svolgere un’azione riparatrice dei danni provocati dalle avversità della vita.
Le molte conoscenze che ho acquisito nel corso dei lunghi anni dedicati allo studio mi sono state di grande aiuto nella stesura di questo libro a partire proprio dall’argomento scelto: la Seconda Guerra Mondiale, sulla quale a mio parere non si smetterà mai di riflettere. “Andare avanti, adesso, significa andare verso il basso, verso gli errori della nostra cultura, e indietro verso il dolore racchiuso nella sua memoria”, scrive sempre J. Hillman ne “Il Potere. Come usarlo con intelligenza”.
Informazioni sul libro
1945
Descrizione
Spesso ci si dimentica della realtà dei piccoli, davanti ai grandi orrori. È su questo che si concentra questo romanzo: sulla storia delle persone comuni che hanno dovuto sopravvivere e crearsi una nuova vita.
L’autrice ha creato tutti i personaggi non appartenenti alla Storia, come stimoli immaginativi per promuovere la riflessione, figure mitologiche nei panni di uomini e donne moderni.
“E anche se pensiamo che i miti sono ormai da lungo tempo dimenticati, e che gli Dei e le Dee sono morti, in realtà essi risorgono nelle passioni dell’anima.” (J. Hillman, “Il potere. Come usarlo con intelligenza”).
Sono un medico di medicina generale in pensione. Ho 71 anni. Prima di medicina, mi sono occupata di insegnamento negli Istituti di primo e secondo grado.
Quando mi sono iscritta a medicina, ho conosciuto il corpo umano. La specializzazione in psicoterapia presso l’Istituto di Psicologia Clinica Rocca-Stendoro, ora chiuso, mi ha permesso di conoscere anche la psiche. Ho imparato a mobilitare l’immaginario mediante appositi stimoli spesso tratti dall’inconscio collettivo, per accedere alla dimensione inconscia della psiche, portarne alla luce della coscienza i contenuti e promuovere la riflessione su di essi, permettendo così alla creatività inconscia di svolgere un’azione riparatrice dei danni provocati dalle avversità della vita.
Le molte conoscenze che ho acquisito nel corso dei lunghi anni dedicati allo studio mi sono state di grande aiuto nella stesura di questo libro a partire proprio dall’argomento scelto: la Seconda Guerra Mondiale, sulla quale a mio parere non si smetterà mai di riflettere. “Andare avanti, adesso, significa andare verso il basso, verso gli errori della nostra cultura, e indietro verso il dolore racchiuso nella sua memoria”, scrive sempre J. Hillman ne “Il Potere. Come usarlo con intelligenza”.
- Editore:
- Gruppo Albatros Il Filo
- Pubblicato:
- May 31, 2020
- ISBN:
- 9788830622630
- Formato:
- Libro
Informazioni sull'autore
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Anteprima del libro
1945 - Luisa Maria Asnaghi
© 2020 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma
www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com
ISBN 978-88-306-1760-5
I edizione aprile 2020
Ai miei genitori
Nuove Voci
Prefazione di Barbara Alberti
Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.
È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile:
Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.
Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi
Non esiste un vascello come un libro
per portarci in terre lontane
né corsieri come una pagina
di poesia che s’impenna.
Questa traversata la può fare anche un povero,
tanto è frugale il carro dell’anima
(Trad. Ginevra Bompiani).
A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.
Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.
Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.
Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterly. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov
.
Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.
Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.
Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte.
Altre voci, altre stanze.
1945
Era una bella domenica di maggio. I parrocchiani uscivano dalla chiesa dopo la messa, incamminandosi verso le loro abitazioni. Qualcuno sollevava il bavero della giacca per l’aria ancora fresca del mattino. Le donne si stringevano negli scialli o si affrettavano a chiudere i bottoni di golfini e giacche. Un intenso profumo di rose arrivava dal giardino annesso alla canonica, dove crescevano, rigogliose, per festeggiare la Madonna nel mese a Lei dedicato, quello di maggio appunto. Disposte ai lati della grotta con la Sua statua, esse delimitavano l’ampio spazio che la sera dei giorni feriali accoglieva i fedeli per la recita del rosario.
