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Al termine del servizio redigere dettagliata relazione. Il ritorno
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Ebook160 pages2 hours

Al termine del servizio redigere dettagliata relazione. Il ritorno

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Le versioni ufficiali di queste “relazioni di servizio”, sono finite in buona parte nei fascicoli di magistrati, funzionari di polizia, avvocati o di assistenti sociali. Alcune hanno avuto l’effimera gloria di ispirare qualche articolo di nera in quotidiani locali, mentre altre ancora, sono rimaste impresse solamente nella memoria dei protagonisti e ogni tanto raccontate al “Bar del Ciano”, ritrovo dei poliziotti a fine servizio, tra una birra e un commento sulla nuova cameriera. Liberate dai vincoli della burocrazia, svincolate dalla condizione di terzietà “politicamente corretta” imposta dalla Legge, le stesse relazioni diventano qui dei veri racconti, spesso ironici, a volte spassosi, talvolta drammatici. 
LanguageItaliano
Release dateJul 6, 2020
ISBN9788835860426
Al termine del servizio redigere dettagliata relazione. Il ritorno

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    Book preview

    Al termine del servizio redigere dettagliata relazione. Il ritorno - Sergio Paoli

    Ringraziamenti

    PREFAZIONE

    di Alessandro Marangoni*

    Nel corso della sua vita professionale, più o meno quarant'anni , un poliziotto riempie un’innumerevole quantità di fogli redigendo verbali, rapporti, informative e, soprattutto, relazioni di fine servizio. E’ la procedura richiesta per comunicare a chi di dovere l’esito dell’attività operativa espletata per il di più a praticarsi: atti formali che riportano, ingessate nel tempo, frasi e parole che se oggi fossero usate da un giornalista nei suoi articoli decreterebbero, inesorabilmente e in breve tempo, il termine di una carriera. Penso al sorriso di commiserazione di chi non è del mestiere, il nostro, e si trova a leggere queste frasi immutabili nei decenni di storia della Polizia e che tanto sono diverse dal parlare di ogni giorno.

    Ma per noi non è così.

    Questa forma esprime fatti e situazioni che devono essere raccontati obiettivamente, in posizione di asettica terzietà. Ma la realtà pulsa in un mondo che fugge dagli schemi della forma, nutrendosi di quell’umanità che la fanno respirare e vivere. Sergio Paoli, poliziotto, ha saputo cogliere tutto questo. Ironia, paradosso, allegria, amore, compassione, identificazione. Tutte variabili di uno stesso modo di essere che vengono raccontate nelle storie profondamente umane da chi si trova ogni giorno, per anni, a condividere con altri situazioni sempre nuove e sempre diverse.

    Chi fa il poliziotto appartiene a una sorta di Pronto Soccorso della società che interviene a prestare le prime cure, cucendo piccole ferite e ridando ossigeno a chi è in difficoltà e, spesso, annaspa per sopravvivere. Sergio Paoli, e chi come lui, è la Tachipirina somministrata come primo intervento per abbassare la febbre del quotidiano, lasciando alle prerogative di altri la cura radicale per vincere la malattia.

    Mi auguro che in tanti leggano le storie vissute e narrate in questo libro perché possano comprendere quanto vale il lavoro di un poliziotto. Lavoro che i poliziotti si ostinano a chiamare servizio.

    Un motivo ci sarà.

    (*) Alessandro Marangoni è entrato in Polizia nel 1972. Innumerevoli, nella sua carriera, gli incarichi e le attività nella lotta alla criminalità: Tra molti, è stato Vice Capo della Polizia e Capo della Polizia Reggente nel 2013, Prefetto di Milano e Questore di Palermo, Gorizia e Padova nonché capo Centro della Direzione investigativa Antimafia a Roma.

    PROLOGO

    In principio c'era la velina

    Alla fine, inesorabilmente, si andava a scrivere, e per i più era una sofferenza. A riflettori spenti, quando tutto ritornava a una apparente normalità, era per noi ora di slacciare il cinturone, sedersi alla macchina da scrivere dell'ufficio Volanti e raccontare tutto con la massima fedeltà possibile. Farlo bene e soprattutto subito, consci delle conseguenze che quelle poche righe avrebbero causato nel seguito delle indagini e nelle aule giudiziarie.

    Prima c'erano i fogli di carta velina. Sei, sette copie sempre meno leggibili man mano che ci si allontanava dall'originale. Pagine cariche di passione e di sentimento. Solo a guardarle, a toccarle, riuscivi a cogliere lo stato d'animo di chi le aveva create. Verbali battuti con violenza, punteggiature che sembravano impresse da colpi d’arma da fuoco, fori anneriti al posto delle O, quando il reato era particolarmente odioso o quando le cose non erano andate per il verso giusto. Cancellature a furia di ripetute X, quando il tempo non bastava per riscrivere tutto, perché i tempi concessi dal codice stavano per scadere. Fogli ispessiti da continue pennellate di bianchetto, fedele alleato quando la frase giusta proprio non veniva, nascosta dentro dietro l'annebbiamento di notti troppo lunghe e di sigarette troppo corte. Di contro, battevamo relazioni timide, con caratteri quasi invisibili già dalla prima copia, quando invece l’attività da raccontare doveva, a nostro parere, essere sussurrata, nella speranza che non avesse troppo impatto, che venisse quasi ignorata.

    Tutto questo adesso non c'è più. Veline e carta carbone hanno lasciato il posto a computer e fotocopiatrici; i flaconi di bianchetto si sono asciugati. Rimane solo la seccatura dell'andare a scrivere.

    Alfio fu il mio primo collega fisso a bordo delle Volanti bianco-azzurre della Polizia di Stato. Trentino io e campano lui. Una sorta di cocktail azzardato ma tutto sommato ben equilibrato e soprattutto efficace.

    I nostri non erano semplici interventi di polizia, erano qualche cosa di più. Impossibile raccontarli nei verbali ufficiali. Un peccato non raccontarli dopo.

    ESECUZIONE ORDINE DI CARCERAZIONE. PER IL REATO DI RISSA SEGUE ANNOTAZIONE

    Tentare un arrivo di sorpresa con una Volante, è un po' come tentare di beccare la compagna fedifraga, trascinando delle catene lungo il giro scala. Questo non significa che non ci si possa riuscire, ma bisogna ammettere che il fattore culo gioca un ruolo considerevole.

    Quella sera volevamo metterlo alla prova, tentando una sortita al chiosco di via Pozzo, rinomato luogo di ritrovo per chi cerca incontri di ogni genere, esclusi quelli con la Polizia. Quale invito migliore per noi, che adoravamo presentarci senza invito in queste esclusive balord-session, a creare un po' di scompiglio. Quella volta, avevamo motivo di credere che là in mezzo si trovasse anche un bellimbusto africano, dal nome poco attendibile di K….. M’Baye, con una condanna, molto più certa, a sette anni di carcere che il nostro, però, sembrava intenzionato a non scontare. Noi la pensavamo esattamente al contrario. Questione di punti di vista.

    In verità, non avevamo alcun elemento concreto a suffragio della nostra intuizione, solo voci e piccole spiate e proprio per questo la ritenevamo attendibilissima. Troppe volte, accurati accertamenti e mirate indagini, ci avevano portato clamorosamente fuori strada. Non per niente eravamo alla Squadra Volante, mica alla Mobile. Si lavorava sull'improvvisazione, sul genio, sull'istinto e anche un po' sul culo, per tornare all’argomento iniziale.

    Ci presentammo al chiosco in 4, trascinando le immaginarie catene a bordo di due scassatissime Marea. La sortita ebbe successo, tanto che bloccammo 16 persone, tutte straniere. Rapporto con noi di 1:4. Lo stesso della diluizione dello sciroppo di lampone nell'acqua, che per inciso adoro.

    Alfio iniziò a raccogliere permessi di soggiorno con la compitezza di una maestra al termine di un compito in classe. Un foglio sopra l'altro. Raggruppammo tutti i titolari in un gruppo che chiamai, in uno slancio di inventiva - Gruppo A) Titolari di Permesso di Soggiorno -, composto da 9 elementi.

    Separammo un secondo gruppo, chiamato - Gruppo B) Sprovvisti -, composto da chi il permesso di soggiorno aveva, nell'ordine: 1) Smarrito; 2) Dimenticato a casa; 3) Me l'hanno rubato; 4) Permesso? Ma se sono entrato in Italia giusto stamattina (2 persone) 5) Permesso? Ma se sono svedese... In totale 6 persone.

    Guardai compiaciuto i due ordinati insiemi, ma colsi subito una antiestetica anomalia visiva. Il sedicesimo elemento se ne stava isolato, dandomi le spalle. Mi avvicinai, intenzionato a correggere l’asimmetrica condizione.

    Non conoscevamo di persona M’Baye e la fotocopia della fotocopia della fotocopia di una sua foto fatta male, che avevamo sul cruscotto, non ci fu di grande aiuto.