Accadeva, dunque, sul far della sera, di vedere il sagrestano mettere la testa fuori dal portone della chiesa e scrutare il cielo per decidere se poteva o non poteva portar fuori le sedie: sedie che avrebbe ritirato subito dopo il rosario per le funzioni del mattino. Poiché, però, capitava raramente che piovesse, quell’andirivieni di sedie avveniva quasi sempre. Ed il ripetersi, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, maggio dopo maggio, di questa esperienza aveva finito per suscitare in alcuni di loro la credenza che fosse proprio la Madonna a preservarli dal brutto tempo, affinché potessero godere della bellezza e dell’inebriante profumo che li avvolgeva. Per dirla con le parole di una fedele, sembrava che la Santa Vergine volesse donare loro un momento di gioioso splendore e di speranza in un mondo, ormai, completamente abbruttito e inaridito dalla guerra.
Se tutto andava come doveva andare, alle otto di sera il sagrestano apriva il cancelletto che dava accesso al giardino della canonica. E poco dopo la strada che conduceva alla piazza della chiesa si popolava di donne, giovani e vecchie, che da sole o in piccoli gruppi si recavano a quell’appuntamento. Le prime ad arrivare trovavano ancora il sagrestano intento a disporre le sedie in varie file. E mentre alcune, le più devote, si affrettavano a dargli una mano, iniziava tra di loro una animata conversazione che col passar dei minuti si arricchiva delle voci delle nuove arrivate. Parlavano della fine della guerra, dei reduci, dei morti e dei dispersi. Qualcuna riusciva a stento a trattenere le lacrime. Altre cercavano di avere notizie dei loro cari lontani e facevano progetti per quando sarebbero tornati. Altre ancora, quelle che si erano viste arrivare uomini pelle e ossa, con le divise lacere e sporche, pieni di pidocchi, ma tutti interi, non mutilati o sfigurati da orribili cicatrici, non stavano nella pelle per la gioia di aver potuto, finalmente, tirare un sospiro di sollievo. Le ultime ad arrivare poco prima delle nove, quando il parroco avrebbe dato inizio al rosario, erano quelle che già da un po’ di tempo avevano potuto riabbracciare i loro familiari. Tra queste si distingueva per la devozione, con cui prendeva parte alle funzioni religiose, la signora Ermenegilda Ventura in Alessi orgogliosa mamma di una suora. Una delle sue figlie, infatti, la maggiore, le aveva dato la gioia di prendere i voti.
La sua dedizione per tutto ciò che riguardava il culto era così grande da impedirle di alzarsi ed uscire subito dopo la fine della messa, come facevano tutti gli altri parrocchiani, trattenendola ancora un poco, inginocchiata davanti all’altar maggiore, a pregare in raccoglimento. Soltanto al quietarsi del trambusto creato da chi si alzava dalle panche e dalle sedie per avviarsi verso l’uscita, da lei giudicato poco rispettoso della sacralità del luogo, soltanto allora si alzava ed usciva.
Eccola, dunque, alla fine della messa attraversare il portale della chiesa, quella bella domenica di maggio, con cui si apre la nostra storia. Anche lei, come molte delle donne che l’avevano preceduta, si riaggiustò lo scialle sulle spalle per ripararsi dalla frescura. Era un grande scialle nero che lei stessa si era fatto subito dopo la morte del marito, lavorando ad uncinetto o, come si diceva allora in quei luoghi dell’entroterra comasco, a cruscè
. Anche il lungo vestito, di buona fattura, era nero, perché da allora si era sempre attenuta ad un rigoroso lutto. Scarpe e calze nere di cotone, fatte da lei a maglia, completavano il suo abbigliamento. Pur così intabarrata, non riusciva, però, a celare di essere una bella signora matura. Sicché correva voce in paese che alcuni pretendenti si fossero fatti avanti, ma che fossero stati respinti in modo definitivo, senza lasciar loro la minima speranza. Era andata male perfino al signor Riboldi, pur essendo questi, tra tutti, quello che, a detta delle amiche della signora Ermenegilda, avesse le maggiori possibilità di riuscire in una simile impresa.
In realtà Riboldi era andato da lei per salutarne i figli, Alberto e Bernardino, appena rientrati dai territori di guerra. Ma, poichè non era sfuggito a nessuno, tanto meno alle sue intime amiche, con quanta premura Gaetano le fosse stato accanto nei momenti immediatamente successivi alla morte del marito, quando si venne a sapere della calorosa accoglienza che Alberto e Bernardino gli avevano riservato, la speranza, che almeno lui riuscisse a tirarla fuori dall’isolamento e dal torpore in cui era caduta, si era risvegliata in loro, mandandole in visibilio.
Mobiliere con una piccola bottega, grande voglia di lavorare, estrema attenzione ai particolari nell’esercizio della sua arte e buon talento per gli affari, il signor Gaetano Riboldi era stato notato subito dal
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