    Lei?

    L'uomo, lentamente, molto lentamente, si voltò verso di me. In una mano aveva una lattina di birra e nell’altra un panino appena iniziato. Era alto almeno una spanna più di me. Mi guardò come si guarderebbe uno stronzo di cane depositato su un tappeto prezioso. Contraccambiai, guardandolo come uno stronzo di cane al cospetto di un enorme e nauseabondo buco del culo.

    Ha consegnato il suo permesso di soggiorno al mio collega?

    La mia voce, non uscì con quei morbidi e vellutati toni bassi che mi aspettavo e che tanto successo riscontravano nella ristretta ma sceltissima cerchia delle mie ammiratrici.

    Adesso mangio, poi vediamo. disse l'uomo strappando un morso al panino e trangugiando un sorso di birra. Sostenni lo scambio di sguardi maschi, finché l'energumeno azzardò un colpo a sorpresa, emettendo uno squassante e irriverente rutto. Lo stronzo di cane si destò, trasformandosi, che il Signore mi perdoni per l’accostamento, nell'Arcangelo Michele protettore dei poliziotti, con tanto di spada infuocata.

    L'omone nero, che ormai ero certo, doveva trattarsi proprio di M'Baye, non sembrò particolarmente colpito dalla trasfigurazione, anzi, per tutta risposta lasciò cadere il panino e fece partire un diretto destro, una spanna sotto la mia aureola.

    Istintivamente mi spostai di lato e risposi all'aggressione con un sinistro, che già da come era partito, compresi non sarebbe arrivato a giusta destinazione. Infatti colpì il barattolo che M’Baye aveva in mano, facendolo volare in aria. Una volta a terra, come un piccolo fuoco d'artificio, iniziò a sprizzare un gioioso getto di birra che formò una pioggerella gialla a beneficio di tutti i presenti.

    Fu come prendere a badilate un alveare.

    Il gruppo A) Titolari di permesso di soggiorno, si sfaldò improvvisamente, dividendosi in due fazioni, una solidale con M'Baye ed una antagonista. Il gruppo B) Sprovvisti con motivazioni varie, colse l’occasione, per dileguarsi, omaggiandosi, per il disturbo, di una confezione da 6 di birra Spaten originale di Monaco, di una zuccheriera con tanto di cucchiaino e di un espositore di Boeri al liquore Vinci sempre, spazzolando, in sostanza, tutto il bancone del chiosco.

    Alfio schizzò fuori dalla Marea e per avere libertà di movimento, mollò il plico di permessi di soggiorno nelle mani di un tunisino che passava di lì per caso. L’allibito magrebino, dopo un attimo di stupore, si dileguò con quel prezioso malloppo in direzione opposta a quella presa dal gruppo B).

    M'Baye intanto, mi aveva afferrato per il cinturone e cercava di trascinarmi verso la sua fazione del gruppo A), che ancora non sapeva di essere diventata, di diritto, appartenente al gruppo B), sotto-categoria 3, - permesso rubato -.

    Mi arrivò un solo colpo al labbro inferiore, non so nemmeno da chi, poi fu l’inizio della fine. Il gruppo A divenuto B si divise in altre variabili fazioni; chi voleva andarsene, chi voleva il proprio permesso, chi ne approfittava per bere a scrocco. Noi, vecchie volpi del mestiere, indietreggiammo per assumere il ruolo di semplici spettatori.

    Dal centro del combattimento-buffet, i partecipanti ormai sfiniti, venivano sbattuti fuori uno a uno e collocati da noi nel nuovissimo - Gruppo C – Denunciati per rissa - Totale 9 persone. Alla fine ne rimase solo uno, steso a terra con un evidente bernoccolo in fronte. Mi allungò rassegnato il suo permesso di soggiorno.

    K….. M’Baye.

    Gli strinsi le manette ai polsi guardandolo negli occhi, mentre in sottofondo mi sembrò di udire le note di Giocondità, inno della Polizia di Stato.

    Mentre i titoli di coda sfilavano, diedi un calcio al barattolo di birra oramai vuoto. Mi succhiai una goccia di sangue che timida e solitaria bagnava il mio labbro inferiore, diluendola in rapporto 1:4 con la mia soddisfazione.

    Dolce, come il succo di lampone.

    LE VALIGE SONO STATE RESTITUITE ALLA LEGITTIMA PROPRIETARIA

    Toccava a me quella sera stare in centrale. I miei ragazzi sarebbero

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